La fondazione di
san Lorenzo ad Septimum(1)
sulla via pubblica(2)
di Aldo Cecere,
in "..consuetudini aversane", N. S., n. 4, pp. 4-23,
2006.
(Aggiornamento del 30 luglio 2001)
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Considerazioni generali
L'idea
della contemporanea presenza di due cenobi benedettini - mi
riferisco a quelli laurenziani di Capua e di Aversa - poco
lontani l'uno dall'altro mi ha provocato sempre dei dubbi
per vari motivi che di seguito indicherò in quanto
non supportati da valide e chiare motivazioni, così
come riportato in alcuni documenti riferiti all'XI secolo
che, come vedremo in appresso, hanno causato legittimi dubbi
sorti sin dagli inizi della costruzione del monastero
aversano causando a volte accese dispute giunte a noi in
particolar modo nel XVIII secolo tanto che ancora
attualmente non si conosce una chiara visione che
giustifichi l'imponente presenza del cenobio sul nostro
territorio. Difatti è poco consistente il
ragionamento portato dagli storici che si sono interessati
del caso sull'idea della presenza di entrambi i monasteri in
un ristretto lembo di territorio, ricadente, in origine,
nella diocesi capuana, soprattutto perché i complessi
conventuali hanno goduto, nel medesimo periodo, di laute e
lucrose donazioni per la rilevante importanza di stato
giuridico "nullius", cioè di completa indipendenza
dalle diocesi in quanto soggetti direttamente alla Santa
Sede.
Uno
studio recente condotto dall'Università degli Studi
Suor Orsola Benincasa di Napoli e dalla Soprintendenza per i
Beni Archeologici del Molise sull'area conventuale di san
Vincenzo al Volturno (3), un manoscritto del 1841 (2
febbraio) di un monaco dell'Abbazia di san Lorenzo ad
Septimum, forse de Totu (4) e, in particolar modo il
documento di Aloara del 988 pubblicato su questa rivista a
cura del prof. Santagata (5), documento che in appresso
analizzeremo, nonché vari altri documenti e scritti
più volte dibattuti per confutare l'antico diritto
nullius dell'Abbazia di san Lorenzo ad Septimum dalla
Diocesi di Aversa (6), ed altre ricerche come la rilettura
di alcuni passi di Parente, il quale ritenne una pretesa dei
monaci quella dei loro rapporti con gli omologhi di san
Vincenzo al Volturno - come in appresso vedremo tale
presunta pretesa si fonda su chiara documentazione - mi
hanno convinto a riconsiderare il problema dalla presunta
esistenza di uno dei due cenobi, di quello capuano per
intenderci, e riporlo ad uno solamente, cioè quello
di san Lorenzo ad Septimum dell'omonimo borgo di
Aversa.
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1 - Aversa, San Lorenzo ad Septimum. Pianta della
basilica
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Osservazioni
preliminari
Mi
pare interessante iniziare l'elaborazione dell'assunto
interpretando, con un efficace esame stilistico, lo schema
tipologico della seconda stratificazione della chiesa di san
Vincenzo al Volturno (Tav. 2), che, come vedremo, tanta
parte ha avuto nello sviluppo della nostra chiesa di san
Lorenzo. Si valuteranno poi le rispettive attinenze
morfologiche, rapportando entrambe le strutture alle
rispettive epoche di costruzione. Infine affronteremo
l'intricato problema dell'assegnazione del nostro convento
di san Lorenzo al territorio capuano, territorio solo
successivamente acquisito dai Normanni aversani, il tutto
affidandoci alla documentazione esistente seguendo,
comunque, un rigoroso ordine filologico.
In
effetti, il lavoro che mi accingo a sottoporvi, si è
basato solamente su quanto mi è stato possibile
consultare, ciò che prefigura una necessaria
lamentela: mi è stato più volte negato di
visionare le relazioni del Convegno di Studi sul Romanico
Aversano degli anni '90, durante il quale - solo a titolo
informativo - vi furono da parte di più oratori
lusinghieri apprezzamenti delle mie scoperte sulla
cattedrale, né mi è stato possible visionare
gli studi del complesso di san Lorenzo sugli interventi di
restauro della Soprintendenza di Caserta.
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2 - San Vincenzo al Volturno. Pianta della chiesa
Maggiore.
3 - San Vincenzo al Volturno. Cripta della chiesa
maggiore.
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Come
sempre accade dalle nostre parti, dove vige - per costume -
una ottusa e inspiegata chiusura su tutto quanto riguarda la
conoscenza e la diffusione di documenti indubbiamente
preziosi e utili alla ricerca. E' normale che questi debbano
essere tutelati dagli organismi preposti, ciò non
vuol dire, però, nasconderli proprio perché
costituiscono patrimonio della collettività.
Quanto
detto probabilmente mi indurrà, in un prossimo
futuro, ad approfondire più dettagliatamente aspetti
del caso non ancora del tutto chiariti. In questa escursione
saranno affrontate solamente valutazioni di carattere
generale - ma bastevoli a mio avviso - a supporto del mio
assunto.
