ATTIVITA’ DELL’AREA PROTETTA MARINA DI MIRAMARE
LA RICERCA
Le attività scientifiche: uno strumento per la gestione
La
ricerca scientifica condotta a Miramare si rifà ai principi contenuti nei
piani di gestione di altre aree marine protette, come ad esempio i
"santuari marini" americani o i parchi marini francesi. Le aree
protette in generale, essendo laboratori
naturali o siti di controllo per la ricerca, rappresentano innanzitutto
delle opportunità per migliorare la conoscenza e la comprensione
dell'ambiente e la gestione di particolari ecosistemi.
Nel nostro caso l'ambiente e gli ecosistemi sono quelli marini e costieri, e
la ricerca si occuperà dei problemi di "conservazione",
collegati ad essi. Il termine conservazione
è unito strettamente a quello di diversità
biologica, con cui si comprende la diversità di specie, la diversità di
habitat e la diversità genetica. Le aree protette pertanto sono degli
strumenti che mantengono fisicamente la biodiversità della biosfera a dei
luoghi dove condurre indagini specifiche per il suo mantenimento.
Nello svolgimento delle attività scientifiche annuali, i monitoraggi sono
stati inseriti, per l'importanza che hanno, nella routine di gestione, mentre
progetti specifici vengono portati a termine a seconda delle risorse
finanziarie allocate per la loro realizzazione.
Questi progetti riflettono le seguenti linee di ricerca:
·
studi
specialistici integrativi al monitoraggio biologico ed al "visual census";
·
osservazioni
ecologiche ed etologiche su vertebrati ed invertebrati marini;
·
censimento
di tartarughe, cetacei ed altri animali rari/accidentali nel Golfo di Trieste;
·
studi
di fattibilità per altre riserve marine;
·
analisi
dei problemi di gestione e conservazione del Golfo di Trieste.
MIRAMARE RISERVA "MODELLO"
Il
modello di gestione "Miramare" nelle sue varie componenti è servito
più volte come confronto propositivo per altre riserve. Studi specifici
vengono svolti per la creazione di ulteriori aree regolamentate nel Golfo di
Trieste, davanti alla Costiera di Duino e alle foci del fiume Isonzo. Inoltre,
Miramare sin dalla sua istituzione ha collaborato con altre neo-riserve come
Torre Guaceto vicino a Brindisi e, più recentemente, con Capo Rizzuto in
Calabria.
A dieci anni dalla sua istituzione - e sempre di più - la Riserva entra nei
problemi di gestione integrata del Golfo di Trieste di cui le mitilicolture
sono uno dei più evidenti.
Sono partiti a tale riguardo degli studi rivolti ad accertare l'impatto degli
allevamenti di mitili sull'ambiente marino e sui conflitti con altre attività
costiere come la pesca tradizionale e il diportismo nautico. Nel contempo si
ricercano altri sistemi di coltivazione più efficienti e con alto grado di
eco-compatibilità.
Come si vede, il programma delle attività scientifiche è molto articolato e
ben sviluppato e, pur non contando su fondi continui e su personale
esclusivamente dedicato, ha avuto riconoscimenti sia a livello locale che da
altre riserve marine del Mediterraneo. Nel futuro dovrà essere sempre più
sviluppato, a stretto contatto con la gestione dell'ambiente marino e costiero
dell'intero ecosistema del Golfo di Trieste, avendo sempre come principale
obiettivo il mantenimento della sua diversità biologica.
IL MONITORAGGIO
Particolare importanza rivestono i monitoraggi a lungo termine che forniscono dati sulla storia naturale dell'ambiente della riserva, sia attuale che in evoluzione, e sulle attività umane che su esso premono. Questi dati sono necessari per scoprire e "monitorare" cambiamenti e trend delle condizioni delle risorse biologiche, chimiche e fisiche. Il primo passo è la compilazione di inventari delle specie e delle biocenosi, prendendo nota dell'iniziale stato dell'area sicché ogni cambiamento seguente, sia evolutivo che regressivo, possa essere identificato e valutato. Per Miramare esiste una precisa mappatura sedimentologica, batimetrica e geomorfologica dei fondali. Dopo uno studio iniziale sulla distribuzione degli animali che vivono sui fondi sabbiosi e fangosi della Riserva, vengono aggiornati annualmente degli elenchi sulle specie algali, di macro-invertebrati e di pesci.
