PSICOLOGI E CONSULTORI FAMILIARI 

DAL PIANO SANITARIO REGIONALE 2000-2002

(Approvato dalla Giunta Regionale di Governo nella seduta del 27 aprile 2000)

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2.2.2 Attività, risorse e sede del Distretto

Il Distretto garantisce:

-          assistenza specialistica ambulatoriale;

-          attività o servizi per la prevenzione e la cura delle tossicodipendenze;

-          attività o servizi consultoriali per la tutela della salute dell’infanzia, della donna e della famiglia;

-          attività o servizi rivolti a disabili o anziani;

-          attività o servizi di assistenza domiciliare integrata;

-          attività o servizi per le patologie da HIV;

-          attività o servizi per le patologie in fase terminale;

-          attività o servizi legati alle patologie correlate all’immigrazione;

-          attività o servizi di medicina legale, fiscale e necroscopica.

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 2.4 LA RETE TERRITORIALE

 La rete territoriale del Servizio sanitario regionale è costituita dalle seguenti articolazioni:

-          poliambulatori (centri sanitari);

-          residenze sanitarie assistite;

-          Consultori familiari

-          Assistenza domiciliare

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 2..4.3 Consultori Familiari

 Costituiscono le strutture cardine per la piena atttuazione della Legge 194/78. Dovrà essere attuato il completamento della rete consultoriale e l’eventuale potenziamento delle équipes consultoriali.

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 5. GLI OBIETTIVI REGIONALI DI SALUTE

 Il Piano Sanitario Regionale, sulla base delle indicazioni contenute nel Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, ha come obiettivo la promozione alla salute… Gli obiettivi che si intendono raggiungere in relazione anche alle necessità assistenziali ed epidemiologiche della Regione così si individuano:

-          promuovere comportamenti e stili di vita per la salute;

-          contrastare le principali patologie;

-          migliorare il contesto ambientale;

-          rafforzare la tutela dei soggetti deboli;

-          migliorare la sanità siciliana con riferimento ai livelli europei più avanzati.

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 5.5 OBIETTIVO N. 4 -  RAFFORZARE LA TUTELA DEI SOGGETTI  DEBOLI

 5.5.1 Tutela materno - infantile

 L'area d'intervento materno - infantile, intesa nella sua accezione più ampia di tutela della salute della donna in età fertile e della popolazione in età pediatrica, è stata tra quelle che maggiormente hanno sofferto della mancanza di una organica programmazione.  E’ questo uno dei settori nei quali l'assenza di coordinamento delle attività sanitarie e di queste con le attività sociali si traduce in una serie di prevedibili eventi negativi.

 Il Dipartimento materno - infantile (DI.M.I.)

 Il Dipartimento materno infantile è la struttura tecnica identificata in ogni Azienda USL per il raggiungimento degli obiettivi del PSN 1998-2000 e dal presente Piano sanitario regionale per l'area materno-infantile.   Il D.I.M.I. integra organizzativamente tutte le Unità Operative ospedaliere e le U.0. territoriali coinvolte nella salvaguardia della salute delle donne in età fertile e dei soggetti in età pediatrica. Le singole U.0. mantengono la loro collocazione all’interno delle strutture operative previste dal presente PSR, dal D.Lvo n. 502/92 come modificato dal D.L.vo n. 229/99.

Sono da prevedere forme di collaborazione fra aziende per coordinare i relativi programmi dell'area materno-infantile.  L'organizzanone e le attività del DI.M.I. vanno coordinate con l'emanando "Progetto obiettivo materno-infantile nzionale" già esitato dal Consiglio Superiore di sanità.

Considerata la variabilità delle dimensioni territoriali, della numerosità della popolazione residente e della sua distribuzione sul territorio, le Direzioni Generali delle AUSL definiranno il numero dei dipartimenti più opportuno in funzione delle risorse umane disponibili e della richiesta di assistenza.

Per quanto attiene all’attività dei consultori, si procederà all’adeguamento della rete ed a una riqualificazione delle attività svolte, all’attuazione dei corsi di formazione permanente per la conduzione di specifici programmi di prevenzione dedicati alla educazione alla salute degli adolescenti e della famiglia per una maternità e paternità responsabile. Un programma specifico potrà essere realizzato nelle aree in cui questo abbia particolare rilevanza sulla base dei dati elaborati annualmente dal sistema di sorveglianza regionale dell’IVG.

E’ necessario, per una responsabile contraccezione, attivare o potenziare l’integrazione tra l’attività dei consultori, servizi IVG e i servizi sociali del Comune.

Per la promozione dell’attività dei consultori e per rispondere ad un bisogno dell’utenza, si prevede che ogni consultorio istituisca uno “spazio” adolescenti appositamente dedicato con esclusività d’accesso preferibilmente pomeridiano.

