Antica topografia della
città
Di particolare importanza per chiunque si
pone a studiare la storia di Aversa è la ricerca
sulla topografia antica della città. I Normanni
quando vennero, impegnati com'erano a guardarsi dalle
popolazioni che vedevano con diffidenza la loro presenza,
soprattutto perché stranieri, non potettero dedicarsi
alla costruzione di case stabili o alla creazione di un
piano per il loro futuro sviluppo. Con il trascorrere del
tempo, a mano a mano che si riconoscevano più forti,
anche per il sopraggiungere di nuovi connazionali dalle
terre d'origine, cominciarono a costruire delle mura
poligonali molto salde, che finirono con il cingere tutta la
città. Queste mura primitive non ebbero lunghissima
durata, perché nel 1135 Ruggiero, nella sua guerra
contro Roberto II, le fece abbattere per poi iniziarne la
ricostruzione nell'agosto dello stesso anno. Non si sa
quando furono terminate, perché nel 1189 i Canonici
avevano ancora un debito "pro muniendis muris civitatis". Le
mura non avevano una altezza notevole. Misurate da Roberto
Vitale (1), in un tratto di via Drengot, risultarono essere
di circa sette metri.
Il P. Costa (2) afferma che queste mura formavano un
quadrilatero: «...il sito delle quali mura da
Tramontana a Mezzogiorno direttamente standevasi presso le
chiese di S. Maria della Piazza, e poco di là di
quella di S. Andrea, quasi vicino al monastero di san
Francesco, che restava al di fuori di esse; e quivi da
Levante a Ponente camminava poco più oltre dove
oggidì si vede la chiesa della Trinità dei
pellegrini, di donde rivoltandosi da Mezzogiorno a
Tramontana e passando per le chiese Parrocchiali di san
Nicolò e di san Giovanni Evangelista, terminava a
diritto della sovraccennata chiesa di S. Maria della
Piazza».
La questione è stata ripresa dal canonico Pagliuca
nella sua Storia di Aversa, tuttora inedita. Egli sostiene,
sulla scorta del canonico Maiorana, che ne aveva trattato
nella sua opera la "Porta", a pag. 275, «che la
porzione di muro la quale occupava il largo che trovasi
innanzi alla caserma di cavalleria non era tanto lontano
dalla chiesa parrocchiale di santa Maria a Piazza. Essa da
una parte attraversando il suolo, ove nei tempi posteriori
fu fabbricata la detta caserma e quello dell'attuale
cavallerizza legava con porzione del muro ch'era innanzi
all'antico palazzo dei signori De Ponte e dall'altra parte
camminava in continuazione del muro che rasentava la via
stretta, la quale ora chiamasi di S. Maria della neve per
motivo di una chiesetta dedicata alla SS. Vergine sotto
questo titolo, che trovasi in essa. La quale via stretta,
dopo il palazzo dei signori Caianiello, anticamente dei
Marchesi di Ducenta, tirando diritto per un vicolo stretto e
quasi deserto mena alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni
Evangelista. E tutto il suolo, in cui ora esistono le
abitazioni al di sopra della soprascritta porzione
dell'antico muro, che trovasi rimpetto alla chiesa
parrocchiale di santa Maria a Piazza, non che quelle che
esistono al di là della via stretta di santa Maria
della Neve erano fuori di Aversa. Dunque le case che si
trovano nella strada che conduce alla chiesa del Carmine,
quelle che appartengono ai Signori Manna, il palazzo dei
signori Carotenuto, quello del cav. d'Ausilio, quello del
signor Rosano, la grande loggia che giace rimpetto ad esso,
il palazzo dei signori Della Volpe, quello del cav.
