I Templari

 

    Ugo de Payns, fondatore ufficiale dell’Ordine del tempio e primo Gran Maestro, nacque a Payns in una data imprecisata, ma vicina al 1080.

    Nel 1118, nove cavalieri che erano “timorosi di Dio”, condotti, appunto, da Ugo de Payns, si presentarono in Gerusalemme a re Baldovino II, manifestando il desiderio di garantire la sicurezza della strada dei pellegrini da Jaffa a Gerusalemme.  Il re accetta e consegna loro per viverci, una parte del suo palazzo, posto sul luogo del Tempio di Salomone. I canonici del Santo sepolcro consegnano, a loro volta, un piccolo appezzamento che possiedono in quel luogo. Avendo occupato il sito del tempio di Salomone, prendono il nome di “Cavalieri del Tempio”.

    Nel 1125 venne a raggiungerli un nuovo cavaliere, Ugo, conte di Champagne che, nel 1115, prese contatti con Stefano Harding, per offrire all’Ordine cistercense, una zona nella Foresta di Bar-Sur-Aube per costruirvi un’abbazia. A dirigere questa fondazione, Stefano Harding designò un giovane monaco, Bernardo di Fountains che, creò nel luogo prescelto l’abbazia di Clairvaux (Chiaravalle). Dal momento del suo arrivo a Clairvaux, il giovane Bernardo prende in pugno la politica dell’Occidente. Nel 1125, Ugo di Champagne, ripudia la moglie, rinnega il figlio, rinuncia alla contea e va a raggiungere i nove cavalieri nella loro casa sul posto del Tempio di Salomone. Questo desiderio di andare in Terra Santa,  riguarda il lavoro svolto a Gerusalemme dai nove cavalieri. Lavoro che non consiste in nient’altro che nella “ricerca del Graal”.

    Bernardo di Chiaravalle,era nato nel 1090 vicino Digione. Fu istruito nella chiesa di Saint Vorles , a Chatillon-sur-Seine, egli diverrà più tardi Siniscalco del tempio e forse Gran Maestro. Zelatore del culto mariano, è l’inventore del termine “Notre Dame”; Nostra Signora non è per lui la moglie di Giuseppe, è la sposa del Verbo.

    Tra i nove cavalieri che si sono presentati al re di Gerusalemme ve ne sono almeno due che sono molto vicini a Bernardo: uno è Ugo De Payns, l’altro è suo zio, fratello della madre, forse anch’egli cistercense. Andrea di Montbard.

    Quando l’Ordine sarà ufficialmente costituito ed avrà un suo esercito in Palestina, a questo sarà affidato un compito ben definito: la difesa dei Luoghi Santi. Ma tra il 1118 ed il 1128, le cose sono diverse. In tutto questo periodo i cavalieri non partecipano ad alcun combattimento … I nove cavalieri del tempio fanno la guardia alla loro strada dei pellegrini. Per quanto immediato sia il pericolo, non prendono parte a nessun combattimento; rimangono soli e non reclutano nessuno. E’ evidente che non si trovano laggiù per effettuare reclutamenti. Occupano il sito del tempio di Salomone. I nove cavalieri non sono venuti solamente a proteggere i pellegrini, ma a cercare, custodire e portare via qualche cosa; l’Arca dell’Alleanza e le Tavole della Legge.

    E’ molto probabile che le Tavole della Legge siano derivate da testi sacri egiziani, asportati da Mosè, al momento dell’esodo, e questo spiegherebbe perché il faraone inseguisse gli Ebrei per impedire che lasciassero il paese. Le Tavole sono di pietra, dice la Genesi, ma sono chiuse in un cofano ricoperto d’oro: l’Arca.

    Nel 1128 i cavalieri ritornano in Champagne. Al Concilio di Troyes ne saranno presenti sei. In Terra Santa sono rimasti, quindi, tre cavalieri, compreso Ugo di Champagne. Sono pochi per fare la guardia alla strada dei pellegrini. Non vi sono altri esempi che per la creazione di un ordine vi sia stato bisogno di un concilio. Fu, invece, proprio a questo scopo, che Bernardo di Chiaravalle, nel 1128, fece convocare un concilio a Troyes.

