Sacre Processioni

del Can. Paolo Pagliuca

(a cura di Leopoldo Santagata, in "..consuetudini aversane", n. 1, pp. 27-38, 1987)

Antica topografia della città

Di particolare importanza per chiunque si pone a studiare la storia di Aversa è la ricerca sulla topografia antica della città. I Normanni quando vennero, impegnati com'erano a guardarsi dalle popolazioni che vedevano con diffidenza la loro presenza, soprattutto perché stranieri, non potettero dedicarsi alla costruzione di case stabili o alla creazione di un piano per il loro futuro sviluppo. Con il trascorrere del tempo, a mano a mano che si riconoscevano più forti, anche per il sopraggiungere di nuovi connazionali dalle terre d'origine, cominciarono a costruire delle mura poligonali molto salde, che finirono con il cingere tutta la città. Queste mura primitive non ebbero lunghissima durata, perché nel 1135 Ruggiero, nella sua guerra contro Roberto II, le fece abbattere per poi iniziarne la ricostruzione nell'agosto dello stesso anno. Non si sa quando furono terminate, perché nel 1189 i Canonici avevano ancora un debito "pro muniendis muris civitatis". Le mura non avevano una altezza notevole. Misurate da Roberto Vitale (1), in un tratto di via Drengot, risultarono essere di circa sette metri.
Il P. Costa (2) afferma che queste mura formavano un quadrilatero: «...il sito delle quali mura da Tramontana a Mezzogiorno direttamente standevasi presso le chiese di S. Maria della Piazza, e poco di là di quella di S. Andrea, quasi vicino al monastero di san Francesco, che restava al di fuori di esse; e quivi da Levante a Ponente camminava poco più oltre dove oggidì si vede la chiesa della Trinità dei pellegrini, di donde rivoltandosi da Mezzogiorno a Tramontana e passando per le chiese Parrocchiali di san Nicolò e di san Giovanni Evangelista, terminava a diritto della sovraccennata chiesa di S. Maria della Piazza».
La questione è stata ripresa dal canonico Pagliuca nella sua Storia di Aversa, tuttora inedita. Egli sostiene, sulla scorta del canonico Maiorana, che ne aveva trattato nella sua opera la "Porta", a pag. 275, «che la porzione di muro la quale occupava il largo che trovasi innanzi alla caserma di cavalleria non era tanto lontano dalla chiesa parrocchiale di santa Maria a Piazza. Essa da una parte attraversando il suolo, ove nei tempi posteriori fu fabbricata la detta caserma e quello dell'attuale cavallerizza legava con porzione del muro ch'era innanzi all'antico palazzo dei signori De Ponte e dall'altra parte camminava in continuazione del muro che rasentava la via stretta, la quale ora chiamasi di S. Maria della neve per motivo di una chiesetta dedicata alla SS. Vergine sotto questo titolo, che trovasi in essa. La quale via stretta, dopo il palazzo dei signori Caianiello, anticamente dei Marchesi di Ducenta, tirando diritto per un vicolo stretto e quasi deserto mena alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista. E tutto il suolo, in cui ora esistono le abitazioni al di sopra della soprascritta porzione dell'antico muro, che trovasi rimpetto alla chiesa parrocchiale di santa Maria a Piazza, non che quelle che esistono al di là della via stretta di santa Maria della Neve erano fuori di Aversa. Dunque le case che si trovano nella strada che conduce alla chiesa del Carmine, quelle che appartengono ai Signori Manna, il palazzo dei signori Carotenuto, quello del cav. d'Ausilio, quello del signor Rosano, la grande loggia che giace rimpetto ad esso, il palazzo dei signori Della Volpe, quello del cav. Magliulo, quello del cav. d'Ausilio, tutte le case che trovansi al largo san Giovanni, la chiesa della Madonna delle Grazie ecc., ecc., esistevano fuori Aversa. Alcuni di questi fabbricati formavano il borgo dei Sommesi o di Orlachia o dei Scorciarii, altri formavano il borgo di san Biagio, il quale era differente dal borgo san Lorenzo ed altri fabbricati formavano il borgo detto dei pescatori, il quale si prolungava fuori la porta san Giovanni. Dalla chiesa di san Giovanni il muro, voltando per la strada stretta, che trovasi alle spalle dell'antico palazzo dei Duchi di Acquavella, oggi del cav. signor Pietro Candia, e tirando sempre innanzi pel giardino contiguo alla casa lasciata dal signor Raffaele Maresca all'Orfanotrofio Moretti, e per gli altri giardini dei signori Pastore, Pozzi, non che per quelli che trovansi alle spalle della piccola chiesa di santa Marta Minore, arrivava alla strada detta Scalella e propriamente vicino al punto in cui vedesi spezzato il rettifilo. Da questo punto il muro voltando per dietro la casa dei signori Matone, del cav. Pelliccia, del signor Pietro Diana, del signor Cesare Golia, del cav. Nicola Lombardi, si prolungava verso la chiesa della Trinità e tirando innanzi per dietro il vicolo, che mena al Seggio ed andando sempre avanti per il palazzo dei signori della Valle e pel largo che trovasi innanzi alla chiesa di san Francesco di Paola, veniva a congiungersi con la porzione del muro, la quale era situata avanti l'antico palazzo dei signori De Ponte».
Per confermare la veridicità del tracciato da lui prospettato, il Can. Pagliuca cercò testimonianze storiche e le rinvenne tra i documenti dell'Archivio Capitolare della Diocesi di Aversa.
Era costume dei Reverendissimi Canonici della Cattedrale in quel tempo e, forse, anche oggi, attraverso il loro segretario, trascrivere i principali avvenimenti della Chiesa di Aversa per tramandarli ai posteri. Tra questi avvenimenti figurava la processione annuale che si faceva in onore del Patrono della città, San Paolo, e del Compatrono, San Sebastiano. Queste processioni avevano un loro cerimoniale rigido sia nella disposizione, sia nel percorso da seguire, il quale si ripeteva sempre identico dagli antichissimi tempi e ricalcava perfettamente l'antico circuito perimetrale della primitiva città. Il Pagliuca riprese, nella sua 'Storia' la descrizione stilata dal Canonico D. Francesco De Alessandro, segretario del Capitolo, che si riferiva all'anno 1775.

