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Il deambulatorio
della cattedrale di Aversa [1]
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di Aldo Cecere,
in "..consuetudini aversane", n. 4, pp. 5-35,
1988.
(Aggiornamento del 30 luglio 2001)
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LA CHIESA CATTEDRALE DI AVERSA
Studio sulla stratificazione
originaria
In un mio articolo, la chiesa
cattedrale di Aversa, studio sulla stratificazione
originaria, apparso sulla rivista culturale locale
<Arte in Aversa, Storia Lettere Arti> (nn. 3-4, aprile
1970), ebbi modo di segnalare l'assoluta novità che
presentava l'impianto planimetrico della cattedrale di
Aversa rispetto alle altre chiese deambulate italiane per la
presenza di cinque cappelle semicircolari radiali nel
deambulatorio, anziché tre, come erano state
riportate nei testi classici del romanico, oltre
naturalmente alle due cappelle sul transetto grande, per cui
il nostro esempio deve ritenersi unico di tal genere in
Italia; cioè unico di una soluzione deambulata
formalmente completa, in quanto, i pochi altri esempi della
Penisola, hanno soluzioni incomplete e non definite.
La riproposizione dell'argomento di questo articolo,
completamente aggiornato, trova validità per due
ragioni, quella dei recenti restauri della cattedrale, che
hanno parzialmente messi in evidenza asserzioni già
da noi teorizzate, e la ulteriore divulgazione di una
ricerca tanto importante per la nostra città che la
vede protagonista delle vicende dell'arte romanica in Europa
e in Italia.
Parte I
Tipologia del deambulatorio
Il deambulatorio [2]
(deambulare -> passeggiare) è l'ambiente terminale
della chiesa situato tra il coro e il perimetro dell'abside.
Esso si configura in modo da seguire una U capovolta
allungata costituente un naturale prolungamento delle navi
laterali della chiesa oltre il transetto. L'ambiente, nelle
forme evolute, è provvisto di cappelle semicircolari
o rettangolari disposte radialmente al coro.
Questa nuova soluzione, che nasce da esigenze
pratico-liturgiche dell'architettura monastica
[3]
si caratterizza in un particolare risultato ambientale che
è tra i più felici dell'architettura romanica:
dilatazione dello spazio centrale dell'area presbiteriale in
quello circostante deambulato; spazio nello spazio frapposto
da archi insistenti in un primo momento su piloni polistili
compositi [4]
(Foto 1-2), poi su colonne binate o isolate [5].
La copertura del deambulatorio nella forma arcaica è
realizzata in opera lignea [6],
con sistema a cavalletto, successivamente in opera muraria,
sia in una unica volta anulare [7]
che in volte su campate a crociere costolonate
[8]
o non, mentre le cappelle semicircolari si presentano
coperte da semicalotte sferiche.
La soluzione deambulata è decisamente di derivazione
latina; essa risulta più complessa dell'ambulacro,
ambiente terminale delle navate [9],
presente sovente nella basiliche cristiane del tardo antico
[10].
La tipologia del deambulatorio, esclusi i rari esempi
ellenistici, trova radici negli edifici di Santa Costanza
[11],
di pianta circolare, del 340 c. d. C., nelle basiliche
costantiniane Major [12]
(presso l'attuale San Lorenzo in Roma) e nel ss. Marcellino
e Pietro [13]
della stessa città (esempi, questi, arcaici
rudimentali) e più tardi in Santa Maria Maggiore (V
sec.) [14]
di Nocera dei Pagani (di impianto circolare - probabilmente
eretta come battistero) ed altri esempi, quale il battistero
di Santo Stefano di Verona [15]
del X secolo.
In forma evoluta il deambulatorio è presente nella
cattedrale di Aversa (iniziata nella prima metà
dell'XI secolo intorno agli anni Trenta [16]),
nella chiesa abbaziale della SS. Trinità di Venosa,
della seconda metà dell'XI secolo, dipendente dalla
distrutta abbazia di Sant'Eufemia in Calabria, del 1062
[17],
nel duomo di Acerenza (eretto intorno al XII secolo)
[18]
e nella chiesa dei pellegrini di Sant'Antimo presso Siena
(XII secolo). A questi esempi va aggiunta Santa Maria a Pie'
di Chienti nelle Marche (XII sec.), costruita su due livelli
in due periodi; la chiesa non è riportata da nessun
testo ufficiale di architettura romanica.
Nel X secolo, secondo Conant [19],
il tema appare nella forma più complessa, la prima
forma deambulata completa, nelle chiese francesi
[20]
di St-Martin di Tours (994-1014, ripresa nel 1050 circa -
Tav. I) e di St-Germain di Auxerre [21],
mentre, secondo Kubach, le prime forme deambulate si
presentano nelle chiese di Jumièges e di Rouen, nella
regione della Normandia [22],
con possibilità di contatti con la Borgogna (vedi
Cluny III).
La nuova soluzione architettonica, come già rilevato,
dopo una rudimentale presenza sul nostro suolo, precedente
il Mille, si trova quasi esclusivamente nei complessi
chiesastico-monumentali costituente argomento valido, in un
certo senso, solo per tali destinazioni [23]:
la possibilità di disporre di più cappelle
contemporaneamente, per più uffici liturgici ne
favorisce la scelta. Argomento valido costituisce anche
l'utilizzazione della struttura prima del suo completamento,
in quanto l'erezione di tali enormi chiese viene iniziata
non dalla parte anteriore, cioè dalla facciata
dell'ingresso, bensì dalla posteriore e
successivamente ultimata nella facciata.
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1. Aversa, Cattedrale. Interno del
deambulatorio, piloni polistili e volte
costolonate.
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2. Venosa, SS. Trinità. Pilone
composito del deambulatorio.
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Tav. 1. Tours, St-Martin. Pianta
(Pevsner).
