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Prima di sapere - i sintomi L'origine
di tutta la mia storia di "malato cronico"
risale al 1991.
Venivo colto molto spesso da stati
febbrili improvvisi ed inspiegabili - vomito - stipsi o diarrea.
"Influenza con complicazioni
addominali"
era la definizione del medico di famiglia. Iniziai
ad accorgermi che non tolleravo più alcuni
alimenti, ma dato che ERO una "buona
forchetta" e mangiavo di tutto, non riuscivo
bene ad individuare cosa mi provocava quella
specie di coliche. Persi anche molti chili, dato
che tutto ciò che ingerivo veniva espulso
durante le mie crisi di vomito o di diarrea.
Contemporaneamente il mio lavoro, una volta tanto sicuro, iniziò a vacillare. Arrivarono le prime casse integrazioni, le
mobilità ed un notevole calo di produzione. Lo
stress e la tensione si accumulavano ed in famiglia si temeva per il mio sistema
nervoso. Mia moglie,
ad esempio, pensava soffrissi di anoressia.
Tornai dal mio medico di base, il quale mi liquidò velocemente dicendomi che ero un banale depresso, colto al
massimo da qualche attacco di colite e, "per
accontentarmi", si limitò a prescrivermi
della valeriana ed una sorta di pillole
omeopatiche (Nux Vomica). Ma io insistevo per
effettuare accertamenti più approfonditi, che lui
si "preoccupò" di sconsigliarmi con un'espressione
che faceva sottintendere " Poveraccio,
questo è proprio un paranoico ipocondriaco!
". Sono stato così male per 6 anni,
trascinandomi in ufficio assalito da dolori
lancinanti, con alti e bassi, alternando momenti
di ripresa (anche di peso) a momenti di ricaduta.
Durante questo lasso di tempo ho intrapreso (a
mie spese e privatamente) varie metodologie di
ricerca (analisi, tac, Rx, colonscopia, ecografie) senza
raggiungere mai un risultato concreto. Dopo varie
peregrinazioni da un medico all'altro, capitai
nello studio di un endocrinologo, il quale mi
diagnosticò una tossinfezione da S.Thyphi.
Tutto sembrava coincidere con i sintomi che avevo
e con il fatto che frequentavo una mensa
aziendale non al top dell'igiene. Finalmente
questo mio "star male" aveva un nome
ed una cura. Non importava che il mio conto in
banca si fosse pesantemente assottigliato, sapevo
di non soffrire di quel "brutto male"
che avevo schivato all'età di 18 anni, quando mi
avevano asportato un lifoma linfocitico latero-cervicale.
Pagando, all'epoca, le spese di una cobalto-terapia
(la chemioterapia non era conosciuta) alquanto
devastante.
Così mi curai e per un pò andò meglio. Finché nel
1997
..
La diagnosi
- i miei 3 ricoveri
Finché nel '97,
pensando che la mensa aziendale avesse colpito
ancora e l'attacco tifoide si fosse ricordato
delle mie viscere, ricominciai a soffrire
moltissimo con febbre alta, dolori addominali
acuti accompagnati da uno strano rigonfiamento
nella fossa iliaca destra. Appendicite acuta?
Corsi al pronto soccorso dell'ospedale più
vicino, ma dopo aver subito violenti
palpeggiamenti, cazzotti ai reni, il tutto sotto
gli sguardi interrogativi dei medici, decisi di
imboccare la via della fuga, firmai velocemente
un foglio e scappai letteralmente di corsa a casa. Intanto il
"bozzo" aumentava di volume e si faceva sempre più
dolente. Mi ricoverai qualche giorno dopo, in
una clinica privata (diretta dall'endocrinologo
citato prima) e qui scoprii che quel "bozzo"
era in realtà un ASCESSO RETROPERITONEALE, che
fu immediatamente drenato con un intervento
in anestesia locale.
Dopo 10 gg. di degenza
venni dimesso con la
diagnosi di "sospetto Morbo di Crohn". Alla mia
legittima richiesta di cosa si trattasse, mi fu risposto che era
una seria malattia
autoimmune cronica, molto rara, da non sottovalutare per
l'alta frequenza delle recidive e
che mi avrebbe certamente accompagnato per il resto della vita. Bisognava valutare se era necessario intervenire
chirurgicamente, oppure dirigersi verso un "menu" di
farmaci per combattere l'infezione e normalizzare il mio stato
di salute. Trascorsi altri 10 gg. a casa con
un catetere inserito nell'inguine, che continuava
a spurgare materiale purulento. Nel frattempo il
chirurgo che mi aveva operato in clinica, volle
che gli consegnassi tutto il materiale
diagnostico accumulato nei sei anni della
malattia e, dopo essersi consultato con altri
colleghi, decise che l'unica soluzione valida, ormai, era quella
dell'intervento chirurgico. Oltre al fatto di ricevere questa
notizia non proprio gradita, fui anche rimproverato dall'equipe
medica, perché era chiaro che se mi fossi mosso
adeguatamente qualche anno prima, sicuramente avrei evitato
l'operazione ! Dovevo ricoverarmi di nuovo, ma,
considerando tutte le spese sostenute sino ad
allora (svariati milioni) si optò per una clinica convenzionata
annessa all'Università
Cattolica del Policlinico A. Gemelli di Roma.
