Planimetria della Cattedrale di San Paolo

           La Chiesa Cattedrale di San Paolo, che fu eretta sull'antichissima cappella Sanctu Paulum at Averse, al centro di una delle parcelle della centuriarione romana (vedi il nucleo originario), occupa il lato orientale dell'antistante piazza, a forma di imbuto, probabile area di un antico cimitero e ombelicus del primitivo centro urbano. Delle fasi di costruzione della chiesa manca la prima scritta, quella del deambulatorio e delle cappelle radiali; iniziata nel 1031-32 fu completata nel 1053. La seconda scritta, dell'epistilio del portale nord della chiesa, in caratteri capitali, indica il periodo di completamento del transetto grande e delle sue cupole (c. 1090):

+Princeps Jordan(us) Richardo Principe natus.
Quae Pat
(er) incaepit p(rim)us, haec implenda recaepit.

Altra scritta, che si trovava nella porta principale, si riferiva alla terza fase di completamento (1127-30):

Vultu iucundo Roberto dante secundo
Pulcra sit haec extra satis intus et ampla fenetra.

           La chiesa, iniziata da Rinulfo nel 1031 c., e completata da Roberto II dopo il 1127 c., di dimensioni superiori al duomo di Napoli e a quello di Capua, ha subìto rimaneggiamenti e trasformazioni che ne hanno alterato l'aspetto originario: parte del tiburio della cupola centrale, con i due ordini di finto loggiato, fu rifatto nel XIII sec.; una delle quattro scale elicoidali, quella del pilone destro d'ingresso; il campanile, legato alla cupola centrale, crollato, fu rifatto alla destra della facciata su di un altro nel XV sec.
           La zona antistante il transetto grande e il presbiterio fu completamente rifatta dal 1703 al 1715 per volere del cardinale Innico Caracciolo, dall'architetto Carlo Beratti, che incorporò sia l'antica struttura delle navate nei massicci pilastri rettangolari, quanto, nel presbiterio, la chiusura degli archi che immettevano nel deambulatorio.
            Della struttura della chiesa il
deambulatorio, formato da sette campate con volte a crociera costolonate, è l'unico esempio completo in Europa di tale tema e, forse, il più antico di quelli che si conoscono; le cappelle radiali in origine non erano tre, bensì cinque. Delle due mancanti la sinistra fu demolita per la costruzione dello scalone del seminario, l'altra chiusa.
            La datazione della fabbrica non è lontana dal St-Martin di Tours in Normandia. Lo schema è tipicamente normanno poiché a costoro sono stati attribuiti la chiesa di Notre-Dame di Jumièges (1037-66), la cattedrale di Rouen (XII sec.), e forse anche l'abbaziale di Bernay (1017-55), tutte simili al nostro San Paolo.
            Nel 1630 la chiesa incominciò a perdere l'antico schema per la presenza del Tempietto di Loreto, voluto dal vescovo Carafa. I rimaneggiamenti settecenteschi diedero l'aspetto attuale, tra barocco e neoclassico.
           Dell'importante e notevole patrimonio artistico della chiesa vanno ricordati, nella navata destra, il bellissimo dipinto della
Confraternita del Gonfalone di Santa Maria degli Angeli, La Vergine e San Bonaventura (1710), di Francesco Solimena. Si tratta di un autentico capolavoro noto per essere stato da modello di più versioni, anche dello stesso maestro; segue il bel dipinto dell'Adorazione dei Magi di Cornelis Smet, singolare composizione equilibrata dalla varietà dei contrasti coloristici. Nella Cappella del Capitolo si trovano, sulle pareti, l'affresco della Cacciata di Eliodoro dal Tempio, copia da Raffaello, sulla volta, Storie della Vergine e profeti, di Francesco Antonio Altobello da Bitonto e, sull'altare, la Madonna col Bambino, i Santi Pietro e Paolo e il vescovo Carafa, forse di Michele Regolia (XVII sec.), che riporta sullo sfondo una veduta della cattedrale col campanile e l'antico pinnacolo.

