Di Sallis già recensimmo Cypress
Grove Blues, giallo anomalo pubblicato anch’esso da Giano. L’editore di
Varese ci riprova, e questa volta convince molto ma molto di più. Il volume in
questione è una raccolta di tre bei saggi dello scrittore e studioso americano:
lo raccomando a tutti quelli che sentono parlare sempre più spesso di Goodis e
Thompson, anche grazie all’impegno editoriale della Fanucci che sta
riproponendo le opere migliori dei due (mentre s’è dedicata a Himes
l’encomiabile Marcos y Marcos).
Sallis esplora con grande
sensibilità e stile personalissimo il mondo di questi tre grandi del giallo
statunitense: parliamo dell’era dei paperback, libri usa e getta che
furoreggiarono negli Stati Uniti negli anni ’50 e nei primi anni ’60,
sostituendo la vera pulp fiction (quella delle riviste), prima che
arrivasse la televisione a spazzar via tutto. L’intuizione felice di Sallis è
che sia stato il tumultuoso e anarcoide mercato dei paperback a consentire a
personaggi del tutto anomali, come i tre di cui sopra, di produrre una
letteratura in apparenza di puro intrattenimento, ma che in realtà andava a
scavare in profondità nelle inquietudini e nelle paure inconfessabili
dell’immaginario collettivo a stelle e strisce. A Goodis, Thompson e Himes
(meno noto da noi il terzo, autore afroamericano di grandissimo interesse) il
territorio di frontiera del paperback offrì una libertà d’azione pagata con
retribuzioni al limite della fame e una reputazione di scribacchini privi di
dignità letteraria. Stessa sorte è toccata, guarda caso, ad altre figure
affascinanti della letteratura americana del secondo dopoguerra, che camparono
nel mercato del paperback ma sul versante fantascientifico (potremmo citare il solito
Philip K. Dick, ma ci sarebbero anche Robert Sheckley, R.A. Lafferty,
Cordwainer Smith, e altri ancora…).
In quei gialli brutali e
desolati qualcuno (p. es. i soliti francesi, che già avevano intuito la
grandezza di Edgar Allan Poe quando in patria lo consideravano un mentecatto
alcolizzato e niente più) aveva visto non solo il mestiere e le formule
meccaniche di un prodotto di mero consumo, ma una griglia di lettura del reale
che, in mano alle persone giuste, poteva spalancare abissi sotto la realtà più
o meno rassicurante dell’America felix degli anni ’50. E in mano a
Sallis questi tre autori svelano in controluce un’intera poetica del fallimento
(sia esso personale o esistenziale), di profondità a tratti sconcertante,
faccia oscura dell’impero americano.
(Pulp Libri, n. 52, p. 57)