Il
Seminario
arcivescovile
fu
costruito per volere dal cardinale Innico Caracciolo,
vescovo di Aversa, tra il 1711 e il 1715, dall'architetto
romano Carlo Beratti, sull'area del
Vecchio
castello,
della Casa
degli Ecclesiastici,
che aveva in comune un orto con la
Chiesetta
di San Benedetto,
del palazzo degli Eletti
e il Palazzo
del Conte
presso la Cattedrale.
Varcato
l'ingresso dal classicheggiante
portale,
sulla porta lignea dell'androne emerge un interessante
San
Michele
clipeato; l'interno, con l'armonioso
chiostro
rettangolare,
con doppio ordine di arcate, di cui il secondo con finta
prospettiva, crea effetti tonali emulanti ambienti
berniniani romani del palazzo Barberini. A sinistra è
murata una epigrafe
marmorea
di età repubblicana. A destra si accede al piano
nobile dallo Scalone
d'Onore
e alla sala del Refettorio,
ora auditorium;
in questa sala si custodisce il ciclo pittorico dalla
dissacrata Chiesa
del Carmine,
sei tele, e una Cena
in Emmaus.
I dipinti del ciclo, inneggianti l'Ordine Carmelitano,
costituiscono un'importante raccolta pittorica settecentesca
della città.
Sulla
parete di fondo, Cena
in Emmaus
di Ignoto demuriano. L'opera si ispira alle composizioni
venete e, per i forti contrasti tonali, si colloca ai primi
decenni del XVIII sec.; sulla parete sinistra, la tela
Madonna,
il Bambino e i Santi Carmelitani, Angelo e Alberto da
Messina
di Episcopo (1796), seguace dello Stanzione. Il dipinto, dai
morbidi passaggi di colore, rievoca la pittura accademica
bolognese dei Carracci.
La
tela che segue, di Ignoto (fine XVIII sec.),
San
Barbara, San Biagio e San
Emidio,
è di ambito demuriana. Sulla parete di fronte,
Madonna
col Bambino e i Santi Antonio e Paolo, eremiti, e Paolo di
Tarso
(Ignoto fine XVIII sec.). Segue una tela devozionale,
Santa
Caterina d'Alessandria e Santa
Lucia,
di ignoto autore (XVIII-XIX sec.). Altri dipinti sulla
controfacciata dell'ingresso sono, due grandi tele,
Crocifisso
coi Santi Angelo, Carlo Borromeo e Francesco di
Paola
e Madonna
e Santi in gloria,
entrambe di Nicola Mensele, pittore di origine calabrese
aderente a modi solimeneschi.
Ritornando
allo Scalone d'Onore, realizzato, forse, su disegno dello
stesso Beratti, in origine presentava scalini di piperno
grigio che meglio si intonavano al bianco della balaustra.
Sul primo ballatoio si trova il bel gruppo marmoreo della
Madonna
col Bambino,
su di un capitello corinzio donato dal vescovo di Teano alla
curia aversana; il gruppo che lo sovrasta è l'unico
frammento del monumento funerario di Matilde d'Acaia, morta
ad Aversa nel 1331, eseguito da Tino di Camaino un anno
dopo. Sulla medesima parete, in alto, è posto un
ritratto
del card. Enrico Caracciolo,
di discreta fattura.
Sulle
altre pareti del vano dello scalone,
Sant'Andrea,
che fa da pendant
al San
Pietro
(del vano attiguo). Sono opere di gusto fracanzaniano di
grande vigore plastico. Nella Decollazione
del Battista,
di Ignoto del '600, si ravvisano modi del tardo manierismo
toscano. Bella e leggiadra è la figura di
Salomè.
La
successiva tela, Madonna
del Rosario e Santi Domenicani,
è forse di Paolo de Majo che tanto ha lavorato in
Aversa. Lo schema compositivo tardo cinquecentesco è
caratteristico delle storie di Maria e di Gesù.
Nella
stanzetta attigua oltre al già ricordato
San
Pietro
vi sono la Pietà
e Santi
francescani,
di Ignoto inizi del '700, alla maniera di Paolo de Majo, e
la Madonna
col Bambino, Santa Chiara ed altri
Santi,
di fattura più solenne del precedente.
Appena
usciti dallo scalone sulla parete destra vi sono
alcuni
ritratti di vescovi e insigni del
seminario:
il
card. Innico Caracciolo,
di Ignoto (II° metà '700), simile all'ovale del
monumento funerario della cattedrale di Antonio David.
Il
secondo è del card.
Francesco Morano,
alunno del Seminario, di discreta fattura; il terzo, di
mons.
Carlo Caputo;
il quarto, di mons.
Francesco Vento,
tutti vescovi di Aversa. Sulla parete di fondo del corridoio
è collocata una fontana
marmorea
della II° metà del '600, cui corrisponde nel
retro, un sarcofago
marmoreo col busto di Cristo, della Madonna e di San
Giovanni,
della metà del XV sec.
A
metà corridoio, a destra, si accede alla
Cappella
del Seminario;
nella controfacciata è posto
l'organo
(fine XVIII sec.). Sulla parete destra, un
busto
dipinto della Madonna
di Andrea Vaccaro e, di fronte, un
Cristo
ligneo (fine '700).
L'Aula
Magna
costituisce la vera e propria pinacoteca del Seminario. A
destra dell'ingresso, tavola con
L'Assunzione
della Vergine,
di Ignoto pittore urbinate della II° metà del XV
sec. L'opera che segue, la Pietà,
è di grande effetto tonale (I° metà
'700), ricorda modi di Ribera. Sulla parete destra è
la grande tela con Madonna
e Santi.
E' un'opera di straodinaria bellezza per l'impianto
compositiva e il caldo tono dei colori di Paolo De Matthejs
(1720). Sulla parete di fronte l'ingresso, dipinto,
La
Madonna, il Bambino e i Santi Cornelio e
Biagio
(inizi XVII sec.) di Abraham Vinchk.
Continuando,
la tela della Deposizione
di Cristo,
probabile copia di Fabrizio Santafede (primi anni '600), che
si imposta su schemi cinquecenteschi: armoniosi sono i
colori e i contrasti chiaruscurali. Il successivo dipinto,
di Gerolamo Cenatiempo, La
Rinnegazione di San Pietro
(1724), è di grande interesse artistico. Segue
L'Annunciazione
di Giovanni Angelo Crisconio, del 1597, di modi fiamminghi.
A sinistra troviamo, la piccola tela della
Trasfigurazione
(prima metà '700), di ignoto giordanesco, di grande
intensità espressiva. Interessante è la
scultura lignea di San
Gerolamo nel deserto,
degli inizi del '700. L'opera che segue,
La
presentazione di Gesù al
Tempio,
forse di Cenatiempo, va collocata alla prima metà del
'700.
In
questa sala inoltre si trovavano due tavole di Angiolo
Arcuccio, il Martirio
di San Sebastiano
(1468) e La
Madonna col melograno
(entrambe in restauro), di queste la prima è
paricolarmente importante per la presenza sullo sfondo della
veduta a volo d'uccello della città di Aversa vista
dall'Oriente.
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