    Ugo De Payns espone al concilio il desiderio di creare un ordine di monaci soldati. Il concilio aderisce  ed incarica Bernardo di preparare la regola. La regola dettata da Bernardo è monastica. Ai nuovi cavalieri fu perfino imposto l’abito bianco. Solo da questo momento essi saranno considerati dei religiosi; a Gerusalemme, nonostante i voti prestati nelle mani del Patriarca, Ugo De Payns firmava come laico e non come religioso. L’Ordine, dice la regola, potrà possedere terre, uomini liberi e servi, destinati a valorizzarle; può avere case ed anche parte delle rendite ecclesiastiche. L’Ordine era ricco, ma bisognava che i suoi cavalieri fossero poveri; non si tratta di essere poveri, ma di non possedere personalmente. Come risultato del Concilio di Troyes si ebbe la fondazione del Tempio. Immediatamente cominciò il “reclutamento”. Nel 1130 rientra a Gerusalemme con un vero esercito reclutato in Occidente. La Milizia del Tempio è costituita. Quasi all’improvviso l’Ordine si ritrova ricco, anzi ricchissimo: in Oriente con i guadagni delle armi (il saccheggio è un costume); in Occidente, grazie alle donazioni che affluiscono. E’ stato calcolato che verso il 1270, l’Ordine possedesse in Francia un migliaio di commende ed innumerevoli “granges” (poderi abbaziali separati dal convento). In Oriente, l’Ordine è un esercito in guerra, in Occidente, un’organizzazione monastica.

        L’Ordine del tempio, in un modo o nell’altro è legato strettamente a tre specie di attività umane: la cultura, il commercio e l’architettura religiosa. Senza dubbio è l’architettura religiosa a dare la chiave dell’origine del Tempio. Durante i duecento anni della vita del tempio, nella sola Francia furono costruite più di duecento cattedrali romaniche e gotiche. Prima del mille non vi erano che pochissimi costruttori di talento. Dopo il mille, il romanico fiorisce con straordinario rigoglio. Tra l’anno mille ed il 1300 sono state costruite in Francia tutte le cattedrali, le chiese e le abbazie di qualche importanza. Quasi tutte sono state costruite e ricostruite varie volte. Sembra che gli storici , nei loro studi sul fenomeno, siano stati offuscati da quella guardia che i nove cavalieri facevano alle vie dei pellegrini e vogliono vedervi l’origine dell’Ordine, invece di cercare questa origine dove effettivamente si trova e cioè seicento anni prima. A Subiaco ed a Monte Cassino.

    Benedetto da Norcia è un Sabino; nasce nel 480, si fa eremita e tra i disordini delle invasioni e delle lotte di parte si dedica in solitudine alla meditazione. Organizza una comunità cui dà la regola. Il giorno è interamente consacrato al lavoro manuale (sette ore), allo studio (quattro ore) ed agli uffizi (quattro ore). L’origine di questa regola è controversa. Secondo gli uni sarebbe di Benedetto da Norcia, secondo altri sarebbe l’adattamento di un’altra regola, conosciuta come Regola del Maestro. Benedetto da Norcia inizia un lavoro di basilare importanza per tutta la civiltà cristiana: intraprende, in un paese travagliato da barbari e cristiani, la raccolta sistematica dei manoscritti classici che la giovane chiesa cristiana tendeva a distruggere come eretici; crea in tal modo la tradizione culturale dei Benedettini. Quando Monte Cassino fu distrutto per la prima volta dai barbari (la seconda volta avvenne nel 1341 per effetto di un terremoto e la terza nel 1943 a causa delle bombe americane), i monaci salvarono i preziosi manoscritti che furono trasportati a Roma. Sono sempre i Benedettini a raccogliere i principi della costruzione in pietra. Sulla base dei dati tradizionali, essi rielaborarono, infine, il canto gregoriano. Furono i figli di San Benedetto ad assicurare la continuità della tradizione operaia grazie a quella parte della regola che riguarda il lavoro manuale obbligatorio. Una paziente ricerca delle tradizioni, una scienza matematica continuamente perfezionate, permisero ai monaci benedettini di ritrovare e di trasmettere una conoscenza “iniziatica” dei misteri. Questo sapere non poteva rimanere monastico, doveva laicizzarsi. Fu allora trovato il sotterfugio dei “fratelli laici” che non erano religiosi, ma tuttavia, appartenevano all’Ordine, potevano spostarsi sotto la protezione dell’Ordine e forse anche sotto il suo abito. Sembra che questi artigiani, questi artisti e questi maestri siano rimasti sotto la protezione dell’Ordine benedettino fino al momento in cui la loro sicurezza e le loro franchigie non furono assicurate da un altro ordine, e precisamente, da quello dei Templari.