Magliulo, quello del cav. d'Ausilio, tutte le case che
trovansi al largo san Giovanni, la chiesa della Madonna
delle Grazie ecc., ecc., esistevano fuori Aversa. Alcuni di
questi fabbricati formavano il borgo dei Sommesi o di
Orlachia o dei Scorciarii, altri formavano il borgo di san
Biagio, il quale era differente dal borgo san Lorenzo ed
altri fabbricati formavano il borgo detto dei pescatori, il
quale si prolungava fuori la porta san Giovanni. Dalla
chiesa di san Giovanni il muro, voltando per la strada
stretta, che trovasi alle spalle dell'antico palazzo dei
Duchi di Acquavella, oggi del cav. signor Pietro Candia, e
tirando sempre innanzi pel giardino contiguo alla casa
lasciata dal signor Raffaele Maresca all'Orfanotrofio
Moretti, e per gli altri giardini dei signori Pastore,
Pozzi, non che per quelli che trovansi alle spalle della
piccola chiesa di santa Marta Minore, arrivava alla strada
detta Scalella e propriamente vicino al punto in cui vedesi
spezzato il rettifilo. Da questo punto il muro voltando per
dietro la casa dei signori Matone, del cav. Pelliccia, del
signor Pietro Diana, del signor Cesare Golia, del cav.
Nicola Lombardi, si prolungava verso la chiesa della
Trinità e tirando innanzi per dietro il vicolo, che
mena al Seggio ed andando sempre avanti per il palazzo dei
signori della Valle e pel largo che trovasi innanzi alla
chiesa di san Francesco di Paola, veniva a congiungersi con
la porzione del muro, la quale era situata avanti l'antico
palazzo dei signori De Ponte».
Per confermare la veridicità del tracciato da lui
prospettato, il Can. Pagliuca cercò testimonianze
storiche e le rinvenne tra i documenti dell'Archivio
Capitolare della Diocesi di Aversa.
Era costume dei Reverendissimi Canonici della Cattedrale in
quel tempo e, forse, anche oggi, attraverso il loro
segretario, trascrivere i principali avvenimenti della
Chiesa di Aversa per tramandarli ai posteri. Tra questi
avvenimenti figurava la processione annuale che si faceva in
onore del Patrono della città, San Paolo, e del
Compatrono, San Sebastiano. Queste processioni avevano un
loro cerimoniale rigido sia nella disposizione, sia nel
percorso da seguire, il quale si ripeteva sempre identico
dagli antichissimi tempi e ricalcava perfettamente l'antico
circuito perimetrale della primitiva città. Il
Pagliuca riprese, nella sua 'Storia' la descrizione stilata
dal Canonico D. Francesco De Alessandro, segretario del
Capitolo, che si riferiva all'anno 1775.
«Quel giorno, il 25 gennaio
ricorrenza della festività di San Paolo, la
processione partì dalla Cattedrale un quarto d'ora
prima di mezzogiorno, a causa del ritardo degli ufficiali
del Reggimento di Cavalleria de Cutò che allora si
trovava di guarnigione ad Aversa e dei Patrizi, i quali
erano stati invitati, come era tradizione, dal vescovo Mons.
Borgia ad intervenire per sostenere le aste del Baldacchino
dietro la statua del Patrono.
Le confraternite, che allora intervennero, erano del numero
19. Precedeva quella di S. Francesco Saverio e chiudeva
l'Arciconfraternita della passione e morte di Nostro Signore
G. Cristo, essendo l'ultima fondata in ordine di tempo,
perchè la più antica aveva il privilegio di
essere più vicina alla statua del Santo. Quindi
seguivano gli Ordini monastici in numero di 11. Il primo era
quello degli Agostiniani Scalzi, l'ultimo quello dei
Benedettini di San Lorenzo, i quali per la loro importanza e
la loro antichità intervenivano soltanto alla
processione di S. Paolo, perchè Patrono della
Città ed a quella del Corpus Domini. Questi erano
seguiti dai chierici della città che procedevano
senza croce, quindi veniva il Collegio di A.G.P. con la
Croce propria, poi la Croce del Capitolo, che immediatamente
era seguita da Parroci della città in forza di una
domanda fatta da essi al Capitolo e favorevolmente accolta
con alcune condizioni nel maggio del 1739. Dopo venivano i
Seminaristi, di poi i due chierici della Cattedrale addetti
al servizio del coro e uniti una moltitudine di musici con
trombe, tromboni, timpani, oboè, viole, violini ed
altri strumenti a corde. La turba di musicanti era seguita
dal Vicario Curato della Cattedrale, indi i Canonici, poi la
statua del grande Apostolo (3), nostro primo patrono
principale, in ultimo il Vescovo in abiti pontificali ed un
popolo sterminato.
La processione quindi si snodava tenendo il seguente
tracciato.
