Memorie di Storia Monselicense

Riporto qui quanto ho trovato nel testo originale scritto dall' avvocato Celso Carturan (1875-1950) intorno al 1940. L'intero dattiloscritto, conservato nella Biblioteca Comunale di Monselice è composto da 3399 cartelle.
L'imponente documentazione originaria è stata riassunta nel volume pubblicato dal Comune di Monselice, Assessorato alla Cultura, nel 1990. Il titolo dell'opera è

MEMORIE DI STORIA MONSELICENSE
dall'Unificazione alla Seconda Guerra Mondiale

Il curatore del volume, Flaviano Rossetto, mi ha gentilmente messo a disposizione le oltre 3000 cartelle originarie che mi hanno consentito di integrare le informazioni di più rilevante interesse storico con quelle di valore aneddotico ma di notevole interesse mio personale. Ringrazio dunque Flaviano Rossetto per avermi sollevato il cuore dal timore che le tante medaglie sul petto di Antonio Serafini fossero un riconoscimento Austriaco per aver egli sparato a Garibaldi...

Alle vicende di Monselice sono dedicati altri volumi tra cui uno di Tiziano Merlin, Storia di Monselice, Padova 1988, (edita da il poligrafo), da cui ho tratto la conferma che realmente il mio antenato Girolamo Morello fu Sindaco di Monselice legalmente eletto e combattuto dall'opposizione per oltre un anno, tra il 1898 e il 1899 ossia tra la morte del Cav. Giovanni Pertile e la nomina non accettata dall'interessato, del conte Oddo Arrigoni degli Oddi e dunque l'arrivo del commissario prefettizio Commendator Puozzo.

Mi diventa così chiaro il senso del santino stampato nel trigesimo della morte di Gerolamo Morello: ecco cosa si intendeva dire con l'affermazione del bene fatto ai poveri da parte del mio antenato...il ghiaccio artificiale così costoso a quei tempi...

A queste notizie confortanti si contrappone il dispiacere dello scoprire che altri storici sorvolano sul breve e tormentato Sindacato Morello e che (mi è stato detto) Girolamo Morello non sia citato nella lapide murata in Municipio che ricorda i Sindaci Monselicensi dall'Unità d'Italia ad oggi.

In effetti un semplice benestante, commerciante di carni bovine (proprietario di una delle principali macellerie di Monselice ), facoltoso e al tempo stesso generoso, dotato di buon senso ma non pienamente all'altezza del suo grave compito per carenze culturali, come afferma persino Celso Carturan che, allora ventenne, lo aiutò e lo ebbe come amico, stona un poco accanto a nomi di prestigio quali il cav. Giovanni Pertile, il conte Alberto Balbi-Valier, il conte Oddo Arrigoni degli Oddi etc...

Spero tuttavia che l'esattezza storica, documentata da testimoni di fazioni avverse, venga ristabilita e che prima o poi, a distanza di oltre un secolo, io abbia la soddisfazione di vedere ricordato anche in Comune oltre che nel Cimitero di Monselice l'esistenza e il ruolo di un signore di cui conservo qualche traccia nel mio DNA...e nel cuore.

...omissis...

a pag 480

Morello Girolamo

"possidente" conduceva la più importante macelleria della città. Datosi a tutt'uomo al partito cattolico, dopo le ibride elezioni comunali del 1895 "di cui diremo in altro capitolo" fu assessore e poi Sindaco per quasi due anni. Durante questo periodo fu in continua lotta con la minoranza radico-socialista imperniata dal Prof. Galeno ed io, poco più di ventenne, in allora impiegato comunale, ebbi l'incarico di stendere e preparare pel Morello di cui godevo massima fiducia, i memoriali in sua difesa contro le accuse avversarie e me la cavai con tutto onore. Nella rinnovazione della carica fu però subito battuto da Sindaco. Era un uomo di poca cultura ma non privo di buon senso pratico. Da allora si aprì pel nostro Comune la lunga era delle crisi. Il Morello ebbe una sola figlia sposatasi al veterinario Dott. Luigi Bottoni, il figlio Girolamo, Professore in belle lettere, percorre a Milano la carriera dell' insegnamento.

