Dinanzi a manifestazioni che l'intelletto non era in grado di chiarire l'intervallare della luce e del buio, del caldo e del freddo, i terremoti, le inondazioni- l'uomo preistorico fu spinto a stabilire automaticamente un nesso molto stretto tra gli avvenimenti del cielo e della terra. Così alla prima esperienza contemplativa dei corpi celesti (astrolatria), si sostituiva poco a poco l'attivo desiderio di rivelare i segreti dell'esistenza umana intesa come un fenomeno strettamente legato alla vita del cosmo. Nasceva cosi' l'astrologia.

I BABILONESI

Terra natale dell'astrologia fu Babilonia. I più antichi documenti pervenutici facevano parte della biblioteca di re Assurbanipal, e vennero ritrovati nel luogo dove sorgeva l'antica Ninive. Le tavolette contengono profezie astrologiche basate su attente osservazioni astronomiche e meteorologiche risalenti al 2000 a.C. Tutto fa ipotizzare che fossero state tradotte dal sumerico, la lingua del popolo vissuto prima dei Babilonesi, la Mesopotamia, nel III millennio a.C. I Babilonesi hanno saputo tracciare cartogrammi delle orbite del Sole e della Luna, compilare tabelle delle eclissi, calcolare la rivoluzione dei pianeti. Oltre a ciò assegnarono ai vari pianeti peculiarità specifiche, legate alle sembianze degli stessi. Venere ad esempio, la stella piu' brillante e chiara, venne messa in relazione al principio di fecondità. Marte, dal cupa aureola , alle guerre e alla violenza.

I CALDEI

Nel II millennio a.C i caldei si trasferirono nel Sud della Mesopotamia, amalgamandosi gradatamente con lo Stato babilonese. La loro stirpe ebbe inizio nel 625 a.C. Grazie ai sacerdoti caldei l'astrologia fu molto stimolata e le conoscenze astrologiche ereditate dai babilonesi si corredarono di nuove conoscenze geometriche ed astronomiche. Vennero eseguiti studi dettagliati sui movimenti dei sette corpi celesti sino a quel momento conosciuti. Lo Zodiaco fu sezionato in dodici parti uguali, di trenta gradi ciascuna, che da allora in poi mantennero i nomi delle costellazioni stesse. Gli oroscopi compilati dai religiosi caldei concernevano unicamente l'avvenire dello Stato e quello dell'imperatore. I caldei supponevano che fra i metalli ed i pianeti vi fossero delle influenze misteriose; essi facevano corrispondere l'oro al Sole e l'argento alla Luna, il piombo a Saturno, lo stagno a Giove e il rame a Venere. Costruirono in ogni tempio una piramide, detta Zigurat alta 42 metri e divisa in sette fasce di sei metri e ognuna aveva inciso le tavole astrologiche di un colore diverso.

L'ASTROLOGIA NEL VI-III SECOLO A.C

Dopo il declino della cultura babilonese, le elaborazioni cosmologiche dei sacerdoti caldei si diffusero e si rinvigorirono sia in Oriente che in occidente. L'astrologia si addentrò in India, all'avvento del pensiero di Buddha, in Persia e in Cina nello stesso periodo in cui si andava diramando la dottrina filosofica di Confucio. Nel IV secolo a.C si espanse in Grecia, nella terra d'origine dei grandi filosofi che avrebbero modificato estremamente il pensiero dell'Occidente. Molto stretti appaiono in quest'epoca i nessi tra filosofia ed astrologia. La fondamentale idea fra l'alto e il basso, fra il cielo e la terra, propria del mondo assiro-babilonese, si arricchì di quella dell'Uomo-Cosmo. Cosi' per Eraclite tutte le cose sono prodotti di contrasti che si attraggono e si respingono vicendevolmente, che cercano di sostituirsi gli uni agli altri e che contemporaneamente si fondono a vicenda. La vita insomma si risolve in un continuo moto di elementi opposti e di energie di lotta. Pitagora, invece, creò la dottrina numerologica che e' alla base dell'astrologia esoterica. Egli era anche astronomo e la sua teoria sull'antiterra è oggi ripresa da astrologhi contemporanei come teoria sulla Luna nera. *(Esisterebbe un satellite del nostro pianeta invisibile, poiché per compiere il giro intorno al proprio asse, la terra impiega il medesimo tempo che le occorre per la sua rivoluzione intorno al suo focolaio universale, sicchè l'antiterra rimane sempre dalla parte del globo terrestre opposta a quella che noi abitiamo. e' oggi ripresa da astrologhi contemporanei come teoria sulla Luna nera).