San Vincenzo al
Volturno
La
Basilica di san Vincenzo al Volturno (Tav. 2), con il
monastero dislocato in più strutture architettoniche,
nasce, secondo il monaco Giovanni, che redasse il Chronicon
Vulturnense intorno al 1130, seguendo più fasi di
sviluppo. L'edificio più antico fu eretto sul posto
di un Oratorio dedicato a san Vincenzo, che si vuole fondato
dall'imperatore Costantino. L'antico convento, eretto
probabilmente dal duca di Benevento Gisulfo II, intorno alla
Ima metà dell'VIII secolo, comprendeva una piccola
chiesa posta in un recinto pianeggiante, poco distante dal
fiume Volturno.
A
seguito delle nuove scoperte, riconsiderando le nuove
vicende dopo l'incendio del 10 ottobre 881 procurato dagli
Arabi, l'area fu depredata e la chiesa rasa al suolo. I
monaci, che furono costretti ad evacuare dalla zona
diventata ormai insicura e facile preda di razzie, si
allontanarono spostandosi in varie località: un
gruppo di questi raggiunse Capua trovando asilo nel convento
di san Lorenzo - del medesimo ordine Benedettino di quello
di san Vincenzo -, costruito in un territorio a loro donato
nel 703 dal duca di Benevento Gisulfo. Da qui i monaci, dopo
33 anni di sosta, nel 914, ritornarono, forse non tutti,
nell'antico convento presso la sorgente del Volturno per
ricostruirlo e ristabilirvisi definitivamente.
La
ricostruzione definitiva dell'area, con la chiesa più
imponente della precedente, si protrasse per più di
tre decenni, dalla fine del X agli inizi dell'XI secolo. A
tale epoca appartiene la seconda stratificazione, quella
emersa dai recenti scavi dell'Istituto napoletano. Una terza
ricostruzione, che interessò un'area poco distante
dalla precedente, ma più protetta e sicura, si ebbe
alla fine dell'XI secolo, mentre la consacrazione, ad opera
del papa Pasquale II, nel 1115.
Prima
e, molto probabilmente, anche durante la seconda costruzione
della basilica, nei successivi assedi, i monaci continuarono
a privilegiare la sede del territorio capuano, cioè
quella che poi vedremo essere del settimo miglio, luogo
ritenuto sicuro e protetto. Il monastero si trovava nei
pressi di un borgo sorto all'incrocio della Consolare
Campana, antica arteria, che unica Capua dalla omonima porta
a Pozzuoli e a Cuma, con la via che in seguito sarà
denominata Aversana.
Il
fatto della reciproca dipendenza del san Lorenzo con il san
Vincenzo lo hanno sempre sostenuto i monaci dell'abbazia
come riporta sia de Totu che Parente. Parente riferisce che
il "Monistero e la badia cassinese di s. Lorenzo di Aversa
pretendevano (i monaci), che rappresentasse i dritti del
primitivo monistero di s. Vincenzo al Volturno, i cui
monaci, quand'esso cadde in rovina, volgendo il X. secolo
[dove già, dopo l'anno 881, avevano trovato
riparo] si furono a Capua venuti, e quivi un altro
edificarono [o ingrandirono] monistero denominato s.
Lorenzo di Capua: amendue co' loro dritti incorporati ed
annessi a questo di s. Lorenzo di Aversa: fondato,
asserivano, in territorio capuano, ed anteriormente alla
erezione della cattedra episcopale aversana...". La
rivendicazione dei monaci non ebbe seguito e l'avanzata
pretesa degli originari diritti, secondo Parente, era stata
sostenuta per "la qualità di prelatura Nullius di
primo ordine, onde sottrarsi, i monaci, dall'ordinario"
(8).
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Il (presunto) san Lorenzo
di Capua
Il
convento, con l'annessa chiesa, di san Lorenzo di Capua, di
cui ci accingiamo a parlare, descritto dal monaco Michele
Monaco nel suo Santuario Capuano (9), è stato
riportato in più documenti di diversi periodi, e
ritenuto come uno dei cenobi benedettini tra i più
importanti del tempo (10).
Secondo
Michele Monaco il monastero di san Lorenzo, con l'annessa
chiesa, fu iniziato prima dell'anno 981, da Pandolfo I,
principe di Capua, e terminato, dopo la sua morte, dalla
moglie principessa Aloara, nel 986. La reggenza del
monastero fu affidata a "Iacobus venerabilis abbas", sotto
l'arcivescovado di Adenolfo.
Purtroppo
di questo famoso e importante convento non si sono mai
trovate tracce murarie e, se non vi fossero documenti a
testimoniarne l'esistenza, ne avremmo dimenticato anche il
nome (11). Proprio per la mancanza di tracce della sua
esistenza è materialmente impossibile intraprendere
un confronto stilistico col nostro di Aversa per indagare
sulle eventuali analogie o dissonanze tra di essi,
ciò che invece è ora possibile, dopo i recenti
scavi e gli studi condotti, fare con quello di san Vincenzo
al Volturno (12).
Ê
noto che la diocesi capuana estendeva i propri confini
occidentali fino alle aree di Literno e del lago Patria.
