I principali trattati di gnomonica tentano
di ricostruire la storia dell'orologio solare cominciando chi dalla preistoria,
chi dai Caldei, chi dagli Egiziani, chi da altre civiltà. Nella
storia dei popoli e delle civiltà esistono numerose documentazioni
che attestano quanto antica sia la pratica dell'osservazione del Sole,
in un primo tempo legata alla comprensione del fenomeno del giorno chiaro
e della notte scura e successivamente alla definizione dei cicli stagionali,
la determinazione dei quali era strettamente collegata alla attività
agricola, specialmente quando, dal neolitico in poi, l'uomo, svincolatesi
dalla vita di caccia e di raccolta, ha potuto trovare sostentamento nell'utilizzo
dell'agricoltura e dell'allevamento degli animali.
E' facile immaginare che l'uomo preistorico-contadino,
pastore, cacciatore, riuscisse a concepire nulla più che l'alternarsi
del giorno chiaro
e della notte scura,
divisi dai grandiosi fenomeni naturali della apparizione e della sparizione
del Sole.
Dunque dai tempi più remoti, almeno
da quanto gli uomini cominciarono ad organizzarsi in comunità, si
percepì la necessità di regolare l'alternarsi di queste attività
umane durante la giornata e durante l'anno. Per fare ciò si presentò
dunque la necessità di rappresentare questo impalpabile scorrere
del tempo in forma più facilmente percepibile.
La natura indicò ai primi uomini dei
mezzi facilissimi, onde misurare il tempo : gli alberi, i monti, le abitazioni
e la loro stessa persona erano altrettanti gnomoni che segnavano il corso
del Sole. L'ombra che un qualsiasi gnomone proietta nel piano segna il
moto del Sole. Ciò stimolò, quasi naturalmente il pensiero
di fare una differenza, dunque una vera e propria misura del tempo, fra
la proiezione dell'ombra in una data direzione e la proiezione della stessa
in un'altra direzione. Da questo pensiero, anche per quell'acuto spirito
di osservazione dei fenomeni astronomici che gli antichi uomini ebbero,
si passò a stimare la durata del giorno di luce e cioè l'ampiezza
di tempo che intercorreva tra l'ombra proiettata da uno gnomone quando
il Sole nasceva e l'ombra dello stesso quando l'astro si trovava al tramonto.
D'altronde le attività dell'uomo iniziavano quando faceva giorno
e finivano quando faceva buio. Una divisione più precisa la ritroviamo
in Egitto, risalente al 2100 a.C., in cui i sacerdoti utilizzavano le ore
decaniche di 40 minuti, ossia le ore scandite dal passaggio al meridiano
di 36 stelle poste a distanza di circa 10° l'una dall'altra lungo l'equatore
celeste, chiamate appunto decani.
Di certo la divisione della giornata in 24 parti, 12 di luce e 12 di tenebre,
risale ai Caldei e agli Assiro-Babilonesi intorno all’VIII sec. A.C, come
pure la divisione sessagesimale delle ore e dell'angolo giro in 360 parti.
Le ore vennero chiamate temporarie
o diseguali.
11 sistema delle ore temporarie
fu ripreso da tutti i popoli cui i Caldei travasarono direttamente o indirettamente
le loro cognizioni scientifiche (Babilonesi, Egizi, Greci, Romani, Giudei).
Ai tempi di Gesù Cristo questo sistema
orario era in uso sia presso gli Ebrei che presso i Romani. Furono certamente
gli Arabi i primi a divulgare anche per gli usi civili la divisione del
giorno in 24 ore uguali secondo il sistema che venne chiamato equinoziale.
A partire dai megaliti di Stonehenge del 2000
a.C., prima empiricamente, poi con sempre maggiore rigore scientifico,
vennero ricavate le leggi che scandiscono la misura del tempo. L'ombra
del Sole venne usata per determinare l'ora reale su piani verticali od
orizzontali, ma anche variamente inclinati rispetto al piano dell'orizzonte
e a quello del meridiano, nonché sopra superfici concave o convesse
opportunamente predisposte e graduate. L'uso delle meridiane proseguì
nel Medioevo per giungere sino alla fine del XIX secolo. Questo patrimonio
di meridiane ha accompagnato la vita dell'uomo per circa 6000 anni ed è
servito, tra l'altro, trecento anni prima di Cristo, ad Eratostene per
stabilire la misura della circonferenza terrestre. Più avanti nel
tempo, la meridiana costruita da Ignazio Danti nella Torre dei Venti in
Vaticano servi a dimostrare l'errore evidente nell'equinozio di primavera
e portò, conseguentemente, alla riforma del calendario per ordine
di Gregorio XIII. La meridiana è rimasta per lungo tempo anche l'indispensabile
termine di paragone per l'evoluzione meccanica nella costruzione di tutti
i successivi tipi di orologi. 1 meccanismi degli antichi orologi, costruiti
in legno o in ferro, erano ancora piuttosto imprecisi : per questo la meridiana
veniva posizionata in modo che fosse visibile dal campanaro che, di conseguenza,
regolava l'ora del campanile. Lo sviluppo e la diffusione dell'orologio
meccanico, specialmente quello pubblico
o da torre,
indussero a partire dalla fine del XIII secolo a dare sempre maggiore credito
ai sistemi equinoziali
e ad adottare la più razionale ora eguale;
ancora nel secolo XVI i due sistemi coesistevano ma quello equinoziale
già prevaleva.
All'inizio del XIV secolo troviamo già
i primi orologi pubblici a Milano (1336), a Padova (1344) e ad Orvieto
(1345).
Le meridiane, assieme agli orologi solari,
costituiscono i più antichi strumenti per la misurazione del tempo.
L'orologio solare aveva il compito di segnare tutte le ore dell'arco diurno
del Sole mentre la meridiana, da miridie
segnava solo l'istante del mezzogiorno che
nella fattispecie indicava la metà dell'arco diurno del Sole e non
come indica oggi la dodicesima ora dopo la mezzanotte. L'orologio solare
per mezzo dello stilo, polare
se infìsso al muro parallelamente all'asse di rotazione della Terra,
ortostilo
se infisso al muro perpendicolarmente al muro stesso, segna con l'ombra
il cammino del Sole e dunque le varie ore del giorno. Ovviamente le ore
sono quelle del solo arco diurno :
La meridiana ( da miridie, mezzogiorno ) segna, attraverso un foro praticato nel muro o cupola, il solo istante in cui il Sole raggiunge il suo punto di massima culminazione e dunque si trova al meridiano del luogo. Il mezzogiorno segnato è quello vero, inteso come la metà dell'arco diurno del Sole II Sole disegna sul pavimento una ellisse luminosa lungo la direzione geografica Nord-Sud.
Alcuni motti :
Hora Fugit Ne Tardes
( l'ora fugge non indugiare )
Tempus Breve Est
( il tempo è breve )
Utere, Non Numera
( non contarle, mettile a profitto )
Tempus Vicit Omnia
( il tempo prevale su tutto )
Fugit Et Non Recedit Tempus
( il tempo fugge e non ritorna )
Tempus Rerum Edax
( il tempo che tutto divora )
Tempore Tempera Tempera
( il tempo mitiga le sventure )
Maneo N emini
( non mi fermo per nessuno )
Tempus Volat, Hora Fugit
( il tempo vola, l'ora fugge ).