Una sezione strana,
è indubbio. Una sezione di racconti, tutti uniti dallo
stesso tema, una grande storia a puntate.Una storia di
pirati, di donne e di
arrembaggi, cosa può centrare con un pirata spaziale? Ma
in effetti il Capitano potrebbe essere un uomo di mare.
Ed il Mozzo uno dei suoi
uomini.Ma ecco la prima
stranezza. Il Mozzo è una donna, come potete vedere qui
a fianco, ritratta in un'immagine che ben rappresenta una
parte del suo mondo ed un ruolo che sarà fondamentale
nella storia. Leggerete nel racconto come possa venire
assegnato ad una donna un ruolo così difficile ed umile.
Non che in quell'epoca le donne fossero considerate molto
di più, ma comunque nessuno si sarebbe mai sognato una
cosa del genere.
Ecco poi la seconda stranezza.
Il Mozzo esiste. Il Mozzo esiste
nella misura nella quale esiste il Capitano. Il Capitano,
a differenza di Capitan Harlock (oh, quale difficile
distinzione e sottigliezza, si potrebbe dire, invece
esiste) è nato insieme al Mozzo. Il Mozzo per prima ha
scelto di chiamare capitan Harlock solo "Il Capitano",
in qualunque frangente. Amicizia o meno, anche nel
passaggio fra la virtualità e la realtà.
Quindi, scoprirete poco per
volta che il Capitano ha scritto tanto sulle sue
avventure con il Mozzo, storie di pirati, di tesori, di
vita di mare e di armi; e le sta risistemando, per
consentire a tutti di poter capire e poter volare sulla
sua fantasia...Ma attenzione. Sono in fin dei conti delle
puntate, nelle quali il Capitano cercherà di non farvi
perdere, ma sono state scritte per il Mozzo nei periodi
più disparati...cercate voi il legame che preferite, e
lasciatevi trasportare, vivete le giornate come le hanno
vissute loro, cogliendo gli attimi più salienti: fatevi
portare in questo mondo, fatto di notti senza luna, alla
fonda nei porti di tutto il Mediterraneo, fra tesori e
casse di rum.
|
|
|
|
L'acquisto La nave beccheggia piano nella notte. Si
intravede in coperta una figura; una donna che carponi,
sta lucidando il ponte.
E' sfinita, le forze sono ormai esaurite, i movimenti
sono ormai solo meccanici, fatti quasi sicuramente nel
sonno.
Una figura la sta guardando, dall'alto della ruota del
timone; ha i piedi sulla balconata, fuma distrattamente,
nell'altra mano un bicchiere di Cognac.
Il Capitano.
La guarda e pensa...
Marrakech, il mercato, è lì
per i rifornimenti della sua nave, guardando con la
solita indifferenza. Da lontano vede il mercante di
schiave, e decide che è ora di una puttana nuova, le sue
ormai non lo stupiscono più.
Si avvicina. Lei è lì, stella in mezzo alle altre, la
testa alta, lo sguardo fiero, non si preoccupa di essere
nuda di fronte ai compratori.
Si lascia toccare, con disprezzo, dai più arditi, mentre
altri ne hanno paura , non la sfiorano neanche, lancia
una muta sfida con i suoi occhi di brace. Nessuna paura,
paiono dire, se non avessi questi ceppi avreste tutti un
bel problema...
Gli sguardi si incrociano lo fissa, lo provoca beffarda;
nessuna donna ha mai osato tanto con lui!
Deve essere sua, il sangue già gli ribolle nelle vene,
ma capisce che deve piegarla prima, prima di averla, che
non la vorrà docile come le
sue puttane, arrendevoli ai suoi colpi, disponibili solo
perchè le ha acquistate; la vuole, ma dovrà volerlo
anche lei, anzi, dovrà chiederglielo
in ginocchio, implorarlo, spegnere quello sguardo....
Si risveglia bruscamente dai suoi pensieri, un altro sta
già contrattando per lei con il mercante; la vuole per
badare ai porci! Non è possibile, idiota, una tigre come
lei!