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[1] Un parziale ma
attento esame sulla cattedrale di Aversa è stato
affrontato dagli autori di seguito elencati:
a) F. Fabozzi, Istoria della fondazione della città
di Aversa, Napoli 1770;
b) G. Parente, Origini e vicende ecclesiastiche della
città di Aversa, Napoli 1857-58;
c) E. Bertaux, *L'art dans l'Italie Meridional, Paris
1904;
d) G. T. Rivoira, *Le origini dell'architettura lombarda,
Roma 1907;
e) A. Gallo, Aversa Normanna, Napoli 1938;
f) R. Vitale, La prima chiesa normanna in Italia, la
cattedrale di Aversa, studio riportato sui numeri 18, 19/20,
23/24 di ..consuetudini aversane;
g) W. Kroning, *La Francia e l'architettura romanica
nell'Italia Meridionale, Paris 1958.
(L'asterisco indica le opere documentate da grafici e da
foto del deambulatorio di Aversa).
[2] Sulla tipologia
del deambulatorio cfr. E. Gall, Studien zur geschichte des
chorumgangs, in "Monatrhelte fur hunstwissenschalt", 5,
1912, 134-139, 358-376, 508-509. Cffr. anche il Dizionario
Enciclopedico di Architettura e Urbanistica (in seguito
DEAU), sub voce, e H. E. Kubach, Architettura Romanica,
Milano 1978.
[3] "
Evidentemente, è ancora la sintesi convincente, di
scopo pratico-liturgico e di forma artistica, a rendere
comprensibile l'accettazione di questa forma architettonica
[deambulatorio] nei diversi paesi
dell'occidente
" (Kronig, op. cit., pgg. 206-7); "
dalla diffusione dell'uso della messa quotidiana da
parte di ogni sacerdote, nacque l'esigenza delle cappelle
con altari, risolta nella forma deambulatoriale a S. Martino
di Tours ed a Cluny
" (N. Pevsner, Storia
dell'architettura europea, Milano 1966, pag. 37).
[4] I piloni
polistili sono presenti in Aversa (v. fig. 1). Per una
più specifica trattazione dei piloni della cattedrale
di Aversa cfr. Rivoira, op. cit., pag. 183 e sgg.
[5] In Italia
prevale l'elemento di sostegno composito, mentre nei paesi
nordici tale elemento è quasi sempre sostituito da
colonne isolate o binate.
[6] La copertura
con cavalletti lignei, sia per le navate laterali che per le
centrali, è adottata nelle basiliche cristiane e
paleocristiane (Cffr. E. Lavagnino, Arte Medioevale, Torino
1960 e P. Ducati, Arte Classica, Torino 1961). Per la
cattedrale di Aversa cfr. le Parti III e IV di questo
articolo.
[7] Caso questo
presente nel deambulatorio di numerose cattedrali francesi
(la volta anulare si incontra per la prima volta in Santa
Costanza di Roma. Cfr. anche nota 11 di questo
articolo).
[8] Caso questo
presente nel deambulatorio della cattedrale di Aversa (cfr.
anche Rivoira, op. cit., che tratta ampiamente il caso dei
costoloni di Aversa).
[9] "
tale
terminazione consiste in un coro centrale, concluso da
un'abside fortemente sporgente dal transetto, i cui bracci
accolgono absidi orientate come quella mediana; in sostanza,
da un punto di vista spaziale, si tratta di un triplice
coro, poiché lo sfalsamento in avanti del coro
centrale, lo rende nettamente separato da quelli che lo
accompagnano lateralmente. Tuttavia, sulla base di questo
sistema, vedremo che gli architetti compiranno numerose
varianti
" (A. Venditti, Architettura bizantina
nell'Italia meridionale, E.S.I. 1967).
[10] Esempi di
ambulacri sono presenti nella chiesa abbaziale di San
Lorenzo di Aversa e, in rapporto più ridotto, nella
IIa stratificazione di Cluny (v. Tav. V).
[11] La
documentazione grafica e fotografica di Santa Costanza
è riportata da Ducati, op. cit.
[12] Per la
pianta cfr. L. Crema, Manuale di storia dell'architettura,
Milano 1962.
[13] Ibidem.
[14] Per la
pianta cfr. Venditti, op. cit.
[15] Per la
pianta cfr. DEAD, voce Medioevo barbarico e preromanico.
[16] Secondo un
recentissimo articolo (A. Cecere, La fondazione della
Cattedrale di San Paolo, in "..consuetudini aversane", nn.
45-46, pp. 6-14, 1998-99; cfr. anche L. Santagata, A
proposito del distico latino della Cattedrale, nel medesimo
numero della rivista, pp.15-16.) la cattedrale di Aversa fu
iniziata nei primi anni Trenta su di una preesistente
chiesa, sanctum Paullum at Averze, da Normanni pellegrini e
fu completata dopo il 1127 da Roberto II.
[17] Cfr. E.
Bairati e A. Finocchi, Arte in Italia, Torino 1984.
[18] Per
l'attribuzione di questa chiesa vedi la Parte IV, nota 58 di
questo studio.
[19] K. J.
Conant, Carolingian and Romanesque architecture: 800-1200,
The Penguin Books, 1959.
[20]
L'espressione 'francese' è puramente di riferimento
geografico poiché, in senso politico, in tali secoli,
non è consentita.
[21] Un esempio
anteriore al St-Martin di Tours e al St-Germain di Auxerre,
di età carolingia, lo troviamo nel monastero di San
Gallo in Svizzera (Venditti, op. cit.). La pianta di San
Gallo è pubblicata da H. Saalman, L'architettura
medioevale, Milano 1964.
[22] Cfr. Kubach,
op. cit.
[23] Cfr. oltre e
nota 3.
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Parte II
Caratteri compositivi prevalenti
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Ricerche sull'architettura medievale
italiana e d'oltralpe, evitando l'introduzione di esempi con
carattere compositivo di ambiente deambulato di diversa
impostazione costruttiva, suggerirono la forma incompleta
del deambulatorio della nostra cattedrale (Tav. II - le
anomalie compositive presenti in altre simili costruzioni
[24]
-Tav. III - in parte, dovrebbero essere giustificate dalle
loro più ridotte dimensioni -).
