Continua l’encomiabile
sforzo della piccola casa editrice di Varese che s’è intestardita a portare in
Italia uno scrittore a lungo trascurato; e a torto. Dico subito che delle varie
cose di Sallis che ho letto ultimamente, questa è di gran lunga la più bella,
forse anche perché dentro lo scrittore americano ha messo spudoratamente le
cose che ama, senza curarsi se stavano bene insieme. Ne risulta un piatto
esotico dagli accostamenti violenti, ma buono da morire, come la cucina cajun
tipica della terra dove Sallis ambienta il suo romanzo, la Louisiana
torrida, creola e favolosa.
Questa seconda queste di
Lew Griffin, investigatore controvoglia, si ambienta tra New Orleans e il
Mississippi. Sud profondo, e questa è una delle favourite things di
Sallis; insieme al mondo dei neri, alla cucina creola, al blues, e ai libri.
Sallis infatti alterna la sua attività di scrittore (in tempi lontani di fantascienza,
oggi di gialli) a quella di docente e traduttore di letteratura francese. E
queste frequentazioni colte si avvertono tutte nel libro, dove Lew Griffin,
detective con una vita spericolata alle spalle, anche lui scrittore, anche lui
insegnante, ogni tanto molla la sua indagine per parlarci di Quenau,
Robbe-Grillet o Thomas Bernhard. E il suo talento di storyteller, quello
sì genuinamente americano (incarnato nel memorabile personaggio di Doo-Wop),
consente stavolta a Sallis di tenerci incollati alla pagina di qualsiasi cosa
parli.
Ho detto che nel libro ci
sono tante cose disparate. C’è una folla di personaggi, molti dei quali di
buona volontà; e chi più chi meno, siano assistenti sociali o spacciatori o
sbirri, aiutano Lew nella sua ricerca di Alouette, figlia di una sua ex-amante
persa nel groviglio del crack. E tra i tanti temi di questo libro ricco, quello
del rapporto tra le generazioni, tra padri e figli e viceversa, mi pare
trattato da Sallis con grande partecipazione; e diventa un modo per interrogarsi
su cosa sta succedendo in un paese dove gli studenti vanno a scuola col fucile
e le famiglie trattano i figli a psicofarmaci per farli stare buoni. Cose
americane, sapete: da noi, come insegnano Erica e Omar, la famiglia è un valore
fondante; con la V maiuscola.
Insomma, leggiamo Sallis
per capire che la famiglia non è un possedimento o un nodo di consumi, ma una
conquista che si fa giorno per giorno: ché questa è la morale di La falena.
(Pulp Libri, n. 57, p. 47)