           Nella Cappella delle Reliquie (1637) vi sono affreschi seicenteschi, cartigli e iscrizioni: nella volta Gloria della Fede, nelle lunette Dio Padre e angeli musicanti mentre, sulla parete di fondo, Madonna col Bambino e una statua lignea di San Paolo, del XVII secolo. Nei vari scomparti delle pareti, oltre alle Reliquie, in 207 reliquiari, tra cui una spina della corona di Cristo che fiorisce quando il Venerdì Santo cade il 25 marzo, festa dell'Annunziata, sono deposti i busti argentei di San Sebastiano, San Giuseppe col Bambino, seicenteschi, e di San Paolo, di San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova, settecenteschi; tutti dichiarati Patroni Minori di Aversa nel 1693.


Deambulatorio (c. 1031-32)


Stipite, Cavaliere con drago (I trentennio XI sec.)

            Nel transetto grande - quello piccolo corrisponde alle cappelle delle Reliquie e del Sacramento - è posto un classicheggiante altare marmoreo coi rilievi dell'Annunciazione, Santi Pietro e Paolo, la Trinità, e stemma dei Lucarelli. L'opera di grande pregio è dell'ambito di Salvatore Caccavello. Sull'altare centrale, grande tela col Martirio di San Sebastiano, di Paolo De Majo. Prima dei restauri settecenteschi al posto dell'altare si trovava la porta meridionale della chiesa. Vi è inoltre un gruppo ligneo ottocentesco, Tobiolo e l'angelo Raffaele. Sul lato sinistro emerge un bel dipinto, la Crocifissione e Santo Stefano (1452), di Giacomo Andrea Donzelli, pittore aversano.

            Nel presbiterio è posto il trono marmoreo (1493), che, fino a qualche anno fa, era ancora ornato di altri due angeli che, con l'esistente, simboleggiavano le tre chiese su cui sorse la cattedra aversana; ai lati gli stalli lignei e, nel fondo, l'altare e la cona marmorea di Luigi Vanvitelli. Sull'altare bel dipinto, con ampi squarci prospettici e avvolte figure, la Conversione di San Paolo (1642), di Carlo Mercurio. Nella volta, ciclo di affreschi con episodi della vita di San Paolo di Camillo Guerra (1857-58).