IL PROGRAMMA DI VIGILANZA
Lo
staff operativo di Miramare effettua una certa sorveglianza da mare e da terra
durante le normali attività istitutive nonché a seguito di particolari
segnalazioni o in periodi determinati per scoraggiare possibili attività di
pesca nell'area protetta.
Tuttavia, la favorevole posizione geografica della Riserva marina, la sua
presenza ormai consolidata nella realtà locale, il continuo pattugliamento
condotto dagli agenti della locale Stazione dei Carabinieri posta proprio in
loco e dalle motovedette della Capitaneria di Porto, nonché il servizio di
sorveglianza curato dai custodi del parco demaniale e del castello di Miramare,
agiscono ormai da deterrente e da vigilanza attiva su possibili infrazioni ai
divieti vigenti entro la Riserva marina.
ZONIZZARE PER GESTIRE
·
necessità
di controllare e limitare le attività che possono determinare un impatto
ambientale negativo;
·
richieste
per attività di fruizione fra loro incompatibili (per esempio pesca sportiva
e snorkeling);
·
aspettative
di sviluppo della popolazione residente, che spesso sono in conflitto con
quelle dell'Ente gestore.
Ecco i contrasti che all'interno di un'area protetta non di rado si manifestano: Lo strumento per risolverli è il piano di zonizzazione che porta alla separazione delle attività (o dello sfruttamento) nello spazio e nel tempo.
ZONIZZARE: nello spazio
Per
suddivisione dello spazio si intende l'individuazione, all'interno del
perimetro dell'area protetta, di alcune zone gestite in maniera diversificata,
secondo determinati criteri codificati ed identificati a priori nel piano di
gestione. Si possono così distinguere, per esempio:
·
una
zona di riserva GENERALE: vi sono consentite tutte le attività, purché non
siano in conflitto con gli scopi dell'Ente gestore;
·
una
zona di riserva PARZIALE: qui le attività umane sono condotte secondo i
criteri di "sfruttamento compatibile", il che implica un controllo
per esempio sul numero di utilizzatori di una stessa risorsa, oppure sui
metodi di sfruttamento (tipo di coltivazione, strumenti di pesca);
·
una
zona di riserva INTEGRALE: si ha il grado più alto di protezione, in
corrispondenza degli habitat delle specie particolarmente vulnerabili.
ZONIZZARE: nel tempo
La
suddivisione nel tempo limita lo sfruttamento delle risorse in corrispondenza
delle fasi cruciali del loro ciclo biologico (riproduzione, schiusa, ecc.).
Così l'accesso dei visitatori ad un determinato sito può venire
temporaneamente limitato in funzione del "calendario biologico" di
una specie particolarmente sensibile, oppure possono essere regolamentati i
periodi di pesca.
Le funzioni che deve garantire un piano di zonizzazione sono quindi le
seguenti:
·
permettere
all'interno dell'area tutelata lo svolgimento di tutte le attività consentite
dal piano di gestione, dalla protezione integrale ai diversi tipi di
sfruttamento;
·
stabilire
la necessità e l'estensione di zone di riserva integrale dove la presenza
dell'uomo é fortemente controllata o eventualmente proibita;
·
tenere
separate attività fra loro incompatibili: ciò facendo si guadagna in
sicurezza e si ottiene la soddisfazione di tutti i fruitori;
·
proteggere
le risorse durante le fasi più delicate del loro ciclo biologico.
L'ISTITUZIONE DELLA ZONA DI RISPETTO
La
situazione è stata allora analizzata dalla Commissione Consultiva Locale per
la Pesca Marittima (un organo consultivo della Capitaneria di Porto) il
19/12/1994. In tale sede si è verificato che una eventuale limitazione della
potenza delle fonti luminose delle lampare sarebbe stata di difficile
attuazione. E' stata quindi decisa l'istituzione di una zona di tutela
parziale - al cui interno siano consentite la pesca sportiva unicamente da
terra ed il transito di imbarcazioni - di un'ampiezza di 400 metri a partire
dall'attuale limite esterno della Riserva marina di Miramare.