Ma questo abbatte il prezzo, quanto può valere una
porcaia?
Lo lascia a contrattare ancora un pò, poi si fa avanti..ora
urlaal venditore per saperne il prezzo.
" E' una fiera questa donna, Signore. Solo uno come
lei potrà domarla. Guardi il segno della frusta che si
merita ogni sera.
Lo sa, ed ogni sera è la stessa cosa. Me ne libero a
malincuore, ma
per un gentiluomo come lei..."
Il capitano fa cenno di finirla, e getta un sacchetto di
monete d'oro
al mercante.
Ora è in piedi vicino alla donna. Le ferma la mano che
continua a lucidare; lei solleva lo sguardo.....
Negli occhi ancora la beffa, la forza di ribattere......"Vai
a dormire Mozzo, continuerai domani..."
|
|
|
|
La strada per ottenere. E' La festa per l'ennesimo assalto ad un
vascello zeppo di spezie e sete preziose;
Quale miglior premio per i suoi uomini così coraggiosi?
La musica della ghironda e dei violini è incessante, il
vino scorre a fiumi, gli animi sono infiammati.
Il Capitano si volta verso la cambusa. E' immersa fino
alla vita nella marmitta del pranzo, tentando di far
venire lucido un rame che mai potrà più esserlo.
Un cenno, la chiama.
L'abito completamente nero di fuliggine, il viso
stravolto, ma la luce.....
"Comanda Capitano, ai tuoi ordini...."
La sfida, la sfida, più forte che mai. Bene, pensa,
questa volta non potrai resistere.
Fa radunare gli uomini in cerchio, e le ordina di porsi
al centro..."Mozzo, li farai divertire ora!"
Le urla dalla murata, " e voi, avete piena
libertà! Avanti, fatemi vedere se siete ancora veri
uomini!"
Nessuno si muove, lei al centro, li guarda uno per uno,
ma nessuno si fa avanti.
Il Mozzo guarda il Capitano, ne sostiene lo sguardo. Lui
vorrebbe paura, ma di paura non ne vede....poi la voce
profonda,carica di aspettative di lei:
" Avanti, che branco di pecoroni siete? Non
siete capaci neanche di prendere una donna?"
E si apre il corpetto, ruotando su se stessa, facendo
vedere a tutti il suo seno.
I più coraggiosi si fanno avanti, hanno sempre solo
stuprato donne terrorizzate, puttane sottomesse e docili.
Non hanno mai avuto a che fare con un'amazzone come lei,
ma è bella, non possono resistere oltre.
" Oh, ecco qualche uomo vero! Avanti, fate
divertire il VOSTRO Capitano!" , e si spoglia
completamente.
Inizano a toccarla ovunque, fra le cosce, i seni.
Lei si volta, pianta gli occhi in quelli del Capitano. Lo
guarda, mentre gli uomini
la fanno stendere ed iniziano a penetrarla senza
complimenti.
La beffa, la beffa è sempre lì......
Regge gli assalti di quattro di loro e continua a
guardarlo...
Lui si alza, furibondo, ed urla :
" Basta così! Vi siete divertiti fin troppo! E
tu, mozzo, torna alle tue marmitte!
Non mangerai per tre giorni a partire da oggi, non sei
neanche degna di soddisfare i
miei uomini!"
|
|
|
|
La scoperta Un pomeriggio come tanti altri, nei
lunghi mesi di navigazione, il Capitano ha scelto una
delle sue puttane per divertirsi.
Ad un tratto, sente un movimento nella stanza. Ruota
appena la testa e vede il Mozzo che si sporge da dietro
la tenda; Ha il viso accaldato, il fiato corto, guarda
ipnotizzata la danza dei suoi fianchi, del suo membro che
scompare nella donna, il viso pieno di godimento di lei.
Ha una mano sul seno, si accarezza; il Capitano prende un
seno della sua puttana e ne succhia il capezzolo, forte e
lei stringe il suo, come volesse la sua lingua, le sue
mani...