Confini derivati ab antico dal ducato, poi principato di
Benevento, assorbito, dopo la scissione di questo, dal
capuano, per cui, è d'obbligo dedurne che anche la
zona del nostro convento di san Lorenzo apparteneva
territorialmente al principato e alla diocesi capuana
(13).
Per
quel che riguarda le donazioni dei documenti del 1087 e del
1097 ai monastero di Capua e di Aversa - le sole dell'XI
secolo che farebbero presagire la presenza di entrambi i
monasteri - è stato rilevato con opportuni
riferimenti storici, già da qualche storico del '700,
che essi, con qualche altro successivo sono falsi in quanto
si riscontrano evidenti alterazioni (14). Per onestà
di pensiero ho fatto cenno di tali documenti, rispolverati
più di una volta in passato anche se degli originali
non vi sono tracce, per dissipare qualche dubbio che
avrebbero potuto provocare; questi non esistenti non posso
ritenerli validi .
Un
ulteriore sostegno alla mia tesi la suggerisce la stessa
posizione geografica di Capua medievale dove dalla
planimetria si evince chiaramente che a nord è
limitata da una naturale insenatura del fiume Volturno,
mentre nelle altre zone, scoscese, da terrapieno di riporto.
La città, che si erge su di una piattaforma, era
dotata di tre porte dalle quali uscivano le strade che la
univano con le città del territorio.
Alle
porte principali c'era quella "Capua" alla quale si aggiunse
poco distante la "Nuova" che la univa al confine meridionale
della Liburia, quindi a san Lorenzo ad septimum, poi ad
Aversa; questa strada, Via Aversana (15), lambendo san
Tammaro rasentava la fortezza di Casaluce per continuare poi
per Borgo san Lorenzo dove si incrociava con la Consolare
Campana, antichissima via di grande traffico che univa Capua
antica - al settimo miglio da questa e al tredicesimo da
Pozzuoli -. Da quanto valutato risulta abbastanza evidente
che un complesso del tipo di san Lorenzo ad Septimum non
avrebbe mai potuto essere costruito all'esterno della porta
meridionale, come indicano i documenti "fuori porta Capua",
per l'esigua estensione dell'area di assetto tra la porta e
il terrapieno (Tav. 10).
Il documento di Aloara
Il
documento di Aloara del 988, o del 987 secondo de Totu, che
segue un altro più antico di due anni, è per
il nostro assunto molto importante non solo perchè
indica chiaramente che il monastero fu costruito nella
località di Serruniano (Ferruniano, Frignano) presso
la chiesa di san Nazario, è altresì importante
perchè su quel territorio vantavano ab antiquo
diritti di proprietà i monaci di san Vincenzo al
Volturno, ai quali territori, come risulta dai documenti
ufficiali, se ne unirono altri della stessa Liburia, tutti
donati nel 703 da Gisulfo duca di Benevento come riporta
Peccheneda (16). Ancora più esplicito è un
altro successivo documento nel quale è riportata la
donazione ai monaci Vulturnensi di un terreno presso la
chiesa di San Nazario in Frignano piccolo (17). Quanto
asserito delle donazioni lo conferma lo stesso Parente che
lo preleva dalla Cronica Vulturnense (18) allorquando elenca
i privilegi dei monaci vulturnensi nelle località,
esistenti prima di Aversa, della Liburia (Vedi nota 18).
Il
nome Serruniano del documento non può essere altro
che quello di Frignano maggiore, in quanto ad esso viene
associato la chiesa di san Nazario che è l'unica di
al nome della Liburia meridionale appartenente a Frignano. A
tale proposito Peccheneda dichiara espressamente che i nomi
delle località in quel basso periodo subirono
rilevanti alterazioni; nel nostro caso Serruniano indica
Ferruniano, località che già compare in alcuni
documenti longobardi. Peccheneda (19), parlando dell'Anonimo
di Ravenna (20), riporta le testuali parole che delle
località furono "guasti quasi tutt'i nomi delle
Città ...".
Riprendendo
ancora il documento di Aloara, che sembra non essere stato
mai trascritto e letto interamente, si evince alla fine
della stesura, dopo l'elenco delle donazioni al monastero
capuano (che vedremo essere quello di Aversa), che "questa
chiesa [san Lorenzo di Capua] fu costruita nel
vostro territorio.", cioè nel territorio di
proprietà dei benedettini sul quale avevano i
diritti, cioè di Frignano. Il documento citato
è preceduto, come abbiamo accennato, da un altro
documento ricordato da Peccheneda (21) del 964 nel quale
compare, "petiis de terra ... ab alia terra Joanni de
Ferrunianu pictolu. Alia S. Nazarii".
Diventa
ormai evidente e incontrovertibile che il monastero dei
documenti del 964 e del 988 non può che essere quello
di san Lorenzo ad Septimum per cui mi pare opportuno a
questo punto avanzare alcune deduzioni in considerazione
anche (ma direi soprattutto) di quanto emerso dagli scavi
dell'abbazia di san Lorenzo alla fine degli anni '80 nei
quali risulta evidentissimo il comune impianto costruttivo
al san Vincenzo al Volturno, di cui abbiamo già fatto
cenno. Diventa infatti quanto mai evidente sostenere che i
monaci di san Vincenzo, dopo gli attacchi subiti, dovendo
allontanarsi dalla sede d'origine, nelle diverse tappe,
scegliessero il monastero di san Lorenzo ad Septimum,
proprio perchè questo era stato eretto sul territorio
di loro proprietà nei pressi di Frignano (22),
situato al settimo miliare da Capua antica.