Nel 130 a.C Ipparco di Nicea scopri' il fenomeno della precessione degli equinozi, determinò i dati fondamentali dell'astronomia come quelli dell'anno tropico e dell'anno siderale, dei mesi e dei periodi sinodici; l'obliquità dell'eclittica, la parallasse orizzontale della Luna. Sviluppò ulteriormente la teoria di Platone, secondo la quale ogni evento sulla terra è in relazione con un fatto cosmico e che il fisico dell'uomo è una riproduzione dei schemi celesti. Egli stabili' inoltre precisi legami tra i segni zodiacali e le varie sezioni del corpo umano.

E' di questo periodo l'astrologia giudiziaria, praticata dai professionisti che trovavano benevolenza e accoglienza presso i potenti sia nella Grecia che a Roma; naturalmente erano trattati bene fino a quando le predizioni non contrariavano i disegni di chi le richiedeva. Se gli astri non andavano d'accordo con l'imperatore o il signore di turno, per l'astrologo si intravedeva ogni tipo di tormento, come l'esilio, il carcere o nei casi peggiori anche la morte. Privata della profonda religiosità che l'aveva caratterizzata nel periodo caldeo, l'astrologia andò assumendo sempre piu' l'impronta di una vera e propria scienza. In questa forma verra' adottata in seguito da altri popolazioni, come gli Arabi, che qualche secolo dopo diverranno gli astrologi per antonomasia.

L'ASTROLOGIA NELL'ANTICO EGITTO

L'astrologia assiro-babilonese penetrò in Egitto durante il dominio greco, ma sconosciuti ne rimangono i canali. I sacerdoti egiziani integrarono le loro conoscenze astronomiche con quelle provenienti dall'antica Babilonia e portarono a compimento una delle piu' importanti opere pervenuteci, consistenti in due testi, che rappresentano in sostanza, una rivelazione destinata alla superba e potente casta sacerdotale e al faraone. L'opera che risale ad almeno 150 anni prima di Cristo è un compendio di tutta la scienza astrologica allora conosciuta, da quella babilonese a quella paleo-egizia, con elementi della scuola greca. La grande evoluzione nelle conoscenze astronomiche e matematiche verificatasi alla scuola alessandrina nei secoli successivi, nel confermare all'astrologia la dignità di scienza, porterà all'elaborazione della grande opera di Claudio Tolomeo, il Tetrabiblos (II secolo d.C).

L'ASTROLOGIA DI TOLOMEO

TOLOMEO ( 70 a. C. ), matematico, musico, studioso dell'onirico, astronomo e astrologo, scrive un trattato " Tetrabiblos " che diventa la vera fonte di tutti gli astrologi. Egli nel primo libro espone la struttura scientifica dell'astrologia e le influenze dei pianeti e delle stelle; dimostra come sia possibile predire i cambiamenti meteorologici con esatte cognizioni astronomiche e ne conclude, che nulla si oppone al calcolo del pronostico del destino e del carattere dell'uomo. Tolomeo studia i segni zodiacali e li classifica in maschili e femminili, in fissi o mutevoli e li considera in tutti i toro aspetti; li divide in trigoni d'acqua, fuoco, aria e terra, portando un apporto di grande valore allo studio della disciplina astrologica. Nel secondo libro espone l'astrologia mondiale, riferita al mondo allora conosciuto, considerando le influenze zodiacali sui vari territori; calcola gli effetti del Sole nel clima ed il carattere fisico e le particolarità etniche che variano con le latitudini. Il terzo ed il quarto libro trattano di astrologia genetliaca ( ossia che tiene in considerazione i dati che riguardano la nascita della persona ).