Uscita dalla porta maggiore della cattedrale voltava sulla
destra per il largo del Seminario e, proseguendo per il
Monastero delle Cappuccinelle usciva nel largo che si trova
davanti alla Caserma della Cavalleria, quindi voltando a
sinistra per il vicolo della Madonna della Neve, giungeva
all'estremità del palazzo che ora appartiene ai
signori Caianiello, ma invece di andare diritto e toccare la
chiesa di S. Giovanni Evangelista, voltava a sinistra e per
il palazzo del Duca di Acquavilla, oggi del Cav. Sig. Pietro
Candia, si dirigeva al largo, che si trova innanzi alla
chiesa detta di San Domenico. Poi per il palazzo dei Signori
d'Ausilio, ora del Sig. Pozzi, voltava per la strada di S.
Marta minore, e, giunta alla strada detta la Scalella (4),
voltava sulla sinistra per il palazzo del Barone Orineti,
oggi dei Signori Martino e camminando sempre per la linea
che per il palazzo del Commendatore Sig. Cesare Golia,
conduce al Monastero antico di S. Agostino, ora Orfanotrofio
Moretti, arrivava alla chiesa della SS. Trinità. La
processione giunta a tal punto avrebbe dovuto continuare in
modo da arrivare alla strada, che si chiama Seggio di S.
Antonio, come si faceva fin dagli antichi tempi, invece in
quest'anno avvenne un cambiamento.
Le religiose del Monastero di S. Francesco d'Assisi
più volte avevano mostrato il desiderio al Vescovo
che la statua del Santo andasse anche da loro, il Vescovo li
accontentò e fece in modo che dalla SS.
Trinità la processione voltando a destra giungesse
all'estremità del palazzo del Sig. Emanuele Pacifico
marchese di Villa Ariosa, quindi giungeva per il monastero
di Montevergine, oggi casa succursale del R. Manicomio e,
percorrendo la strada di S. Bartolomeo essendo giunta al
punto poco lontano dall'arco della porta Antica del Mercato
vecchio (5), si avviava verso la sinistra e rasentando le
case che ora appartengono ai Signori Russo, Golia ed
Angelillo, s'introduceva nella chiesa delle dette
claustrali. I Cassinesi non vollero entrarvi. Dopo pochi
minuti la processione avvicinandosi al muro dell'orto dei
bagni, entrava nel vicolo che ha dirimpetto la casa dei
Signori Sforzi, poi voltando per la sinistra, dopo aver
percorso la strada del Seggio, ove si trova la chiesa di S.
Antonio, faceva ritorno alla Cat-tedrale.
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Processione di S. Sebastiano
Le processioni di S. Paolo e di S.
Sebastiano percorrevano lo stesso cammino, tuttavia
nell'anno 1775 mentre la processione di S. Paolo
allungò il tragitto, quella di S. Sebastiano lo
accorciò. Vediamo come.
Quel piccolo palazzo sito alla strada di S. Marta maggiore,
il quale finisce alla via che mena alla chiesa di S. Marta
minore, nei secolo scorsi apparteneva alla famiglia
Altomari, poi passò ai due fratelli Avvocato sig.
Carlo e Sacerdote don Fabrizio d'Ausilio e finalmente alla
famiglia Pozzi. Ora nell'anno 1775 questo palazzo che fu dei
Signori Altomari mostrò una grandissima lesione nel
lato che rasenta la via che mena alla chiesa di S. Marta
minore per la quale doveva passare la processione; laonde
per cantila si stimò di andar innanzi e tirando
diritto per la strada in cui si trova la chiesa di S. Marta
maggiore si arrivò al largo che si trova innanzi alla
chiesa di S. Nicola. Dal largo la processione entra nel
vicolo che si trova davanti al palazzo del Sig. Nicola
Lombardi e voltando sulla sinistra si giunge alla chiesa
della Trinità. Ivi la processione si introduce nel
vicolo che conduce al Seggio di S. Antonio, poi, voltando
sulla sinistra, si porta alla Cattedrale.