Ancora lui si muove dentro la donna, senza fretta, poi si
sfila, il membro lucido e durissimo, e caccia la puttana
dalla stanza; anche lei tenta di andarsene...
"Dove credi di andare, Mozzo? Rimani qui!"
La voce la trafigge come uno stiletto...
ora ha paura. Ha paura perchè lui ha capito la sua
eccitazione, il suo punto debole.
"Spogliati Mozzo. Non farmi perdere la pazienza,
avanti....."
Non l'ha mai vista così, tremante, le mani che non
riescono a sbottonare il corpetto..
ma anche le gote infiammate, il respiro corto...
E' nuda ora. Lui la guarda, la palpa con freddezza, come
un animale alla fiera.
" Fammi toccare. Voglio sapere che merce ho
comprato."
" per terra, Mozzo.... apri le gambe....Mozzo,apri
le gambe..." e con lo stivale spinge fra le sue
ginocchia chiuse. "Ora fammi controllare...
" e mentre con un dito sfiora le sue parti più
intime la sua espressione è di disgusto, distacco e
disprezzo: "...sei troppo eccitata...... il
clitoride troppo gonfio....... sei troppo bagnata."
Così, in ginocchio, si sente una bestia nelle sue mani.
Si sente umiliata, svilita, sente i suoi occhi freddi che
solo di sfuggita la guardano, non si soffermano ammirati
sul suo corpo come gli uomini che finora ha dominato.
Sente che il suo corpo non fa presa su di lui, non
riuscirà a sedurlo così.....
Il Mozzo trema piano, sente le lacrime che le pungono gli
occhi......poi la sua voce.....
"E così mi spii? Da quanto tempo? Oh, immagino
da un sacco di tempo, ti piacerebbe essere scopata da me,
Mozzo? Non lo meriti di sicuro, non finchè diventerai
ubbidiente....."
Lui si siede sulla poltrona, i piedi sul tavolino.
"Avanti Mozzo, cammina come una cagna, fammi
vedere se ne sei capace..."
Lei lo guarda, gli occhi imploranti.....ma esegue,
capisce che non si stuferà questa volta,
non la lascerà andare via come al solito.
Ora cammina a quattro zampe. Lui ogni tanto getta un
occhio distratto, ma vigile, pronto a cogliere anche solo
un piccolo cedimento.
Poisi alza e le si avvicina.
Una mano scende violenta a pizzicarle il sesso... le
sfugge un gemito.
" Ah, bene, la cagna vorrebbe godere. Muoviti
Mozzo, muoviti contro questa mano, ma non scherzare con
me, non osare andare troppo oltre. Se ti sento mugolare
troppo ti rivestirai e tornerai nella tua stanza"
Lei si muove, piano.La mano del
Capitano è calda, esperta, sa come deve sfiorarla.
Di colpo smette. Non si può voltare, non capisce, è
stata brava, non è giusto, "Capitano ti prego,
ti prego......"
Una mano le tira i capelli, la fa urlare, tutto è una
miscela di dolore e piacere, le fa abbassare la testa.
"Ferma così."
"Mozzo, ancora non sei ubbidiente. Non dovevi
godere."
Il tempo passa, lei è ancora carponi sul tappeto,
stupendamente immobile, la testa chinata, la curva dei
glutei tesa, i seni durissimi.....un dito le sfiora la
schiena, facendola rabbrividire....
La mano torna sul suo sesso, questa volta è più ardita,
si muove da sola sul suo clitoride,
gonfio come una ciliegia.
" Mozzo,implorami, pregami se vuoi godere, fammi
capire che mi ubbidirai per sempre"
L'eccitazione è troppo forte. Lei apre la bocca, non
vorrebbe, ma nessuna luce di sfida
è più nei suoi occhi.
"Ti prego Capitano.........ti prego......sono
tua, sarò tua per sempre.....ti imploro....
fammi godere, ti prego....."
La mano accelera, il sesso sta per esplodere, il suo
corpo è tutto un tremito....
