I truffatori, di Jim Thompson, Fanucci, tr. Anna Martini

 

Noi italiani siamo abituati a pensare che l’unico popolo di bidonari sia il nostro. Nient’affatto. Ci sanno fare anche gli americani, e da prima che nostri compatrioti arrivassero in massa a Ellis Island. Lo dimostra il fatto che nel bel mezzo dell’ottocento Herman Melville decise di scrivere un romanzo intitolato The Confidence-Man, cioè “il truffatore”, che da allora resta come classico della letteratura a stelle e strisce (e non solo).

Di truffatori parla anche questo romanzo di Jim Thompson, straclassico dell’hard boiled americano, dal quale è stato tratto nel 1990 un piccolo gioiello (un po’ sottovalutato) del cinema tout court, e cioè Rischiose abitudini di Stephen Frears: uno di quei rari casi in cui da un gran romanzo è stato tratto un grande film. Anche perché alla sceneggiatura ha messo mano un serissimo professionista come Donald E. Westlake, altro giallista di classe.

Al centro del romanzo c’è Roy Dillon, un truffatore di piccolo cabotaggio, uno che frega i cassieri del bar sul resto (e altre amenità del genere). Sua madre Lilly non è stata un esempio edificante: lavora per un boss della criminalità organizzata. L’amante di Roy, Moira Langtry, è un’altra donna pronta a tutto. A questo trio va aggiunta Carol Roberg, l'infermiera che assiste Roy nella sua convalescenza dopo un incidente “di lavoro”, una brava ragazza che però custodisce nel proprio passato qualcosa di devastante.

La storia ha una trama talmente serrata che a raccontarne anche solo una pagina si fa torto al lettore. Quel che vorrei invece sottolineare è che nella storia tutti i personaggi (tranne forse uno) imbrogliano, e tutti (nessuno escluso) hanno un passato da nascondere: quando infine si vanno a vedere i bluff di ciascuno, sono dolori. Il pregio di questo romanzo sta proprio nella stupefacente capacità dell’autore di aprire abissi ad ogni passo, scandagliando le profondità più smisurate delle passioni, specie di quelle inconfessabili.

Per questo lo raccomando calorosamente anche a chi (come il rencensore) non è particolarmente attratto dal giallo: perché Thompson, ora che la collana Dark di Luca Briasco lo sta riproponendo metodicamente e con encomiabile cura, si sta rivelando come voce narrativa di tutto rispetto per chiunque ami l’arte di raccontare.

 

(Pulp Libri, n. 48, p. 32)

 

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