Dalla
vicenda normanna
I
Normanni, fiero popolo nordico, compaiono nella scena
politica della città intorno al 1030, allorquando
spinti dal desiderio di trovar stabile dimora, per i servigi
resi a Sergio IV di Napoli, ottengono il piccolo territorio
di Aversa. Feudo riconfermato nel 1037 dall'imperatore
Corrado II. Il capo del gruppo, Rainulfo Drengot,
allorché sposa la sorella di Sergio IV, acquista
maggior prestigio. Alla sua morte, nel 1045, si succedono
Raul, poi Trincanotte; quest'ultimo e Drogone, nel 1046,
furono rispettivamente riconfermati capi di Aversa e delle
Puglie. Nel 1048, dopo la morte di Trincanotte, Riccardo
regna per trent'anni, anni tra i più decisivi del
governo normanno per gli scontri con Leone IX e con Pandolfo
IV e l'atto di vassallaggio al Papa che si concluse con la
vittoria dei Normanni, nel 1053, nella battaglia presso il
Fortore. Qui il Papa, concede la sede episcopale ad
Aversa.
Avuto
la meglio su Pandolfo IV, Riccardo diventa principe di Capua
col figlio Giordano e signore di Gaeta. Nel 1078,
poiché Giordano cambiò alleanza, attirò
su Aversa la scomunica di Gregorio VII. A Riccardo, nel
1090, successe il figlio Riccardo II detto il Calvo che
già un anno dopo, sotto la reggenza della madre,
dovette affrontare la rivolta dei capuani che lo
estromisero, finché, nel 1098, rientrò in
possesso del suo dominio. Nel frattempo trasportò ad
Aversa la sede del principato. Alla morte di Riccardo, 1105,
successe il fratello Roberto poi, nel 1120, Riccardo, quindi
Giordano e, nel 1127, Roberto II, che, con Rainulfo, conte
di Avellino, parteggiò per Innocenzo II contro
Ruggiero, duca di Puglia e Calabria e, dal 1130, re in
Palermo. Nel 1132 Ruggiero sentendosi tradito muove contro
Aversa incendiandola. Ma pentitosi dei danni provocati, ben
presto ricostruì quanto aveva distrutto. Dopo la
sottomissione e il ritorno nel 1156 di Roberto, conte di
Aversa, questi non essendo più in grado di resistere
ai continui attacchi perse definitivamente la contea. Con
lui finì la dinastia dei conti normanni e la
città entrò a far parte della monarchia degli
Altavilla.
Con
la morte di Ruggiero e con i regni di Guglielmo il Malo e di
Guglielmo il Buono tra i pretendenti, nel 1189, si ebbero
dure lotte finché Tancredi ne uscì vincitore
ma si riaccesero le rivalità tra Napoli e Aversa:
mentre Napoli parteggiava per Tancredi, Aversa era
favorevole ai suoi contendenti, Costanza ed Enrico IV di
Svevia, Federico II e i figli Manfredi, Corrado e Corradino.
Poiché la città aveva sempre parteggiato per
la casa Sveva, vinta da Carlo d'Angiò nel 1268,
divenne sfogo degli angioini. Nel 1285, con Carlo II e
Roberto d'Angiò, la città visse un periodo
florido: fu continuata la ricostruzione delle mura, furono
concessi privilegi alla chiesa dell'Annunziata, fu eretta la
chiesa di San Ludovico sull'antica chiesa di Sant'Antonino,
furono accolti i Domenicani e i Celestini (a questi ultimi
fu affidata la chiesa della Madonna di Casaluce, cappella
palatina dell'attiguo castello) e si ampliò il
convento di San Francesco d'Assisi.