             Le pareti del deambulatorio in origine erano affrescate, come dimostrano alcuni lembi dipinti ancora in situ, la Madonna in trono col Bambino della prima campata sinistra (II metà XV sec.). Di fronte si trova il bel portale marmoreo degli ebdomadari con lunetta e protomi umane (XI sec.). Questo, con alcuni capitelli e coi due rilievi degli stipiti del portale principale, rappresentano il patrimonio più eloquente della chiesa originaria. Il primo rilievo raffigura un Cavaliere o, secondo alcuni, San Giorgio e il drago, mentre il secondo, un Elefante e due leoni affiancati clipeati in ghirlande.
            Tra questi pannelli si trovano un piccolo rilievo di San Gerolamo nel deserto (XVI sec.) e il grande dipinto attribuito a Giacomo Farelli della Conversione di San Paolo (fine XVII sec.). Di fronte, tra due cappelle radiali, vi è l'imponente monumento funerario del vescovo Balduino de Balduinis, della fine del '500, e, poco distante, sulla parete opposta, quello di Giorgio Manzolo, del 1591. Tra i monumenti vi è la cappella centrale, più ampia delle altre, dove, all'altare, è il dipinto della Transizione della Vergine, attribuito a Polidoro da Caravaggio e, sul pavimento, la copertura tombale del can. Paolo Merenda, della fine del '500. Sugli altari delle altre cappelle si trovano: un dipinto su tavola della Dormitio Virginis, di Ignoto pittore aversano, degli inizi del XVI sec., la bella tavola dell'Incontro dei Santi Pietro e Paolo (1577), di Giovan Battista Graziano, pittore manierista aversano, e il trittico con San Michele Arcangelo, ai lati, San Giovanni Battista e San Giacomo e, nella lunetta, Madonna con Bambino (1495), di Cristoforo Faffeo. L'iscrizione di questa tavola ci ricorda che l'Associazione dei Calzolai nella nostra città è antichissima. All'uscita del deambulatorio conviene soffermarsi sul Sepolcro di Luca Prassicio, filosofo aversano del '400; la parte inferiore della lastra fu fatta abradere dal teologo Gaetano De Fulgore perchè la scritta offuscava la gloria del filosofo, il quale sarebbe giunto a negare la resurrezione dei morti e la fine del mondo.
            Nella parte opposta del transetto grande sull'altare troviamo una
Crocifissione (1770). I catini absidali delle due cappelle del transetto grande, chiusi nei restauri settecenteschi, furono decorati nella seconda metà del '600 con affreschi da Carlo Mercurio; in quello destro si conserva inoltre una statua lignea di San Sebastiano (XVI sec.).
            La
Cappella Lauretana fu fatta erigere da Carlo Carafa nel 1630, sotto la direzione dell'architetto aversano Giuseppe Di Majo; questa conserva affreschi di un certo interesse, la Moltiplicazione dei pani con Gesù e gli Apostoli, il Buon Samaritano e, in alto, l'Incoronazione della Vergine con Angeli e Profeti, attribuito a Carlo Mercurio (2a metà XVII sec.). Tra gli ex voto si trova una palla di cannone offerta da Giulio II quando, nel 1517, il papa uscì indenne dall'assedio di Mirandola e un mattone della Santa Casa, dono del vescovo di Coimbra, Giovanni Suarez, nel 1562 a Pio IV. Ancora della Casa di Maria è il residuo di una trave, mentre le due pietre annerite provengono dall'incendio di Candia. All'altare Madonna con Bambino porcellanato della fine del XVII sec.
            La
Cappella del Sacramento conserva il pregevole Monumento funerario del card. Innico Caracciolo, del 1736, eseguito dal senese Paolo Posi e da Pietro Bracci su disegno di Filippo Barigioni; nell'ovale Ritratto del Caracciolo del Cav. Cristofari su dipinto di Antonio David. Bella è la Statua marmorea della Fama e realistico è il leone bronzeo che sormontano il sarcofago. Di fronte, tela dell'Adorazione dei Magi (2a metà XVI sec.) di Federico Barocci, mentre all'altare, nel tondo, Gesù distribuisce il Pane consacrato agli Apostoli. Nella cappella seguente, bellissimo Crocifisso ligneo (metà XIII sec.) di modi calatali su tela della metà del XVIII secolo. Nella cappella successiva Apparizione della Madonna di Loreto, del 1717, di Nicola Mercurio, SS. Trinità con San Ranieri di Aniello Rossi e Episodi della vita di San Ranieri. Nella seconda cappella vi sono tre dipinti di Aniello Rossi, Sposalizio della Vergine e, ai lati, Fuga in Egitto e Dubbio di San Giuseppe; nell'ultima, Predica di Santa Caterina d'Alessandria e Matrimonio di Santa Caterina di Paolo De Matthejs e Martirio di Santa Caterina (1589), di Giovan Battista Graziano.
            Tra la navata sinistra e quella centrale è posto il
Fonte battesimale e, sui pilastri laterali, due marmoree acquasantiere (XVII sec.) di Francesco Maggi, seguace di Giuseppe Sammartino, sormontate, quella a destra, dalla raffigurazione dell'Infermo che si tuffa nelle acque della Piscina probatica, ed a sinistra, Mosè che fa scaturire l'acqua dalla rupe.

Crocifisso ligneo (1250)
Reliq.della Spina (XVII sec.)
Mad.Conf.(1710), F.Solimena
Mon.Caracc.(1736),F.Barigioni
Tem.di Loreto (1630),G. Di Majo
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Patrimonio artistico-monumentale