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da pag. 504 a pag. 506

Duner Antonio

di condizione benestante conduceva un importante esercizio di macelleria. Aveva un unico figlio, Ferruccio, il quale dotato di perspicace ingegno, dopo la morte del padre, liquidò l'azienda commerciale accudendo alla direzione della propria azienda agricola. Da giovane professò idee politiche molto audaci per quel tempo e fece parte di quella comitiva di cittadini, che come dicemmo nella precedente biografia del Monticelli, subì nel 1879 qualche mese di prigionia. Con l'andare degli anni però le sue idee politiche del Duner divennero meno ardenti pur mantenendosi sempre nel campo democratico. Fu consigliere ed Assessore Comunale per molti anni. Ma dove egli esplicò particolarmente la propria attività e competenza si fu in altro campo. Rimasto infatti vacante, con la fuga di Carlo Corsale che si appropriò una grossa somma di denaro (come vedremo in altro capitolo) il posto di direttore della Cassa di Risparmio fondata dalla Società Operaia, il Duner fu chiamato a coprirlo. La fiducia universale riposta nel Duner fece si che le sorti della cassa prosperarono in modo meraviglioso ed egli continuò nello stesso suo ufficio anche quando, dopo parecchi anni, la Cassa passò alle dipendenze della Cassa di Risparmio di Padova. Collocato a riposo andò a stabilirsi a Roma, dove morì nel 1929. I figli, tutti in ottima posizione sociale, hanno da molto tempo abbandonato Monselice. Zio materno del Duner era il ...

Colonnello Antonio Serafini

pure di famiglia Monselicense, una sorella del quale sposò il padre del Duner ed un'altra sorella sposò Girolamo Morello di cui parlammo in precedenza nel presente capitolo.

      Ci è doveroso di ricordare Antonio Serafini nella bella figura di soldato. Durante la dominazione Austriaca nel Veneto egli riuscì ad evadere dai suoi obblighi di guerra, passò audacemente e pericolosamente il Po' a nuoto e si arruolò nell'esercito Italiano.
Combattè la guerra dell'indipendenza, gli furono riconosciuti meriti speciali, conseguì onori e soddisfazioni invidiabili e finì la carriera militare ottenendo la pensione col grado di Colonnello. Morì molto vecchio a Padova nel 1920 circa. Anche nella sua tarda età fu sempre tenuto in molta considerazione nelle alte sfere militari ed i Monselicensi non hanno mai ricorso invano a lui per ottenere concessioni e favori in quel campo.
Ricordo sempre una sua frase dettami durante un viaggio in ferrovia, in un momento in cui i governi parlavano con insistenza di pace mentre si annusava nell'aria un acuto odore di polvere. "Figlio mio, egli mi diceva, ricordatelo bene, quando le nazioni parlano con insistenza di pace vuo dire che si prepara la guerra". Parole sacrosante non smentite certo dai fatti odierni.
A titolo di curiosità diremo che il Serafini fino alla tarda vecchiaia conservò la sua fama di preparatore e divoratore formidabile di ottimi e luculliani pranzi.

Nota mia: Amalia Serafini

Figlia di Vincenzo Serafini e di Antonia Martinengo nacque l' 8 ottobre 1838 e morì il 18 aprile 1925 fu sorella del Colonnello Antonio Serafini e moglie di Girolamo Morello a cui diede un'unica figlia, Emma (nata il 16 agosto 1864 e che sposò diciottenne il veterinario Luigi Bottoni, di dodici anni più anziano di lei).
Non conosco il nome della sorella di Amalia ed Antonio Serafini che andò sposa ad Antonio Duner e che fu quindi madre del turbolento ma perspicace Ferruccio Duner sperimentatore, da rivoluzionario, delle patrie galere ma anche uomo degno di alta fiducia universale.

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da pag. 916 a pag 924.