Il Capitano si ferma.
"Brava... bravo il mio Mozzo. Questo volevo
sentirti dire, ma l'hai detto ancora con esitazione.
Rivestiti ora, torna nella tua stanza"
Lei sgrana gli occhi, un incendio le sorge dentro, sta
per vomitare tutti gli insulti possibili al Capitano......
Ma a lui basta uno sguardo, carico di disprezzo e di
distacco, e lei si riveste, una lacrima le rotola sulla
guancia.
"Ancora una cosa Mozzo.....come si risponde al
capitano? Su immagina, non è difficile..impara a
ringraziare...."
" Grazie. Grazie per quello che mi avete dato,
Capitano".
|
|
|
|
La sfida
Sulla tolda i suoi marinai stanno festeggiando.Non sa
cosa, ha dato
solo il permesso.
Pensa in continuazione a quella sera, quando il Mozzo
sembrava ormai piegato,
ed invece la luce di sfida era ancora nei suoi occhi.
Decide. La chiama, vediamo come si comporterà.
Lei arriva subito, gli occhi gonfi dal sonno, ma nella
sua voce.....
"Eccomi capitano, sempre pronta!"
Maledetta beffarda......
"Mozzo, ho deciso di promuoverti, il tuo è un
lavoro troppo umile. Domani
ti voglio lavata. Passa dal sarto. Ti ho fatto preparare
la tua divisa."
L'acqua calda, finalmente. Il profumo del sandalo, delle
spezie rare
le profumano la pelle. Si spazzola a lungo i capelli, si
veste con abiti grezzi ma
puliti, e si reca dal sarto.
" Ciao sarto, il capitano ha detto che hai
qualcosa per me....."
"Ciao mozzo...credo che sia della tua misura..."
E le porge un vestito.
E' un vestito come quello delle puttane del capitano.
Furibonda lo lascia lì, esce dalla sartoria.......
Lui è lì, la stava aspettando, per chinarsi e parlarle
vicino.." Mozzo,
facciamo che non ti ho visto.Facciamo che torni dentro e
ti vesti."
"No, bastardo, non sarò mai una delle tue
puttane, uccidimi pure!"
La mano è veloce, sta per colpirla, passa vicino alle
sue orecchie, la sfiora appena.
"Mozzo, non farmi arrabbiare. Sei mia, ti ho
comprata.Avanti, torna dentro....."
La luce. La luce le si accende negli occhi.
"Va bene Capitano. Sarò la tua puttana. sarò
la migliore".
"Vedremo, Mozzo. Vedremo."
|
|
|
|
Ribelle
Il capitano si avvia verso la
stanza delle sue puttane.
Entra, lo sguardo incurante delle bellezze che gli
vengono offerte; cerca con gli occhi, la trova seduta
sul suo letto. Ancora quello sguardo di sfida.
"Mozzo, andiamo. Scendiamo in porto. Voglio che
ti compri delle essenze. Spero tu abbia buoni gusti"
Le altre la fulminano con gli occhi.Ora sa già cosa l'aspetterà
al ritorno.la insulteranno, ieri una le ha addirittura
sputato
addosso quando è tornata dalla stanza del capitano.
Lo sta facendo apposta a dirglielo davanti a tutte.
Bastardo, non poteva dirmelo quando saremo stati da soli?
Lo odia...lo odia con tutte le forze.
Scendono a terra. Il capitano le da un sacchetto di
monete, le parla :
" Avanti, comprati qualcosa di bello, almeno così
forse mi
piacerai di più.....riuscirai a compensare con questi
orpelli...
ad essere brava come le altre...
Ti aspetto in una taverna, mi troverai."
E sparisce.
La rabbia ormai è incontenibile, deve vendicarsi,
bastardo...
potrebbe scappare.Ma è in un paese straniero, vestita
come una
puttana...
Si volta di scatto, non lo vede più. Decide. Scapperò.
No. Mi troverà. Mi troverà e mi taglierà la gola.....
o mi darà
in mano a quel pazzo del quartiermaestro.