Inoltre, poìché, di fatto, non esiste alcuna struttura specificataniente deputata a fornire assistenza alle famiglie e ai minori sottoposti a maltrattamenti e ad abuso,  è necessario individuare percorsi che rendano il consultorio naturale terminale di questa probleniatica in collaborazione con i servizi di Psicologia, neuropsichìatria infantile ed i servizi sociali dei Comune.

Tali obiettivi saranno raggiunti anche attraverso:

-          l’integrazione dei servizi consultoriali con le altre componenti del dipartimento materno infantile, con particolare riguardo alle azioni di presa in carico gloable del paziente e della famiglia, assicurando la continuità dell’assistenza dal momento della dimissione fino al raggiungimento ed al mantenimento del più alto grado di autonomia possibile.;

-          la promozione nell’ambito dei servizi consultoriali di azioni volte alla prevenzione ed alla individuazione precoce del disagio giovanile in ambito scolastico, familiare e relazionale in riferimento ad abusi, maltrattamenti e sfruttamento sessuale.

 5.5.3 Obiettivi Strategici

 Gli obiettivi strategici da raggiungere nel triennio sono:

- la riduzione della mortalità perinatale a livelli tendenzialmente vicini ai migliori livelli europei;

- il miglioramento della funzionalità dei servizi di diagnosi prenatale, ponendoli in condizione di potere rispondere, almeno, al 90% del fabbisogno stimato;

- un percorso nascita adeguato sotto il profilo organizzativo, strutturale e tecnologico, secondo le specifiche previsioni contenute nel Progetto obiettivo materno infantile nazionale approvato dal Consiglio superiore di Sanità;

- la promozione della salute del neonato e la diagnosi precoce delle anomalie congenite e delle malattie genetiche c/o rare come chiave di volta per la prevenzione degli handicap;

- il ricovero quando necessario deve preferibilmente avvenire in strutture idonee all'età dei minori e non in strutture dedicate agli adulti; deve altresì essere predisposto tutto quanto è necessario per lo svago, per la continuità dei rapporti con la famiglia;

- la promozione della salute della donna con interventi volti alla diagnosi tempestiva della patologia neoplastìca (tumori del collo dell’utero e della mammella, per cui è documentata l'efficacia d'interventi di screening) e della osteoporosi in menopausa; particolare attenzione dovrà essere rivolta, sia per la rilevanza anche nella vita di relazione, sia per la frequenza sempre più in aumento (visto il prolungarsi dell'età media della donna a 83 anni), alle problematiche uro-ginecologiche;

- la piena attuazione della legge n. 194/78.

Tali obiettivi potranno essere raggiunti attraverso la realizzazione di una serie di programmi di intervento le cui priorità saranno identificate dal DIMI in funzione delle necessità della popolazione, delle strutture e professionalità esistenti e della loro capacità operativa.

Per il raggiungimento degli obiettivi si indicano quali interventi prioritari:

- il rispetto della dignità e dei diritti della donna del bambino e della coppia, della soggettività culturale e psicofisica della persona utente;

- la programmazione degli interventi assistenziale e dei servizi in relazione alla eterogeneità della domanda proveniente dall’utenza (corsi diversificati di preparazione al parto, attività ambulatoriale ostetrica per le gravidanze in normale evoluzione, consulenza genetica);

- l'umanizzazione dell'assistenza e l’adeguamento degli ambienti fisici in cui la stessa viene resa ai criteri d'umanizzazione dell'assistenza medesima; in tale spirito, i reparti verranno strutturati in modo da garantire ambienti singoli confortevoli, la presenza dei partner durante il travaglio ed il parto, il “rooming in” (compresenza del neonato nella stessa stanza con la madre).

Per quanto sopra può prevedersi la necessità di fornire un'accurata informazione alla donna sugli argomenti in precedenza riportati; tale informazione va svolta sia nelle scuole che negli ambienti di lavoro.

Altro punto qualificante é costituito dall'avvio di un controllo e monitoraggio sull'incidenza dei parti operatori rispetto ai parti spontanei. La conoscenza di questi dati, che pongono la Sicilia al di sopra della media nazionale per quanto riguarda i parti operatori, deve spingere ad una accurata valutazione delle motivazioni che ad essi sottende.  Andrà pertanto potenziato, nel rispetto della dignità della donna e nella scrupolosa osservanza delle indicazioni mediche, un accurato controllo di qualità specifico sulla questione.

Andrà, infine, favorito l'approfondimento di un ulteriore qualificazione dell'arte e della scienza ostetrica.

Inoltre, occorrerà procedere a:

a) Razionalizzazione delle U.0. di ostetricia, di pediatria, e di terapia intensiva neonatale.

Si prevedono tre livelli di assistenza a seconda della complessità dell'intervento necessario ed in rapporto ai requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici posseduti dalle singole U.0.

