Planimetria della Chiesa

           Il complesso del Convento e della Chiesa della SS. Annunziata, uno tra i puù imponenti della città, fu costruito dagli aversani e con le munificenze dei sovrani Angioini prima del 1320 (data di un documento di Sulmona che riporta già esistente il monastero aversano). Nel 1423, Giovanna II d'Angiò, donò alla chiesa annessa, l'Ospedale di Sant'Eligio presso la Chiesa di S. Pietro a Maiella, formando così un unico ospedale, detto dell'A. G. P. Nel 1477 fu aggiunto il Campanile, mai terminato (doveva presentare cinque livelli, al posto degli attuali tre, terminanti, probabilmente, con guglia piramidale), e, nel 1776, l'Arco dall'architetto aversano Giacomo Gentile. Nel 1826 crollò la bella e alta cupola della chiesa, una delle più alte di Aversa; fu ricostruita più bassa, nel 1835, dagli architetti Carlo Diversi e Luigi Morra. Gli ultimi restauri risalgono al 1846.
            Il
Campanile con l'arco rappresenta l'emblema della città; costituito da tre ordini architettonici, di cui il primo, con bugnato di pietra grigia, lievemente inclinato, forma il basamento e gli altri due, affiancati da un doppio ordine di paraste, incorniciano belle edicole marmoree. Nell'epistilio del secondo ordine sono scolpiti simboli claustrali che occupano anche il lato del ponte; fatto che dimostra che l'arco in origine non era previsto.

           Prospetta il cortile principale, antico chiostro, un imponente e classicheggiante Arco Trionfale marmoreo incorniciato nella facciata ripristinata nel periodo neoclassico, costituito da un duplice ordine architettonico e cornicione terminale; il tutto regge una lunetta affrescata e le statue marmoree dell'Angelo annunziante e della Vergine.
            Nell'epistilio una scritta lo ricorda eretto per volere di Giacomo Mormile col denaro di suo zio Annichino. Altra scritta ricorda il motto della Casa: «Hospita sum miseris semper aperta domus».
            Il portale contiene allegorie e stemmi gentilizi. Ai suoi lati, nel basamento di piperno grigio, vi sono i rilievi della
Resurrezione e della Creazione del mondo. Lo storico Roberto Vitale ne dava questa versione interpretativa: le figure raffigurerebbero, in alto a sinistra, Saturno su di un carro trainato da cervi, allegoria del tempo; segue l'Invidia e la Maldicenza che cingono il capo ed il fianco con velenosi rettili, nella destra la figura stringe una biscia mentre nella sinistra porta un vaso di fuoco. L'unico piede munito di sprone indica che la maldicenza mal si regge e lacera tutti. Il successivo rilievo raffigura la Fortuna bendata con gli orecchi turati per non vedere le umane vicende né sentire le invocazioni. Essa, coi piedi alati, poggia sul globo terrestre. Segue il Potere rappresentato su di un carro trainato da leoni, simbolo della sua forza, alato perché disceso dal cielo. Nella parte interna dello stesso lato sinistro vi è, in alto, il Genio della guerra e della distruzione, che impugna una fiaccola ardente; esso ha l'aspetto di un fanciullo. Segue la Vittoria, simile alla Fortuna. Il Riposo è raffigurato da un fanciullo che si appoggia sullo scudo: indica la tranquillità dopo la lotta. Segue la Menzogna con due facce e il capo cinto da corona: rappresenta la duplicità del suo animo. Passando a destra in alto si vede la Malattia che porta la spada perché recide ogni umana grandezza. Segue Cloto, una delle Parche, che fila lo stame della vita umana mentre si scorge la Morte. Si passa alla Fama o la Memoria, che sopravvive all'uomo.

Arco Trion. voluto da J.Mormile (1518). Annunciazione (1419), F.Maglione. Madonna tra S.Maddalena e S.Caterina (inizi '500), S. Sparano da Caiazzo (attr.)