Il Servizio Porti della Regione provvedeva a mettere in opera (aprile 1996) la
segnaletica da terra e dal mare (2 traguardi a terra lungo la linea di costa e
3 boe luminose, che si sono aggiunti alla segnaletica già delimitante la
riserva integrale, cioè 3 piccole boe luminose e 9 gavitelli gialli). E'
così che l'ordinanza n. 76/95 della Capitaneria di Porto, istitutiva di una
zona di rispetto nella fascia di mare prospiciente la Riserva naturale marina
di Miramare, è diventata pienamente operativa.
I PRIMI PASSI PER UNA ZONA DI RISPETTO
Nel
1993 con un'ordinanza della Capitaneria di Porto di Trieste: attorno all'area
tutelata di Miramare è stata creata una fascia di protezione, ampia 250
metri, per la tutela dalla pesca con le lampare. Da tempo difatti giungevano
segnalazioni riguardanti palesi casi di abusivismo perpetrati all'interno
dello specchio acqueo tutelato principalmente durante i periodi di pesca del
pesce azzurro (quando nel corso dei suoi spostamenti annuali si avvicina a
riva) e della pesca di Seppie e di Mormore durante il loro periodo
riproduttivo. Benché circoscritti ad un periodo temporalmente limitato - in
quanto i pescatori si spingono sotto costa fino a giungere ai limiti della
Riserva (ed eventualmente sconfinare al suo interno) seguendo i cicli
stagionali delle risorse - la ripetitività e l'evidenza con cui si
verificavano questi eventi rischiavano di vanificare gli sforzi dell'Ente
gestore per una corretta protezione delle risorse biologiche della Riserva.
Si è però dovuto constatare che repentine migliorie nella dotazione delle
"lampare" (aumento della potenza dei generatori elettrici e del
numero degli illuminatori) hanno permesso di aggirare la limitazione imposta
dall'ordinanza.
L'ISTITUZIONE DELLA ZONA DI RISPETTO
La situazione è stata allora analizzata dalla Commissione Consultiva Locale per la Pesca Marittima (un organo consultivo della Capitaneria di Porto) il 19/12/1994. In tale sede si è verificato che una eventuale limitazione della potenza delle fonti luminose delle lampare sarebbe stata di difficile attuazione. E' stata quindi decisa l'istituzione di una zona di tutela parziale - al cui interno siano consentite la pesca sportiva unicamente da terra ed il transito di imbarcazioni - di un'ampiezza di 400 metri a partire dall'attuale limite esterno della Riserva marina di Miramare. Il Servizio Porti della Regione provvedeva a mettere in opera (aprile 1996) la segnaletica da terra e dal mare (2 traguardi a terra lungo la linea di costa e 3 boe luminose, che si sono aggiunti alla segnaletica già delimitante la riserva integrale, cioè 3 piccole boe luminose e 9 gavitelli gialli). E' così che l'ordinanza n. 76/95 della Capitaneria di Porto, istitutiva di una zona di rispetto nella fascia di mare prospiciente la Riserva naturale marina di Miramare, è diventata pienamente operativa.
IL PROGRAMMA DI VIGILANZA
Lo
staff operativo di Miramare effettua una certa sorveglianza da mare e da terra
durante le normali attività istitutive nonché a seguito di particolari
segnalazioni o in periodi determinati per scoraggiare possibili attività di
pesca nell'area protetta.
Tuttavia, la favorevole posizione geografica della Riserva marina, la sua
presenza ormai consolidata nella realtà locale, il continuo pattugliamento
condotto dagli agenti della locale Stazione dei Carabinieri posta proprio in
loco e dalle motovedette della Capitaneria di Porto, nonché il servizio di
sorveglianza curato dai custodi del parco demaniale e del castello di Miramare,
agiscono ormai da deterrente e da vigilanza attiva su possibili infrazioni ai
divieti vigenti entro la Riserva marina.