Nelle regioni nordiche ambienti simili, di moli assai
notevoli: (St-Martin di Tours - Tav. I - in Francia,
Santiago di Compostela in Spagna -Tav. IV - e Cluny III in
Borgogna - Tav. V - [25]),
- come vedremo anche per il San Paolo di Aversa
[26]
- presentano, nel deambulatorio, un numero di cappelle
radiali superiore a tre, cioè cinque; dunque
corrispondenti alle cinque delle sette campate, di cui la
centrale a volte più ampia, le due campate iniziali
in parte erano occultate dagli invasi delle cappelle del
transetto [27].
Tali valutazioni hanno imposto un più attento esame
di quello fino ad allora affrontato dell'originario impianto
del nostro deambulatorio. Infatti, l'invaso della struttura
deambulata presentandosi solamente con tre cappelle radiali,
sarebbe risultato privo di un discorso architettonico
compositivo lineare unitario in un'articolazione formale
così complessa, così come appare nelle citate
chiese nordiche d'oltralpi. Poiché non v'è
alcun dubbio che gli artefici della nostra chiesa sono
nordici, maestranze nordiche, od educati in ambiente
nordico, dell'area della Normandia, come si evidenzia, e di
cultura con caratteri compositivi più vicino agli
esempi di tali regioni [28].
Gli esempi confacenti da considerare sono quelli di
St-Martin e di St-Germain della fine del X-inizio XI sec.,
con coro coevo a quello di Aversa [29].
Il deambulatorio della cattedrale di San Paolo è
costituito da sette campate coperte da volte a crociera, con
costoloni di grosse nervature a fasce, intervallate da
raccordi trapezoidali a botte [30]
(foto 3) - tecnica costruttiva, questa, che in Aversa trova
la prima rudimentale applicazione, per passare poi, con
ulteriori e più eleganti forme in altri ambienti
romanici e successivamente in quelli gotici, nei quali il
tema deambulato avrà maggiore diffusione
[31]
-. I tre spazi terminali dell'area presbiteriale, di cui
quello centrale più ampio [32],
si dilatano per modellarsi in absidi semicircolari. La prima
campata laterale destra di accesso al deambulatorio immette
nell'attuale piccola sacrestia. Il vano fu ricavato
dall'ampliamento della chiesa; esso è preceduto da un
interessante portale marmoreo del III° decennio dell'XI
secolo, qui collocato in epoca successiva: si presenta con
un sistema architravato trilite con cornice dentellata che
termina con protomi umane a mo' di medaglioni
[33].
L'altra campata del lato sinistro immette nello scalone
d'onore dell'adiacente Seminario (Tav. VI).
Le conclusioni a cui si giunse della diversa configurazione
del nostro deambulatorio hanno trovato valida conferma da
indagini condotte in situ che hanno evidenziato, nel lato
sinistro del vano preceduto dal portale, una breve parete
curva corrispondente ad una parte del perimetro estrerno di
una delle due absidi sopra ipotizzata; la parete continua in
un attiguo vano, adibito a deposito, accessibile da una
porticina del lato destro dell'altare della seconda campata
[34].
Il vano dovette essere chiuso nel primo Settecento o poco
dopo, forse durante i lavori di restauro del duomo e quelli
di costruzione del nuovo seminario ad opera dell'architetto
romano Carlo Beratti, il quale fece abbattere l'abside
sinistra del deambulatorio per costruire lo scalone del
seminario. Un'altra questione è quella dell'ipotetica
presenza di tre cupole sul transetto grande [35];
questione che affronteremo di seguito.
Ritornando alle absidi del deambulatorio, in tutto cinque,
l'invaso costituisce certamente un importante motivo per la
rilettura geografica dell'architettura preromanica e
romanica delle eree d'Italia e d'oltralpe: l'esempio di
Aversa rappresenta in Italia una completa e concreta
configurazione di architettura chiesastica deambulata
riferibile solo e direttamente ad edifici d'oltralpe del X e
XI secolo le cui radici vanno cercate nel linguaggio latino
di strutture deambulate.
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Tav. II. Aversa, Cattedrale. Pianta del
deambulatorio (Rivoira)
Tav. IV. Santiago de Compostela, S. Maria del Sar. Pianta
(Lundberg)
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Tav. III. Venosa, SS. Trinità.
Pianta generale delle chiese (Rivoira).
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Tav. V. Cluny, Monastero.
Planimetria (DEAU).
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3. Aversa, Cattedrale. Costoloni delle
volte del deambulatorio.
Tav. VI. Aversa, Cattedrale. Pianta generale (dis. A. C.).
L'area col tratteggio indica la stratificazione originaria
(sec. XI-XIII). 1. Deambulatorio. - 2. Cappelle radiali. -
3. Presbiterio. - 4. Transetto grande. - 5. Transetto
piccolo. - 6. Absidi. - 7. Tempietto di Loreto. - 8.
Cappella del Tesoro. - 9. Cappella del Sacramento. - 10.
Cappelle. - 11. Scalone d'Onore del Seminario. - 12. Coro
piccolo. - 13. Campanile.
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[24] La chiesa
abbaziale della SS. Trinità di Venosa e la cattedrale
di Acerenza. Per tali chiese vedi le seguenti note 57 e
58.
[25] Per queste
chiese vedi oltre e nota 60. La pianta di Santiago di
Compostela è riportata da Conant, op. cit.
[26] La
cattedrale di Aversa presenta le seguenti dimensioni:
a) lunghezza della chiesa nei punti estremi, c. 96,00 m;
b) lunghezza dall'ingresso principale al coro compreso, c.
81,00 m;
c) lunghezza del transetto grande nei punti esterni, c.
55,00 m;
d) lunghezza del secondo transetto nei punti esterni, c.
50,00 m;
e) larghezza della navata centrale, c. 12,00 m;
f) larghezza della navata laterale, c. 5,00 m;
g) larghezza della navata laterale (attualmente cappelle),
c. 6,00 m;
h) altezza cupola (esterno), c. 37,00 m;
i) altezza cupola (interno), c. 34,50 m;
l) altezza navata centrale, c. 21,20 m;
m) altezza navata laterale, c. 10,60 m.
