VITTADINI*: BINDI E MATTARELLA LONTANI DA NOI.
MEGLIO I LIBERALDEMOCRATICI DS COME MINNITI

di Enrico Caiano
Estratto da "Il Corriere della Sera" del 21-08-1999

 

Non parlategli di ricostruzione del centro. Non chiedetegli quale partito tra quelli che si richiamano alla fede cattolica sia più vicino alle istanze dell’organizzazione che presiede, la Compagnia delle Opere, associazione di oltre 13.000 imprese vicine al movimento di Comunione e Liberazione fondato da don Luigi Giussani. Giorgio Vittadini, docente universitario milanese, tra gli organizzatori del Meeting dell’amicizia tra i popoli di Cl che s’inaugura domani a Rimini, risponderà sempre in un solo modo: "La politica deve guardare largo, tornare al grande orizzonte individuato a suo tempo da De Gasperi. E’ uno dei filoni del Meeting 99: la politica la smetta con le beghe tra partitini e recuperi la grande tradizione persa negli ultimi anni".

Rimpiange i partiti della Prima Repubblica?
"La fine dei partiti tradizionali invece di essere un fattore di pulizia della vita politica ha portato ad una crisi di ideali. In fondo la degenerazione di Tangentopoli aveva comunque dietro le spalle partiti che affondavano le radici nella tradizione popolare. Oggi rischiamo le stesse degenerazioni sul piano morale ma il rapporto con la società è sparito. Quarant’anni fa ci si divideva nelle piazze sul Vietnam, oggi le riforme che toccano la vita della gente sono decise senza un dibattito. Si parla invece di spot, del finanziamento pubblico, di leggi elettorali: tutte cose che riguardano la vita dei partiti e basta. Perché?"

In questa degenerazione i cattolici hanno più colpe degli altri?
"La colpa più grande è di quei politici cattolici che si sono venduti al cattocomunismo. Molte riforme come quella della Sanità sbandierate quali riforme cattoliche sono un enorme evento negativo. Noi troviamo molti più agganci nel centrodestra a posizioni laiche che difendono lavoro, sviluppo e sussidiarietà; e nel centrosinistra ci sentiamo più vicini a posizioni liberaldemocratiche presenti in alcune parti dei Ds. Minniti e la Turco non a caso saranno al Meeting.

Insomma è il Ppi la più grande delusione di questi anni?
"Sì, la linea del Ppi su sussidiarietà e lavoro è quella più lontana da noi. Gente come la Bindi e Mattarella è lontanissima da noi. Invece continuiamo ad invitare Andreotti al Meeting considerandolo innocente perché lo riteniamo uno dei pochi statisti ad avere sviluppato una concezione dello Stato che corrisponde agli ideali popolari".

Caso Andreotti a parte, si può dire che è con gli uomini dell’attuale centrodestra che trovate le maggiori sintonie?
"No, il nostro rapporto con la politica è così difficile proprio perché non riduciamo i nostri valori a discorsi di schieramento. Sintonia col Polo? Peccato che la riforma Bindi sulla Sanità sia passata con la presenza in aula di solo 100 deputati del centrodestra. E così nell’ultima votazione sulla parità scolastica, che per noi è un disastro, il Polo era assente. Non possiamo schierarci con una parte che solo teoricamente ha una posizione e poi non è interessata a questa perché dimostra in concreto di non impegnarsi. Siamo con chi difende la sussidiarietà, il lavoro, una politica estera di ampio respiro".

Il centro del centrosinistra che vuole unire le sue forze vi dà speranze?
"Non sono ottimista. Queste forze che si riaggregano dovrebbero partire ad esempio dalla parità scolastica e dire ‘non ci va una riduzione del dibattito politico sulla scuola alla consegna di 500.000 lire alle famiglie che possono poi scegliere fra scuola pubblica e privata. Va invece ripensato l’intero sistema scolastico, pubblico e privato’. Ma nessuno l’ha detto, il problema sembra piuttosto la possibilità di salvarsi elettoralmente. Di queste forze fa parte Dini: se la riaggregazione di centro dimostrerà di caratterizzarsi su idee di politica estera come quelle di Dini, e mi riferisco allo smarcamento da posizioni guerrafondaie sul Kosovo, allora sì troveremo convergenze".

E con Martinazzoli, che interverrà al Meeting, vede possibili convergenze sul progetto dei popolari del Nord?
"Onestamente no: ho la sensazione netta che Martinazzoli voglia solo avviare un dibattito interno su un problema di potere nel Ppi"

(*) Presidente Compagnia delle Opere

 

 

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Antonio Cantoro