Con
Giovanna I cominciarono i disordini. La regina amava
risiedere con la corte ad Aversa nel Castello di Casaluce in
parte già occupato dai Celestini; proprio lì,
nel 1345, fu ucciso il marito Andrea d'Ungheria a cui lei
andò in sposa diciassettenne. Andrea, di notte, fatto
uscire con inganno dalla sua stanza, fu barbaramente
strangolato; il suo corpo per tre giorni penzolò dal
loggiato del castello attiguo all'abside della chiesa. Dopo
tre anni Ludovico, fratello dell'ungherese, portatosi ad
Aversa, fece strage di tutti coloro che avevano partecipato
all'uccisione di Andrea. Aversa fu teatro di guerre anche
sotto Carlo di Durazzo e di Ladislao d'Angiò e ancora
con Giovanna II.
Con
gli Aragonesi la città continuò a godere di
alcuni privilegi ma la sua storia cominciò a
declinare a partire dalla discesa di Carlo VIII di Francia,
nel 1494, tanto che nel 1503 divenne un centro periferico
sia per lo spopolamento dovuto all'epidemia di peste, che
per la suddivisione del territorio, finché, nel 1536,
non chiese a Carlo V di Spagna la concessione di alcuni
capitoli e la cittadinanza per ripopolare e far rifiorire la
città.
Nel
periodo spagnolo Aversa decadde ulteriormente per due fatti
che interessarono la stessa città, la rivolta di
Masaniello a Napoli portata alla normalità dal
Poderico e la peste del 1656. Il secondo avvenimento
creò non pochi disagi agli aversani per il contagio
della malattia e la perdita di buona parte della
popolazione. Fu realizzato un lazzaretto fuori porta San
Nicola ed un altro presso la Chiesetta di Santa Maria
dell'Oglio, mentre a Torre Bianca, in località
"Purgatorio", furono portati i convalescenti.
Il
calo demografico e le ristrettezze economiche, nonché
la crisi delle attività per i notevoli contributi
versati allo Stato, determinarono un freno dello sviluppo.
La crisi ebbe breve durata. Ben presto l'incremento
demografico fu così elevato che si dovette
aggiungere, a sud della città, il nuovo quartiere del
Lemitone che seguì un rigoroso impianto a scacchiera
con vie ortogonali su antichi tracciati e con una unica
diagonale.
Morto
Carlo II d'Asburgo, nel 1700, i napoletani insorsero contro
il viceré; Aversa visse quei momenti con distruzioni
e sopraffazioni. Vennero assalite le carceri, distrutto
l'archivio comunale mentre, per la posizione strategica, la
città venne occupata dal generale Conte Daun.
Ritornò nelle mani spagnole solo con l'arrivo di
Carlo III che sostò nella città tra l'aprile
ed il maggio del 1734 e nel 1738. Altre vicende portarono
nuovi danni: la città vide sottrarsi il magro
raccolto dal Commissario di Campagna per destinarlo a
Napoli. In quel tempo inoltre gli aversani dovettero
intervenire più volte per gli attacchi barbareschi a
difesa della costa tirrenica proprio perché custodi
della Torre del lago di Patria.
Dopo
la breve Repubblica Partenopea col ritorno dei Borbone due
furono le innovazioni maggiori, la fine del sistema feudale
e la statalizzazione dei beni ecclesiastici. Nella
città molti ordini scomparvero e i loro beni
passarono allo Stato. Nel marzo del 1813 i frati Minori
lasciarono il convento della Maddalena che fu occupato
dall'Ospedale psichiatrico mentre il Convento di San Lorenzo
fu trasformato in Orfanotrofio militare. Gioacchino Murat,
che sostituì Giuseppe Bonaparte, ad Aversa ebbe le
chiavi della città, vi fondò il Convitto delle
Orfanelle di Sant'Agostino e l'istituzione del Banco dei
Pegni.
Quando
nel 1815 ritornò Ferdinando vi furono malcontenti che
portarono a veri e propri moti. Aversa fu centro attivo
della Carboneria. Nei tumulti si tentò di
imprigionare il vescovo Tommasi ,che fu poi ucciso nel 1821.
I moti culminarono con la cattura di molti carbonari. Il 1
ottobre 1860, prima della battaglia del Volturno, Garibaldi
sostò nel Palazzo Golia. Col Regno d'Italia la
città fu annessa alla provincia di Caserta, abolita
nel periodo fascista, fece parte di quella di
Napoli.
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