    San Benedetto era morto nel 547, cinque anni dopo la nascita di San Colombano, ed aveva conservato alla Cristianità un tesoro classico; san Colombano le avrebbe offerto il tesoro celtico.

    San Colombano era un cristiano irlandese. L’Irlanda si era prestissimo convertita al cristianesimo, la stessa cosa sarebbe avvenuta, parimenti, in tutti i paesi della celticità druidica. Non sappiamo molto dei Druidi, ma la facilità con cui accolsero una determinata forma di cristianesimo sembra porli spiritualmente molto vicino a questo. Tutti i Celti, dietro i loro Druidi corsero incontro al cristianesimo. L’Irlanda, che era sfuggita alla conquista romana e poi a quella barbarica, rimase cristiana, si può dire, druidicamente. La concezione druidica del cristianesimo fu portata in Gallia soprattutto da san Colombano, con l’efficace appoggio di un papa benedettino, Gregorio I, San Gregorio Magno. Nel 600 San Colombano arriva per fondare il monastero di San Benedetto. In Gallia egli fonda pure, verso l’anno 600, Anegay, Luxeuil, Fontaine.

    L’Ordine Benedettino era nato in Italia. L’Ordine di San Colombano ebbe la sua origine in Irlanda. Tutti gli sforzi fatti dai Benedettini hanno per risultato, agli inizi del X  secolo, Cluny. Il dolmen diverrà la cattedrale, come la Vergine Nera si trasformerà in Nostra Signora. Bernone, l’abbate che trasportava tra i suoi bagagli i manoscritti eruditi e rari, si trasferisce da Gigny in un terreno donato, nel 910 da Carlo III di Borgogna, a Cluny. Cluny inaugura la rinascita di quella Borgogna organizzatrice che il VII secolo aveva conosciuto, quella che aveva cercato di assumere il ruolo di custode della tradizione greco-romana. Tutte le precauzioni furono adottate perché Cluny non fosse disturbata nel suo lavoro. Le era necessaria e le fu concessa una completa libertà di movimento, anche perché le fosse possibile sfuggire ad ogni costrizione politica. Più di milletrecento monasteri, complessivamente, finiranno per sottoporsi alla regola cluniacense. Questa regola riduce la parte di lavoro materiale spettante ai monaci chierici. I monaci chierici si consacrano all’amministrazione, allo studio, alla lettura, alla calligrafia, alla miniatura, all’architettura, alla scultura ed alla pittura. Le terre dei monasteri cluniacensi finirono in mano dei laici. In generale, non furono più coltivate direttamente dai monaci, che si trasformarono in professori d’agraria. Le loro orme saranno ricalcate dalle commende del Tempio. Tutti i mestieri sono praticamente rappresentati nei monasteri. Cluny è il primo terreno d’applicazione della scienza tradizionale all’edilizia religiosa. La prima chiesa di Cluny – Cluny I – fu iniziata dall’abbate Bernone nel 915. Mezzo secolo più tardi fu iniziata Cluny II. La chiesa presentava uno dei primi se non il primo esempio conosciuto di quel tipo, che Lefevre-Pontalis chiama a pianta benedettina. In cento anni, Cluny metterà a punto tutta la architettura religiosa d’Occidente.

    Sembra che la prima idea di una Crociata sia dovuta a Silvestro II. Silvestro era stato il monaco benedettino Gerberto. Giovane pastore, diventò novizio a Saint Geraud d’Aurillac, mostrando doti eccezionalmente sviluppate di matematico e fisico. Era un eccellente astronomo, inventore di un astrolabio. Nonostante il suo pacifismo, dimostrato dall’istituzione della tregua di Dio, fu lui a lanciare l’idea di una Crociata, bandita cento anni dopo, da Urbano II. A partire da Silvestro II, nell’anno mille, Gerusalemme diviene un obiettivo. Questo obiettivo, però, non sarà esplicitamente reso pubblico che quando tutto sarà pronto. Cluny si consacra a questa preparazione.  Alla fine vi  è l’operazione Crociata ed i guerrieri conquistarono Gerusalemme. La città cadde in loro mano dopo un difficile assedio lanciato tra il 14 ed il 15 luglio 1099. Goffredo di Buglione prese il titolo di difensore del Santo Sepolcro e si stabilì sul sito del Tempio di Salomone, dove la difesa era stata così accanita. Suo nipote Baldovino II, lascerà questo luogo a favore dei nove poveri cavalieri del tempio, nel 1118. In quello stesso tempo, Stefano Harding, abbate di Citeaux, si preparava e preparava il suo Ordine a “comprendere” un documento sacro che stava per arrivare …

