E sorprendente la presa di posizione di Pierluigi Castagnetti, segretario dei Popolari Italiani, sul tema della libertà di educazione in Italia, apparsa ieri sul "Corriere della Sera". Castagnetti, smesse le vesti dellappendice politico-culturale dei DS, esclama un: "Ruini ha ragione", che appare poco convinto. I Popolari sono lemblema dellostinato rifiuto da parte della maggioranza e del governo di apportare qualsiasi miglioramento alla normativa in discussione sulla parità scolastica. E incomprensibile il rigetto di auspicabili convergenze dei cattolici in politica su temi irrinunciabili. La scuola non statale occupa nel nostro Paese il 6% della scuola primaria e il 7% della secondaria. Di fronte a tali numeri, è urgente che anche i Popolari si chiedano: lo Stato di diritto può continuare ad avanzare la pretesa del monopolio statale, o quasi, nella gestione della scuola? Oggi non siamo più al vuoto democristiano, ma al pieno post-comunista. Segno del declino apparentemente irrimediabile della cultura cattolica. Come è infatti possibile originare un processo culturale che favorisca la diffusione di concetti elementari, quali la libertà di educazione e la non confessionalità di progetti educativi particolari, quando è lo stesso concetto di cultura cattolica a essere ritenuto problematico? La scuola libera è anche pubblica. E questa tendenza sembra acquisita anche in alcuni accenni dellarticolo di Castagnetti. Tuttavia, se si guarda allintero impianto delle normative proposte dal ministro Berlinguer, ci accorgiamo che esse contribuiscono a svilire e addirittura a rendere insensate le ipotetiche concessioni fatte sul terreno della parità. La riforma Berlinguer è profondamente estranea alla tradizione italiana, fa fuori la storia e la memoria; togliere alla scuola la memoria è unoperazione culturale disastrosa, in un momento in cui non esiste più per i giovani una cultura alternativa, se non di mera evasione, protesta o stordimento della coscienza. Mai una generazione è stata così allo sbando come questa. I cattolici, purtroppo, oggi sono troppo clericali per riuscire a formulare liberamente progetti alternativi. Del passato della DC è rimasto il clericalismo e non il cattolicesimo. Cavazzoni, il deputato che garantì lappoggio dei Popolari al governo Mussolini, ispirò a Don Sturzo la definizione di clerico-fascisti, ma i clerico-progressisti di oggi, pur in una visione di segno opposto, ne riproducono lidentica posizione. La cultura umanista e azionista si è vergognata della storia dItalia, del suo cattolicesimo e del suo umanesimo. Questa storica sudditanza culturale sostiene la determinazione delle classi dirigenti di ispirazione cattolica di questo governo di voler sacrificare gli elementi fondamentali della propria cultura sullaltare della partecipazione al potere. A questo punto listruzione statale, che in Italia è la cifra caratteristica della cultura di sinistra, diventa gradualmente ideologica e dogmatica: uno dei campi in cui la parola "regime" si può usare con maggiore proprietà. La scuola rinuncia alla tradizione umanistica, punta solo sullinformazione pragmatica e dimentica le qualità della mente, in un momento in cui linnovazione si struttura sullintelligenza creativa che le nozioni tecniche non fondano. La scuola non è una risorsa dello Stato, ma è il frutto della speranza e della capacità di costruzione di un popolo. Anzi, uno Stato è grande perché riconosce i suoi limiti, non simpone cioè come entità totalizzante che pretende di definire la felicità dei cittadini, anche tramite la scolarità. Il fine delleducazione, infatti, è aiutare a chiarire il senso della vita e questo può essere trasmesso ultimamente solo con laiuto delle famiglie, dei corpi intermedi della società, delle confessioni religiose o comunque di esperienze culturalmente significative. La pretesa, pertanto, di essere lunica fonte della proposta scolastica, va decisamente respinta. Per queste ragioni il Polo delle libertà si è unito a chi protesta contro questa scuola. Se il progetto Berlinguer fosse approvato, sarebbe la fine delle scuole non statali, che occupano un posto tanto importante nella storia educativa italiana. Finirebbero perché esse sono unopportunità per i genitori e per la società e non per lo Stato e i partiti di regime. Per cui lunica definizione possibile del tardivo mea culpa di Castagnetti, comunque benvenuto, è la parola "farisaismo". Per smentirmi Castagnetti non deve far altro che accettare alla Camera i voti del Polo. Perché si faccia la parità. Quella vera.
(*)
Europarlamentare