Trilogia della censura, di Oliviero Beha, Avagliano

 

“Il deputato democristiano Casini, intervenendo brillantemente in Parlamento, ha detto che le associazioni femministe non dovrebbero potersi costituire parte civile nei processi per stupro, perché allora in quel caso si sarebbero dovute costituire parte civile anche le associazioni dei violentatori.” So che questa frase potrà disorientarvi un attimo: Casini? Ma parliamo di Pier Ferdinando, presidente della Camera dei Deputati? Democristiano? Deputato?

Sveliamo l'arcano: la citazione (p. 249) è tratta dalla sezione centrale del volume di Beha che ci troviamo a recensire, nella quale, sotto il titolo “Antenne rotte”, vengono pubblicati i testi di interventi televisivi del giornalista e opinionista risalenti all'inverno 1988-90. Roba un po' stagionata, di prima della guerra (del Golfo), della prima repubblica (e qui stiamo aspettando la terza se non la quarta...). Però, come si vede, tanti personaggi che ancora ingombrano la nostra scena nazionale allora c'erano già, e Beha, nella sua rubrichetta L'anti-patico ne parlava in modo non sempre riguardoso (anche nella scelta dei temi: oltre che di Casini, in quel periodo, all'interno del programma TV Va' pensiero, Beha parlò anche di P2, Ustica, caso Cirillo, Gava, pedofilia e altre piacevolezze). Risultato: quando nel '90 cercò di pubblicare i testi delle trasmissioni in un instant book, dovette affidarsi a un piccolissimo editore che fece uscire pochissime copie.

Il libro quindi seguì lo stesso infelice destino della prima sezione di questa trilogia, Mundialgate, del 1984, nel quale Beha ricostruiva com'era stata taroccata la famigerata partita Italia-Camerun ai gloriosi mondiali dell'82; anche di questo libro si bloccò la pubblicazione, e Beha racconta di aver ricevuto minacce di morte telefoniche, presumibilmente a opera di membri della camorra.

Insomma, ora che qualche annetto è passato, il giornalista ci riprova, e fa riuscire i due testi “censurati” assieme a un'intervista a Mogol sui destini della canzone italiana. Del libro trovo interessante soprattutto l'occasione che offre di fare i conti con quel passato prossimo che è la cosa più distante da noi: proprio perché così scandalosamente vicina. Incluso il presidente Casini, ovviamente.

 

(Pulp Libri, n. 61, p. 55)

 

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