E' stata approvata la riforma dei cicli. L'intero Paese sta prendendo posizione. Diamo voce a qualsiasi iniziativa che tenda a far passare i giudizi che più ci interessano

 BERLINGUER VINCE, LA SCUOLA PERDE

 

Il Ministro Berlinguer ha vinto la battaglia decisiva per la riforma della scuola italiana. La legge sul riordino dei cicli è andata in porto. Il Ministro ha resistito caparbiamente a tutti gli appelli che gli sono stati rivolti da più parti, e ha varato la "sua" riforma. Da domani la scuola italiana sarà diversa, ma noi temiamo che sarà un po’ meno scuola.

Sarà certamente diversa da quella che tutti abbiamo conosciuto. È evidente la volontà di disegnare un sistema di istruzione totalmente rinnovato, che ha l’obiettivo di rompere definitivamente con la tradizione culturale del nostro Paese, e di sostituirla con una ideologia di sinistra che ha la pretesa di costruire l’"uomo nuovo", funzionale e asservito alle esigenze del mondo produttivo.

A quest’asse sono stati sacrificate tutte le altre istanze del Paese. Molte voci si sono levate nel corso del dibattito, anche all’interno dell’area culturale che fa riferimento alla maggioranza che sostiene il Governo, per chiedere che una riforma così nevralgica raccogliesse un ampio consenso. Invece, nulla. Il Governo ha scelto di utilizzare il potere di cui dispone per imporre agli italiani un sistema scolastico che non vuole nessuno, tranne i paladini della "nuova didattica".

Complici di quest’operazione sono stati la connivenza o la latitanza di quasi tutte le organizzazioni sindacali, che hanno favorito un’operazione che costerà lacrime e sangue a tutti gli insegnanti. Unica tardiva eccezione – e ne siamo lieti – la CISL. I popolari invece hanno scelto ancora una volta di puntellare la sinistra, ignorando completamente le preoccupazioni espresse per bocca del cardinal Antonelli da quel mondo cattolico cui pretendono di ispirarsi.

L’insistito riferimento all’Europa ("questa riforma ci avvicina all’Europa") è pura demagogia. L’Europa è un paravento di comodo. Tant’è vero che sulla questione della parità ne siamo lontani anni-luce, e la legge che la Camera si appresta a varare ce ne allontanerà ancor di più.

Chiediamo che almeno quel testo di legge sia modificato in modo sostanziale, e corrisponda davvero all’esigenza delle famiglie di poter esercitare, come in tutta Europa, il loro diritto alla scelta dell’educazione per i loro figli senza discriminazioni di carattere economico.

Ora il Ministro ha sei mesi di tempo per riempire di contenuti, metodi, obiettivi la scatola vuota che si è confezionato. Ha dichiarato che chiederà la collaborazione "di tutto il parlamento e non solo di una parte". Faremo di tutto perché mantenga fede all’impegno, anche se le premesse non sono incoraggianti. Durante il dibattito parlamentare, il Polo ha presentato centinaia di emendamenti. Non ne è stato accolto uno, e alla fine il Ministro ha avuto la faccia tosta di dire che l’opposizione non aveva avuto un atteggiamento costruttivo. Temiamo invece che si vogliano imporre a tutto il Paese teorie pedagogiche sostenute arrogantemente da una minoranza, e che tra l’altro sono pesantemente messe in discussione proprio nei paesi in cui, applicate da decenni, hanno devastato le giovani generazioni.

Il ministro ha fretta, perché è consapevole che nel paese l’opposizione alla sua politica cresce. La richiesta di una maggiore libertà da parte dei 200.000 di Piazza S.Pietro il 30 ottobre è ormai diventata la richiesta di moltissimi che anche nella scuola statale avvertono il peso di riforme e decisioni piovute dall’alto. La stessa vicenda del concorsone mostra che gli insegnanti non sono più disposti a farsi mettere sotto i piedi da un apparato burocratico stupido e prepotente. Mentre il ministro vuole imporre a tutti la sua scuola, cresce il fronte di chi vuole una scuola libera.

Lotteremo con gli insegnanti, i genitori e gli studenti perché in tutte le scuole, dello Stato e non dello Stato, continui ad essere possibile la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione.

 

Franco Nembrini
Ufficio Scuola Compagnia delle Opere

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