È
opportuno inoltre ricordare che nelle antiche donazioni,
longobarde e normanne, non è raro trovare chiese e
monasteri di località molto distanti dalla sede
principale indicate come appartenenti a tale sede capoluogo;
ciò che senza dubbio dovette verificarsi per il
monastero di Aversa citato come di Capua.
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4 -. Aversa. San Lorenzo ad Septimum. Parte dell'abside
centrale del coro.
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5- Aversa. San Lorenzo ad Septimum. Strutture romane e
medievali e tombe della navata centrale.
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San Lorenzo ad
Septimum (Tav. 1)
Il
manoscritto di H. de Totu, che in parte abbiamo pubblicato
su queste pagine (23), descrive minuziosamente la nascita
del monastero aversano, nascita che non si deve ai Normanni,
come erroneamente riporta l'epigrafe marmorea del 1728 della
chiesa, e come si continua ancora a sostenere da più
parti, per i motivi ampiamente esposti e descritti dal
nostro cronista nel suo prezioso lavoro, nonchè per i
rinvenimenti archeologici degli ultimi scavi (1985-1990),
che hanno ridisegnato l'antico assetto della basilica. De
Totu sostiene - secondo noi a ragione -, che le prime celle
del nostro monastero risalgono al medesimo periodo
dell'erezione del monastero capuano, cioè tra gli
anni che precedono il 981 e il 986, e lo ipotizza
successivamente occupato dall'abate capuano, cioè
costruito nella seconda metà del X secolo, periodo in
cui furono iniziati i lavori della seconda stratificazione
di san Vincenzo al Volturno, che evidenzia, secondo i rilevi
degli scavi, sorprendenti affinità col nostro san
Lorenzo. Va però fatto un distinguo: quanto ritienuto
da de Totu, che la chiesa e quindi il monastero siano stati
ingranditi a più riprese, non può essere preso
in considerazione, in quanto come si evince dalla
configurazione delle fondamenta della chiesa emerse dagli
scavi, risulta che la stessa nella costruzione ha seguito un
normale e lineare sviluppo di un unitario progetto che non
può che essere quello originario di ideazione,
progetto che, d'altra parte, non può che risalire
alla seconda metà del X secolo. Per quel che concerne
la Bolla di Urbano II del 1092 essa non indica affatto la
datazione di edificazione del sec. XI come ritiene de Totu.
Infatti non si comprenderebbe come la parte absidale della
chiesa, prefigurante quel tipo di sviluppo, l'attuale, possa
essere stato progettato e sviluppato in più riprese.
Con la grande chiesa, così come emersa, deve
prefigurarsi un confacente grande convento che non esclude
che tale sviluppo possa essere stato preceduto da una chiesa
più ridotta e da un convento di poche celle
precedenti il X secolo come testimoniano i resti
archeologici (Foto 5).
Un
contributo notevole per stabilire con larga sicurezza la
datazione di san Lorenzo ad Septimum è costituito
dalle sorprendenti analogie architettoniche con il san
Vincenzo; analogie che ci riportano alla data del diploma
della principessa Aloara.
Ecco
le analogie. Dalla comparazione delle due strutture, di san
Vincenzo e di san Lorenzo, emerse dagli scavi e riportate
dai grafici delle rispettive planimetrie (Tavv. 2, 1),
risulta che le rispettive aree basilicali di culto
presentano, in entrambi i casi, un libero orientamento, non
conforme alla norma delle normali chiese di culto, in quanto
più rispondenti alle esigenze abbaziali -
l'orientamento di san Vincenzo al Volturno prospetta il
corso dell'omonimo fiume, mentre il san Lorenzo, una
ramificazione dell'antico Clanio, che defluiva nelle sue
vicinanze -, seguenti quindi una collocazione planimetrica
più utile alle necessità dei monaci. In
entrambe le chiese è seguita una analoga suddivisione
longitudinale delle navate terminanti in entrambi casi con
absidi semicircolari, di cui la centrale più ampia e
profonda. Il piano del presbiterio delle chiese è
rialzato di oltre un metro dal piano delle navate: su di
esso trova "la sistemazione l'area presbiteriale, con la
pergula, cripta e le rampe di accesso al presbiterio".
Inoltre
entrambi i templi sono preceduti, da un quadriportico o
"Paradisus" nel san Vincenzo e, da un'area quadrangolare,
nel san Lorenzo. Addossata alla facciata d'ingresso delle
chiese, antistante le basiliche, era collocata una torre con
un portico (nartex) nel san Lorenzo e due torri poste
leteralmente nel san Vincenzo. Una delle torri del san
Lorenzo, crollata, fu ricostruita, con funzione di torre
campanaria, nel XV secolo, nel lato sinistro del breve
transetto. In effetti tale nuova costruzione ha interrotto
definitivamente l'armoniosa prospettiva della terza
abside.