[27] Caso questo
frequente (si riportano gli esempi più significativi)
nelle chiese di St-Martin di Tours, di St-Martial di
Limoges, di Ste-Foi di Conques, di St-Sernis di Touluse e di
Santiago di Compostela (cff. Conant, DEAU e Kubach, opere
citate). In Italia il caso simile al citato St-Martin di
Tours (fig. 3) è presente nella cattedrale di Aversa
(fig. 9).
[28] Cff. Kubach
e Bairati-Finocchi, opp. citt.
[29] Cfr. Conant,
op. cit.
[30] Cfr.
Rivoira, op. cit. La parte esterna del coro presenta enormi
contrafforti simile a quelli dell'abside di San Celso di
Milano (X secolo).
[31] I costoloni
saranno presenti nel Sant'Ambrogio di Milano e nelle
cattedrali gotiche del nord Europa (Cfr. L. Grodecki,
Architettura Gotica, Milano 1978).
[32] Cfr. nota
27.
[33] Cfr. A.
Cecere, La chiesa Cattedrale di Aversa...
[34] L'abside
presenta al centro una stretta apertura che termina con
blocchi tufacei aggettanti formanti un angolo acuto.
[35] Alla nota 29
del manoscritto Vitale (op. cit.) riporta una notizia di
Alfonso Gallo (in, Corriere Campano, Anno I, n. 14, dicembre
1922) il quale asseriva che "le tre navate del nostro tempio
[Duomo] erano terminanti con tre cupole a perimetro
ottagonale argomentandolo, forse dalla costruzione di Santa
Maria a Piazza. Di queste tre cupole non rimarrebbe che la
centrale, essendo le due più piccole crollate per
terremoti, precedenti al 1468".
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Parte III
Ipotesi di una copertura con tre cupole
Ricostruzione
Valutando positivamente la notizia di
Gallo [36],
secondo la quale risulterebbe che il nostro duomo, in
origine, presentava sul transetto grande - il transetto
minore, corrispondente al secondo asse trasversale della
chiesa [37],
doveva comprendere le cappelle del Sacramento e del Tesoro -
tre cupole (di cui la centrale più alta), è
possibile avere la completa configurazione della fabbrica
del duomo, escludendo ovviamente la facciata e la sua zona
antistante, occupata dal 'cimiterium ecclesie sancti Pauli'
[38],
per le poche notizie in possesso senza tralasciare,
comunque, i chiari propositi per una affidabile
ricostruzione [39].
L'ipotesi del nostro storico che attribuisce il corpo del
transetto grande - opera questa in parte stilisticamente
diversa della struttura in elevato della navata maggiore,
caratterizzata da massicci contrafforti e da pesanti
cornici, fortemente aggettanti evidente anche dalla tavola
dell'Arcuccio [40]
(Foto 4) - ad un periodo posteriore della costruzione della
chiesa giustificherebbe la presenza delle tre cupole
(un'alta cupola centrale con due minori adiacenti
semivoltate) del transetto della chiesa parrocchiale di
Santa Maria a Piazza nella stessa Aversa (Tav. VII). Non
meraviglia, è bene chiarire, se l'ipotesi di Gallo
non troverebbe conferma nella nota tavola dell'Arcuccio
(Foto 5) [41],
del 1468, poiché in quest'anno, i danni causati dai
numerosi incendi e terremoti [42]
che funestarono la nostra città, le cupole, o quanto
di esse rimaneva, avrebbero potuto essere già coperte
dalle capriate del transetto grande. Durante tali eventi si
vide compromessa anche la struttura della cupola
maggiore.
Dall'impostazione ora accennata scaturisce inevitabilmente
una nuova configurazione planimetrica della cattedrale che
vede l'originaria stratificazione in un più
articolato movimento; essa favorisce ed accoglie l'idea di
un corpo longitudinale antistante più complesso,
ripartito in cinque navate, anziché tre, ipotesi
quest'ultima che già prevedemmo nel precedente studio
e che i recenti restauri hanno confermato. Delle navate
laterali la sinistra, ove sono emerse finestre romaniche e
lobate gotiche, simili a quelle che figurano nel dipinto
dell'Arcuccio, ha accolto le attuali cappelle mentre la
destra (Tav. VI), essendo stata danneggiata dagli eventi
sismici, subì una parzialmente riedificazione forse
prima dal restauro di Beratti e fu occupata dagli uffici
capitolari.
Dalla ricostruzione emersa, accertata e sviluppata,
confortata, come abbiamo già accennato, anche dagli
ultimi ritrovamenti, appare indiscutibile affermare che la
chiesa cattedrale di Aversa rappresenta l'unico esempio
nella nostra Penisola di una struttura architettonica
deambulata completa, espressa nella sua interezza di forma
canonica.
Dalle fonti consultate e dalla struttura muraria di palese
impianto arcaico si è pervenuti ad una datazione
della costruzione [43]
che dovette essere coeva o di poco posteriore a quella,
già ricordata, di St-Martin di Tours, a sud della
Loira, in Normandia - il cui primitivo deambulatorio
è completamente scomparso - e comunque anteriore agli
esempi di Jumièges e di Rouen e, nella Borgogna, di
Cluny III; quest'ultimo iniziato solamente nel 1088
[44].
L'indicazione del distico del portale settentrionale del
transetto grande (44) si riferisce alla conclusione del
secondo corpo di fabbrica: il primo era costituito dal
deambulatorio, il secondo dai transetti e dalle cupole
mentre il terzo è il corpo antistante con la
facciata. Cioè, l'erezione della cattedrale che
sembra nata come chiesa di pellegrinaggio, andrebbe
collocata intorno al1030, anno della erezione della contea
di Aversa, o poco dopo, mentre la sua ultimazione, secondo
recenti studi (vedi nota 16), avvenne dopo il 1127 (19
dicembre), anno della elezione del principe Roberto II,
conte di Aversa, ricordato nell'epistilio della porta
principale della cattedrale, ora non più esistente
[45].
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4. Aversa, Cattedrale. Incrocio del
transetto grande con la navata centrale.
