BERLINGUER E LA SCUOLA. SI VA CONTRO STORIA E MEMORIA

di Mario Mauro*

Estratto da "Il Giornale" del 14-08-1999

 

Il ministro Berlinguer ha lanciato dalle colonne de "Il Giornale", in una lunga intervista, un lugubre avvertimento sul futuro in Italia dei contenuti dell’intesa che regola l’insegnamento della religione cattolica nelle nostre scuole.
Paventando il rischio che tale insegnamento sia vera e propria catechesi il ministro ha parlato esplicitamente della necessità di rivedere il Concordato.
Non sappiamo se l’intenzione di Berlinguer esprima gli intenti dell’intero Governo italiano (bene farebbero a pronunciarsi in materia il premier Massimo D’Alema e il Ministro degli Esteri Lamberto Dini), resta tuttavia incomprensibile il senso di questa provocazione nella fase in cui secondo le stesse dichiarazioni di Berlinguer si prospetta una grande trasformazione della scuola, in cui tutte le impostazioni tradizionali sono rimesse in gioco e chiedono di essere ripensate. In primo luogo la contrapposizione tra laici e cattolici sui temi della scuola, contrapposizione che – nonostante le contrarie apparenze – continua ad essere determinante nel confronto politico sull’argomento.
Caduta la Democrazia Cristiana, che non poteva permettersi di suscitare contro di sé un fronte di tutti i laici, ha acquistato maggiore forza la richiesta sull’attuazione della libertà di educazione nel nostro paese perché sia il Polo che l’Ulivo o centrosinistra che dir si voglia cercano il consenso dei cattolici. Ma questo spacca la maggioranza, componenti determinanti della quale ripropongono le pregiudiziali di sempre. L’esito di questo dibattito è allo stato attuale quel provvedimento votato dal Senato che riduce la parità scolastica ad un problema di diritto allo studio e che stravolge, ci auguriamo temporaneamente, il senso vero della riforma della scuola italiana, che è quello di assicurare più libertà e più qualità alle nostre scuole.
Il risultato ad oggi è invece quello di estendere la Grande Omologazione alle scuole non statali, che perdono così il loro carattere di luogo in cui esercitare diritti di libertà e di scelta.
Verrà così a mancare alla scuola privata la grande occasione offertale dalla necessità di riforma della scuola statale; ma soprattutto si impedirà che le scuole statali abbiano lo stimolo fecondo di una concorrenza di alto livello.
Una riforma di questo genere si risolverebbe in un disastro di quelli da cui non si torna indietro, destinati a pesare per generazioni sul futuro degli italiani. Disastro peraltro già annunciato tramite gli effetti devastanti dell’applicazione della nuova legge sull’obbligo che stanno scardinando il sistema della formazione professionale in Italia annettendo anche questa, col silenzio complice delle Regioni, ad una impostazione centralista e statalista.
Eppure il Ministro valuta essere il Concordato e l’insegnamento della religione cattolica il vero rischio per la mancanza di qualità e libertà del nostro sistema scolastico.
Chiaro a questo punto il senso della provocazione: è un avvertimento a quanti intendono rilanciare a settembre alla Camera sul tema della parità scolastica ed alzare il tiro su quella legge.
Se voi provate ad ottenere qualcosa di più in favore delle famiglie che vogliono scegliere liberamente l’educazione dei propri figli, io metto mano all’unica forma di insegnamento non controllata direttamente dallo Stato nelle scuole statali.
Ora, la riforma Berlinguer è profondamente estranea alla tradizione italiana, fa fuori la storia e la memoria; togliere alla scuola la memoria è un’operazione culturale disastrosa in un momento in cui non esiste più per i giovani una cultura alternativa, se non di mera evasione, di mera protesta, di mero stordimento della coscienza.
L’insegnamento della religione cattolica è parte di questa memoria e già averne limitato l’incidenza impedendone la considerazione come credito formativo in vista degli esami di maturità la dice lunga sulla prospettiva culturale dell’operazione che ha in mente Berlinguer.
Mai una generazione è stata così allo sbando di prospettive umane come questa, in cui la tecnologia cambia il mondo, così che il futuro diventa impensabile, perché troppo vario e diverso.
Certi cattolici, purtroppo, oggi sono troppo clericali per riuscire a sostenere liberamente progetti alternativi. Del passato della Democrazia Cristiana è rimasto il clericalismo e non il cattolicesimo. I clerico-progressisti di oggi, pur in una visione di segno opposto, riproducono l’identica posizione che ispirò a Sturzo la definizione di clerico-fascisti nei confronti di chi garantì l’appoggio dei Popolari al Governo Mussolini.
All’interno di questo governo tutta la cultura comunista a azionista si vergogna della storia d’Italia, del suo cattolicesimo e del suo umanesimo e punta, attraverso gli attuali mega-progetti del Ministero della Pubblica Istruzione, ad un vero cambiamento fattuale, in cui la revisione del Novecento italiano si manifesta come il segno dell’anticipazione di quello che era la scuola fascista, rispetto alla quale peraltro dopo la propagandata intenzione di revisione del Concordato Berlinguer fa un ulteriore passo indietro.
La Seconda Repubblica italiana si fonda, perciò, sul dogma dell’istruzione statalista al pari della Prima.

(*) Europarlamentare

 

 

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