      Così fin dal 1879 andò formandosi la nuova maggioranza cattolico-liberale moderata di 18 voti mentre i radico-socialisti finirono a costituire la minoranza. In sullo scorcio del 1897 ammalò il Sindaco Cav. Pertile che nel 1 marzo 1898 cessò di vivere. La morte del Pertile spiacque a tutti amici e nemici, perchè fu un vero galantuomo e la sua bonomia, la sua indipendenza e il suo spirito conciliativo avevano reso possibile in tanti anni di suo sindacato, una resistenza e compattezza nella compagine Municipale.

      Prima che la sua salma fosse condotta al Cimitero fu portata nella Sala Municipale a pianterreno e, dopo i discorsi commemorativi delle Autorità si compiè il rito delle tre elevazioni del feretro, a braccia, da parte delle Autorità. La morte del Pertile causò nuove difficoltà ed incertezze nel Consiglio Comunale. Le funzioni di Sindaco furono assunte, ope legis, dall'assessore anziano Morello Girolamo. Dopo qualche mese di interregno, la nuova maggioranza, elesse a Sindaco il Morello stesso. Le note biografiche del Morello come quelle degli altri maggiori esponenti della Rappresentanza Municipale, fin qui esposti, nonchè di molti altri che andremo citando nel seguito di questo capitolo, fanno parte dei capitoli riguardanti le famiglie più notevoli della città. Il Morello non era certamente l'uomo che presentasse i requisiti indispensabili per reggere con piena scienza e coscienza le sorti del nostro importante e travagliato Comune ma era però dotato di un certo buon senso e conosceva l'arte di rendersi utile a chicchessia e di fare disinteressatamente del bene a tutti. Eppoi in quel momento la nomina del Morello era, si può dire la più indicata per salvare la baracca consigliare. Naturalmente lo si contornò in Giunta di elementi sicuri per fede e capacità quale il Conte Mario Nani Mocenigo che divenne il Membro più quotato della Giunta. Durante il Sindacato Morello avvenne la commemorazione a Vicenza del Colonnello Giacomo Zanellato (vedi capitoli famiglie ed uomini notevoli) ed io pure feci parte del Gruppo, con a capo il Sindaco, che si recò in quella città per le onoranze colà rese al nostro illustre concittadino nel 50° anniversario della difesa di Vicenza da lui preparata e condotta. Ma intanto andavano preparandosi e maturandosi in Consiglio Comunale dissidi ed eventi a danno del Morello ed a danno della consistenza consigliare.

      Dobbiamo ricordare che subito dopo le elezioni generali del 1895, in tempo utile a sensi di Legge, alcuni elettori liberali ricorsero contro la nomina a Consigliere di Zorzati Giovanni perchè ritenuto ineleggibile occupando egli l'Ufficio di Direttore del locale Monte di Pietà (Opera Pia). Il Giovanni Zorzati venne così sostituito col primo dei non eletti, Tortorini Dott. Cav. Uff. Alvise, capo del partito liberale-moderato ed ex Sindaco.

      Nella primavera del 1899 si procedette al sorteggio di metà dei Consiglieri assegnati al Comune, per la rinnovazione di Legge.
I quindici Consiglieri decaduti furono i seguenti:

Malipiero Dott.Giuseppe - Moscon Pietro - Pertile Cav. Giovanni - Bertana Luigi (rinunzia) - Giraldi Francesco - Brigo Giorgio - Zoppeli Giuseppe - Nin Luigi - Piva Leandro - Tortorini Cav. Uff. Dott. Alvise - Nani Antonio - Gallo Remigio.

      Le elezioni ebbero luogo il 30 luglio.

      La lotta fu aspra perchè i radicali adoperarono tutte le loro armi per il trionfo della loro lista e per riavere in Consiglio la perduta maggioranza. I socialisti avevano deciso di portare una lista propria con quattro nomi ma all'ultimo momento essi finirono con l'appoggiare la lista radicale e poche furono le schede portanti la lista pura socialista. Fra cattolici e liberali-moderati, dopo vari approcci, si convenne in una perfetta identità di vedute. Adopero la stereotipata frase dei convegni diplomatici con la differenza però che nel nostro caso la identità era un fatto reale e non una parola fittizia che l'alta politica adopera il più delle volte per nascondere l'insuccesso delle trattative. La vittoria arrise alla lista concordata cattolico-moderata e con questo vittorioso connubio venne data definitiva condanna all'ibridismo compiutosi dai clerico-socialisti nel 1895.