 
            Nell'androne vi sono
due portali rinascimentali di pietra grigia mentre nel cortile, sul lato sinistro, si eleva un portico con scala rinascimentale di modi mormandei e, di fronte, l'ingresso dell'antico Educandato.
            Nella
Cappella dei Morti, si trovava un bel Crocifisso ligneo (in restauro dagli anni '70), privo del braccio sinistro, proveniente da una cappella privata della parrocchia di Savignano; fu ritenuto da Parente di Benvenuto Cellini.
            Il
pronao della chiesa, ripartito in tre campate da quattro colonne monolitiche corinzie, conserva epigrafi e stemmi gentilizi. La decorazione barocca della facciata e quella interna risalgono rispettivamente alla metà del XVII sec. e al XVIII.
            Nella chiesa ai lati dell'ingresso della controfacciata, si trovano i
sarcofagi marmorei, a destra, di Aloiso Zurlo (1547) di Giovanni da Nola, a sinistra, di Martuccio Aversano (1615); inoltre, al di sopra della porta d'ingresso è posta la statua di Carlo d'Angiò (?). Passando a destra dell'unica grande navata, nella prima cappella vi sono le tavole della Madonna delle Grazie e di San Giovanni Battista (entrambe in restauro), della II° metà del XV sec. di Angiolo Arcuccio, e un rilievo marmoreo con Sant'Antonio da Padova (inizi XV sec.). Nella seconda, all'altare, tavola della Madonna tra le Sante Maddalena e Caterina (in restauro), attribuita a Stefano Sparano da Caiazzo (inizi '500), ai lati, tele del Martirio di Santa Caterina e della Maddalena, entrambe di Giuseppe e Gennaro Simonelli (1702-04); nella terza, Traslazione della Santa Casa (in restauro), di ignoto seguace dell'Imparato, ai lati, Martirio di Santa Cecilia e Battesimo di Cristo dei Simonelli (1702-04); nella successiva tela, Madonna in gloria tra Santi, e, sulla parete sinistra, Martirio di San Lorenzo, entrambe dei Simonelli (1702-04); nella quinta cappella, Assunzione della Vergine (XVII sec.), a destra, Morte della Vergine e Presentazione al Tempio, entranbe dei Simonelli; sulla parete sinistra si trova il bel sarcofago marmoreo di Pompeo Antonio Folgore (1623). Nella sesta cappella vi sono le tele con San Carlo Borromeo e della Visione di San Girolamo, entrambe dei Simonelli; la cappella successiva e quella frontale, presentano organi seicenteschi; all'interno bei mobili seicenteschi e un lavabo di marmi policromi.
            Nel lato destro del transetto, all'altare, emerge la bellissima tavola della
Deposizione di Cristo, di Marco Pino (1571), nella parete destra, l'Andata al Calvario, bella tela dei Simonelli. Di fronte, nel piccolo vano, vi sono tracce di affreschi trecenteschi. Nel presbiterio, all'altare maggiore, Annunciazione, pregevolissima tavola di cultura senese di Ferrante Maglione (1419). Nel lato sinistro del transetto, all'altare, pregevole opera, l'Adorazione dei Pastori di Francesco Solimena (1698), a destra, Strage degli Innocenti di Giuseppe Simonelli (1702), e, a sinistra, Cristo innanzi a Pilato dei Simonelli. In quest'ala si custodiva un busto argentato e dorato di San Donato (1622) degli argentieri Girolamo Pisa e Giovannimarco di Sarno, trafugato non è stato più ritrovato.
            A sinistra della navata, nella sesta cappella, sono posti un
Crocifisso ligneo del '500 e due tele dei Simonelli (1702); nella cappella successiva, all'altare, la Nascita della Vergine e, ai lati, la Visitazione dei Simonelli e la Presentazione al Tempio di Marco Pino da Siena e bottega; nella quarta, tavola di San Donato in trono ('500), forse di Andrea da Salerno e, lateralmente, due tele coi Miracoli di San Donato; nella seguente, Immacolata e, lateralmente, Riposo durante la fuga in Egitto e Sposalizio della Vergine, tutte dei Simonelli. Nella seconda, statua di San Nicola di Bari e, sulle pareti laterali, Traslazione della Madonna di Casaluce e Madonna di Loreto tra Santi, entrambe dei Simonelli. Inoltre la Natività e i santi Pietro, Paolo, Giovanni evangelista e Antonio di Padova (1545) di Giovan Filippo Criscuolo si conserva nel Museo Nazionale di Capodimonte in Napoli.


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Patrimonio artistico-monumentale