    L’Ordine del tempio è il risultato finale del processo di incivilimento dell’Occidente. La missione del Tempio è in Occidente: in un certo senso, la difesa della Terra Santa non è che uno strumento. Del resto in nessuna parte della regola è fatto cenno alla principale missione ufficiale del tempio, la sicurezza della via dei pellegrini. Risulta invece chiaramente la devoluzione all’Ordine dei compiti laici fino ad allora svolti dai monasteri. I Templari costituiscono, in effetti, uno Stato nello Stato. Con ogni probabilità esistevano due categorie di cavalieri: i monaci ed i laici. Il nucleo dei monaci cavalieri costituisce il nucleo centrale del Tempio. Oltre ai cavalieri, il Tempio comprendeva un corpo di sergenti, costituito da persone non nobili di nascita, le quali servivano il tempio, senza, a quanto pare, pronunziare voti. La maggior parte degli “amministratori” delle case del Tempio era costituita da sergenti che assumevano il titolo di commendatori. La regola del Tempio prevedeva due abiti, a seconda della categoria: per i cavalieri il mantello bianco, per i sergenti il mantello bruno. Nel 1141, il papa concesse loro la croce rossa, che fu portata sulla spalla sinistra. La croce templare che si trova sugli stemmi dei Gran Maestri, e sui sigilli, è una croce che deriva dalla croce celtica. Verso la fine dell’Ordine, tanto i cavalieri che i sergenti ed i cappellani portavano la croce sul petto e sul dorso. L’organizzazione esterna del Tempio era molto complessa. In primo luogo l’Ordine era suddiviso in due parti: l’Oriente e l’Occidente. L’Oriente in cui il Tempio era un’armata di guerra. L’Occidente in cui era un fattore di pace e di civiltà.

    Alla testa dell’Ordine vi era il Gran Maestro, che, come diceva la regola, deve tenere a portata di mano il bastone e la verga. Simbolicamente questo bastone è un regolo; la verga forse è la frusta. Come capo militare, il Gran Maestro aveva il suo stato maggiore, a capo del quale era il Siniscalco, aiutato dal Maresciallo, responsabile delle armi e dei cavalli. Egli aveva quattro cavalli da marcia, oltre ad un destriero da combattimento, animale di grande valore chiamato turcomanno. La sua casa era costituita da due cavalieri di rango elevato, da un fratello cappellano, da un chierico con tre cavalli, da un fratello sergente, da uno scrivano saraceno che fungeva da interprete e da domestici: un turcopolo (soldato locale), un maniscalco, un cuciniere e due garzoni a piedi addetti al turcomanno. Presso di lui era custodito lo stendardo dell’Ordine chiamato Baussanta o Beaussèant, metà bianco e metà nero. Non è noto con esattezza, come fosse composto il Capitolo. Probabilmente da tutti gli alti dignitari e da alcuni cappellani, convocati in Terra Santa per quella occasione. Spettava al Capitolo eleggere il Gran Maestro. Dal 1128 al 1298, data dell’abbandono della Terra Santa, si susseguirono ventidue Gran Maestri.

    Sebbene il suo principale significato sia quello di lotta in difesa del diritto, il termine “crociata” può altresì trasmetterci un concetto che esprime idealismo pratico. Il bagno di sangue e la violenza delle crociate della storia non sono stati però dimenticati. E’ ben noto che la presa di Gerusalemme da parte dei crociati nel 1099 provocò un terribile massacro dei suoi abitanti, durante il quale i crociati letteralmente sguazzarono nel sangue.

Dopo il loro ritiro dalla Siria, alla fine del secolo XIII, i Templari divennero le vittime manifestamente innocenti di una terribile campagna di diffamazione e persecuzione messa in piedi contro di loro dal governo francese. Alla fine di un breve periodo di crisi (1307-1312) l’Ordine dei templari venne sciolto per sempre. Il fatto che il papato, le cui ragioni sono state così profondamente messe in dubbio dalla Riforma, si fosse limitato a un ruolo di osservatore passivo o più o meno compiacente durante la maggior parte dei processi templari, impresse poi una connotazione anticlericale alla vicenda. Secondo una tradizione già vecchia ai suoi tempi, Voltaire considerò il caso dei Templari come appartenente alla categoria delle cospirazioni politiche. In base a quest’ottica i Templari apparterrebbero a un ristretto ma significativo elenco di innocenti cospiratori-vittime, come in precedenza erano state le baccanti dell’antica Roma, i cristiani delle grandi persecuzioni; le streghe; gli Ebrei dei grandi pogroms e dell’olocausto nazista.