L'ASTROLOGIA NELL'ANTICA ROMA

Con i trionfi e le espugnazioni romane legate alle guerre puniche, l'astrologia si insinuò nella capitale, e gli astrologi ottennero grande celebrità non solo presso la collettività ma anche nell'ambito degli individui più dotti dell'era repubblicana. Le diverse scuole filosofiche abbracciarono l'astrologia, i cui fondamenti si andarono coordinando solidamente a quelli di tutte le scienze praticate, dalla medicina alla botanica, dalla mineralogia all'alchimia. La sua stessa trasformazione portò tuttavia ad un utilizzo spesso illegale della pratica astrologica a opera di negromanti e truffatori, attratti dai facili profitti legati agli oroscopi. Nel 140 a.C Cornelio convalidò un decreto che espelleva da Roma i cosiddetti "Caldei" con l'accusa di approfittare della popolazione con la scusa di interpellare gli astri per trarne pronostici, ed aspre polemiche contro l'astrologia vennero sollevate da svariati celebri romani come Catone il censore, Lucrezio e Cicerone. Nonostante ciò, il potere degli astrologi rimase immenso e finì per dominare all'inizio dell'Impero. Essi entrarono a far parte dell'entourage dei regnanti.

IL NEOPLATONISMO E L'ASTROLOGIA

Pochi anni dopo l'arrivo di Tolomeo si estese nell'Impero romano la scuola filosofica neoplatonica, che si prefiggeva di aggiornare le elaborazioni del platonismo completandole con tutto quanto era stato concepito dai vari sistemi di filosofia greca e con le molteplici esperienze religiose di cui si era man mano impadronita l'erudizione greca. Fra i rappresentanti del neoplatonismo che hanno avuto importanza nell'evoluzione dell'astrologia, occorre ricordare Plotino (205/270 d.C) e il suo discepolo Porfirio (233/304 d.C). Piotino sentì intensamente la coerenza dell'universo, riconobbe nella corrispondenza fra l'alto e il basso, fra terra e cielo una legge essenziale, indispensabile ad ogni più profonda comprensione dell'esistenza umana. Ma nulla gli è cosi estraneo come il piatto determinismo dei fattucchieri ed indovini che nella Roma decadente avevano fatto dell'astrologia una credenza fatalista rendendo l'uomo schiavo delle misteriose forze astrali. Senza definire in modo esplicito il concetto del libero arbitrio, Piotino premette tuttavia l'esistenza nell'uomo di un'intrinseca facoltà morale che gli permette di plasmare la propria vita. Ed è a tale scopo che di è dato fra l'altro di interpretare intuendo e ragionando insieme il linguaggio delle stelle che altro non sono se non segni rivelatori di divina saggezza. Porfirio, seguendo le orme del maestro, ha dedicato al problema dei rapporti fra cosmo e uomo numerose considerazioni in varie opere, specialmente però nel suo trattato "Ultrum stellae aliquid agant".

GLI ASTROLOGI ARABI

Con il crollo dell'Impero romano d'Occidente, il patrimonio di conoscenze e la vita intellettuale della cultura greco-romana affrontarono una tragica battuta d'arresto e all'astrologia toccò lo stesso destino. A questa epoca di blocco culturale nel mondo occidentale, corrisponderà un rinnovarsi di tutte le arti e le scienze in Oriente, dove il contrasto tra astrologia e astronomia non era mai esistito. Tra l'VIII e l'XI secolo, un aiuto fondamentale all'evoluzione dell'astrologia venne dato dagli Arabi, che interpretarono dal greco e dal persiano ogni libro di scienza antica pervenuto nelle loro mani, diedero accoglienza ad esperti di altre zone e costruirono un osservatorio astronomico a Baghdad. Grazie agli Arabi l'astrologia ricomparirà in Occidente, divenendo nuovamente oggetto di entusiasmante attrazione. Cattedre universitarie vennero fondate sia in Italia sia in Germania, dove l'astrologia veniva indottrinata unitamente all'astronomia.