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5. Angiolillo Arcuccio, San Sebastiano,
olio su tavola, 1468 (1,69x1,54).
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Tav. VII. Aversa, S. Maria a Piazza.
Sezione sul transetto (dis. A. C., 1969).
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[36] Cfr. nota
35.
[37] Difatti
l'ala sinistra, prima del 1493, non era occupata dalla
cappella del Sacramento e del Tesoro è arguibile sia
dalla loro copertura a botte, dissimile dalle altre, coperte
da volte mistilinee, nonché dalle diverse dimensioni
di questa con le altre cappelle.
[38] Cffr. A.
Gallo, Codice Diplomatico Normanno di Aversa, Napoli 1927,
pgg. 68 e 163 e C. Salvati, Codice Diplomatico Svevo di
Aversa, Napoli 1980, pag. 180.
Originariamente il duomo presentava ingressi oltre che sulla
facciata principale anche sui lati del transetto grande
(Cfr. Anonimo Aversano, riportato in Parente, op. cit., vol.
I, pgg. 342 e 355).
[39] Le primitive
strutture, rinchiuse nei muri e nei pilastri (dalla parte
antistante il transetto grande), vennero in luce dopo il
terremoto del 1349, e di qui cominciò la serie di
restauri che terminò poi con quello eseguito da Carlo
Beratti per incarico del cardinale Innico Caracciolo (il
restauro fu iniziato il 27 giugno del 1703 e terminato dopo
12 anni; cffr. l'Anonimo Aversano, in Parente, op. cit.,
vol. I, pag. 372 e F. De Mura, Ricerche storiche e critiche
sulle origini, vicende e rovine di Atella, antica
città della Campania, Napoli 1840).
Durante il sisma del 23 novembre 1980 la chiesa subì
diversi danni per cui si rese necessario provvedere ad
interventi di consolidamento; fu durante tali interventi che
emersero dai piloni del transetto grande colonne e capitelli
di diversa fattura poi posti in evidenza in modo alquanto
discutibile. Inoltre furono evidenziate una serie di
finestre sul muro settentrionale delle cappelle destre.
[40] Cfr. nota 27
di questo articolo. La copertura della navata centrale del
duomo originariamente era a cassettoni con impalcatura a
capriate; ciò viene segnalato dalle seguenti
citazioni: "
sui quali [archivolti] posa la
volta del tempio surrogata dall'antica soffitta o
impalcatura in legno, allora più bassa, dove che ora
vaneggia per altezza di pal. 80 [=21,20 m]
"
(Parente, op. cit., vol. II, pag. 426). Ancora (a pag. 471,
nota 1): "
la rifatta volta a mattoni con bellissimi
andari di partimenti fatti di stucci, e fregiati in oro
(dove prima era un soffitto a stuoia(a))". Gli affreschi
sono quelli di Camillo Guerra cominciati per la volta del
coro del nostro duomo il 16 settembre 1857, come risulta dal
giornale 'Rondinella' di Napoli del 31 ottobre dello stesso
anno (cfr. anche C. Guerra jr., La vita e le opere del
pittore napoletano Camillo Guerra, Napoli 1960).
a) Probabilmente va riferita ai rifacimenti del duomo dal
nostro vescovo Vassallo (1474-1501).
[41] Uno studio
sulla tavola dell'Arcuccio è riportato in 'Arte in
Aversa, Storia Lettere Arti' (in seguito AA), nn. 3-4,
Aprile 1970.
[42] L'incendio
più grave che subì il nostro duomo e con esso
l'intera città fu quello del "1134 o 1135
[allorquando] Ruggero I, re di Sicilia,
appiccò il fuoco alla città " (da Rivoira, op.
cit., vol. II, pag. 183). Cfr. nota 36 del manoscritto di
Vitale che cita un brano della Cronaca dell'Anonimo
Cassinese che qui si riporta: " Contra quem Rogerius veniens
fugavit eum, et Aversane in cinere redegit "; ma che
interpreta nel seguente modo: " Sebbene noi fondati su
documenti più attendibili crediamo che ne
l'affermazione del An. Cassinese vi debba essere molta
esagerazione, limitandosi tale distruzione a i borghi,
allora esitenti fuori il perimetro de la città, ed a
l'abbattimento de le case degli avversari".
Il terremoto più grave fu quello dell'anno 1349.
L'autore (Anonimo Aversano, in Parente, op. cit., vol. I,
pag. 346 e sgg.) così racconta: "
ne più
antichi annali essere stata la città bersagliata di
simili spaventevoli terremoti l'anno 1349 [il 10
settembre in seguito specifica] che fu il più
fiero di tutti come da Tommaso Costa si narra e dal
infrascritto diploma pontificio [anno 1352, di Innocenzo
VI; cfr. paragrafo di Maiorana nella stessa opera] si
raccoglie, restando una buona parte della città
atterrata e distrutta, e fra l'altre fabbriche il magnifico
edificio del Duomo
ruinò senza far male a
nessuno". Cfr. anche vol. II, della stessa opera, pag.
428.
[43] La
cattedrale di Aversa fu costruita sull'antica cappella di
San Paolo (cfr. A. Cecere, Cenno storico sulla città
di Aversa, in AA n. 2, 1969, pag. 13, nota 9) intorno alla
terza decade dell'XI secolo; l'inizio della sua costruzione
molto probabilmente seguì la nascita della contea
aversana (a) mentre solamente successivamente, per opera di
Riccardo I, terzo conte di Aversa, diventa sede episcopale.
La chiesa fu ultimata agli inizi del principato di Roberto
II (dopo il 1127). Sedette primo vescovo Azolino (1049-56,
cfr. Rivoira, op. cit., pag. 183) (b).
a) Il canonico Pesce asserisce che la chiesa fu costruita al
tempo di Rainulfo (cfr. Parente, op. cit., vol. I, pag.