      Per dimostrare l'accanimento della lotta esporremo qui i risultati della stessa. Gli elettori inscritti erano 877. Per la costituzione dei seggi, che risultarono misti di clerico-moderati e di radicali, votarono 220 elettori. I votanti per la nomina dei Consiglieri furono 634 e cioè il 72%. Lo spoglio delle schede durò fino alle due della notte. La proclamazione ebbe luogo alle ore 9 del lunedì.

      Riuscirono eletti:

Sggini Nob.AngeloVoti362
Nin Luigi "359
Vanzi Cav.Ferdinando "355
Nani Antonio "359
Trieste Cav.Giuseppe "354
Arrigoni Conte Oddo "347
Moretti Ing.Giovanni "344
Viganò Dott. Francesco "342
Brigo Giorgio "321
Nazari Dott.Francesco "317
Zulati Giuseppe "305
Tortorini Dott.Alvise "295

      Voglio qui notare che i radicali avevano pubblicato un vasto programma di progetti e di promesse fra cui il riconoscimento della piena libertà di pensiero, agli impiegati comunali. Questo articolo del programma era sembrato a tutti un po' strano perché erano noto urbi et orbi che parte degli impiegati stessi avevano, anche sotto le precedenti Amministrazioni moderate pubblicamente fatto sfoggio della loro aderenza e simpatia ai partiti estremi e nessuno dei dirigenti si era mai sognato di farne loro colpa. Invece proprio quei radico-socialisti che avevano sventolato la Bandiera del libero pensiero, avevano giurato durante la lotta elettorale che, se avesse loro arriso la vittoria, avrebbero usato aspra vendetta contro un impiegato che si era permesso di appoggiare i liberali moderati e di lottare in loro favore. Quell'impiegato ero io.

      Naturalmente "le minaccie ed i fieri accenti" non avevano fatto su di me breccia alcuna.

      L'8 settembre si riunì per la prima volta dopo le elezioni, il Consiglio Comunale per la nomina della Giunta. Riuscirono eletti ad assessori effettivi il Conte Mario Nani Mocenigo, Nin Luigi, Vanzi Cav. Ferdinando, Viganò Dott. Francesco. Ad assessori supplenti il Dott. Giuseppe Zavarise ed Olivieri Alessandro. Nella stessa seduta si iniziò ufficialmente la lotta contro il Sindaco Morello da parte della minoranza o meglio da parte dell'Avv. Galeno che della minoranza era il despota riconosciuto. Dico "ufficialmente" perchè in effetto la lotta si era aperta ben tempo prima attraverso la stampa ed attraverso i vari conciliaboli dei partiti della estrema sinistra.
Trattavasi di accuse da parte del Galeno al Morello per pretese violazioni commesse da quest'ultimo sulla manutenzione del prato della Fiera di proprietà comunale e da lui tenuto in affitto. Nella predetta seduta dell'8 settembre il Galeno presentò apposita mozione al Consiglio chiedendo che essa fosse posta all'ordine del giorno della prossima adunanza. A dir vero i fatti denunciati dalla minoranza mancavano di una seria base od almeno non meritavano certamente che si inscenasse un tanto processo. Il fatto rivestiva tutto il carattere di personalismi politici tendenti ad abbattere il Sindaco od a pregiudicare la situazione nonchè ad infiltrare la disgregazione nella nuova maggioranza consigliare. Bisogna riconoscere, come vedremo, che a questo scopo infatti, anche per concomitanza di altri eventi, la minoranza riuscì ad ottenere un certo successo. Il Morello, in risposta alla mozione Galeno, presentò un memoriale in sua difesa. Affidò a me la compilazione di detto memoriale.