    Al tempo del loro processo i Templari furono accusati di pratiche magiche e di stregoneria. Alcuni hanno cercato di rovesciare i termini della questione, asserendo che i Templari detenevano in realtà, veri e importanti poteri magici, poteri anche maggiori di quelli che erano accusati di possedere.

    Dall’inizio dei processi contro i Templari in poi, il denominatore comune nella storia dei templari è l’accusa di magia. Molti contemporanei ascrissero l’intera responsabilità delle accuse contro i Templari all’avidità senza scrupoli del governo francese, che desiderava confiscare le terre e il denaro dell’Ordine.Osservando la storia dei Templari, alcuni uomini la intesero come favola paradossale di una saggezza celata ai più e rivolta contro l’imperante ortodossia cristiana medievale. Secondo questa versione, essi apparvero effettivamente colpevoli di avere trattato la religione cristiana con blasfemo disprezzo. La loro indipendenza spirituale dalla Chiesa non si era basata su alcun potere di cospirazione magica, rozzo o di basso livello, ma sul possesso di un veritiero ricettacolo di conoscenza, un Tempio di saggezza simboleggiato dal nome stesso del loro Ordine.

In questo contesto si verificò la metamorfosi dei Templari che passarono dal loro apparente stato di incolti e fanatici monaci-soldati a quello di illuminati e saggi cavalieri veggenti, che avevano approfittato del loro soggiorno in Oriente per carpirne i più profondi segreti e per emanciparsi dalla credulità cattolica medievale. Secondo tale versione della storia, la setta israelita degli Assassini divenne la segreta guida filosofica che insegnò ai Templari i precetti della loro Casa della Saggezza.

All’inizio i Templari erano probabilmente sottoposti al re e al patriarca di Gerusalemme. In questa fase iniziale i Templari manifestarono un evidente pessimismo circa il ruolo che si erano scelti in un mondo in cui l’obbedienza religiosa del monastero era considerata la più sicura via per la salvezza, l’obbligo di spargere sangue anziché pregare pareva loro un modo inferiore di servire Dio.

Dal tono della lettera di Ugo di Payns sembra che stessero per abbandonare il loro compito; solo la campagna promossa in Europa occidentale dal Di Payns e dal suo alleato san Bernardo sembra averli salvati dall’oscurità, e trasformati in un’istituzione che godeva dell’appoggio della cristianità.

Nel concilio di Troyes  del 1128 l’esistenza dell’associazione dei Poveri cavalieri del tempio, ricevette un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa. La Chiesa accolse i templari come una corporazione di soldati religiosi sottoposta alle leggi ecclesiastiche. I Templari sembravano creare confusione in una delle distinzioni fondamentali della società medievale: quella tra l’”ordine religioso” e l’”ordine militare”.

E’ significativo che fino al tardo secolo XIII non venne escogitata alcuna formula liturgica ecclesiastica per benedire l’investitura di un cavaliere. Fino ad allora la cavalleria era per molti aspetti considerata un affare illecito in cui il clero non doveva immischiarsi. La comparsa di una letteratura sui “cavalieri cristiani” a partire dagli anni del  Parzival di Wolfram di Eschenbach all’inizio del secolo XIII rappresentò, è vero, la nascita di un atteggiamento più civilizzato fra alcuni membri dell’ordine cavalleresco, ma per lunghissimo tempo il clero continuò a considerare l’idea di un cavaliere perfettamente cristiano con uno scetticismo più che giustificato.

L’empasse venne superato poiché “ i Templari non odiavano gli uomini, ma l’ingiustizia umana”. Bernardo garantì l’accettazione del movimento dei Templari da parte delle alte sfere della Chiesa.

Nella bolla papale Omne datum optimum del 1139 papa Innocenzo II rafforzò mediante la ratifica e il privilegio papale lo status dei Templari in quanto Ordine religioso. I cavalieri templari indossavano un mantello bianco; alcuni anni dopo papa Eugenio III dette loro il diritto di  aggiungervi una croce rossa.