Alle
analogie sopra riferite bisogna aggiungere le dimensioni
delle stesse chiese che, con l'esclusione del quadriportico,
sono essenzialmente similari: il san Vincenzo misura circa
65 metri di lunghezza per 29 di larghezza, il san Lorenzo,
escludendo le cappelle laterali costruite successivamente,
70 per 30 (Tavv. 2, 1). E cosa veramente singolare che
accomuna in modo inequivocabile le due fabbriche è la
presenza sul sagrato, presso gli ingressi principali, di
numerose tombe risalenti all'alto medievo (VIII-X sec.) che
in Aversa occupano anche parte dell'interno. (Foto 6, 7)
Inoltre
sono simili le pavimentazioni in opus sectile degli interni:
nel san Lorenzo il disegno si presenta con intrecci di
rosoni di tipo cosmatesco. (Foto 9)
Ma
vi è di più. Ciò che rendono dipendenti
l'una dall'altra e accomunano le duebasiliche sono le
relative cripte (24) o cimiteri degli abati che presentano
un medesimo schema cruciforme con corridoi coperti da
piccole volte a botte. Queste sottostavano al piano
dell'altare maggiore dove, in quello di san Lorenzo era
ancora esistente, negli anni '60, la "fenestrella
confessionis", sorta di finestrino retrostante l'altare dal
quale era visibile la tomba del martire (o dell'abate) posto
nella cripta sottostante. (Foto 3, 4)
Gli
schemi planimetrici di entrambe le basiliche derivano da
quella romana di san Pietro, di epoca costantiniana (324)
demolita agli inizi del Cinquecento per dar posto
all'attuale rinascimentale bramantesca.
C'è
infine da ricordare l'esistenza, nell'area del nostro
monastero, di un'antica cappella (o chiesetta) dedicata a
san Vincenzo, la quale dimostrerebbe una diretta
correlazione tra le basiliche di san Vincenzo al Volturno e
il san Lorenzo, costruita forse durante la permanenza dei
monaci vulturnesi nel convento aversano a memoria del loro
santo (25).
Come
per san Vincenzo al Volturno, dove, negli scavi, sono emerse
strutture romane e paleocristiane, anche in san Lorenzo,
negli scavi del 1985-1990, sono emerse nella navata centrale
strutture murarie risalenti tra il I-II secolo a.C. fino al
IX secolo (Foto 5, 8). Anche in questo caso si può
ipotizzare che tali strutture, di cui i monaci avevano
indicata la presenza in documenti del IX secolo da loro
posseduti (26), siano servite a comunità religiose
mentre le stesse tombe risalenti all'VIII-X secolo dell'area
sacra cimiteriale sono giustificabili solo dalla presenza di
comunità religiose, forse, già votate al
martire Lorenzo.
Con
tali argomentazioni non si può far altro che
accettare la tesi di de Totu secondo la quale la costruzione
di san Lorenzo non si deve assolutamente ai Normanni; a
codesti invece va attribuita la costruzione di san Paolo,
come ebbi modo di dimostrare in alcuni studi editi dal 1970
in poi (27), per molteplici ragioni. In primis i Normanni
non avrebbero mai potuto edificare il san Lorenzo in un
territorio che non ancora possedevano. In quel tempo il
territorio di san Lorenzo si trovava sotto la giurisdizione
di Capua. In secondo luogo sarebbe stato quasi impossibile
affrontare dagli stessi Normanni così enormi esborsi
che le due grandi costruzioni richiedevano, il san Paolo e
il san Lorenzo soprattutto perchè in quei tempi
codesti erano intenti a fortificare la città con
forti mura e opere difensive. Inoltre - ma io direi
soprattutto - per la difformità degli schemi
compositivi delle due chiese, del tutto diversi tra loro, il
san Lorenzo non è assolutamente aggiudicabile a loro.
Il san Paolo segue uno schema di tipo deambulato con
cappelle radiali intorno al coro da poco introdotto in
Francia, mentre san Lorenzo privilegia l'antico schema della
seconda stratificazione di Cluny, a sua volta derivato da
san Gallo e, ancor prima, da quello costantiniano di san
Pietro in Roma. Il nuovo schema deambulato di san Paolo,
risalente al 1030, se fosse stato già conosciuto alla
comunità conventuale di san Lorenzo sarebbe stato
scelto senza indugi perchè era più confacente,
più idoneo alle loro aspettative e quindi certamente
scelto per la basilica (28), d'altra parte è noto che
le maggiori chiese conventuali d'Europa sorte in quei
periodi con la comparsa del nuovo schema deambulato si
operarono tutte ad adottarlo.
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6 - San Vincenzo al Volturno. Tomba alto-medievale con
scheletro.
7 - Aversa. San Lorenzo ad Septimum. Scheletro di una delle
tombe della navata centrale della chiesa.