Le U.0. di terzo livello fanno parte di Aziende ospedaliere, Aziende Ospedaliero-Universitarie e IRCCS in grado di garantire per la madre e per il neonato, le massime competenze diagnostico-terapeutiche a livello subspecialistico.

In caso dì particolare attrazione dì casistica da parte delle U.0. chirurgiche subspecialistiche dovrà essere adeguata la dotazione dei posti letto. 

Valutazioni particolari dovranno essere fatte nel caso che la U.0. sia centro di riferimento di gravide e neonati HIV positivi.

I criteri di distribuzione, gli standards qualitativi e le funzioni delle stesse sono dettagliatamente previste dal 'Progetto obiettivo materno-infantile' nazionale già esitato dal Consiglio superiore di sanità.

In considerazione della disomogenea e talora anomala distribuzione territoriale delle U.O., oltre al collegamento funzionale delle stesse con la rete regionale di emergenza deve essere realizzato un servizio di trasporto neonatale.

A tale scopo, il Governo regionale provvederà con apposito atto ad identificare i bacini di utenza che debbono afferire alle singole unità di terapia intensiva neonatale (terzo livello di assistenza).

Deve essere prioritariamente favorito comunque il trasporto  ‘in utero'.

b) Potenziamento dell’attività dei centri di diagnosi prenatale della Regione con particolare riferimento alle sedi di Palermo Catania e Messina.  Accanto al potenziamento delle strutture sono d’importanza cruciale le campagne d’informazione che conducano alla identificazione delle coppìe a rischio e l'offerta di consulenza genetica qualificata con particolare riferimento alla talassemia, sindrome di Down, fibrosi cistica e malattia di Duchenne. Partìcolare attenzione deve essere altresì riservata alle patologie congenite d'organo, quali le malattie cardiovascolari per la loro incidenza e peculiarità. Per quanto riguarda la talassemia, è già ben avviato un programma di prevenzione e di diagnosi prenatale che ha condotto alla riduzione di più dell’80% della natalità dei soggetti affetti da morbo di Cooley.La Regione siciliana in base alle evidenze epidemiologiche, individua i centri per la diagnosi prenatale e ne controlla periodicamente la qualità delle attività.  I centri di diagnosi prenatale per  garantire adeguati e completi interventi diagnostici (malformazioni connatalih, aberrazioni cromosomiche, malattie genericamente trasmesse, infezioni ecc.) e di consulenza genetica, trattamenti medici e chirurgici di alta specializzazione ai neonati affetti attraverso la programmazione del parto e attraverso idonea assistenza alla gestante, sia sotto il profilo medico che  psicologico, assicurano:

-          servizio di diagnostica ecografica di elevato livello qualitativo;

-          prestazioni diagnostiche invasive prenatali (amniocentesi c/o tecniche alternative).

Devono altresì funzionalmente essere collegati con:

- laboratorio di analisi chimico-cliniche, radioimmunologiche, microbiologiche e virologiche;

- servizio di genetica;

- laboratorio di citogenetica e biologia molecolare;

- servizio di anatomia patologica con competenze in ambito perinatologico;

- unità operativa di neonatologia, pediatria e specialità pediatriche (neurochirurgia, cardiologia, cardiochirurgia ecc.).

c) Effettuazione presso tutti i punti nascita, dei prelievi ematici da inviare per l'esecuzione degli screening per la diagnosi precoce di malattie ereditarie, come l'ipotiroìdismo congenito, la fenilchetonurìa e la fibrosi cistica ai laboratori di primo livello già individuati dalla Regione Siciliana.

d) Diagnosi precoce nel neonato delle menomazioni che possono portare all'handicap, imperniati sull'attività del pediatra di base, che deve garantire:

- l'esame dello sviluppo psicomotorio e degli organi di senso;

- il controllo dello sviluppo somato - staturale;

- la valutazione relazionale genitore - bambino.

Tali indagini devono essere eseguite, se necessario, a domicilio, a tutti i nati entro il trentesimo giorno, entro il sesto ed il nono mese ed ogni due anni dal compimento del primo anno al dodicesimo anno d'età.  I dati dovranno essere trascritti in un libretto personale, secondo un modello predisposto a tal fine dall'Assessorato regionale della sanità;

e) Potenziamento dell'attività di rilevazione del registro regionale delle malformazioní;

f) Promozione dell'allattamento al seno, delle norme igieniche per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale nei lattanti e delle vaccinazioni.

Tale attività dovrà essere prioritariamente rivolta alle donne identificate “a rischio sociale" (per bassa scolarità, età della madre < 20 anni, residenza in particolari aree metropolitane) nel contesto di programmi d'integrazione con i servizi sociali del Comune che conducano alla presa in carico dei nucleo familiare ed attraverso i quali sia possibile intervenire sulla situazione di svantaggio nella quale sì trova il bambino.