57).
b) Bolla di Callisto II dell'anno 1121 riportata da Parente
in op. cit., vol. I, pag. 260 "
Ex fratrum relatione
comperimus, qui causam plenius cognoverunt ab ipso fere sui
principio Aversana Ecclesia Romana familiae adhaesit
ecclesiae, unde Romana sibi ecclesiae eam tamquam specialem
filiam specialiter vendicavit, et in ea Episcopos tamquam et
in aliis suis specialibus acclesiis ordinavit siquidem
dominum praedecessor noster sanctae memoriae Leo Papa nonus
[1048-1053] primum ibi Episcopum Azolinum videlicet
consecravit, porro Urbanus Guimondum, Gelasius Robertum
Episcopos consecravit, quorum nos auctoritatem et vestigia
subsequientes praedictam Aversana ecclesiam in solius Romana
ecclesiae subjectione decrevimum conservandam
".
[44] Per Cluny
cfr. J. Evans, The Romanesque Architecture of the Order of
Cluny, Cambridge University Press 1938.
[45] PRINCEPS
JORDANO RICHARDO PRINCIPE NATVS / QUAE PAT(ER) INCAEPIT
P(I)VS HAEC IMPLENDA RECAEPIT
Cfr. nora 21.Sulla porta principale del duomo esisteva il
seguente passo:
VULTO IOCUNDO / ROBERTO DANTE SECUNDO / PULCHRA FIT HAEC
EXTRA / SATIS INTUS ET AMPLA FENETRA
La notizia è riferita da Alfonso Gallo (Aversa, pag.
164, nota 2) che l'attinge dal cronista Calefati (morto
l'anno 1592) il quale, nel suo inedito Zibaldone,
così riferisce: "Nell'anno 1127 soccedè
Giordano Principe di Capua e Conte d'Aversa a cui
soccedè Roberto suo figlio secondo di tal nome et
ultimo della seconda linea delli Normanni che tal principato
godette; del quale Roberto si fa menzione in un marmo de la
porta maggiore del Duomo di Aversa in questi versi
[seguono i versi citati].
Si riportano gli storici che prospongono la data di
fondazione del duomo: C. L. Ragghianti (L'arte in Italia,
1969, vol. II, dal sec. V al sec. XI, pgg. 701-3) lo ritiene
findato nel 1062; Conant lo ritiene fondato nel 1150 (op.
cit., pag. 217: "Aversa, not far from Naples, has a
cathedral dating from about 1150, containing and
archaic-looking rib-vaulted ambulatory; which would seem to
be ultimately of French inspiration, though with the church
of S. Clemente at Torre dei Passeri, Teramo (1178-82), which
has a half-Burgundian triple porch, it may have acquired the
ribs through Lombard influence".
Il coro di Aversa è affrontato da Kronig (op. cit.,
pag. 208) che lo ritiene successivo all'incendio del
1145.
Rivoira (op. cit., pag. 183 e sgg.): "
believed that
the ambulatory at the cathedral af Aversa dated back to
1049-56
".
|
Parte IV
Il deambulatorio nel Meridione d'Italia
Conclusione
Come già ricordato in precedenza
il tema deambulato trova origine negli edifici cristiani a
pianta centrale del tardo antico, mentre solamente
più tardi - un esempio, del periodo carolingio,
è il San Gallo in Svizzera [46]
- si presenta in forma più completa e matura, per la
prima volta sul suolo francese, nella chiesa di St-Martin di
Tours (Tav. I), iniziato verso la fine del X secolo e, poco
dopo, sulla nostra Penisola, nella chiesa cattedrale di
Aversa (Tav. VI) ove raggiunge proporzioni mai superate da
altri simili ambienti di questo periodo [47].
Rimarrebbe da chiarire la presenza dell'organismo sul nostro
suolo, organismo, sotto un certo aspetto, non consueto alla
cultura architettonica italiana [48],
ma con radici latine.
A questo punto sarebbe giusto chiedersi come sia giunta
sulla Penisola tale struttura architettonica oppure come sia
arrivato sul suolo francese un tema, così sviluppato,
cha ha avuto la più naturale applicazione in edifici
del tardo-antico e del primo medioevo in Italia?
[49].
Alle domande non ancora è possibile dare risposte
definitive, per una dovuta cautela, pur propendendo di
assegnare alla radice latina il tema deambulato.
In quest'ultima parte ci limiterò a fornire un
repertorio cronologico delle strutture deambulate nelle aree
d'oltralpe e d'Italia.
Riprendendo l'analisi della nostra cattedrale, sebbene i
suoi elementi plastici e decorativi ci portino ad una
datazione antecedente a quella assegnata, la costruzione
trova valida giustificazione solo con la presenza dei
Normanni [50]
i quali senza fuor di dubbio dovettero essere i costruttori,
come recenti studi hanno a loro attribuito, oltre la
già ricordata chiesa di Notre-Dame di Jumièges
(1037-66, coro rifatto [?] in età gotica)
[51],
la originaria cattedrale di Rouen (XII sec.), come pure non
si esclude la presenza normanna nella chiesa abbaziale di
Bernay (1017-55), tutte in Normandia e nella cattedrale di
St-Martin di Tours nella Loira (1246, term. nel XVI sec.)
[52].
In inghilterra gli esempi deambulati più
significativi [53]
sono quelli delle cattedrali di Winchester (1079-93), di
Gloucester (1087-1160) e di Norwich (1090-1145), realizzate
dopo la conquista del paese, nel 1066, dai Normanni
[54]
(Tav. VIII).
Per quel che riguarda l'omogeneità o affinità
stilistiche e soprattutto costruttive presenti nel Cluny III
(Tav. V) e nel San Paolo (Tav. VI) vi sono da fare delle
considerazioni di ordine pratico-culturari: le absidi del
deambulatorio, col presbiterio ad aula, ed i piloni a fasce
compositi sono elementi più vicini all'area della
Normandia, mentre l'impostazione delle torri nella facciata
principale esterna - torri corrispondenti, nel San Paolo,
alle scale elicoidali dei piloni - e le cupole sul transetto
con motivi ad archetti ciechi, elementi lombardi, sono
riscontrabili nella terza stratificazione abbaziale di
Cluny, in Borgogna, iniziata nel 1088 e non ancora terminata
nel 1135 (Foto 6-7-8) [55].