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Il territorio di san
Lorenzo
Ritornando
all'individuazione del sito di costruzione dell'abbazia di
san Lorenzo e ricordando quanto già rilevato da de
Totu, ovvero riportando la sua erezione agli ultimi decenni
del X secolo, si rimane più che convinti di assegnare
ad un'unica sede territoriale le abbazie di san Lorenzo di
Capua e di quella ad Septimum di Aversa a quest'ultima
dell'omonimo borgo. Quanto detto non invalida la tesi
secondo la quale quaando si parlava del san Lorenzo di Capua
ci si riferiva ad un'altra chiesa, al san Lorenzo ad Crucem
della medesima città (29).
Per
quel che concerne il nome Aversa bisogna dire che non
compare nei documenti in quanto nel territorio tale nome,
che designava l'antichissima città di Velsu, che
origina Aversa (30), era del tutto scomparso, anche se la
posizione la indicava un Castello, ricordato da Giovanni
Villani nella sua Cronaca, come dei Napoletani (31). Il
castello, non avendo caratteristiche geografiche tali da
essere considerato un caposaldo nel territorio e
appartenente ai napoletani, nella documentazione ufficiale
viene ignorato; di qui il monastero di san Lorenzo nelle sue
prossimità, ma in territorio capuano, viene indicato
come capuano, ovvero presso la porta omonima a sud della
città, sulla Via Pubblica che io ritengo essere il
Borgo san Lorenzo di Aversa (32).
Di
questo avviso è anche il parroco Massari, che nella
sua "inedita risposta alla memoria raggionata dato alla luce
per la qualità Nullius per la Badia di S.n Lorenzo",
della metà del XVIII secolo, rifacendosi alla Cronaca
Cassinese di Leone Ostiense - il quale non registra alcun
monastero Capuano di san Lorenzo - lo ritiene inesistente
citando tra gli esistenti in Capua solamente quello di san
Benedetto, situato presso la porta nord di sant'Angelo,
edificato nell'anno 915.
A
sostegno di quanto asserito circa la fondazione del
Monastero di san Lorenzo di Aversa anche padre Abate Lucenti
(Italia Sacra. T. I, fol. 383, riportato da Pratilli), lo
riporta fondato nel X secolo (33).
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8 - Aversa. San Lorenzo ad Septimum. Strutture romane e
medievali e tombe della navata centrale.
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9
- Aversa. San Lorenzo ad Septimum. Tratto di pavimentazione
di tipo cosmatesco.
|
Qualche ulteriore
riflessione
Alcune
elementari considerazioni, oggetto di studio, bisogna pur
farle: vi parrebbe mai accettabile il sorgere e la presenza
di una fabbrica tanto imponente da invidiare qualsiasi altra
costruzione dell'epoca, fin dall'inizio, per il ruolo
assunto di centro monastico culturale tra i più
rilevanti del Mezzogiorno d'Italia completamente iignorata
da tutta la documentazione ufficiale dell'epoca? Non poteva
forse trattarsi del nostro san Lorenzo ad Septimum quando si
citava il monastero capuano?
Quanto
costruito è la tesi scaturita, come abbiamo sopra
riportato, da una moltitudine di fattori, tutti validi per
il sostegno dell'assunto da me avanzato. Non c'è mai
stato un cenobio capuano di ordine benedettino di san
Lorenzo, né tantomeno della sua imponente chiesa. In
effetti tali riporti continuati negli anni di falsi
documenti sono serviti solamente a confondere le idee dei
nostri cronisti, che fin dal XIII secolo, che poi sarebbero
continuati in particolar modo nel XVIII, i quali sono stati
coinvolti e dissertato con dotte elucubrazioni, ritenendo
che la fondazione del complesso aversano era dovuto ai
Normanni, escludendo sempre che quando si parlava del
convento capuano si intendeva quello aversano. Gli scavi
archeologici - prove inconfutabili ce ne danno ragione!
Ora
è opportuno riconsiderare che quanto scritto e
asserito nei lunghi secoli per il monastero capuano deve
trasferirsi a quello aversano: la sua fondazione dalla
principessa Aloara, i personaggi illustri che vi hanno
dimorato, la presenza di notevoli abati che vi hanno svolto
attività di impeccabile proselitismo comunitario,
come la presenza di sant'Ademario, suo primo abate, la cui
vita scrisse Pietro Diacono, e molto altro
ancora.
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10 - Planimetria di Capua medievale.
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Note:
(1)
Septimum indica il settimo miglio partendo da Capua della
Consolare Campana, strada che univa Capua antica a Pozzuoli
e a Cuma; la località corrisponde all'attuale Borgo
san Lorenzo.
(2)
La via "Publica" corrispondeva alla via Aversana; strada che
dalla Porta Nuova di Capua medievale portava a Borgo san
Lorenzo e ad Aversa. La strada è ricordata da
Giancarlo Bova in, La vita quotidiana a Capua al tempo delle
Crociate. Napoli. 2001, pag. 13.
(3)
Uno stralcio dello studio è apparso sul sito Internet
"http://www.sanvincenzoalvolturno.it/" nel quale compaiono
per la prima volta i grafici della
(4)
Forse H. de Totu; il manoscritto di oltre ottocento pagine
si conserva nella Biblioteca della SS. Trinità di
Cava dei Tirreni. Questa rivista ha riportato una prima
parte del Manoscritto sui numeri: 55-56 del 2001; nella n.
s., anno 2003, e anno 2004, e su quest'ultimo numero.