Subii la resezione ileo-cecale
con anastomosi (circa 50 cm. di intestino tra
colon e tenue) e fui dimesso con una dieta ed
alcune dosi di mesalazina da assumere
giornalmente. L'operazione era riuscita
perfettamente, i miei spasimi erano finiti!
Dopo 10 gg. fui
costretto a rientrare in ospedale d'urgenza in
seguito ad una sub-occlusione intestinale
accompagnata da vomito fecale provocata,
probabilmente, da una briglia aderenziale.
Ripiombai immediatamente
nel maledetto incubo che credevo facesse ormai
parte del passato.
Restai quasi un mese in
osservazione e finalmente fui dimesso
DEFINITIVAMENTE con una diagnosi aggiuntiva di
intolleranza alla famiglia di farmaci usati nella
terapia di mantenimento del MdC.
The
day after
La prima cosa che feci
quando uscii dall'ospedale DEFINITIVAMENTE, fu
quella di andare alla ASL per effettuare il
cambio del medico di base. Attualmente posso dire che la malattia è in fase di
remissione, il mio stato di salute è
complessivamente buono, se si eccettuano alcuni
problemi tipici del MdC : frequenti scariche
diarroiche - senso di spossatezza - dolori
articolari e talvolta anche qualche reminiscenza
di dolori addominali. Disturbi che, chi soffre di
MdC, deve imparare ad accettare, sapendo di
convivere con un qualcosa che cova sempre nell'ombra.
Tengo a precisare che è molto importante
monitorare sempre le proprie condizioni fisiche
per evitare che la malattia si manifesti ancora
ed io, grazie ad A.M.I.C.I. l' Associazione per le Malattie Infiammatorie
Croniche Intestinali sono stato indirizzato in un
centro specializzato. Dal novembre 1997 effettuo
dei controlli periodici presso la divisione di
gastroenterologia diretta dal Prof. Prantera prantera@tin.it
ubicata presso l'Ospedale Spallanzani -
Padiglione Pontano - di Roma http://www.sameint.it/ibdline
SI al sito
Inizialmente ero
indeciso se crearmi o no un mio spazio nella rete.
Ma poi pensai che se in passato avessi potuto
utilizzare questo mezzo per sanare tutte le mie
perplessità e le mie paure, forse non avrei
sofferto tanto. Per reazione adesso cerco di
saperne sempre di più, mi documento
continuamente su rimedi naturali che possono
alleviare i miei disturbi e, scartabellando di qua e di là (v.immagini a
lato) ho scoperto che l'olio
di pesce (contenente Omega3) è stato oggetto di sperimentazioni su
soggetti malati di MdC, dando anche dei buoni
risultati. Casualmente, nel reparto
dedicato agli integratori alimentari del
supermercato vicino casa, ho trovato un prodotto naturale
a base di olio di fegato di merluzzo, in confezioni da 60 perle
gelatinose. Non
è esattamente uguale all'olio di pesce (ricavato solo
dalla carne del pesce), ma è da sempre considerato un forte
ricostituente naturale. Così ho pensato che male non mi avrebbe
fatto. Tanto più che, data la mia intolleranza ai farmaci usati
per la cura del MdC, non sono in grado di proteggermi in alcun
modo. Nonostante i medici del centro che mi tiene sotto
controllo, si siano dimostrati scettici sulla validità di
questo rimedio naturale, ho deciso ugualmente di tentare. Ho iniziato ad
assumere 2 perle di olio di fegato di merluzzo al giorno durante
i pasti, 3 perle nei giorni più critici. Ora non so se dipende
dalla mia suggestione o se veramente esiste un
fondamento scientifico, per il momento io mi
sento molto meglio ed anche le mie analisi del
sangue sono ampiamente migliorate. Inoltre ho adottato un regime
alimentare in linea con le mie tolleranze, che ho perfezionato
in questi anni di malattia, includendo ed escludendo quei cibi
che mi provocavano evidenti disturbi intestinali. Spero che una
alimentazione equilibrata possa aiutarmi a prolungare il periodo
di remissione, visto che dalla mia non ho neanche l'ausilio
di un farmaco di mantenimento. Chiunque volesse
chiedermi informazioni circa questa mia dieta
personalizzata o soltanto per raccontarsi, può contattarmi
senza alcun problema sarò felice di ricevere i vostri messaggi
su :
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