Prospetta
il cortile principale, antico chiostro, un imponente e
classicheggiante Arco
Trionfale
marmoreo incorniciato nella facciata ripristinata nel
periodo neoclassico, costituito da un duplice ordine
architettonico e cornicione terminale; il tutto regge una
lunetta
affrescata
e le statue marmoree dell'Angelo
annunziante
e della Vergine.
Nell'epistilio
una scritta lo ricorda eretto per volere di Giacomo Mormile
col denaro di suo zio Annichino. Altra scritta ricorda il
motto della Casa: «Hospita sum miseris semper aperta
domus».
Il
portale contiene allegorie e stemmi gentilizi. Ai suoi lati,
nel basamento di piperno grigio, vi sono i rilievi della
Resurrezione
e della Creazione
del mondo.
Lo storico Roberto Vitale ne dava questa versione
interpretativa: le figure raffigurerebbero, in alto a
sinistra, Saturno
su di un carro trainato da cervi, allegoria del tempo; segue
l'Invidia
e la Maldicenza
che cingono il capo ed il fianco con velenosi rettili, nella
destra la figura stringe una biscia mentre nella sinistra
porta un vaso di fuoco. L'unico piede munito di sprone
indica che la maldicenza mal si regge e lacera tutti. Il
successivo rilievo raffigura la
Fortuna
bendata con gli orecchi turati per non vedere le umane
vicende né sentire le invocazioni. Essa, coi piedi
alati, poggia sul globo terrestre. Segue il
Potere
rappresentato su di un carro trainato da leoni, simbolo
della sua forza, alato perché disceso dal cielo.
Nella parte interna dello stesso lato sinistro vi è,
in alto, il Genio
della guerra e della distruzione, che impugna una fiaccola
ardente; esso ha l'aspetto di un fanciullo. Segue la
Vittoria,
simile alla Fortuna.
Il Riposo
è raffigurato da un fanciullo che si appoggia sullo
scudo: indica la tranquillità dopo la lotta. Segue la
Menzogna
con due facce e il capo cinto da corona: rappresenta la
duplicità del suo animo. Passando a destra in alto si
vede la Malattia
che porta la spada perché recide ogni umana
grandezza. Segue Cloto,
una delle Parche, che fila lo stame della vita umana mentre
si scorge la Morte.
Si passa alla Fama
o la Memoria,
che sopravvive all'uomo.
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Nell'androne
vi sono due
portali
rinascimentali di pietra grigia mentre nel cortile, sul lato
sinistro, si eleva un portico
con scala
rinascimentale di modi mormandei e, di fronte, l'ingresso
dell'antico Educandato.
Nella
Cappella
dei Morti,
si trovava un bel Crocifisso
ligneo
(in restauro dagli anni '70), privo del braccio sinistro,
proveniente da una cappella privata della parrocchia di
Savignano; fu ritenuto da Parente di Benvenuto Cellini.
Il
pronao
della chiesa, ripartito in tre campate da quattro colonne
monolitiche corinzie, conserva epigrafi
e
stemmi
gentilizi.
La decorazione barocca della facciata e quella interna
risalgono rispettivamente alla metà del XVII sec. e
al XVIII.
Nella
chiesa ai lati dell'ingresso della controfacciata, si
trovano i sarcofagi
marmorei,
a destra, di Aloiso
Zurlo
(1547) di Giovanni da Nola, a sinistra, di
Martuccio
Aversano
(1615); inoltre, al di sopra della porta d'ingresso è
posta la statua
di Carlo d'Angiò
(?). Passando a destra dell'unica grande navata, nella prima
cappella vi sono le tavole della
Madonna
delle Grazie
e di San
Giovanni Battista
(entrambe in restauro), della II° metà del XV
sec. di Angiolo Arcuccio, e un rilievo marmoreo con
Sant'Antonio
da Padova
(inizi XV sec.). Nella seconda, all'altare, tavola della
Madonna
tra le Sante Maddalena e
Caterina
(in restauro), attribuita a Stefano Sparano da Caiazzo
(inizi '500), ai lati, tele del
Martirio
di Santa Caterina
e della Maddalena,
entrambe di Giuseppe e Gennaro Simonelli (1702-04); nella
terza, Traslazione
della Santa Casa
(in restauro), di ignoto seguace dell'Imparato, ai lati,
Martirio
di Santa Cecilia
e Battesimo
di Cristo
dei Simonelli (1702-04); nella successiva tela,
Madonna
in gloria tra Santi,
e, sulla parete sinistra, Martirio
di San Lorenzo,
entrambe dei Simonelli (1702-04); nella quinta cappella,
Assunzione
della Vergine
(XVII sec.), a destra, Morte
della Vergine
e Presentazione
al Tempio,
entranbe dei Simonelli; sulla parete sinistra si trova il
bel sarcofago
marmoreo di Pompeo Antonio
Folgore
(1623). Nella sesta cappella vi sono le tele con
San
Carlo Borromeo
e della Visione
di San Girolamo,
entrambe dei Simonelli; la cappella successiva e quella
frontale, presentano organi
seicenteschi;
all'interno bei mobili
seicenteschi e
un lavabo
di marmi policromi.
Nel
lato destro del transetto, all'altare, emerge la bellissima
tavola della Deposizione
di Cristo,
di Marco Pino (1571), nella parete destra,
l'Andata
al Calvario,
bella tela dei Simonelli. Di fronte, nel piccolo vano, vi
sono tracce di affreschi
trecenteschi.
Nel presbiterio, all'altare maggiore,
Annunciazione,
pregevolissima tavola di cultura senese di Ferrante Maglione
(1419). Nel lato sinistro del transetto, all'altare,
pregevole opera, l'Adorazione
dei Pastori di
Francesco Solimena (1698), a destra,
Strage
degli Innocenti
di Giuseppe Simonelli (1702), e, a sinistra,
Cristo
innanzi a Pilato
dei Simonelli. In quest'ala si custodiva un
busto
argentato e dorato di San
Donato
(1622) degli argentieri Girolamo Pisa e Giovannimarco di
Sarno, trafugato non è stato più
ritrovato.
A
sinistra della navata, nella sesta cappella, sono posti un
Crocifisso
ligneo del '500 e due
tele
dei Simonelli (1702); nella cappella successiva, all'altare,
la Nascita
della Vergine
e, ai lati, la Visitazione
dei Simonelli e la Presentazione
al Tempio
di Marco Pino da Siena e bottega; nella quarta, tavola di
San
Donato in trono
('500), forse di Andrea da Salerno e, lateralmente,
due
tele coi Miracoli di San Donato;
nella seguente, Immacolata
e, lateralmente, Riposo
durante la fuga in Egitto
e Sposalizio
della Vergine,
tutte dei Simonelli. Nella seconda, statua di
San
Nicola di Bari
e, sulle pareti laterali, Traslazione
della Madonna di Casaluce
e Madonna
di Loreto tra Santi,
entrambe
dei Simonelli. Inoltre la Natività
e i santi Pietro, Paolo, Giovanni evangelista e Antonio di
Padova
(1545) di Giovan Filippo Criscuolo si conserva nel Museo
Nazionale di Capodimonte in Napoli.
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