(5)
Leopoldo Santagata, Il Thesaurus, in consuetudini aversane.
Anno VI, n. 18, 1991-92, pagg. 18-24.
(6)
Il diploma di Aloara dell'anno 986 è riportato nel
Thesaurus del XVIII secolo. Cfr. ..consuetudini aversane, n.
18, anno '91-92. Inoltre cfr. le lettere di Aletino a
Filatete nella medesima rivista, n. 9/10, '89'90 (entrambi
gli articoli sono stati curati dal Prof. L. Santagata).
(7)
Qualche notizia sul restauro dell'abbazia aversana l'ho
attinta dalla pubblicazione della Soprintendenza di Caserta
e Benevento, Terremoto e Restauro, 1990, nella quale, al
grande complesso abbaziale, sono destinate solamente
pochissime pagine.
(8)
Cfr. Gaetano Parente, Origini e vicende ecclesiastiche della
Città di Aversa. Vol. 2, Napoli 1858 pp. 289 e
segg.
(9)
Michele Monaco, Santuario Capuano, Napoli 1630.
(10)
Gaetano Parente (Op. cit. Vol. 2, pp. 289) ci informa che in
uno istrumento di permuta dell'anno 886, conservato dai
monaci di san Lorenzo di Aversa, è già
riportato il monastero di Capua.
(11)
Il convento di san Lorenzo, come quello di san Vincenzo al
Volturno, compare nelle "Pergamene di Capua", 1960, curate
da Jole Mazzoleni, seguito poi, per l'individuazione, da "Il
Centro Antico di Capua", 1972, a cura della Facoltà
di Architettura di Roma. In quest'ultimo i due complessi
sono collocati al di fuori della città
rispettivamente presso porta sud di Capua e nell'area
occidentale. Nelle pergamene non sono riportane le distanze
dai conventi dalle rispettive porte, per cui, non essendosi
ritrovata alcuna traccia dei conventi non si può
escludere che la loro collocazione sia da ritenersi in altri
luoghi, anche molto distanti dalla città.
(12)
Cfr. Mss di H. de Totu.
(13)
La relativa documentazione è riportata nel
Manoscritto di de Totu.
(14)
Cfr. Lettere di Aletino a Filatete, a cura di Leopoldo
Santagata, in ..consuetudini aversane, nn. 910, anno
1989-90, pgg. 34-54.
(15)
Giancarlo Bova, La vita quotidiana a Capua al tempo delle
Crociate. Napoli 2001, pag. 13.
(16)
Francesco Peccheneda, Difesa della Originaria Esenzione
della Cattedral Chiesa di Aversa ecc. Parte Seconda, XL,
pag. CII., 30 luglio 1755, così cita: Nel 703.
Gisulfo Duca di Benevento aveva nella sua potestà di
qua dal Clanio le regioni, non solo di Atella, ma di Cuma, e
Literno. Il dimostra una donazione, che fa di varie
possessiooni, che al Ducato di Benevento si appartenevano,
al Monistero di S. Vincenzo in Volturno. Si fa menzione in
questa bellissima carta [vedi sotto] di Ducenta
ancor oggi esistente a due cento passi distante d'Aversa: di
Tortona, luogo sito al di qua del Clanio presso al lago di
Literno, oggi chiamato di Patria: del Waldo, parola
Lomgobarda, che conserva eziandio lo stesso nome, Galdo
appellandosi, il quale quasi tutto l'antico fertilissimo
territorio di Cuma comprende: e finalmente si fa menzione
non solo del Laneo, oggi Lagno, o sia il Clanio, ma eziandio
del frigido, oggi dinominato corrottamente Fridio da'
popolari. Questo è un altro fiumicello, il quale da
alcuni acquitrini sorgendo di qua del Clanio, presso a Vico
di Pantano ne va tortuosamente a scaricar le sue acque nel
lago di Patria; di che non fecero mai parola alcuna
nè gli antichi, ne i moderni Geografi". Ecco il
documento: "Nel Cron. Voltur. appresso Murator. Scritt.
Ital., tom. I. p. II. pag. 347. Concessimus nos ... Gisulfus
summus dux Gentis Langobardorum ... quem abemusin partes
Liburiae loco qui dicitur Pantanu, per hos fines: Prima
parte est via antiqua, quae de Ducenta venit, & sicut
descendit via ipsa, & intrat in ipsum Pantanum &
Silvam, & sicut descendit via ipsa, & intrat in
ipsum Pantanum & Silvam, & Paludem conjunctam Laneo.
A seconda parte via nihilominus antiqua, quae dicitur
Vicana. A tertia vero iterum usque ad viam, quae est antiqua
cum ipsa Piscina: & quamodo decurrit ipsa via: terras,
& Waldum, & terram, quae dicitur de Tortona, &
terras aliorum hominum, qui ibi affines sunt, & sicut
incipit super ipsam piscinam, & qualiter revolvit circa
ipsam terram de eodem Waldo, & jam dictam terram, quae
dicitur de Tortona, & vadit ad ipsum Pantanum, &
qualiter exit super ipsum Pantanum, & Silvam, &
Paludem usque in ipsum Frigidum. A quarta parte autem usque
in jam dictum Frigidum, & praedictum Laneum cum omnibus
intro habentibus subter, vel super, quae dici vel nominari
possunt.
