"Finalmente ci stiamo accorgendo di cosa sia in realtà l'auto. Ma
cominciamo anche a chiederci cos'è la domenica. La domenica sta
scomparendo: tutti i giorni sono uguali. Negozi aperti, uffici aperti.
Abitudini che sono durate migliaia di anni vengono cancellate. E allora io
dico che bisogna applicare la par condicio non solo alle persone ma anche
alle cose. Se c'è qualcuno che mi ripete dieci volte al giorno che una
merendina è una sferzata di energia, io voglio che gli stessi soldi siano
investiti per far parlare un pediatra che mi dica che la migliore sferzata
d'energia è un po' di miele sul pane".
Inarrestabile e apocalittico come sempre Beppe Grillo ingrana la quarta
appena lo si pungola sul futuro ambientale delle città.
Come applicherebbe la par condicio alle macchine? "Partendo dal mito della
velocità. Un viaggio tipo in città significa fare 5 chilometri a 15 all'ora
portando un carico di 100 chili. E' la media del mulo, sono le prestazioni
del
mulo".
Magari cambiano gli odori. Un milione di muli a Roma porterebbero qualche
problemino. "Perché quando il mulo caga tu ti accorgi di quello che
succede. Scatta il campanello d'allarme. Qui siamo alla smaterializzazione
della merda: quello che esce da un'automobile, che è molto più pericoloso
di quello che esce da un mulo, magari te lo respiri a dieci chilometri di
distanza. Non vedi, non ti preoccupi. E poi c'è il problema del tempo".
Immagina un futuro con l'auto sorpassata dal pedone? "No, vedo un
presente in cui l'auto ruba il tempo degli altri. Per fare andare più comodo
il pendolare, che tanto sul treno non riesce a salirci e quindi prende la
macchina, si fa una bella bretella e cosi' la mamma che prima attraversava
la strada per andare a comprare il latte ora deve fare un giro lunghissimo.
Le hanno rubato il tempo".
Come continuerebbe il gioco della par condicio applicandolo al tempo?
"Non è un gioco, io sono molto serio. Vorrei un orologio in cui le lancette,
invece dei secondi e dei minuti, indicano i secoli e i millenni. Bisogna
cominciare a guardare un po' più in là. La mobilità va affrontata pensando
che dobbiamo trovare un sistema per muoverci in maniera meno
masochistica nei prossimi cento anni".
Auto bocciata senza appello? "No, io sono un automobilista. Ma bisogna
pur dire che la macchina è diventata lo strumento per restare immobili. E
infatti le industrie investono sempre più nell'abitacolo, nello stare, non
nel
muoversi. Ormai c'è il gps, l'impianto stereo, i portabibite, spazi
abbondanti per i libri. Bisogna attrezzarsi per passare il tempo durante la
fila. Del resto Romiti lo ha detto chiaramente: stare un po' in coda non è
un dramma, anzi è un modo per riaprire il dialogo familiare. Parli poco con
tuo figlio? Non c'è problema, lo porti a fare un giro in macchina e alla
fine,
per disperazione, qualcosa dovrete pur dirvi".
E la macchina a emissioni zero, elettrica o a idrogeno? "E' la scelta che ha
fatto l'Islanda: ha deciso che entro il 2030 il petrolio deve sparire
dall'isola. In Italia siamo ancora alla polemica sulle domeniche a piedi. Ma
non lo sanno che l'automobile è la prima causa di morte tra i 18 e i 25
anni, che un francese su cento muore o è storpiato dall'automobile?
Quando arriverà il momento di dire "è abbastanza"? L'età della pietra non
è finita perché sono finite le pietre. Non è necessario aspettare di
consumare l'ultima goccia di petrolio per smettere di avvelenarsi".