      Avevo in quel tempo compiuto il secondo corso Universitario in Giurisprudenza, di più avevo conseguito già da tempo il Diploma di Segretario Comunale ed altri ancora, cosicchè il Sindaco, che mi voleva molto bene e che mi aveva alle sue dipendenze quale impiegato Comunale, credette di trovare in me la persona più adatta ed indicata per estendere la sua nota di difesa. Il memoriale deve essere riuscito per benino perchè la Giunta lo tenne nel massimo conto e lo fece servire a base delle sue deliberazioni. La mozione Galeno si svolse in Consiglio nella tornata del 12 settembre. La seduta fu presieduta dall'assessore Conte Nani e fu molto movimentata. Alla fine fu approvato con 16 voti contro 5 l'ordine del giorno della Giunta che proponeva la nomina di una Commissione inquisitrice la quale risultò composta dai Consiglieri Conte Oddo Arrigoni degli Oddi, Bacchini Amedeo e Moretti Ing. Giovanni.
Altra interpellanza moveva intanto il Galeno contro il Morello per la conduzione della Ghiacciaia comunale assunta dal Morello più che altro per sollevare il Comune da difficoltà sulla fornitura del ghiaccio ai malati poveri mentre nessun altro aveva voluto assumere il peso.
Notiamo qui che in quel tempo, per i poveri e nell'Ospedale, si adoperava ancora il ghiaccio naturale che andava producendosi nei fossi durante l'invernata poichè il ghiaccio artificiale, prodotto con ogni misura igenica, costituiva ancora un mito. Si fu nel principio del secolo presente che si potè usufruire del ghiaccio artificiale per tutto quanto concerneva l'uso orale mentre per impacchi ed altri usi esterni continuò ad adoperarsi quello naturale. In seguito il ghiaccio artificiale fu adottato, per tutti i servizi e bisogni. Si pensi alle difficoltà in cui eravamo costretti quando inverni miti limitavano la formazione del ghiaccio.

      Ma torniamo all'interpellanza Galeno. Per debito di cronistoria dobbiamo rilevare che l'assunzione della ghiacciaia da parte del Morello avvenne proprio durante il breve assessorato del Galeno e con voto di questi. Perchè, nel periodo tra il 1895 ed il 1899, il Galeno, per brevissimo tempo, riuscì a coprire la carica di assessore. Le interpellanze e le lotte del Galeno contro il Sindaco Morello dovevano però mancare di ogni loro esito in forza di sopravvenute circostanze.
L'aspra polemica giornalistica che su queste lotte intestine dilettava quasi diuturnamente i Monselicensi, doveva dopo qualche mese mutare scopo e direttive. Mentre la Commissione stava vagliando le accuse mosse al Sindaco sui danni al prato della Fiera, sopravvenne un colpo di scena che naturalmente tolse ogni motivo politico, e quindi ogni importanza, alla mozione Galeno, la quale passò pacificamente agli archivi.
Avvenne infatti questo.
Ritenevasi fondata l'interpretazione della Legge Comunale e Provinciale nel senso che il Sindaco comunque nominato, sia per elezione ordinaria, nelle normali scadenze e rinnovazioni, sia in via straordinaria in sostituzione di altri dovesse sempre rimanere in carica per tutto il quadriennio previsto dalla Legge stessa. Il Morello perciò, eletto nel 1898, ove non fosse decaduto da Consigliere Comunale, avrebbe dovuto scadere regolarmente nel 1902. Senonchè una Circolare Prefettizia, verso la fine del 1899, fissava la più esatta interpretazione della Legge nel senso che il Sindaco, eletto straordinariamente e cioè in sostituzione di altro anzitempo scaduto, avrebbe dovuto rimanere in carica soltanto fino al momento in cui avrebbe dovuto rimanere in carica il suo predecessore. Così essendo il Cav. Pertile stato eletto nel 1895, doveva cessare nel 1899, epoca in cui si compiva il quadriennio.

      La lotta contro il Sindaco, dal momento che questi doveva abbandonare il seggio, si rendeva inutile. Essa avrebbe dovuto venire con più ardore ripresa le quante volte il Morello fosse stato dal Consiglio confermato in carica.

