Si era svegliato di
soprassalto e, cercando alla cieca l’interruttore della luce, trovò al suo
posto una colonnina di legno tornita. Quello non era il suo letto, quella non
doveva essere neanche la sua casa.... L’angoscia lo pervase e goccioline di
sudore imperlarono la fronte divenuta gelida; un terribile interrogativo si fece
largo tra i suoi pensieri. Dove si trovava? Seguendo la luce che proveniva da
una fessura posta di fronte a lui, scese da quell’insolito giaciglio e si
diresse cautamente verso quella che doveva essere una finestra. Aprì con
difficoltà dei battenti in legno massiccio che emisero un cigolio sinistro e fu
investito da una luce abbagliante da pieno giorno. Mano a mano che incominciava
a focalizzare le immagini, cresceva il suo stato di confusione :
sotto di sé, in un grande cortile,
decine e decine di persone erano affaccendate nei più svariati lavori
artigianali, taluni gli erano
addirittura sconosciuti. Rimase qualche minuto
lì ad osservarli perplesso, dimenticandosi quasi della grande stranezza
che tutto ciò poteva comportare e convincendosi
che ciò che stava vivendo non avesse nulla a che fare con la realtà.
Se quello doveva essere un sogno, era davvero uno di quei sogni dal quale
ognuno di noi avrebbe voluto svegliarsi
il più presto possibile. Forse “Medioevo” il film che aveva visto per ben
due volte di seguito il giorno precedente al “Kosmos”, aveva in qualche modo
colpito la sua immaginazione al punto tale da fargli credere che tutto ciò che
vedeva fosse una sua ossessiva prosecuzione di quelle ambientazioni. Piombare di
colpo in un’atmosfera che non era quella a cui era abituato, gli provocava un
senso di malessere diffuso simile al mal di mare, un immenso senso di
vertigine lo attanagliava. L’ipotesi del sogno si faceva sempre più
remota e poco plausibile, visto che lui si sentiva presente fisicamente e
mentalmente lì, nei sogni invece tutto procedeva sempre in maniera così
stravagante ed insensata. Si girò intorno e le immagini che stava visualizzando
non sbiadirono come in ogni sogno che si rispetti, anzi, iniziò ad osservare
quello stanzone in cui era precipitato chissà come e gli sembrò di averlo già
visto da qualche parte, non era totalmente estraneo il grande letto in legno
massiccio con le colonnine attorcigliate su se stesse che si elevavano per un
bel pezzo al di sopra della spalliera, anch’essa interamente intagliata a
motivi floreali stilizzati. Alzò gli occhi verso il soffitto e non fu sorpreso
di scoprirlo attraversato da grosse
travi scure sulle quali si
intravedevano drappeggi di ragnatele penzolanti, come sete antiche abbandonate
alla polvere dei secoli. Imprimeva nella mente ogni cosa sempre più
lucidamente, ma fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta. Doveva andare
ad aprire? O era meglio nascondersi ed aspettare ciò che sarebbe successo? Ma
non ci fu bisogno di proseguire a domandarsi altro, chi aveva bussato aprì con
decisione la porta ed un uomo vestito completamente di bianco, gli chiese con
fare gentile : “Ha dormito bene signore? Posso servirle la colazione?”.
Quella specie di infermiere era così cortese che lo mise subito a suo agio e
rispose balbettando per la sorpresa :” Ssi, grgrazie....”. L’individuo si
voltò lentamente come per uscire dalla stanza e rientrò subito dopo recando
un vassoio di acciaio sul quale sfoggiava una succulenta e principesca
colazione come quella esibita dai migliori alberghi. La sua sorpresa crebbe
ancora quando il gentile signore vestito di bianco, appoggiò il tutto sul
tavolino di noce posto di fronte alla finestra e salutò con un sorriso
augurando buona colazione.
Divorò tutto con l’entusiasmo di un ragazzino reduce da una lunga
corsa in bicicletta, senza domandarsi chi fosse quel simpatico personaggio e
cosa rappresentasse tutta quella pantomima.
Dopo circa 15 minuti si udì di nuovo bussare alla porta e, come era
successo poco prima, il signore vestito di bianco entrò per ritirare i resti
della colazione seguito da un altro signore, anch’esso vestito di bianco ma più
anziano, con una cartella
tra le mani ed un’aria autorevole.
Quando il signore con la colazione lasciò la stanza, il secondo signore si
sedette sulla sponda del letto e, sempre sfoderando un bel sorriso, si rivolse a
lui chiedendogli : “Allora caro
amico, mi dica come si sente e come è andata la sua ultima battaglia”.
Ma a quale battaglia si stava riferendo quel tipo, e perché lo
interpellava in quel modo e soprattutto lo scrutava ammiccando in quel modo?
“Su non abbia timore, lo so che il tutto riveste carattere di estrema
riservatezza, ma a me può dirlo, non sono mica una spia del
“Caro Grande Vecchio”... lo sa a chi mi riferisco, no?