Nel giro di pochi anni dal Concilio di Troyes del 1128, l’Europa cattolica assicurò ai templari un consenso forte e quasi universale. L’Ordine ricevette migliaia di proprietà terriere grandi e piccole, inizialmente in Inghilterra, Francia e Spagna, poi in gran parte dell’Europa. Dovette presto essere messa a punto una vasta organizzazione, non solo per il reclutamento di nuovi membri dell’Ordine, ma anche per l’amministrazione dei cospicui patrimoni, e per l’invio di denaro e rifornimenti in Terrasanta. In breve tempo tale trasferimento di fondi conferì agli appartenenti all’Ordine un nuovo ruolo, quello di banchieri, non solo per se stessi ma anche per conto terzi.

L’uso del Tempio per il deposito e la trasmissione di fondi dette ai templari una nuova e imprevista importanza agli occhi dei principi feudali. Gli ampi privilegi conferiti ai Templari dai papi resero il loro compito molto più agevole. Il grande sforzo dell’Ordine era quello di trasferire uomini e mezzi in Oriente. Per l’addestramento e l’amministrazione vennero eretti in Occidente numerosi edifici, istituti comunitari, chiese, grange. La maggiore forza dei Templari stava nella capacità della classe feudale di identificarsi in essi. I grandi Maestri dell’Ordine dei Templari venivano tutti, salvo poche eccezioni, da oscure famiglie. Ma nel secolo XIII i requisiti richiesti si fecero più rigorosi: l’aspirante doveva essere un cavaliere, figlio di cavaliere e di una nobildonna. Successivamente, il bisogno impellente di truppe addestrate in Terrasanta allentò la necessità di avere solidi princìpi morali per poter entrare nell’Ordine. Al di sotto del rango di cavalieri del Tempio, esisteva un’altra classe di “sergenti”. Nell’operare tale distinzione, il Tempio semplicemente si conformava alla normale gerarchia della società feudale come anche fece nel creare un altro rango inferiore, quello degli “scudieri”. Ancora più in basso c’erano i “fratelli rurali” e i “fratelli di mestiere”. Malgrado le loro origini miste, i cavalieri templari costituivano però una piccola èlite militare, anche se la maggior parte di loro era illetterata.

    Quasi immediatamente dopo la sua diffusione al tempo della seconda crociata, l’Ordine istituì le grandi cariche feudali di maresciallo e siniscalco, cui aggiunse in seguito quella di drappiere. Un vessillifero era responsabile del vessillo bianconero. I Templari divennero funzionari e compagni di re e principi. Le operazioni finanziarie dei Templari li condussero ad occuparsi direttamente dei tesori regi.

All’inizio del secolo XIII, l’orgoglio templare suscitava irritazione, ma per la loro efficienza incuteva rispetto: il ruolo templare nella difesa dei remoti confini cristiani era ancora benvisto e apprezzato. Dal 1179 in poi, tra i Grandi Maestri templari e ospitalieri emersero in modo spasmodico grandi gelosie e diversità di strategia. Col declino del regno crociato nel secolo XIII, la costruzione e il presidio dei castelli da parte degli ordini divenne ancora più importante. I Templari del secolo XIII acquistarono i castelli che i loro signori feudali erano diventati troppo poveri per mantenere. Nel 1258 Templari e Ospitalieri si erano schierati l’uno contro l’altro nella rovinosa guerra civile palestinese di San Sabas.

In un senso i templari trasgredirono ogni concezione feudale: cioè nel prestare e accettare in deposito del denaro. Commisero un grave errore politico nel rimanere fedeli al partito del papa durante la grande disputa tra il papato e l’imperatore Federico II (1227-1250).

    Nel processo dei Templari una delle principali accuse fu quella della loro presunta adorazione di una testa d’idolo pagana nota come “Baphomet” (Baphomet = Mahomet = Maometto).

    Gli elementi essenziali della pratica magica sono la clandestinità, il complotto e la segretezza. Il più delle volte, gli atti di magia del Medioevo furono, di fatto, considerati come atti di rancore diretti contro specifiche singole persone. E’ proprio quando la paura della stregoneria e dei suoi misteriosi adepti si è sposata all’instabilità sociale e politica, che esistono gli elementi per il dilagare del panico pubblico e per l’istituzione di processi di massa per cospirazione magica. La persecuzione dei cristiani sotto Nerone nel 64 d.C. costituisce la più nota di tutte le grandi paure di cospirazione che abbiano mai attribuito pratiche orrende e immorali a una setta segreta sospettata di cospirazione contro lo Stato.

