Testimoni della catastrofe: Deposizioni di prigionieri del Sonderkommando ebraico di Auschwitz-Birkenau (1945), a c. di Carlo Saletti, Ombre Corte

 

Ci dicono che lo spettro che s’aggira oggi per l’Europa non è solo il comunismo ma anche l’antisemitismo. Può darsi, eppure si continua a produrre proprio in Europa un’impressionante massa di documentazione seria e rigorosa sullo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Esce proprio adesso questo saggio ben documentato, che raccoglie le testimonianze di tre prigionieri del campo di sterminio più famoso, ed emblematico; tre membri del tristemente noto Sonderkommando addetto ai forni crematori. Tre poveri disgraziati con storie molto diverse: Alter, Schlomo e Henryk, rispettivamente cameriere, sarto e calzolaio, finiti in un inferno scientificamente gestito e costretti a bruciare i cadaveri di altri poveri disgraziati prodotti in quantità industriale da un efficiente impianto di smaltimento dell’umanità: il campo di concentramento, per l’appunto.

Oltre alle deposizioni dei tre superstiti, Saletti ha allegato al libro un documentatissimo apparato di note che spiega nei minimi dettagli le implicazioni e il significato di ciò che i testimoni raccontarono a un tribunale polacco nel ’45, a guerra nemmeno del tutto finita. C’è poi una descrizione semplice e accurata delle istallazioni omicide, cioè i forni crematori e le camere a gas; una spiegazione di come funzionava praticamente il processo di messa a morte seriale, cioè la meccanica dello sterminio; un corredo di foto dei resti di Auschwitz e Birkenau; una cronologia dei fatti, informazioni sulle persone (si fatica ad usare questo termine per le SS del campo, ma tant’è) menzionate nelle deposizioni; infine una ricca e aggiornatissima bibliografia sul tema dell’olocausto.

Il libro ha alcuni difetti marginali, ovvero qualche refuso di troppo, e un uso delle virgole nei testi delle deposizioni che riflette decisamente troppo l’originale tedesco. Ma sono cose del tutto perdonabili. Dobbiamo infatti ringraziare gli studiosi seri e professionali come Saletti per il lavoro che fanno con calma e lucidità, in un momento in cui troppa gente usa strumentalmente l’olocausto per becere polemichette televisive, per messinscene di marketing politico, oppure per ben orchestrate campagne di disinformazione tese a giustificare discutibili politiche della sicurezza. Vale più un libro come questo, che biblioteche di retorica dissennata e ipocrita.

 

(Pulp Libri, n. 48, p. 54)

 

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