Mi cercherà ovunque, lo vedrò nei visi di tutti, lo
sentirò
nei rumori di tutti i giorni.
Si muove nel mercato, acquista essenze.....sandalo,
patchouli dalle
lontane Indie.....
Stanotte la sceglierà......finalmente. Saprà
convincerlo,
si profumerà....lo inebrierà.....e lo farà cadere.
Entra nella taverna; il fumo è spesso, l'odore di vino,
di sudore
la colpisce come uno schiaffo. Lo vede. Bastardo, con una
puttana
della taverna sulle gambe, con una mano infilata nel seno.
Ed io che pensavo di piacergli. Mi vuoi puttana? Mi vuoi
una perfetta
puttana? Lo sarò, a cominciare da ora......
E si avvicina al banco, come vede fare alle altre.Sceglie
il
meno orrido degli avventori..ed inizia.
Si muove, sa come farlo, sa come provocare.
Il capitano la vede, vede l'uomo che le guarda il seno,
che le allunga le
mani sotto la gonna mentre ride sguaiata, finge di
ritrarsi
e nel frattempo tocca l'uomo
in mezzo alle gambe; il Capitano si alza, si avvia verso
di loro, la
solleva...
"ehi, amico, non mi disturbare, non vedi che ha
scelto me?"
Il capitano non l'ascolta prende il Mozzo per un braccio.....
una lama spunta dalla tasca dell'uomo; è un attimo
e si ritrova a terra con la gola tagliata.
Il capitano si ritrova con il pugnale dell'uomo che
spunta
dalla coscia, mentre lei lo guarda inorridita.
Afferra la lama, la sfila con una smorfia di dolore,
strappa una
manica del vestito di lei e ferma il sangue che cola.
"Andiamo. Torniamo alla nave. Questa volta la
pagherai Mozzo.
Ti sembrerà di aver solo giocato, fino ad ora". |
|
|
|
Una prova per il Capitano
"Capitano, la marea è
quasi al culmine, dobbiamo salpare".
Partire, si, partire. La navigazione è prevista lunga
questa
volta, il legno è stracarico di viveri, attaccheranno i
vascelli sulla via del ritorno dai paesi orientali,
spezie,
puttane con gli occhi a mandorla, seni piccoli, pelle di
pesca. Forse una di queste lo aiuterà a dimenticare......
Il velluto della sua pelle, la brace dei suoi occhi.
Lasciata libera, senza rimpianti, senza legami.
Capitano, ti stai rammollendo? Quando hai pensato così
di una delle tue puttane? Pagata più cara, questo si,
pagata
dieci volte tanto le altre, ma è l'oro che conta?
Capitano, tienila buona per le taverne questa, quando
racconterai
agli altri bucanieri come mai l'hai lasciata libera e
perchè te ne dispiace,
ubriaco del vino forte di Cipro, che ti stende sotto il
tavolo,
ebbro della bellezza delle figlie dell'oste, punzecchiato
dalle
parole sagaci degli altri......
Ma fai i conti con te stesso ora; perchè non lasci
salpare la nave?
Perchè i tuoi occhi di ghiaccio tradiscono la tristezza
di vederla scendere
dalla nave, senza voltarsi, ad andare incontro al suo
destino?
Ordini secchi, nel malcontento generale.
Non si salpa ancora, il Capitano deve scendere a terra.
Serpeggiano le voci, le occhiate si sprecano, i commenti
saranno
forti.
"Passerò a fil di spada chiunque non sia d'accordo!
Fate la vostra scelta, signori."
E' ancora nel villaggio, il tempo è inclemente, nessuno
affronta un viaggio per
terra in questa stagione.
Gli basterà distribuire un pò di oro e tutti parleranno.
Le taverne, i porcilai che gli osti considerano stanze,
forse ha cercato un lavoro
in qualche osteria.
E se avesse deciso.....no, no ci crede, non la puttana.