Si conclude pertanto con la seguente definitiva congettura:
le nascenti esperienze architettoniche deambulate della
Normandia giungono in Aversa ad opera dei normanni, subito
dopo la sua elezione a prima contea normanna in Italia, per
interessare, poco dopo, il territorio del meridione d'Italia
e della Sicilia, ritenuta ormai area di nuovi loro
insediamenti. Da Aversa, quindi, il tema passerà, in
forma ridotta, alle abbazie di Sant'Eufemia in Calabria
[56]
e alla SS. Trinità di Venosa [57]
(Tav. III e Foto 9) e, più tardi, alla vicina
cattedrale di Acerenza [58]
(Foto 10), nella stessa Lucania, dopo che i Normanni ne
ebbero conquistato i territori.
E' certamente ardita, ma possibile, l'idea di vedere i
nostri costruttori normanni passare dalla nostra cattedrale,
in contatto con l'antica abbazia di San Lorenzo
[59],
della stessa area, legata, questa, agli ordini monastici
cluniacensi, per rivederli, poi, nella III ricostruzione di
Cluny [60].
In Italia, oltre gli esempi citati, qualche altro ha
interessato la Toscana; la chiesa dei pellegrini di
Sant'Antimo [61],
presso Siena, la quale per le ridotte dimensioni è
poco avvicinabile ai nostri esempi e la chiesa di Santa
Maria a Pie' di Chienti nelle Marche (XII sec.), costruita
su due livelli in due periodi - la chiesa non è
riportata in nessun testo ufficiale di architettura
romanica. -.
Successivamente il tema largamente adottato in altre chiese
d'oltrealpi e, con altre esperienze, nella Borgogna nel
notissimo Cluny III [62].
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6). Aversa, Cattedrale. Esterno delle
absidi del deambulatorio
|
7. Aversa, Cattedrale. Esterno della
quarta abside del deambulatorio.
|
9. Venosa, ss. Trinità. Esterno
delle absidi del deambulatorio.
|
10. Acerenza, Cattedrale. Absidi del
deambulatorio e del transetto.
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[46] Vedi nota
21.
[47] Il
deambulatorio della cattedrale di Aversa è il
più grande di tali ambienti in quanto le sue
dimensioni superano quelle di St-Martin di Tours, di
Santiago de Compostela e di Cluny III; la sua lunghezza dal
centro della cupola è di 43 metri circa.
[48] Il Toesca
(Pietro, Storia dell'arte italiana, Il Medioevo, Torino
1913, pag. 572) ritiene che il motivo deambulato è di
derivazione francese in quanto sul nostro suolo tali esempi
sono rari, mentre sul suolo francese il deambulatorio ha la
più grande diffusione.
[49] "
Non
fu dunque derivato dalla Francia questo motivo di
costruzione [deambulatorio], se mai, si potrebbe
sostenere che i nostri architetti lo insegnarono ai
francesi" (Bernich cit. da Stanislao Fraschetti, in Napoli
Nobilissima, 1902, pgg. 15-16).
"
Ci troviamo [con le absidi traforate] per la
prima volta di fronte ad un modulo architettonico di enorme
interesse, destinato ad avere sviluppi ulteriori assai
più tardi, nelle strutture romaniche: certamente a
soluzioni paleocristiane di questo tipo si ispirarono i
maestri costruttori di St-Martin a Tours e di Cluny
III
" (Venditti, op. cit., pag. 488).
[50] Cfr. Cecere,
Cenno, pgg. 5-19.
[51] Venditti
(op. cit., pag. 899) ritiene che il sistema deambulato fu
diffuso dai grandi pellegrinaggi (tesi sostenuta già
da Pevsner, op. cit., pag. 50 e Conant, op. cit., pag 91 e
sgg.). Ciò rafforzerebbe la nostra ipotesi, di dare
la paternità di costruzione ai normanni
pellegrini.
[52] Cfr. Kubach,
op. cit.
In Francia, oltre gli esempi già ricordati, il motivo
deambulato viene ripetuto nella cattedrale (946-?) e nella
Notre-Dame-du-port (1185) di Clermont-Ferrand, nella
Notre-Dame di Paray-le-Monial (1100 e sgg.) che assieme al
St-Lazaire di Autun (1120-32), il St-Audoche di Saulie (1125
c.), La-Charité-sur-Loire (1125 c.), la Notre-Dame di
Beaune (1150 c. e sgg.), la cattedrale di Langres
(1150-1220) costituiscono esempi con influssi cluniacensi.
Altri esempi deambulati di diverso influsso sono: St-Etienne
di Cael (iniz. 1068), il St-Aignon di Orléans
(1030-?), la cattedrale di Fluberto di Chartres (1037), la
cattedrale di Vignons (Champagne) (1049-57), le abbazie di
Saint-Savin-sur-Gartempe (1060-75), di
Saint-Benoit-sur-Loire (1067-1108) e di Clairvaux (1154), il
St-Pierre di Chauvigny (iniz. sec. XII), la chiesa di
Parthenay-le-Vieux, il St-Hilaire e il St-Pierre di Melle,
le chiese di Saint-Jouin-de-Marnes e di Preuilly, il
St-Pierre-de-la-Tour di Aulnay-de-Saintonge,
Notre-Dame-la-Grande di Poitiers (1130-45 c.), l'abbazia di
Fontevrault (Anjon) (consacrata nel 1119), il St-Paul di
Issoire (1130-50), le chiese di Saint-Nectaire, di Orcival
(1168 c.) e di Saint-Saturnin, il St-Julien di Brioude,
quella di Chauriat, l'abbazia di Fécamp (1106 e
sgg.), il St-Martial di Limoges (Rousséve), il
Ste-Foi di Conques e il St-Sernin di Touluse. A Gerusalemme
il Santo Sepolcro (1149) ha caratteri simili alle chiese
francesi.
[53] In
Inghilterra gli esempi citati sono gli unici ad avere il
deambulatorio.
[54] Lo Schulz
(Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unter Italien,
Dresda 1860, pag. 253) ci informa che, mentre in Campania i
costruttori normanni si ispirarono a modelli classici per
tali ambienti, in Sicilia e nelle Puglie risentirono delle
influenze bizantine e arabe.