LA SPERIMENTAZIONE
Il
compito della Riserva non si limita a conservare passivamente all'interno
risorse che si rendono disponibili immediatamente al suo esterno (tramite lo
svolgimento di adeguati programmi di monitoraggio biologico per valutare il
ripopolamento naturale e l'efficacia di protezione), bensì vuole partecipare
attivamente, in maniera propositiva, alla gestione della fascia costiera. La
sperimentazione sulle strutture artificiali ha sempre visto partecipe anche
Miramare: dai blocchi di calcestruzzo, deterrenti per la pesca a strascico,
utili a preservare alcune zone destinate ad altre modalità di sfruttamento,
fino ad arrivare ai FAD (Fish Aggregating Devices), particolari manufatti
leggeri, immersi a mezz'acqua, in grado di attirare e concentrare diverse
specie di pesce.
Nel 1978 a Miramare venne posizionata su fondale fangoso una barriera
artificiale costituita da elementi di tubo in cemento armato. La sua funzione
all'inizio era quella di creare un riparo dalla pesca in una zona allora non
ancora diventata Riserva naturale dello Stato. Nel corso degli anni la
barriera, un "tumulo" di una trentina di metri di lunghezza, sei di
larghezza e tre di altezza, si è popolata di numerosi organismi, dagli
incrostanti fino ai pesci che in questa struttura hanno trovato un sicuro
riparo all'interno delle cavità. Con la creazione della zona cuscinetto
all'esterno della zona integrale, la riserva è in condizione di sperimentare
altre strutture artificiali leggere per il ripopolamento ittico, sistemi
asportabili e quindi compatibili con i criteri di conservazione dell'ambiente
marino (e dei suoi fondali).
Va ricordato che il ripopolamento riveste una notevole importanza non soltanto
per lo sfruttamento razionale delle risorse ittiche con le attività di pesca,
ma anche per la valorizzazione di zone da aprire alle visite subacquee,
attualmente limitate in zone frequentatissime ed in rapido degrado. In altri
termini la creazione di concessioni aperte alle visite in zone finora
scarsamente interessanti creerebbe una migliore distribuzione del turismo
subacqueo.
IL PARCO MARINO INTERNAZIONALE DEL GOLFO DI TRIESTE
IL
Parco Marino Internazionale Del Golfo Di Trieste Il Golfo di Trieste
rappresenta il punto più settentrionale del Mediterraneo e, grazie alle
numerose e interessanti caratteristiche biologiche e paesaggistiche, ha tutte
le carte in regola per essere considerato un grande "parco marino".
Nell'intero bacino sono già esistenti varie aree protette sia marine che
costiere e ve ne sono altre potenzialmente di futuro avvio. Infatti, oltre
alle esistenti riserve marine di Miramare in Italia, Strugnano e Pirano in
Slovenia e al parco naturale dell'Isola della Cona alle foci dell'Isonzo, sono
da considerare come potenziali le foci del Timavo, la zona umida del fiume
Cavana a Monfalcone senza contare l'importantissimo ambiente delle lagune.
Tutte queste realtà - che formano una unità biogeografica in sè completa e
non frazionata dai confini geopolitici - potrebbero costituire il Parco marino
internazionale del Golfo di Trieste, attualmente comunque solo un'idea.
MIRAMARE E STRUGANO
Se
il parco internazionale è ancora un desiderio, altrettanto non si può dire
del continuo interscambio di collaborazione tra la Riserva marina di Miramare
e la Riserva marina slovena di Strugnano - un'area di mare protetto di 60
ettari istituita nel 1989 nel comprensorio del comune di Pirano - che si
trova, assieme alla piccola riserva di Punta Madonna, proprio all'estremità
orientale del Golfo di Trieste.
Infatti, tale collaborazione fin dal dicembre 1990 è stata ufficializzata con
la firma di un protocollo d'intesa con l'Istituto per la tutela dei beni
naturali e culturali della Repubblica di Slovenia (che gestisce la struttura)
per l'interscambio di informazioni ed esperienze, la realizzazione in comune
di pubblicazioni, lo studio e l'applicazione di modelli didattici e
divulgativi per la diffusione della conoscenza del mare. In pratica, questo ha
consentito di uniformare le linee-guida della loro gestioneal fine di
ottenere:
·
un
impegno comune volto alla tutela dell'ambiente marino del Golfo di Trieste,
della sua diversità biologica e dei sui equilibri;
·
la
ricerca e lo scambio di dati;
·
lo
scambio di esperienze acquisite riguardo all'efficacia di diversi regimi di
tutela, l'idoneità dei singoli metodi di gestione e l'efficacia della
legislazione che disciplina il campo del patrimonio naturale marino;
·
la
promozione della consapevolezza pubblica dell'esigenza di tutelare il mare e
l'ambiente in generale.
