BUTTAFUOCO

Il Classico dei Classici

 

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I MAESTRI DEL VINO

BUTA TANT 'ME AL FOG !

Dove nasce il Buttafuoco, vino leggendario dell'Oltrepò pavese? Secondo i trovieri moderni:  esso nasce alla Castana / nella zona meridiana / dove il sole batte il giorno /  su la vigna come un forno.

La Castana è un agreste Comune della provincia di Pavia, dove la rituale composizione di uve barbera, croatina e uva rara viene interpretata in maniera leggermente diversa. Cioè: per conferire più finezza, armonicità e personalità a quel vino che gli indigeni chiamano appunto Buttafuoco, si dà maggior importanza alla croatina e all'uva rara nei confronti della barbera.

È quindi da quest'uvaggio che nasce uno dei vini più discussi e rari dell'OItrepò, di cui i maligni hanno più volte descritto le caratteristiche in tal modo: - il vino col grado di cavaliere, profumo di legno antico. colore rosso bugiardo, sapore di leggenda - E ciò per dare addosso anche a quel cavaliere autentico che lo produce. Ovvero, come spiega ancora il troviere: - lo distilla la Bianchina, / spalle grosse, testa fina -.

Il produttore, infatti, è una signora: Bianca Alberici, “Bianchina" per l'intero Oltrepò, donna cordiale, simpaticissima e veramente con la testa fina sulle spalle grosse. Nel '72 le venne conferita l'onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica, poi quella di Cavaliere Ufficiale e, di recente, è stata nominata Commendatore. Ma i titoli che lei preferisce si riferiscono al suo singolare vino:  tutto sommosso dal frizzicare della schiuma -come lo ha descritto Veronelli - profumo vinoso e tuttavia sottile e consistente, sapore asciutto e franco che si apre in bocca con insospettata generosità.

  L’Alberici è figlia d'arte, come si dice in gergo teatrale: nel 1887, infatti, un suo antenato produceva un bianco spumante denominato “Sciampagnino” e assai apprezzato -secondo le , cronache del tempo - dai più rigorosi intenditori. Francesco Alberici, era costui: Enologo e Possidente, Presidente Onorario dell'Imp. Accademia delle Arti e Manifatture di Parigi, come si legge in un'ingiallita etichetta che ogni collezionista vorrebbe possedere. si può dire, perciò, che la “Bianchina" vanta un casato enoico davvero nobile. Del resto il suo amico Macario, il noto comico torinese, l'ha incoronata “Regina del Buttafuoco”.  Lei, invece, si considera una semplice vignaiuola; ma intanto il suo vino, dopo aver maturato in botti di rovere (cosa insolita nell'Oltrepò), viene continuamente richiesto in ogni parte della nostra Penisola e anche del mondo.

  L 'azienda vitivinicola della “Bianchina" è posta a cavaliere di due vallate, quella dello Scuropasso e quella di Montescano, la quale chiude la sua confluenza nella Valle Versa, dove "il calore del sole impingua i grappoli”.

  Ma è d'obbligo una visita anche a Casa Alberici, una costruzione che risale al Settecento e famosa per aver ospitato, nei tempi passati, la contessa Adelaide Cairoli e il ministro Depretis.

La cantina deIl'abitazione è certamente più antica, ricavata com'è dal sasso, dal tufo e poi dai mattoni. Il visitatore, infine, può raccogliersi nell'infernot in silenziosa orazione bacchica, mentre  la “ Bianchina “ -sacerdotessa del tempio - lo benedice con una aspersorio vinicolo, pronunciando la frase di rito: «Bùta tant'me al fòg! » . Al che il visitatore-degustatore si sentirà il volto acceso: sulle sue gote. infatti. comparirà lo stesso color rubino del Buttafuoco.

E così ad ogni assaggio.

Nel frattempo, s'accenderà anche la “Bianchina”. D’entusiasmo.

 

NERIO BRIGHENTI

Un illustre cliente di Bianchina Alberici era il comico ERMINIO 

 

MACARIO, mentre esaltava il leggendario BUTTAFUOCO.

   

 

 

 

 

 

 

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Aggiornato il: 12/02/2006
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