ASTROLOGIA E CRISTIANESIMO

Una dottrina iniziatica come l'astrologia non poteva non imbattersi in notevoli ostilità da parte di chi vedeva in essa un tacito determinismo, in contraddizione alla morale cristiana basata sul libero arbitrio. A differenza delle religioni pagane, infatti, il cristianesimo donava all'uomo la facoltà di liberarsi dall'influenza della sorte e di raggiungere, con i propri atti, al regno dei cieli . La relazione tra uomo e Dio non approvava l'influenza del cosmo sul volere degli esseri umani, e l'universo veniva inteso come prodotto del Creatore. Sant'Agostino, nelle sue "Confessioni" racconta di esser stato indotto da un amico a " non spendere invano per quelle scempiaggini lo studio e la fatica ", e la " Città di Dio " , a sua volta, contiene una esplicita e aspra critica delle pratiche divinatorie degli astrologhi. Sant' Agostino crede fra l'altro di poterne dimostrare l'assurdità con l'esempio di Esaù e Giacobbe dicendo a proposito di questi gemelli biblici : " Tanta fu la diversità della loro vita e nei loro costumi, tanta disparità negli atti, tanta la dissomiglianza nell'amore stesso dei genitori verso di loro che la stessa distanza li fece nemici " Ma in altro luogo egli sostiene tuttavia che " non sarebbe del tutto assurdo ammettere che certe influenze celesti abbiano un potere di produrre variazioni esteriori del corpo umano In sostanza l'opposizione del celebre religioso era rivolta più alla pratica applicazione dell'astrologia anziché alla sua motivazione filosofica. Egli cercava di difendere il cristianesimo contro ogni tentativo di alterarlo in modo incompatibile con le sue premesse fondamentali o di far addirittura risorgere al suo posto un nuovo paganesimo. Questo atteggiamento appare comprensibile qualora si pensi che Sant'Agostino visse in un'epoca in cui il cristianesimo aveva da poco cominciato a mettere radici veramente solide nel terreno devastato lasciategli in eredità dalla tramontata civiltà greco-romana. Col consolidarsi del cristianesimo, le usanze divinatorie alle quali erano associate le profezie degli astrologi, vennero sempre più avvolte in un'aurea di crimine e di pervertimento, fino ad arrivare all'incubo della diavoleria, caratteristica del più cupo medioevo.

MEDIOEVO E RINASCIMENTO

L'astrologia medievale non poteva evitare gli effetti dello sviluppo delle teorie occidentali, che avevano raggiunto l'apice nella grande diffusione del cristianesimo. Sino dagli inizi del Quattrocento, basilari si manifestano perciò le relazioni tra astrologia e religione, relazioni che solo dopo quest'era cominceranno a screditare il loro valore, rimpiazzati man mano dalle concezioni legate allo sviluppo delle scienze naturali. La propensione all'inflessibilità scientifica e alla sistematicità nei metodi di ricerca, scatenò ineluttabilmente una pesante diatriba sull'astrologia come scienza divinatoria. Accentuando il distacco tra filosofia e metafisica, l'Umanesimo solcò un abisso tra scienza e fede, portando ad una totale trasfigurazione del modo di intendere i rapporti tra cosmo e uomo. Benché astronomia e astrologia seguitassero ad essere insegnate in stretta interdipendenza nelle università italiane e tedesche, ovunque iniziavano a prendere il sopravvento criteri esclusivamente razionali, con il pericolo di fare precipitare l'astrologia nel più banale determinismo. Gli antagonisti di quest'ultima ebbero buon gioco di fronte allo sforzo degli astrologi di fondere le leggi della scienza positiva ai concetti della cosmologia classica. La rottura tra astronomia e astrologia, non accadde inaspettatamente, ma fu una lotta . Da non trascurare inoltre l'impedimento rappresentato dal punto di vista cristiano, con la sua idea assolutista dell'uomo e del suo legame con Dio, che non ammette l'ascendente degli astri sulle vicissitudini umane. La polemica più famosa resterà quella scoppiata tra Pico della Mirandola e Marsilio Ficino. Alla base della controversia vediamo, da una parte, la idea etico-cristiana difesa da Pico, secondo la quale l'uomo è vincolato a Dio, ma in grado di esercitare il dominio sulla natura escludendo ogni influsso dei pianeti; dall'altra, quella di Ficino, che si batté per l'astrologia nei suoi libri: "De vita coelibus comparartela" e "Theologia platonica de animorum immortalitate", cercando di conciliare platonismo e cristianesimo. La discussione diede inizio ad una innovativa epoca in cui cominciarono a formarsi le premesse di quella che sarà in seguito la dottrina illuminista.