      I giornali di opposizione non mancarono di insinuare che il Morello aveva cessato dalle sue funzioni in forza di dimissioni impostegli dal Prefetto in seguito alle mozioni proposte dal Galeno. Poichè la notizia era stata pubblicata in malafede, naturalmente i giornali Morelliani si scagliarono con giustificata veemenza contro i disonesti corrispondenti. Siccome ogni fatto, per quanto insignificante, può sempre offrire la sensazione di quello che fosse - nel tempo di che si tratta - il carattere dei rapporti sociali in tutti gli strati della civile convivenza, voglio qui accennare ad un aneddoto che mi riguarda quale impiegato Comunale di quell'epoca. Durante il Sindacato Morello io (in seguito alle dimissioni del III Cancellista Lusiani Ausonio nominato Segretario Comunale a Vescovana) fui promosso a quel posto. Da 500 lire annue passavo ad 800! Poiché il nuovo Ufficio mi metteva in più diretto contatto con la Segreteria e poiché questa aveva in effetto bisogno di un coadiutore, si venne, tra Sindaco e Segretario, nella determinazione, con atto interno d'Ufficio, di conferirmi l'incarico di aiutare e di sostituire, in caso di bisogno, ad honorem, il Segretario stesso. Avevo già la patente di Segretario, ero inscritto alla facoltà di Giurisprudenza - la cosa pareva quindi utile ed onesta.

      Così non la pensavano i miei colleghi più anziani i quali - pur non avendo i miei titoli di studio - si scagliarono - fulmini del cielo! - contro il provvedimento e tanto si adoprarono, invocando l'aiuto del Galeno, finchè ottennero, pro bono pacis, la revoca di diritto dell'atto sindacale. Dico di diritto perchè di fatto io continuai nelle mie nuove mansioni. Nel dicembre il Consiglio si riunì adunque, dopo la cessazione del Morello, per la elezione del nuovo Sindaco.
La cittadinanza, compreso lo stesso Morello, si attendeva che questi, data la situazione del Consiglio e lo stato delle cose, sarebbe stato confermato. Avvenne invece un nuovo improvviso colpo di scena.
A grande maggioranza fu eletto il Conte Oddo Arrigoni degli Oddi.
La mossa fu effettuata in pieno segreto su iniziativa di un gruppo di consiglieri i quali, stante la lotta imperniata sul Morello, credettero di fare opera sana di pacificazione sostituendolo con un nome che raccogliesse la generale fiducia. Se vogliamo la iniziativa non poteva dirsi fuori posto. Ma il Conte Arrigoni, uomo di tempra difficile e rigorosa, malgrado ogni pressione, persuaso a torto che le cose del Comune non filassero con la dirittura da lui voluta, non accettò la carica. Per due volte il Consiglio si riunì inutilmente per trovare il Cireneo che assumesse l'incarico Sindacale. La situazione di disagio creatasi nel Consiglio per i fatti suesposti, aprivano, in seno allo stesso, una crisi insanabile. Nel 6 febbraio (1900) il Consiglio fu raccolto per la terza volta allo scopo di addivenire alla nomina del suo capo la quale, a sensi di legge, avrebbe dovuto effettuarsi anche a maggioranza relativa. Per evitare sorprese la maggioranza si presentò compatta in Sala Garibaldi sicchè ben 25 Consiglieri su 30 risposero all'appello. Per accordi intervenuti fra la maggioranza stessa - ed a questi accordi non fui estraneo io pure - quando, apertasi la seduta, l'assessore anziano Nin invitò il Consiglio a procedere la nomina del Sindaco, tutti i Consiglieri fra la generale sorpresa, si alzarono ed uscirono dall'aula. La crisi era aperta. Monselice per la prima volta avrebbe avuto un Commissario straordinario. A questi estremi si era arrivati, bisogna riconoscerlo, come conseguenza del nefasto connubio avveratosi nelle elezioni del 1895. Con R.D. 22 marzo 1900 il Consiglio fu sciolto e fu nominato a Regio Commissario Straordinario il Comm. Dott. Angelo Puozzo Consigliere Delegato (allora i Vice Prefetti si chiamavano Consiglieri Delegati) a riposo.

