Viviamo da venticinque anni
in un incubo planetario nel quale apparire è tutto ed essere è niente, nel
quale l’abito fa il monaco e a buon bisogno fa anche il Papa, nel quale i soldi
giustificano qualsiasi mezzo, incluso ovviamente l’omicidio − se serve,
anche il genocidio. Chiamatelo mondo postmoderno, neo-liberista, tardocapitalista,
la musica che si suona è questa.
L’incubatore di questo
meraviglioso mondo nuovo, ben prima di Reagan e della Thatcher, è stata la
California meridionale, o, in altri termini, quella metropoli senza centro e
dalle infinite periferie nota come Los Angeles (nomen non est omen…).
Qui si ambienta, alla metà degli anni ’40, la vicenda di Dix Steele, giovane di
bella presenza e nessuno scrupolo, affabile, elegante, di buon gusto, che non
gradendo la vita grama che gli si spalancava dinanzi alla fine della seconda
guerra mondiale, s’impadronisce della vita di un altro e si trasforma in un
personaggio cruciale dei nostri tempi: il parassita.
Dix vive a Beverly Hills a
scrocco, all’ombra di Hollywood, terra di sogni e di chimere. Ha capito che
bazzicare ricconi fa sì che un po’ dei loro soldi ti finiranno in tasca. Ha
capito che nel mondo dell’immagine una giacca di buon taglio vale molto più che
intelligenza, correttezza e serietà. E soprattutto ha capito che tra tutti i
vizi (alcol, sesso, droga, e quant’altro) quello supremo, che nella
destrutturata metropoli californiana ci si può concedere senza tanti problemi,
è l’omicidio; meglio se ai danni di belle ragazze e accompagnato da uno stupro.
Questa storia assolutamente
e genialmente noir, annata 1947, pare scritta la settimana scorsa. Dentro c’è
già tutta la mitologia losangelina che ben conosciamo, da America oggi di
Altman a Mulholland Drive di Lynch, giù fino al recente Collateral di
Michael Mann. Non sorprende che da questo romanzo morboso e iperrealisticamente
allucinato sia stato tratto un classico del film noir, Il diritto di
uccidere (col grande Bogart). Bravo Gianotti per avercelo riproposto,
bravissima la Biavasco per la traduzione.
(Pulp Libri, n. 56, p. 39)