L’opera d’esordio di questo
quarantatreenne autore americano (romanziere ma anche poeta) è del tutto
fantastica, quindi, come spesso accade nella letteratura a stelle e strisce di
oggi, brutalmente vera. il Minotauro, quello che a Creta sbranava vergini
greche e dimorava nel Labirinto, è finito nella Carolina del Sud, in una città
di provincia dove fa il cuoco in un ristorante popolare, la Bisteccheria di
Grub. Non è un localino da haute cuisine; serve roba semplice e robusta,
bistecche, insalate molto ricche, ali di pollo molto piccanti et similia.
La cucina americana che non troverete nei McDonald.
Il Minotauro di Sherrill,
che tutti chiamano M, non è più la furia disumana e spietata del mito greco: è
uno sfigato del Sud, white trash, o meglio black & white.
Abita in una roulotte, guida una vecchia carretta, veste camicie lise e
rattoppate. Con le parole non se la cava affatto; quando non muggisce s’esprime
a monosillabi. Se la cava però come cuoco, anche se ogni tanto combina
pasticci; ancor meglio se la cava come meccanico, al servizio part time di
Sweeny, archetipo rivenditore d’auto usate.
La sua non si può dire una
vita molto avventurosa, rispetto alle lunghe (e inenarrate) peregrinazioni che
l’hanno portato dal Mediterraneo alla costa orientale del Nordamerica. Sherrill
trasforma il mugghiante mostro in un disadattato, un po’ ritardato, un po’
negro, o forse indiano, o chissà, ispanico. Attorno a lui, raccontata con minuzia
encomiabile e con semplicità mirabilmente studiata, l’insensata vita quotidiana
di un’America provincia di nessun centro. Con le cattiverie idiote di chi sfoga
il nulla che gli mangia le viscere, come l’insopportabile cameriere Shane o la
velenosa sottocameriera Adrienne. In mezzo a questo quotidiano tran tran di
gente la cui massima ambizione è andare a lavorare in qualche ristorante
fighetto, cerca di tirare a campare M, mezzo uomo e mezzo toro, la cui massima
ambizione è mettersi in proprio a cucinare hamburger e hot dog nelle fiere.
La trama, che prende pian
piano ma con forza, verte attorno allo strano rapporto che si crea tra il
bestiale M e la bella Kelly, tormentata dal male antico dell’epilessia. Così,
mentre certi nostri scrittori scimmiottano l’America senza sapere bene dov’è e
cos’è, gli americani ci rivendono il mito greco, riveduto e corretto, e
riescono pure a fare vera letteratura. Ironie della storia!
(Nota: azzeccata la
traduzione di Martina Testa, tanto per cambiare…)
(Pulp Libri, n. 50, p. 49)