      Nei cinque anni di amministrazione Pertile-Morello clerico-radico-socialista il Comune, sia per le lotte intestine, sia perchè i grandi programmi elettorali sono sempre stilati per i gonzi, poco o nulla di attività pubblica ha saputo realizzare. Accenniamo qui soltanto al collocamento del Busto di Vittorio Emanuele II (opera, come diciamo altrove, poco edificante dello Scultore Brustolon Valentino junior) sotto la loggetta della Torre di Piazza, effettuata con solenne celebrazione. Si fu in quel periodo che il Corpo delle Guardie Municipali fu trasformato nel senso che esso da allora avrebbe dovuto occuparsi esclusivamente della polizia locale escludendo dalla sua competenza ogni atto di pubblica sicurezza.

      Il Regio Commissario Puozzo prese possesso del suo ufficio il I Aprile 1900. Arrivò d'improvviso nel pomeriggio di quel giorno mentre nessun assessore era presente e lo stesso Segretario era assente. Il Puozzo, che certamente si era bene informato delle condizioni in generale non solo del Comune ma anche del Corpo Impiegatizio e che verso di me ha subito addimostrato una deferente simpatia, volle che la consegna dell'Ufficio gli fosse fatta tosto da me in modo molto spiccio, mi diede alcune disposizioni e se ne andò a Padova per riprendere la quasi diuturna spola da Padova a Monselice nei giorni successivi.
Compresi presto che egli era stato male predisposto verso il segretario Steiner tanto che egli avrebbe preferito la mia assistenza in luogo di quella dello Steiner. Io ebbi campo di fargli constatare che le sue prevenzioni non erano esatte e rifiutai di assumere delicati incarichi che egli avrebbe voluto dal Segretario passare a me. Più che altro egli venne a Monselice con la missione di organizzare le elezioni per nomina di un duraturo Consiglio Comunale. Frattanto, e precisamente nel maggio-giugno si erano svolte le elezioni politiche e Monselice, come descriviamo nel Capitolo "I cosidetti Ludi Cartacei", era stato teatro di una lotta formidabile combattuta sul nome del Conte Giacomo Miari De Cumani da parte dei Liberali monarchici, e su quello di Antonio Aggio da parte dei radico-socialisti. I cattolici avevano mantenuto e predicato l'astensionismo. La durezza della lotta è provata dall'essersi dovuto procedere al ballottaggio che si concluse con la vittoria dei partiti di sinistra. Questa lotta e questo risultato misero naturalmente un certo imbarazzo anche nel corpo elettorale amministrativo il quale avrebbe dovuto a brevi giorni di distanza scendere in lizza.

      Difficile quindi si trovava la situazione politico Amministrativa del nostro Comune ed io ben ne so qualche cosa perchè in quelle campagne elettorali avevo esplicato ogni mia fattiva energia. Riuscimmo a ripetere l'accordo tra cattolici e liberali-moderati pur dovendo, per salvare la situazione, sacrificare qualche buon nome del partito liberale. I partiti di sinistra si fusero essi pure portando la lista completa di 24 nomi. La lotta fu molto aspra come lo dimostrano i seguenti dati:

Elettori iscritti 924
Votanti 668 e cioè il 72%.

I votanti sono stati, nello spoglio delle schede, così da me diligentemente classificati: Cattolici 300 - Moderati 60 - Radico-socialisti 308 - Il 1° della maggioranza ottenne voti 369 (Trieste Cav.Giuseppe) il primo della minoranza voti 315 - gli ultimi 2 della Maggioranza voti 336 (Carleschi Orsino e Tasso Pasquale ) - l'Ultimo della minoranza voti 301. Nel campo cattolico-liberale ci furono delle defezioni causate appunto dalla mancata inclusione nella lista di alcuni fra i migliori esponenti del partito liberale. Il Conte Arrigoni (liberale) fu eletto quale facente parte della minoranza perché portato dai partiti di sinistra.

      Da tutti questi dati risulta evidente che la lotta amministrativa molto risentì gli effetti della lotta politica combattuta a poche settimane di distanza. Le elezioni si effettuarono nel 29 luglio.
La mattina seguente si diffusero le prime notizie del regicidio di Monza avvenuto appunto nel giorno della nostra lotta elettorale. Di questo triste evento e delle onoranze rese a Monselice al Re Buono parlo estesamente nel capitolo " Vicende politiche generali dal 1866 al 1914".

