S. GIOVANNI DA CAPESTRANO  
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Tra le genti che nel 1383 vennero in Abruzzo, al seguito di Luigi duca d'Angiò, vi fu un barone di patria tedesca che prese per moglie un donna di Capestrano della famiglia D'Amico. Dalla loro unione nacque, il 24 giugno 1386, alle ore 21,00, un bambino al quale venne dato il nome di Giovanni, in onore di S.Giovanni Battista di cui, in quel giorno, ricorreva la festività. Giovanni fu battezzato nella chiesa di S.Maria del Rosario. La fantasia popolare narra alcune leggende sull'infanzia del Santo. Una di esse racconta, che nella pietra concava presente nell'aia sotto le mura del paese, appartenuta alla famiglia di S.Giovanni lo stesso consumava a volte la sua zuppa. Sin dall'infanzia Giovanni fu affiancato da ottimi educatori. All'età di 18 anni intraprese a Perugia gli studi di diritto ecclesiastico e civile. Mentre era lontano da Capestrano, in un sussulto militare di fazione gli vennero trucidati i fratelli e altri parenti e vennero date alle fiamme le case materna e paterna.

Terminati gli studi fu chiamato da re Ladislao a Napoli, capitale del regno e iniziò la sua carriera come consigliere della vicaria, regio tribunale dove si discutevano i processi politici. Inviato dallo stesso re a Perugia, avamposto del regno di Napoli, fu prima giudice onestissimo e brillante e poi luogotenente del capitano del popolo.

Dopo il ritiro della guarnigione napoletana, i cittadini mandarono Giovanni come messaggero di pace dai Malatesta. Essi lo fecero prigioniero e lo rinchiusero nel castello di Brufa. Tenuto a pane e acqua con i ceppi ai piedi, tentò la fuga calandosi dalla torre usando i listelli di una coperta.

Ripreso, fu gettato nelle cantine del castello con i piedi nell'acqua e una catena alla cinta che lo teneva addossato alla parete. Stando così tre giorni, ormai stremato, ebbe l'apparizione di S.Francesco e sulla sua testa comparve la chierica simbolo dei Francescani.

Pagato il riscatto di 400 ducati riacquistò la liberta.Tornato a Capestrano sciolse il vincolo del matrimonio che aveva con una giovane capestranese, che tra l'altro non aveva mai consumato, e tornato a Perugia si sottopose ad una grande umiliazione in disprezzo delle cose di questo mondo. Si mise in testa un cappello con su scritti i suoi peccati e cavalcando un asino alla rovescia, attraversò la città raccogliendo le burla dei cittadini.

Il 4 ottobre 1415 entrò nel convento di Monteripido presso Perugia. Dopo il noviziato passò al convento di Fiesole dove era guardiano S. Berardino da Siena, divenuto poi suo maestro spirituale.

Iniziò quindi suo peregrinare per molte città d'Italia e d'europa in difesa della chiesa di Roma e per edificare conventi in onore di S.Francesco.

Ottimo predicatore radunava presso di sè sempre più grandi folle, era anche un lavoratore instancabile. All'Aquila veniva spesso notato al lavoro manuale per la costruzione dell'ospedale di S. Salvatore vicino all'odierna basilica di S. Bernardino. Costruì molti conventi in Abruzzo ed iniziò anche quello di Capestrano nel dicembre del 1447.

Dal 1451 il Santo dedicò la sua vita alle nazioni d'oltralpi senza più tornare in Italia.

In seguito Callisto III incaricò frate Giovanni da Capestrano di sollecitare interventi militari presso principi e re europei contro la minaccia dei turchi. Egli lavorò indefessamente come diplomatico pontificio, ma non disdegnò di stare accanto ai soldati che rischiavano la vita per la nostra fede. Alla testa dei crociati comandati dal principe ungherese Giovanni Hunyadi il 22 luglio 1456 fermò alle porte di Belgrado l'esercito turco e lo costrinse a fuggire disordinatamente. Sul campo di battaglia, ingombro di cadaveri insepolti, scoppiò la peste e il 6 agosto 1456 la contrasse egli stesso.

Con il fisico debilitato, ma con la mente lucida, continuava ad architettare piani contro gli infedeli convinto che la vittoria dovesse continuare fino in Palestina.

Il 1° settembre venne trasferito nel convento di Villaco (Ylohk) in Ungheria dove, il 23 ottobre del 1456, morì all'età di 70 anni.

Il suo corpo rimase in venerazione otto giorni. In seguito fu sepolto nella prima cappella della chiesa in una cassa chiusa a sette chiavi. Lì rimase sicuramente fino all'anno 1556, quando i turchi invasero l'Ungheria e la città di Villaco.

Prima di morire S. Giovanni espresse desiderio che tutti i suoi averi, che non erano altro che libri e manoscritti, fossero riportati a Capestrano. Li affidò a fra Giovanni da Taglicozzo e fra Ambrogio da L'Aquila e, giunti a Capestrano, furono collocati in una biblioteca fatta costruire per l'occasione dalla contessa Cobella da Celano.

Il 16 ottobre 1690 il papa Alessandro VIII emanò il decreto di canonizzazione del beato Giovanni.

Cosimo III, che reggeva il Granducato di Toscana e il Principato di Capestrano, proclamò otto giorni di festeggiamenti e regalò alla popolazione il busto argenteo del Santo, attualmente conservato nel convento.

Nel 1984 S. Giovanni da Capestrano è stato nominato patrono dei cappellani militari di tutto il mondo.

 

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