Perbacco! Coraggio, si apra che le farà bene confidarsi con un
ex-combattente, guardi che ai miei tempi ero un osso duro anch’io, sa? Lo vede
là fuori, quelli una volta erano
tutti come lei, ognuno di essi ha
lottato contro un regime oscuro e crudele ed ora, come vede, ormai stanchi da
troppe guerre e logorati da profonde ferite,
sono qui al sicuro, grazie a me ed alle mie eccellenti conoscenze in
campo diplomatico. Non abbia paura, qui nessuno la tradirà, un
valoroso come lei, qui è il benvenuto!”. Ah! Ora capiva tutto, era
stato rapito da qualche organizzazione criminale che usava cavie umane a
scopo scientifico oppure era capitato senza saperlo in un covo di matti.
Ma come e quando tutto ciò era potuto accadere, non se lo spiegava proprio. Ma
se voleva uscire vivo da quel pasticcio doveva usare un po’ di arguzia e
quindi rispose “Bè, lei capisce, gente come noi non ha la vita facile in
questo momento e se non le dispiace vorrei condividere la fortuna di avervi
incontrato con altri miei compagni, che sicuramente saranno rimasti nascosti
nelle loro tane ed a quest’ora, se non mi farò vivo, staranno già piangendo
la mia morte... quindi se lei
permette io le sarei ulteriormente debitore e saprei come ricompensarla.... ma
desidererei raggiungerli e mostrare anche a loro questo porto della salvezza!”
Il tipo lo interruppe dicendo “No, no, non se ne parla neppure! Lei è nostro
ospite ed io non posso sopportare che corra altri pericoli, manderò un mio uomo
di fiducia a recuperare i suoi amici dispersi, non si preoccupi, anzi le
consiglierei di svagarsi, magari con delle letture, oppure recandosi in cortile
per chiacchierare con gli altri rifugiati. Venga le faccio strada mostrandole la
biblioteca che tra l’altro comunica con il cortile mediante un
loggiato, orgoglio del palazzo, deve sapere che è opera di una valente
architetto di cui non posso rivelarle il nome, dato che è stato anch’esso,
secoli fa, ospite della nostra
congregazione.” Così, senza poter ribattere altro, il signore anziano lo
prese delicatamente per un braccio e lo condusse attraverso un lungo corridoio,
poi un altro, uno scalone di marmo
ed infine lo fece entrare in una sala un po’ buia in cui
si susseguivano volumi su volumi, tanto che le pareti ne erano ricoperte
dal pavimento sino al soffitto. Quel trionfo alla cultura
gli causò un lieve senso di oppressione claustrofobica, era dai giorni
della scuola che non toccava più un libro e chissà se ci sarebbe riuscito
anche adesso! “Capisco caro che questo non deve essere il suo luogo preferito,
per cui ora le mostrerò il cortile ed il porticato. Vede quella porta finestra?
Ebbene, attraversandola potrà raggiungere uno dei luoghi più operosi del
nostro antico edificio, c’è davvero parecchio da imparare lì fuori, esca,
esca.” Detto ciò lo spinse in quella direzione ed un raggio di sole sembrò
tracciare una ipotetica traiettoria tra lui ed un tipo che si dimenava su di un
arnese che, ad una più accurata osservazione, sembrò essere proprio
un’incudine. Affascinato dal quel brulicare di operosità, si fece convincere
dall’anziano signore ed iniziò a scrutare uno per uno, con notevole curiosità,
tutti quegli individui così incredibilmente impegnati. Né si accorse che il suo accompagnatore si era allontanato
silenziosamente da lui per dirigersi velocemente in una altrettanto
candida stanza. Qui, si
sedette di fronte ad una spartana scrivania con la struttura portante in acciaio
ed il piano in laminato finto-legno, fatto ciò posizionò entrambe le mani su
di una tastiera digitando freneticamente parole che sul monitor acceso
scorrevano luminose e silenziose dando vita ad una pagina che recitava
così:
ISTITUTO DI STATO PER GLI
STUDI NEURONICI
Sezione tutelata e protetta
dal Dipartimento Affari Speciali
del
ministero degli interni
Progetto
di Ritorno al Passato
Sperimentazione
eseguita su soggetti prelevati a
campione
per
la induzione forzata comportamentale
Presidente
Onorario Cav. Arnoldo De Cupiis
Vice
Presidente Prof. Carlo Campana
Nome Cesare
Cognome Artiglieri
Età
35
Entrato il
25-07-1999
OSSERVAZIONI
Il soggetto è stato trovato la notte del 24.07.1999 nel cinema “Kosmos”. Il prelevamento è avvenuto in seguito alla segnalazione della nostra segnalatrice n. RC852 che ha provveduto a neutralizzare il soggetto mediante nebulizzazione di Dormilix. La nostra unità di trasporto n. PS664 ha effettuato la consegna presso il nostro centro. Il soggetto in esame risponde alla stimolazione forzata con atteggiamenti anomali e stranamente collaborativi. Per tali motivi si seguirà la procedura di alienazione integrale della cavia con eliminazione totale anche degli elementi di prova, in quanto non rispondente agli standard comportamentali richiesti per procedere alla sperimentazione.
----ARCHIVIARE AL N. 54 NELLA SEZIONE “PRATICHE INEVASE”-----
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FINE
Arthemisia & Paul Jeans