      Nel 7 agosto successivo si riunì per la prima volta il nuovo Consiglio Comunale che - dopo la relazione del Regio Commissario e la commemorazione di Re Umberto fatta dal Consigliere anziano Cav. Giuseppe Trieste, procedette alla nomina - presenti 28 consiglieri - del Sindaco e della Giunta. Fu eletto a Sindaco il Conte Cav. Alberto Balbi Valier, con voti 21 - ad assessori effettivi, Contanini Dott.Marco con voti 22, Nani Conte Mario con voti 21, Nin Luigi con voti 20, Carleschi Orsino con voti 16 - ad assessori supplenti Zavarise Dott.Giuseppe con voti 22 e Zulati Giuseppe con voti 21. La lista dei 30 Consiglieri eletti è la seguente:

Trieste Cav. Giuseppe
Nin Luigi
Zavarise Dott. Giuseppe
Bacchini Amedeo
Nani Mario
Nani Antonio
Olivetti Cav.Francesco
Brigo Giorgio
Toffalo Sante
Centanini Dott. Marco
Nazzari Francesco
Balbi Valier Conte Alberto
Morello Girolamo
Viganò Dott. Francesco
Moroni Luigi
Zulati Giuseppe
Grezzana Giulio
Galbo Gio.Batta
Bertana Felice
Corato Giuseppe
Menesello Antonio
Gallo Evangelista
Carleschi Orsino
Tasso Pasquale
Arrigoni Conte Oddo
Galeno Dott.Angelo
Ferri Giacomo
Zoppelli Giuseppe
Zorzati Dott.Antonio
Ghiraldini Cesare

      Col 7 agosto quindi cessò l'opera del Regio Commissario Straordinario. Il Puozzo era uomo di carattere buono e gioviale...

...omissis...

Nota mia: Girolamo Morello

Nacque il 6 marzo 1838 e morì il 28 ottobre 1900 a 62 anni compiuti. Ebbe come fratello Arturo Morello i cui dati anagrafici mi sono noti attualmente solo in base alla tomba ancora esistente nel cimitero di Monselice. Dunque Arturo Morello nacque il 15 dicembre 1840 e morì il 30 gennaio 1897.

Nota mia: Emma Morello in Bottoni

Figlia unica di Girolamo Morello e di Amalia Serafini nacque il 16 agosto 1864 e morì prematuramente e improvvisamente il 31 marzo 1901. Sposò Luigi Bottoni figlio di Antonio e di Luisa Gambernini nato a Baura (frazione di Ferrara posta ad est a meno di 10 km) il 25 marzo 1852 e morto a Monselice, in via Umberto I, n. 49, il 30 maggio 1923. Emma diede otto figli a Luigi e si racconta che, restato vedovo, Luigi baciasse ogni sera la foto della sua Emma e poi, da buon veterinario scrupoloso, ripulisse il vetro accarezzando in un certo modo ancora il volto della scomparsa.

Degli otto figli ben cinque morirono prematuramente e quattro di questi sono elencati nella tomba di Monselice.

Maria Bottoninata il 16 agosto 1885morta il 14 ottobre 1894
Amalia Gisella Bottoninata il 4 settembre 1886 morta il 5 settembre 1888
Giuseppe Michele Bottoninato il 19 marzo 1893 morto il 29 marzo 1893
Giuseppe Bottoninato il 26 agosto 1896 morto il 17 maggio 1899

Dei quattro figli sopravissuti ad Emma, la più sfortunata fu Amalia, morta undicenne il 19 giugno 1911 mentre poterono operare nel mondo Gerolamo, il primogenito, Giuseppina ed Antonio. Da Gerolamo, citato anche da Celso Carturan a pag. 480, marito di Ginevra Contin e padre di tre figli ossia Galileo, Leonardo e Virgilio discendo io, Giampaolo, primogenito di Leonardo. Giuseppina non ebbe figli mentre di Antonio, avventuroso e scapestrato (cito giudizi antichi di cui ignoro le basi) si è perduta traccia...


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