In merito alla processione di S. Paolo vi fu ancora un altro
cambiamento. Nel 1776 anche le Suore di S. Biagio rivolsero
l'appello al vescovo perchè la processione passasse
per il loro monastero. Il Vescovo le accontentò
così la processione arrivata al largo, che si trova
davanti alla Caserma della Cavalleria, tirò diritto
sino al trivio, per il quale si va alla chiesa del Carmine,
ove voltò sulla sinistra per il palazzo dei Signori
Carotenuto, e, giunta all'estremità del palazzo dei
Signori Rosano, voltò sulla destra per entrare nella
chiesa di S. Biagio. Da questa chiesa la processione si
diresse per la strada che va diritto a quella di Monserrato.
Di là, per il quadrivio di S. Giovanni, passò
innanzi alla chiesa della Madonna delle Grazie, ed essendo
arrivata all'angolo della casa attigua ad essa, voltò
sulla destra per la Scalella e seguitò a camminare
per le medesime strade che furono percorse nel 1775. Questo
percorso non subì più altro cambiamento fino
al 1819. In questo anno Mons. Tommasi dispose che la
processione di S. Paolo facesse il cammino che oggi è
in vigore.
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(1) Roberto Vitale, Breve guida
storico-artistica della città di Aversa, Aversa
1939.
(2) P. Andrea Costa, Rammemorazione istorica dell'effigie di
Santa Maria di Casaluce e delle due idrie in cui fu fatto il
primo miracolo del nostro Salvatore in Cana Galilea, Napoli
1709, (I.S.P.).
(3) Questa statua fu fatta a spese di Mons. Paolo Carafa,
vescovo di Aversa nel 1681.
(4) Negli anni precedenti a quello, di cui scriviamo, se con
le processioni di S. Paolo e di S. Sebastiano i nostri
Maggiori avessero voluto rigorosamente percorrere il
circuito della città quando era nella sua
adolescenza, essendo essa giunta al seggio di S. Antonio e
propriamente al punto, in cui ora si trova il palazzo del
Barone Ricciardi, avrebbe dovuto andarvi diritto e dopo di
aver rasentato il frontespizio del Monastero e della Chiesa
di S. Francesco di Paola, voltandosi per la strada, che ora
passa per la casa del notaio Daniele Petrone, ed al Convitto
Cirillo, si sarebbe fatto ritorno alla Cattedrale. Ma
così si sarebbe trascurata la parte più
popolata della città, la quale parte per due terzi
apparteneva alla Parrocchia di S. Paolo ed aveva tutto il
diritto di vedere la processione del detto Santo.
...per aediculam S. Marthae minoris itum esto contra domum
Rev. Hebdomandarii D. Bartholomei de Palma, olim q. Dominici
Caramanica, sitam in culmine semitae, quam vulgo appellitant
<La Scalella>, cuius domus loevo lateri finitimae
atque conterminae haerent aedes praelaudatorum Canonicorum
di Amore.
Sono parole del Canonico de Alessandro, dalle quali
chiaramente si rileva che, parlandosi a rigore, la Scalella
è quella parte della strada, la quale ha per base il
largo che si trova innanzi alla chiesa parrocchiale di S.
Giovanni Evangelista e finisce all'Ospizio dei Monaci
Alcantarini, ove è il suo <culmen> cioé
la sua cima. In conferma di ciò aggiungo che il
medesimo Canonico d'Alessandro riferendosi della processione
del Corpus Domini, il giro della quale si fa in senso
contrario a quello della processione di S. Paolo, scrive:
...Egressi ab ecclesia SS. Trinitatis ... ad Conservatorium
devenimus Mulierum poenitentium, cui nomen S. Maria Mater
Dei ... Hinc tramite recto e Palatiis D. Ramiri Cappabianca
et D. Thomae Orineti semitam ingressi sumus vulgo dictam la
Scalella, ab eaque egressi sinistrorsum cinvertimus et ab
Ecclesia S. Maria Gratiarum etc...
(5) Lo spazio tra la porta antica del Mercato Vecchio e la
Via delle Crocelle, il quale spazio occupa il mezzo della
strada più cospicua della nostra città, detta
Corso Campano, nei primordi di Aversa si chiamava <forum
porcorum vel de porcis> (G. Parente, Origini e vicende
ecclesiastiche della città di Aversa, v. I. p. 179).
Forse ivi si svolgeva il commercio dei detti animali. Molte
circostanze ci portano alla ricerca etimologica del toponimo
Aversa, nostra terra natale, tra le quali non vanno
trascurate certamente la sua origine e la costituzione
stessa in città voluta e organizzata in centro
autonomo.
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