«Quel giorno, il 25 gennaio ricorrenza della festività di San Paolo, la processione partì dalla Cattedrale un quarto d'ora prima di mezzogiorno, a causa del ritardo degli ufficiali del Reggimento di Cavalleria de Cutò che allora si trovava di guarnigione ad Aversa e dei Patrizi, i quali erano stati invitati, come era tradizione, dal vescovo Mons. Borgia ad intervenire per sostenere le aste del Baldacchino dietro la statua del Patrono.
Le confraternite, che allora intervennero, erano del numero 19. Precedeva quella di S. Francesco Saverio e chiudeva l'Arciconfraternita della passione e morte di Nostro Signore G. Cristo, essendo l'ultima fondata in ordine di tempo, perchè la più antica aveva il privilegio di essere più vicina alla statua del Santo. Quindi seguivano gli Ordini monastici in numero di 11. Il primo era quello degli Agostiniani Scalzi, l'ultimo quello dei Benedettini di San Lorenzo, i quali per la loro importanza e la loro antichità intervenivano soltanto alla processione di S. Paolo, perchè Patrono della Città ed a quella del Corpus Domini. Questi erano seguiti dai chierici della città che procedevano senza croce, quindi veniva il Collegio di A.G.P. con la Croce propria, poi la Croce del Capitolo, che immediatamente era seguita da Parroci della città in forza di una domanda fatta da essi al Capitolo e favorevolmente accolta con alcune condizioni nel maggio del 1739. Dopo venivano i Seminaristi, di poi i due chierici della Cattedrale addetti al servizio del coro e uniti una moltitudine di musici con trombe, tromboni, timpani, oboè, viole, violini ed altri strumenti a corde. La turba di musicanti era seguita dal Vicario Curato della Cattedrale, indi i Canonici, poi la statua del grande Apostolo (3), nostro primo patrono principale, in ultimo il Vescovo in abiti pontificali ed un popolo sterminato.
La processione quindi si snodava tenendo il seguente tracciato.
Uscita dalla porta maggiore della cattedrale voltava sulla destra per il largo del Seminario e, proseguendo per il Monastero delle Cappuccinelle usciva nel largo che si trova davanti alla Caserma della Cavalleria, quindi voltando a sinistra per il vicolo della Madonna della Neve, giungeva all'estremità del palazzo che ora appartiene ai signori Caianiello, ma invece di andare diritto e toccare la chiesa di S. Giovanni Evangelista, voltava a sinistra e per il palazzo del Duca di Acquavilla, oggi del Cav. Sig. Pietro Candia, si dirigeva al largo, che si trova innanzi alla chiesa detta di San Domenico. Poi per il palazzo dei Signori d'Ausilio, ora del Sig. Pozzi, voltava per la strada di S. Marta minore, e, giunta alla strada detta la Scalella (4), voltava sulla sinistra per il palazzo del Barone Orineti, oggi dei Signori Martino e camminando sempre per la linea che per il palazzo del Commendatore Sig. Cesare Golia, conduce al Monastero antico di S. Agostino, ora Orfanotrofio Moretti, arrivava alla chiesa della SS. Trinità. La processione giunta a tal punto avrebbe dovuto continuare in modo da arrivare alla strada, che si chiama Seggio di S. Antonio, come si faceva fin dagli antichi tempi, invece in quest'anno avvenne un cambiamento.
Le religiose del Monastero di S. Francesco d'Assisi più volte avevano mostrato il desiderio al Vescovo che la statua del Santo andasse anche da loro, il Vescovo li accontentò e fece in modo che dalla SS. Trinità la processione voltando a destra giungesse all'estremità del palazzo del Sig. Emanuele Pacifico marchese di Villa Ariosa, quindi giungeva per il monastero di Montevergine, oggi casa succursale del R. Manicomio e, percorrendo la strada di S. Bartolomeo essendo giunta al punto poco lontano dall'arco della porta Antica del Mercato vecchio (5), si avviava verso la sinistra e rasentando le case che ora appartengono ai Signori Russo, Golia ed Angelillo, s'introduceva nella chiesa delle dette claustrali. I Cassinesi non vollero entrarvi. Dopo pochi minuti la processione avvicinandosi al muro dell'orto dei bagni, entrava nel vicolo che ha dirimpetto la casa dei Signori Sforzi, poi voltando per la sinistra, dopo aver percorso la strada del Seggio, ove si trova la chiesa di S. Antonio, faceva ritorno alla Cat-tedrale.

