Quando uscì per la prima
volta in Italia nel 1961 questo romanzo venne intitolato Passeggiata
selvaggia. All’epoca Lou Reed non aveva ancora scritto la sua celebre
canzone, per cui nessuno si sentiva in dovere di mantenere il titolo originale.
Confidando nella notorietà della ballata metropolitana del poeta dell’abiezione
metropolitana, la collana minimum classics ci ripropone il romanzo di Algren
(pubblicato per la prima volta nel 1956) col titolo non tradotto, forse
puntando ai rockettari.
Algren in realtà racconta
una storia della Depressione, dell’America immiserita, disperata e prostrata
dalla crisi di Wall Street del ’29: protagonista Dove Linkhorn, un giovane
campagnolo analfabeta che lascia il paesetto per unirsi all’esercito di homeless
che vagano per gli Stati Uniti in cerca di un pranzo e di un letto.
Dove approda dopo qualche
avventura a New Orleans, la capitale americana della prostituzione; dopo
ulteriori vicissitudini finisce nel piccolo ma efficiente bordello di Oliver
Finnerty, dove viene assunto come stallone. E il romanzo prosegue raccontando
con un devastante senso dell’umorismo e un’amarezza a malapena trattenuta la
vita delle marchettare e dei marchettari che vi lavorano. Dev’essere stata
proprio l’attenzione al mondo della prostituzione, ritratto senza il minimo
pudore e senza alcun moralismo, ad aver attratto Lou Reed (uno che di queste
cose se ne intende), spingendolo ad appropriarsi del titolo di Algren per la
sua canzone.
Questo romanzo è a tutti
gli effetti un’odissea picaresca, e nella Prefazione non sbaglia Russell Banks
a scomodare Fielding e Voltaire. Dove è una specie di Candido, uno sprovveduto
che deve sempre far esperienza sulla propria pelle dei paradossi del mondo
moderno prima di afferrarne il funzionamento. L’ironia feroce di Algren però mi
fa anche pensare a quei due grandi artigiani del fumetto italiano, Magnus &
Bunker (nel caso del primo mi concederei il termine artista). Come nei
migliori numeri di Alan Ford, Algren riesce ad affrescare in modo
travolgente un mondo pidocchioso dove tutti cercano di fregare tutti, e dove ci
si sforza sempre di arraffare comunque qualche dollaro. Un mondo discretamente
italiano, dove gli ideali sono messi a dura prova. Sarà per quello che in
America Algren è poco amato dai critici ufficiali, ma ha una nicchia di lettori
affezionatissimi tra gli scrittori di genere (primo tra tutti Harlan Ellison)?
Mi auguro che trovi
affezionati lettori anche da noi, perché è non solo un gran narratore, ma (a
suo modo) un vero e proprio maestro di vita.
(Pulp Libri, n. 51, p. 29)