MIRAMARE ED IL MEDPAN
Accanto
agli sforzi per consolidare la collaborazione con gli istituti della
repubblica di Slovenia per una tutela globale del golfo di Trieste, c'è da
aggiungere il notevole lavoro nell'ambito del MEDPAN (Mediterranean
Protected Areas Network), in pratica l'unione dei parchi marini e delle
aree marine protette del Mediterraneo, in cui l'Italia è rappresentata
proprio dalla Riserva marina di Miramare.
Il MEDPAN - che ha sede a Port Cros, in Francia, primo parco marino del
Mediterraneo - è un'emanazione dell'Environmental
Program for the Mediterranean (EPM), voluto dalla Banca Mondiale e dalla
Banca Europea per gli Investimenti al fine di dare una risposta alle
necessità dei Paesi mediterranei in materia di politiche ambientali ed
esigenze istituzionali e finanziarie correlate. Il principale scopo di questa
istituzione è l'incremento della cooperazione e dell'interscambio tra i
gestori delle aree protette situate lungo il perimetro mediterraneo.
L'AMBIENTE NATURALE DELLA RISERVA
Perchè una riserva
marina? I motivi sono tanti: senz'altro diversi da quelli che hanno orientato
le scelte di altre zone del Mediterraneo ben più isolate e naturali. Il
livello di antropizzazione (cioè di presenza umana) è estremamente elevato,
il promontorio sembra incastrato tra il porticciolo turistico di Grignano e la
riviera di Barcola, d'estate meta balneare dei triestini. In realtà i motivi
della tutela del promontorio vanno ricercati nelle particolari caratteristiche
geomorfologiche che si ripercuotono sulla flora e sulla fauna presenti e che
fanno di Miramare un ambiente unico che da solo può rappresentare la
peculiarità del golfo di Trieste.
DIDATTICA
I programmi del CEAM
Questo
programma raggruppa le attività che fino dalla sua istituzione hanno
caratterizzato, fatto conoscere ed apprezzare la Riserva marina di Miramare in
Italia e nel Mediterraneo, collocandola anche come modello di gestione
all'interno del network di aree marine protette mediterranee, assieme a parchi
marini storici come quello di Port-Cros in Francia. Non per nulla il programma
educativo rappresenta la colonna portante della gestione di Miramare in quanto
il principio fondamentale per la
protezione dell'ambiente è quello di far conoscere e comprendere i delicati
equilibri dell'ambiente che deve essere conservato e tutelato.
Nel nostro caso il mare è l'ambiente da proteggere e da far scoprire, un
mondo ancora per molti ostile e misterioso di cui un'area marina protetta deve
rappresentare una finestra di osservazione e di scoperta. Ciò mediante
adeguati programmi e mezzi educativi e divulgativi.
La Blue-School del Mediterraneo:
Per
la notevole esperienza maturata in oltre 23 anni di attività nella
conservazione e gestione di un ambiente marino protetto, la Riserva marina di
Miramare è divenuta ormai un riferimento obbligato per chi si occupa di
tutela ambientale marina o costiera nel bacino del Mediterraneo.
E a questo proposito, da alcuni anni è nata la "Scuola per gestori di aree protette marine e costiere"
che organizza seminari per la formazione dei futuri responsabili o addetti
alle attività di parchi e riserve legati all'ambiente marino o costiero.
Contemporaneamente, proprio grazie a questa esperienza, la Sezione Educazione
del WWF Internazionale affidava alla Riserva marina di Miramare
l'organizzazione e la gestione della "Blue
school" che ha visto il primo seminario nel settembre 1995 presso le
strutture didattiche della Riserva marina.
Scopo della "Blue school"
è l'avvio di una politica di educazione all'ambiente marino nei paesi in via
di sviluppo dell'area mediterranea tramite la preparazione di insegnanti,
esperti, volontari e tecnici provenienti da varie località della regione
mediterranea.
Le lezioni teoriche - svolte in inglese o francese - vengono tenute da
professori e ricercatori, dai biologi della Riserva marina di Miramare, da
rappresentanti delle categorie economiche, da legali ed esperti.