[55] Per il
deambulatorio di Aversa cffr. le opp. citt. di Conant, nota
1, Lavagnino e Avena.
[56] Cfr. Bairati
e Finocchi, op. cit..
[57] Per la SS.
Trinità di Venosa cfr. R. Bordenache, La SS.
Trinità di Venosa, Scambi ed influssi architettonici
ai tempi dei primi normanni in Italia, in Eph. Dac., VII,
1937, pgg. 1-76. Un rilievo delle chiese è in Avena,
op. cit., pag. 324, fig. 214.
Per i rapporti tra i normanni aversani e venosini cfr.
Gallo, Aversa, pgg. 15-16, che così cita: "Arduino
[milanese] arrivò [il 28 marzo del
1041] coi suoi Normanni sotto le mura di Melfi", e
riporta una notizia di Amato (II, 18 e 20): "lieti e gioiosi
[i Normanni] su i loro cavalli", si diressero a
Venosa, i cui abitanti "ebbero paura di loro. La
città fu saccheggiata e la preda portata a Melfi".
Ancora, pag. 137: "Sappiamo con quanta diffidenza furono
accolti a Melfi i contingenti aversani di Arduino che "s'en
aloien solachant par li camp et par li jardin" (Amato, II,
19 e 20) e che a Venosa fecero una "prole grandissime et
sanz nulle brigue" (ibidem).
[58] Per il duomo
di Acerenza cfr. Schulz, op. cit. Il duomo di Acerenza fu
iniziato nel 1080 dal vescovo Arnaldo e compiuto nel 1098,
rifatto nel 1281.
Per i rapporti tra i normanni aversani e quelli di Acerenza
cfr. Gallo, Aversa, pag. 37, il quale ci informa che "il
conte di Acerenza [Asclettino]
era fratello
dell'altro Asclettino, [2°] conte di
Aversa".
Dallo stesso Gallo (Aversa, pgg. 192-93) si apprende che il
San Lorenzo di Aversa possedeva "ad Acerenza il casale di
Cerrapura, l'abbazia di S. Maria di Curonofio, le chiese di
Cenapura, S. Nicola de Salce, S. Maria de Colovrata e S.
Nicola ad Acerenza".
[59] Cfr. A.
Cecere, La chiesa e il convento di San Lorenzo, La Voce
della Campania, dicembre 1975.
Varie volte si incontrano tra il clero della città
monaci di San Lorenzo di Aversa dello stesso ordine di
Cluny: cfr. Gallo, Aversa, pag. 161 e sgg., il quale ci
informa che "
dello stesso ordine erano i religiosi di
S. Lorenzo di Aversa, che tanta affinità avevano coi
benedettini di Cluny, anche per quanto concerne la loro
gerarchia e la loro organizzazione. Il vescovo [di
Aversa] Guimondo II [1081], benedettino
francese, avrà favorito la corrente cluniacense della
quale rimane una così viva testimonianza nella pianta
della cattedrale". Il Gallo, purtroppo, non attribuisce
l'epoca di costruzione della nostra cattedrale precedente
all'abbaziale cluniacense e che di conseguenza, essendo il
Cluny III iniziato solo nel 1088, sette anni dopo la seduta
di Guimondo II (Ughelli, I, 488), non può
assolutamente presentare influssi borgognoni poiché
fu la chiesa di Aversa, costruita prima, a contribuire
notevolmente all'impianto di Cluny. Ancora, pag. 198:
"
Nella gerarchia [dei monaci di S. Lorenzo]
trovansi, come a Cluny, il Magnus prior, i pueri e tutto
l'ordinamento della servitù rurale".
[60] Cluny III fu
"iniziatoa da S. Ugo nel 1088, proseguito e quasi terminato
dall'abate Ponce de Melgue II (1109-21), rimaneggiato da
Pietro il Venerabile che nel 1122-30 aggiunse gli archi
rampanti ed iniziò il grande nartece (finito solo nel
1220), demolito (tranne il braccio sud del transetto
maggiore, ancora in piedi) nel 1810, che convengono gran
parte alle nuove idee e delle esperienze costruttive ed
architettoniche effettuate in Francia nella seconda
metà del sec. XI. L'immenso edificio, progettato dal
monaco Gunzo, aveva cinque navate, due transetti con
cappelle orientate nel postico, deambulatorio con cappelle e
sette torri" (DEAU, voce Romanico).
[61] Cfr.
Bairati-Finocchi, op. cit.
[62] Il tema
deambulato è presente in Italia, escluso gli esempi a
pianta centrale di Santa Costanza in Roma, Santa Maria
Maggiore in Nocera dei Pagani e Santa Sofia in Benevento,
nel duomo di Ivrea (1002), nel Santo Stefano di Verona
(iniz. sec. XI), nella chiesa di Sant'Antimo a Castelnuovo
dell'Abate (1118 c.) ed in forme evolute, oltre quella di
Aversa, nelle abbazie di Sant'Eufemia (1062) e della SS.
Trinità di Venosa e nel duomo di Acerenza. A questi
esempi va aggiunta Santa Maria a Pie' di Chienti nelle
Marche (XII sec.), costruita su due livelli in due
periodi.
Un esempio a pianta circolare di tale tema è presente
in Iugoslavia nel San Donato di Zara (946).
In Germania il tema si trova nel ST Godehard di Hildesheim
(1133-72); in Danimarca nella cattedrale di Roskilde (c.
1160 e sgg.); in Spagna, oltre al citato Santago de
Compostela, nel San Pedro de Roda (1022) e nel S. Juan de
las Abadesas, presso Gerone (c. 1114-50).
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Tav. VIII. Principali centri di
diffusione dell'architettura romanica in Europa. 1. Confini
politico moderni. a) Aversa. b) Venosa. c) Acerenza. d)
Montalcino. e) Santiago di Compostela. f) Cluny. g) Tours.
h) Rouen. i) Jumiège. (EAU).
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8. Cluny, Monastero. Litografia del
XVIII secolo.
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