Fin dal tempo dei romani, streghe e maghi erano sempre appartenuti al basso ceto, si era trattato di persone grossolane in cui era una disgrazia imbattersi. Ma se i maghi erano dei paria sociali, i loro clienti non lo erano. I maghi possono essere considerati in maniere molto diverse dalle società, a seconda di come queste ultime si sentano stabili e di come concepiscono la stregoneria. Nel mondo medievale cristiano nessuno nutriva dubbi circa l’esistenza di poteri magici o demoniaci, e nessuno si batteva per punirne la pratica. In questo mondo, il più temuto attacco interno contro il popolo cristiano era quello dell’eresia, non della magia.

    Esternamente, l’eretico appariva una persona infiammata dalla fede, tuttavia indotta dall’orgoglio a stravolgere in modo maligno il senso della parola di Dio; era in realtà un cittadino della città dei demoni. L’eresia differiva dalla magia per il fatto che la prima era la deformazione della fede, mentre la seconda era la degradazione del costume. Le fatture magiche erano considerate come crimini, e a volte anche come prova di rapporto con i demoni, ma mai come attacchi all’intero popolo di Dio. I nemici per eccellenza del popolo cristiano erano gli eretici, le cui menzogne erano dirette contro le basi stesse della fede e della vita sociale. Piuttosto improvvisamente, intorno al 1307, le accuse di magia si trasformarono in uno dei comuni metodi di aggressione a cui ricorrevano i gelosi e competitivi funzionari del re Filippo il Bello. Quanto ai templari, si suppose che rappresentassero un’estesa cospirazione che comprendeva non solo un gran numero di vivi, ma anche le persone che molto tempo prima avevano fatto parte della turpe storia dell’ordine.

    Venerdì 13 Ottobre 1307, di primo mattino, le guardie del re di Francia arrestarono nel regno, per sospetta eresia, tutti i membri conosciuti dell’Ordine dei Templari su cui poterono mettere le mani. Il papa del tempo, Clemente V, valutò che l’intera forza dell’Ordine ammontasse nel paese a circa duemila persone. A distanza di poche settimane dagli arresti, il governo comunicò ai docenti dell’Università di Parigi che oltre cinquecento templari avevano già confessato la propria colpevolezza.  Nonostante la repentinità degli arresti, alcuni templari erano comunque riusciti a sottrarsi alla cattura. I principali ufficiali dell’Ordine si trovavano a quel tempo in Francia. Il Gran Maestro Giacomo De Molay si trovava là per dei negoziati con il papa e il re di Francia. Forse restarono coinvolti negli arresti tra i cinquanta e i cento cavalieri. L’accusa era di eresia. Le modalità degli arresti si erano discostate per un aspetto importante da ogni altro normale arresto per eresia del tempo: gli arresti erano stati effettuati dal re e non dalla Chiesa. Per un Ordine quale quello dei Templari, che godeva della protezione papale, gli arresti dovettero essere un colpo terribile. Tre settimane dopo l’arresto dei Templari, il politico genovese Cristiano Spinola suggerì che la vera ragione per la quale re Filippo si era deciso ad attaccare i templari era stata la speranza di impadronirsi del loro denaro e di poter unire i due Ordini militari del Tempio e dell’Ospitale in un solo Ordine da porre sotto il controllo di un membro della famiglia reale francese.

    E’ discutibile che si debba attribuire il tentativo della monarchia francese di sfruttare le accuse di eresia contro l’Ordine nel 1307 ai fini di un temporaneo controllo del denaro e delle terre templari. Appare improbabile che il governo francese abbia accusato il Tempio nel 1307 con il deliberato proposito di risolvere in tal modo i propri impellenti problemi finanziari. Non v’è dubbio che, se ci fosse riuscito, Filippo il Bello si sarebbe tenuto per sempre ben strette le terre templari, ma alla fine la pressione del papa e della Chiesa lo costrinsero a consegnare tutti i possedimenti templari agli Ospitalieri. Il governo francese inventò tuttavia che i templari gli dovessero una grossa somma dai tempi in cui, agli inizi del regno di Filippo, si erano occupati della gestione del tesoro regio e costrinse l’Ospitale a onorare il presunto debito, e altre non meno dubbie richieste. Quanto alla principale risorsa templare in denaro, il “tesoro” dell’Ordine, si sa ben poco sia del suo ammontare sia di ciò che ne avvenne. Può darsi che i templari avessero davvero accumulato una consistente riserva di denaro liquido: se è così, su quel denaro dovette probabilmente mettere le mani Filippo il Bello. Le necessità finanziarie non possono, comunque, da sole giustificare l’attacco del governo francese contro i Templari.