Planimetria del centro storico di Aversa con il Borgo Savignano e il nuovo Lemitone (sec. XIX). Individuazione dei percorsi delle Processioni descritte dal Can. Paolo Pagliuca: 1 - percorso del 1775; 2 - percorso precedente, regolare; 3 - percorso successivo. (A cura del Redattore)

 

Processione di S. Sebastiano

Le processioni di S. Paolo e di S. Sebastiano percorrevano lo stesso cammino, tuttavia nell'anno 1775 mentre la processione di S. Paolo allungò il tragitto, quella di S. Sebastiano lo accorciò. Vediamo come.
Quel piccolo palazzo sito alla strada di S. Marta maggiore, il quale finisce alla via che mena alla chiesa di S. Marta minore, nei secolo scorsi apparteneva alla famiglia Altomari, poi passò ai due fratelli Avvocato sig. Carlo e Sacerdote don Fabrizio d'Ausilio e finalmente alla famiglia Pozzi. Ora nell'anno 1775 questo palazzo che fu dei Signori Altomari mostrò una grandissima lesione nel lato che rasenta la via che mena alla chiesa di S. Marta minore per la quale doveva passare la processione; laonde per cantila si stimò di andar innanzi e tirando diritto per la strada in cui si trova la chiesa di S. Marta maggiore si arrivò al largo che si trova innanzi alla chiesa di S. Nicola. Dal largo la processione entra nel vicolo che si trova davanti al palazzo del Sig. Nicola Lombardi e voltando sulla sinistra si giunge alla chiesa della Trinità. Ivi la processione si introduce nel vicolo che conduce al Seggio di S. Antonio, poi, voltando sulla sinistra, si porta alla Cattedrale.
In merito alla processione di S. Paolo vi fu ancora un altro cambiamento. Nel 1776 anche le Suore di S. Biagio rivolsero l'appello al vescovo perchè la processione passasse per il loro monastero. Il Vescovo le accontentò così la processione arrivata al largo, che si trova davanti alla Caserma della Cavalleria, tirò diritto sino al trivio, per il quale si va alla chiesa del Carmine, ove voltò sulla sinistra per il palazzo dei Signori Carotenuto, e, giunta all'estremità del palazzo dei Signori Rosano, voltò sulla destra per entrare nella chiesa di S. Biagio. Da questa chiesa la processione si diresse per la strada che va diritto a quella di Monserrato. Di là, per il quadrivio di S. Giovanni, passò innanzi alla chiesa della Madonna delle Grazie, ed essendo arrivata all'angolo della casa attigua ad essa, voltò sulla destra per la Scalella e seguitò a camminare per le medesime strade che furono percorse nel 1775. Questo percorso non subì più altro cambiamento fino al 1819. In questo anno Mons. Tommasi dispose che la processione di S. Paolo facesse il cammino che oggi è in vigore.

