Lo scrittore e sceneggiatore e poeta inglese John Harvey è, oltremanica,
un grosso nome del giallo, di quelli noti anche a chi non ha letto niente di suo,
con una fitta bibliografia che si snoda dagli anni ’70 a oggi. Qui da noi,
invece, sconosciuto alle librerie. A colmare il buco ha provveduto
meritoriamente la collana Nerogiano, proponendoci il primo romanzo del ciclo
più importante dell’autore (londinese di nascita, trapiantato a Nottingham dove
s’ambienta la vicenda): questo Lonely Hearts risalente al 1989 (la
traduzione è dignitosa ma con sbavature; poche per fortuna).
Il libro è interessante perché se da un lato presenta tutta una serie di
elementi della tradizione giallistica britannica (Il Classico Giallone
Inglese), dall’altro risente dell’epoca in cui è stato scritto. La vicenda è
ambientata in un’Inghilterra che ha poco ormai di Agatha Christie e molto di
Tony Blair (ahinoi!). Punk, culturisti, wrestlers, vacanze in Spagna, gli
Smiths, poliziotti d’origine indiana, e un commissario, Charlie Resnick, di
ceppo polacco e appassionato di jazz.
La vicenda ha ben poco di vittoriano: è la storia di due donne sole (una
abbandonata dal marito e l’altra separata) che cercano compagnia e divertimento
scrivendo alle rubriche dei cuori solitari. Vorrebbero una cenetta, un film, un
concerto, magari la discoteca, magari la scopata a chiudere la serata. Trovano
invece qualcuno che le ammazza, e malamente. La polizia di Nottingham si mette
in moto, e tra sbagli, cantonate, e piste false, arriva pian piano a farsi
un’idea di chi potrebbe essere stato…
Ovviamente, per quel che riguarda la trama, meglio fermarsi lì. Diciamo
che la storia tira e funziona, e che se cercate il libro da portare in vacanza,
questa è un’ottima idea. Diciamo anche, però, che Harvey persuade nella sua
capacità di adempiere a quella che oggi è ormai la funzione del giallo:
sostituire quello che un tempo era il romanzo sociale. Non è forse la
letteratura più sofisticata e “avanguardista” (posto che ci sia un’avanguardia
di qualcosa, oggi), a offrirci la tranche de vie, lo spaccato della
società com’è e come si trasforma: sono invece gli scrittori gialli provvisti
di antenne e di una buona cultura, come Harvey, che tra le altre cose ti piazza
anche il compianto Jacques Derrida. Con britannico aplomb, però.
(Pulp Libri, n. 58, p. 42)