    Non vi è dubbio che il principale responsabile degli arresti e del processo ai Templari fu il ministro Guglielmo di Nogaret. La sua designazione rappresentò uno schiaffo in piena faccia alla corte papale; Nogaret era il ministro, ancora sotto sentenza di scomunica da parte della Chiesa, che si era già reso responsabile dell’oltraggio di Anagni a Bonifacio VIII. Porre un uomo simile a capo dell’amministrazione regia francese costituiva una diretta minaccia per papa Clemente V.

    Il cosiddetto processo dei templari non fu una singola azione legale, ma una successione di procedimenti giudiziari che comportò un fondamentale conflitto giuridico. Arrogandosi un’autorità che era papale, arrestando e facendo interrogare i templari da inquisitori laici, Filippo IV violò i precetti basilari del diritto ecclesiastico. Re Filippo IV dovette fare i conti col fatto che i templari fossero un Ordine cattolico diffuso in gran parte della cristianità. Senza il pieno sostegno del papa egli aveva ben poche possibilità di soddisfare le proprie aspirazioni nel processo dei Templari.

Nella primavera del 1310, un pugno di letterati templari cercò di organizzare una difesa sistematica. che crollò rapidamente e definitivamente. Le principali accuse erano il ripudio di Cristo, gli sputi sulla croce, il bacio rituale sul didietro e sull’ombelico del fratello che accoglieva il novizio, la promessa di commettere sodomia coi fratelli o altrimenti di cercare la soddisfazione sessuale solo attraverso tali pratiche contronatura, e l’adorazione di un idolo.

    Nel 1311 la lunga agonia dell’ordine dei templari stava avviandosi a compimento. Anche se fuori dalla Francia la colpevolezza dell’Ordine non era stata dimostrata con chiarezza, per gli uomini del Medioevo le diffamazioni e le maldicenze accumulate in alcuni processi criminali rappresentavano una sorta di prova irrefutabile. Lo scioglimento dell’ordine divenne praticamente inevitabile. I padri della Chiesa, riuniti a Vienne, accolsero con disappunto la notizia della soppressione dell’Ordine templare. Come il resto delle questioni, a Vienne tutto era stato arrangiato esclusivamente per compiacere la Corona francese. I re dimostrarono un considerevole interesse verso la prospettiva di poter mettere le mani sulle proprietà dei Templari. L’atto finale del dramma ebbe luogo nel 1314. I quattro principali ufficiali dell’Ordine, il Gran Maestro Giacomo de Molay, l’Ispettore e i Precettori di Normandia e Aquitania furono portati per la sentenza definitiva davanti a una piccola commissione di cardinali e di ecclesiastici francesi. Nel procedere alla condanna dei quattro uomini al carcere a vita, il Concilio ecclesiastico ivi convenuto affermò che quella sarebbe stata la conclusione di tutta la vicenda. Filippo il Bello, agendo arbitrariamente e con dubbia legalità, li fece immediatamente bruciare sul rogo su una piccola isola della Senna; l’esecuzione ebbe luogo lo stesso giorno del giudizio (18 marzo 1314).

    Un importante cambiamento nelle vicissitudini della reputazione templare fu determinato da una causale osservazione in un manuale rinascimentale di teoria magica, il De occulta philosophia di Henry Cornelius Agrippa di Nottesheim. Agrippa pone i Templari accanto alle streghe. Ai suoi tempi, la caccia alle streghe in Europa era già in atto da un paio di secoli, e il Malleus Maleficarum, il manuale classico di individuazione delle streghe, era ormai stato pubblicato da una generazione. Associando vagamente i templari alle vecchie praticanti la stregoneria, egli ingenerò nelle menti dei suoi lettori la forte sensazione che anche i templari, al pari delle inebetite vecchiette, avessero praticato la magia nera. Il libro di Agrippa  fu probabilmente il più letto e influente di tutti i testi di magia rinascimentali. Accostando i Templari alle streghe, egli aveva incanalato definitivamente la loro già dubbia fama sul sentiero della magia. L’indifferenza rinascimentale verso i Templari avrebbe fatto si che per molto tempo al brano del De occulta philosophia si dedicasse solo una modestissima attenzione. Non fu fino al secolo XVIII che gli interessati alla magia tornarono a volgersi con curiosità anche ai Templari. Ma Agrippa non era il solo scrittore del Rinascimento ad attribuirà attività magiche ai Templari. Un cronista francese chiamato Guglielmo Paradin aveva pubblicato, verso la metà del secolo XVI, una cronaca della Savoia che aveva mescolato alle precedenti accuse contro i Templari anche altre fantasie stregonesche.

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