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(1) Roberto Vitale, Breve guida storico-artistica della città di Aversa, Aversa 1939.
(2) P. Andrea Costa, Rammemorazione istorica dell'effigie di Santa Maria di Casaluce e delle due idrie in cui fu fatto il primo miracolo del nostro Salvatore in Cana Galilea, Napoli 1709, (I.S.P.).
(3) Questa statua fu fatta a spese di Mons. Paolo Carafa, vescovo di Aversa nel 1681.
(4) Negli anni precedenti a quello, di cui scriviamo, se con le processioni di S. Paolo e di S. Sebastiano i nostri Maggiori avessero voluto rigorosamente percorrere il circuito della città quando era nella sua adolescenza, essendo essa giunta al seggio di S. Antonio e propriamente al punto, in cui ora si trova il palazzo del Barone Ricciardi, avrebbe dovuto andarvi diritto e dopo di aver rasentato il frontespizio del Monastero e della Chiesa di S. Francesco di Paola, voltandosi per la strada, che ora passa per la casa del notaio Daniele Petrone, ed al Convitto Cirillo, si sarebbe fatto ritorno alla Cattedrale. Ma così si sarebbe trascurata la parte più popolata della città, la quale parte per due terzi apparteneva alla Parrocchia di S. Paolo ed aveva tutto il diritto di vedere la processione del detto Santo.
...per aediculam S. Marthae minoris itum esto contra domum Rev. Hebdomandarii D. Bartholomei de Palma, olim q. Dominici Caramanica, sitam in culmine semitae, quam vulgo appellitant <La Scalella>, cuius domus loevo lateri finitimae atque conterminae haerent aedes praelaudatorum Canonicorum di Amore.
Sono parole del Canonico de Alessandro, dalle quali chiaramente si rileva che, parlandosi a rigore, la Scalella è quella parte della strada, la quale ha per base il largo che si trova innanzi alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista e finisce all'Ospizio dei Monaci Alcantarini, ove è il suo <culmen> cioé la sua cima. In conferma di ciò aggiungo che il medesimo Canonico d'Alessandro riferendosi della processione del Corpus Domini, il giro della quale si fa in senso contrario a quello della processione di S. Paolo, scrive: ...Egressi ab ecclesia SS. Trinitatis ... ad Conservatorium devenimus Mulierum poenitentium, cui nomen S. Maria Mater Dei ... Hinc tramite recto e Palatiis D. Ramiri Cappabianca et D. Thomae Orineti semitam ingressi sumus vulgo dictam la Scalella, ab eaque egressi sinistrorsum cinvertimus et ab Ecclesia S. Maria Gratiarum etc...
(5) Lo spazio tra la porta antica del Mercato Vecchio e la Via delle Crocelle, il quale spazio occupa il mezzo della strada più cospicua della nostra città, detta Corso Campano, nei primordi di Aversa si chiamava <forum porcorum vel de porcis> (G. Parente, Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa, v. I. p. 179). Forse ivi si svolgeva il commercio dei detti animali. Molte circostanze ci portano alla ricerca etimologica del toponimo Aversa, nostra terra natale, tra le quali non vanno trascurate certamente la sua origine e la costituzione stessa in città voluta e organizzata in centro autonomo.

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