(17)
Francesco Peccheneda, Op. cit, pag. CIV, riporta un
documento dei principi di Capua, de LVI., del 964 prelevato
dall'edizione della Storia dei Principi Longobardi dal
canonico Pratilli, tom. III. dissert. de Liburia pag. 257.
"petiis de terra ... Prima petia in loco Pisa. Alia in loco
in terra de Plance ... Alias in Capu S. Archangeli. Alia,
quam tenent homines de Paternu Alia ... de Tehore. Alia ...
de Apranu. Alia de Casaluci. Alia de predicta Ecclesia S.
Archangeli. Alia in terra longa. Alia juxta terram de
Apranis ... Alia in loco S. Marcellini: ab uno latu terra de
Neapoli, ab alia terra Joanni de Ferrunianu pictolu. Alia S.
Nazarii. Alia in loco de Agelmundo in loco Polheca. Alio
capu terra de Neapoli. Alia terra S. Petri, & Luiprandi,
& Neapoli. Alia de Ciuttolo, & homines de Apranu.
Alia de terra dee filii, & nepotes Domini Atenulfi
Principis [Capuae] .. Alia Fetruajanu juxta terra S.
Benedicti, Alia ad Cirosa, Alia ad Pollica. Alia in
Ferrunianu pictolu ... in Ferrunianu majore. Alia terra
Barasi alia in Scarupitu, & Sitrianu. Alia ad Parete,
& homines de Rizzanu. Alia ad ipsa monumenta in
Consulari extructa &c.".
(18)
Gaetano Parente, Op. cit, Vol. 1, pagg. 188, 189, 193, 199,
203, 204-205, 206 ecc.
(19)
Op. cit., pag.XCIV, nota (g).
(20)
Geografia, lib. IV. XXXIV. p. 216, vissuto nel X secolo.
(21)
Op. cit, pag. CIV.
(22)
Già ricordata, sia quella majore che il pictolu, in
un documento del 964.
(23)
H. de Totu, Manoscritto in, ..consuetudini aversane, nn.
55/56, 2001 pp. 18-33; anno 2003 pp. 4859; anno 2005 pp.
53-61.
(24)
Ebbi modo di visitare i cunicoli e la cripta di san Lorenzo
nei primi anni del 1960, allorquando incamminandomi nella
basilica, scesi nel sotterraneo dalla terza cappella della
navata aggiunta del lato sinistro, da alcuni gradini per
raggiungere un lungo corridoio, largo circa 80 centimetri ed
alto meno di 2 metri, per visionare la cripta. L'ambiente a
cui ebbi accesso si presentava cruciforme, ed era costituito
da corridoi voltati a botte; questo immetterva in una zona
semicircolare - i confini dell'abside - dove si trovavano i
caratteristici colatoi con poggioli di pietra sui quali
venivano deposte le salme dei monaci prima di essere
collocate nelle tombe. Nella parte centrale della cripta si
poteva osservare, guardando verso l'alto, la luce che
proveniva dalla fenestella confessionis collocata dietro
l'altare del presbiterio.
25)
Cffr. Mss di de Totu; Aldo Cecere, Magna anima Aversae
civitatis. 2004.
(26)
Cfr. Gaetano Parente, O. cit., Vol. 2, pp. 289 e segg.
(27)
Aldo Cecere, La chiesa cattedrale di Aversa, in Arte in
Aversa. 1970, pp. 7-33, e successive integrazioni; cfr.
dello stesso, Magna anima Aversæ civitatis, 2004.
(28)
La presenza di più cappelle avrebbe favorito
contemporaneamente più uffici liturgici.
(29)
Forse san Lorenzo ad Crucem.
(30)
Cfr. Aldo Cecere, Magna anima Aversae civitatis. 2004.
(31)
Mss in, ..consuetudini aversane, anno 2001, p. 28, p. 32;
cfr. inoltre Francesco Maria Pratilli, DellaVia Appia.
Napoli, pag. 211.
(32)
Cfr. Gaetano Parente, O. cit., Vol. 2, pag. 289, parlando di
san Lorenzo di Capua riporta parte della scritta
dell'strumento dell'anno 886: intus hanc Capuanam civitatem
propinque porta, quæ appellatur capuanam. Con
proquinque non s'intendo forse nelle prossimità della
porta, anche dopo alcune miglia? In effetti l'unico cenobio
esistente sulla Via Aversana era proprio quello di san
Lorenzo ad Septimum.
(33)
F. M. Pratilli, Op. cit., pag. 213.
Le
foto di pag., 6, 10, 14a, 18, sono dell'Istituto
Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli. La tavola di
pag. 17 è tratta da "Il Centro antico di Capua", di
Ingrid Brock, Paolo Giuliani, Cristian Moisescu. Vicenza,
1973, pag. 95. Le altre foto sono indicate nel testo; quelle
non indicate sono di proprietà dell'autore.
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