Come si cucina l’impero
globale? Molto semplice. Prendete paesi in via di sviluppo purché ricchi di
materie prime, di risorse agricole, oppure piazzati in posizioni strategiche.
Prestategli un sacco di soldi per costruire infrastrutture moderne (non importa
che gli servano veramente, basta che costino un’enormità). Ovviamente i soldi
glieli date solo se quelle infrastrutture, siano dighe o autostrade, aeroporti
o grattacieli, le facciano costruire alle vostre aziende, così i soldi vi
rientrano in tasca. Quando i paesi si sono indebitati al punto giusto, andate
da loro a battere cassa, stile strozzino, e se non hanno (ovviamente) i soldi
da restituire gli fate capire che da quel momento in poi devono fare
esattamente quello che volete voi. Ed ecco l’impero moderno, senza bisogno di
legioni e centurioni.
Questa ricetta (e altre,
ugualmente interessanti e inquietanti) ce la racconta nei dettagli John
Perkins. Fino alla pubblicazione di questo saggio autobiografico era noto
soprattutto come santone della spiritualità new age, interessato allo
sciamanesimo latinoamericano e alle culture delle popolazioni indie della
foresta amazzonica. Ma adesso sappiamo che nel passato di questo pensatore
no-global s’annidava una macchia scurissima: era stato, come lo definisce lui
nel libro, un Economic Hit-Man, o EHM, cioè un sicario (o meglio
killer) dell’economia. Uno dei tanti personaggi in giacca e cravatta,
strapagati e autorevoli, che hanno attuato, per conto di società di consulenza
dai nomi poco noti, le politiche economiche della Banca Mondiale e del Fondo
Monetario Internazionale: quelle splendide politiche che hanno fatto ricche
solo la banca e il fondo suddetti—nonché un’elite internazionale di uomini
d’affari.
Insomma Perkins, che oggi
si dà da fare a proteggere popolazioni amazzoniche come gli Shuar, un tempo era
dedito al loro sfruttamento, e se per caso non ci stavano, passava la mano a
chi provvedeva a sterminarle. Tra il Perkins di oggi e quello di ieri sta il
pentimento che l’ha portato a scrivere il saggio. Possibile? Credibile? Il
guaio è che il libro è spaventosamente ragionevole, e che non cede a tentazioni
complottiste. È anche documentato. Temo che vada proprio letto.
Voglio chiudere citando una
una frase memorabile di questo libro: “se bombardi una città e la ricostruisci,
i dati mostrano un enorme picco della crescita economica”. Speriamo che non sia
questa l’ideona di Tremonti per smuovere la nostra economia stagnante.
(Pulp Libri, n. 59, p. 57)