L'ASTROLOGIA FRA IL CINQUECENTO E IL SETTECENTO

II graduale distacco della filosofia dalla metafisica e la voragine creatasi tra scienza e fede nell'età dell'Umanesimo, portarono ad una drastica alterazione del metodo di comprendere le relazioni tra cosmo e uomo, alterazione alla quale contribuì sia la scoperta dell'America che la sostituzione del sistema universale geocentrico di Tolomeo con quello eliocentrico di Copernico. L'astrologia proseguì con l'essere praticata presso tutte le corti d'Europa, più come strumento di divinazione che di conoscenza. La maggior parte della gente seguitava ad avere fede nell'influsso degli astri sulle vicende umane e, nel Cinquecento, il prestigio degli astrologi aumentò considerevolmente. Ai loro suggerimenti ricorrevano papi, re, principi e uomini di Stato. Con le rivoluzionarie scoperte astronomiche di Galileo, le teorie scientifiche subirono un mutamento radicale e decisivo, ma i legami con l'astrologia di molti importanti filosofi, astronomi e matematici rimasero profondi. Lo stesso Galileo la praticò in diverse occasioni nel corso della sua vita, e Giovanni Keplero affermò che gli astri diffondono una speciale onda extrafisica che domina gli esseri umani. Ampio spazio venne dedicato all'astrologia nelle opere di Gerolamo Cardano , Tycho Brahe e Tommaso Campanella. Quest'ultimo scrisse "La Città del Sole", capolavoro nel quale egli consigliava l'applicazione dell'astrologia in vari ambiti esistenziali, come il governo, l'educazione dei bambini, l'addestramento professionale ecc Nel 1665 Colbert, istitutore dell'Accademia delle Scienze di Francia, ne proibì l'insegnamento e la pratica agli astronomi. A partire da questo momento, gli illuministi si adoperarono per degradarla a semplice forma di superstizione.

DALL'OTTOCENTO AI TEMPI MODERNI

All'astrologia era stato conferito un nuovo impulso fecondo dal nascere e dal diramarsi in Europa del pensiero romantico, a partire dagli ultimi decenni del '700. Goethe incluse l'astrologia nel gruppo delle scienze umane, e Friedrich Wilhelm Schelling le diede nuovo valore nella sua opera filosofica , sostenendo il principio dell' unità di tutti gli opposti e dell'armonia operante nel mondo delle forze eterogenee. Egli concepiva la materia come prodotto di attrazione e di ripulsione, mentre l'anima gli appariva come il principio immateriale, e come tale paragonabile allo spirito. Alle inizi dei tempi moderni si potrà assistere a un considerevole ed ulteriore sviluppo degli studi astrologici, grazie anche all'ausilio che le è stato offerto dalle nuove scienze (psicanalisi, antropologia, astrofisica, biologia). L'attuale rinascita dell'astrologia, gli studi approfonditi che vengono portati avanti e l'interesse crescente del pubblico per essa danno l'impressione di essere il segnale di un processo evolutivo che porterà all'astrologia il riscontro che finora le è mancato. Con la fine dell'avvicendarsi di ascese e declini, di rigore e di mode , di seriosità e di superficialità imbonitrice, la più arcaica ed enigmatica intuizione dell'uomo potrà essere perfezionata nella conoscenza. Le nuove rivelazioni scientifiche fanno intuire delle conferme, piuttosto che delle smentite, a quanto da tempo immemore l'astrologia ha supposto.