Era la sua sfida, diventare la sgualdrina migliore del
Capitano, ma non la donna
di chiunque. Non la tigre che ha lasciato libera nella
foresta, non la donna fiera
che aveva domato.
Informazioni, teste rotte, coltelli che brillano veloci,
ma il paese è grande,
si, l'hanno vista, è passata di qui, ma poi è andata
via.
Ancora oro,paura, ancora lame,cuore spaccato, ancora
passi, porte
sbattute.
Si, lavora qui, come sguattera, si, ora sta dormendo,
di sopra, nel fienile, si, da
sola, è una furia, nessuno la può avvicinare.
Le scale quattro a quattro.
Dorme, sotto una coperta di lana greggia, il viso stanco.
Non riposa serena, anche
se la temperatura è mite, la coperta calda.
"Mozzo, svegliati"
La bocca assume una piega triste, non si sveglia, il
corpo scatta nervoso, si gira
sull'altro fianco.
"Mozzo, non riconosci più la voce del tuo
Capitano?" Il tono forte.
Si alza di scatto, gli occhi sbarrati.
Sente il suo pugnale sui seni, la mano vola per toglierlo,
ma è solo un'illusione.
"Sulla nave, di nuovo. Vestiti, andiamo"
No, fa cenno di no con la testa, no, mi hai lasciata
libera, senza rancore, ora
posso fare quello che voglio, non tornerò.
"Mozzo, non mi fare perdere tempo, avanti,
vestiti, davanti a me, voglio vedere se
sei ancora un buon acquisto"
No. Non hai più il diritto, sembrano dire i suoi occhi,
non sono più tua, sono
una donna libera ora, stanca, bistrattata ma libera.
La luce si riaccende, lo sguardo fiero.
Pochi passi ed è vicino a lei.
Le passa una mano delicata sul viso, la accarezza; lei
poggia la guancia
sul polso....
Un fulmine, accecante la scuote. Le ha afferrato i
capelli, li sta tirando forte,
è costretta a guardarlo negli occhi.
" Mozzo, sarai sempre mia, fino a quando non mi
annoierò di te. La legge dice che ti
ho pagato, la tua anima dice che sarai sempre mia
proprietà."
Una lacrima le scorre sul viso, di dolore, di rabbia?
"Mozzo, le lacrime le voglio di rabbia. Se
questa è di dolore, sarà l'unica.Ora andiamo.
Ballerai per me, questa notte, fino allo sfinimento.Vestiti,
o ti trascinerò nuda
davanti a tutta l'osteria, se mi obblighi. Sai bene che
non mi interessa la tua vergogna.
Come un trofeo di caccia ti porterò sulla nave, senza
vestiti, caricata in spalla come un
agnello sacrificale. Scegli di ubbidirmi, di vestirti e
seguirmi, o scegli
ancora di ribellarti, e di essere caricata sul mio legno
come una bestia impaurita. A te."
|
|
|
|
I ricordi del Pirata Che strana la nave di notte, senza il
Capitano a bordo; barriera corallina, nessun porto questa
volta.
Il legno è alla fonda, oscilla piano cullato dalle onde
che si infrangono sui coralli.
A terra, con una parte della ciurma, con la scialuppa.
Che strana la nave senza il Capitano. Nessuna ghironda e
nessun violino che diverte i marinai. Non vuole festa
quando non è presente. Non vuole uomini ubriachi di rum
e di suoni, di cosce che stringono, di puttane
disponibili.
Il vento caldo fa garrire le vele quasi ammainate. Una
ninna nanna che fa addormentare per chi è abituato; i
lumi si spengono presto questa notte. Ci si addormenterà
con nel naso ancora l'odore dell'olio bruciato, del vento
che porta il profumo dell'albero
del pane.
Già. L'albero del pane. Di quante cose ha parlato ieri
il Capitano con il suo mozzo. L'albero del pane. La furia
del mare fra le colonne d'Ercole.
Accorgersi di essere al largo delle coste del Libano per
il profumo di quella terra. Quanto ha parlato, quanto ha
raccontato di sè ieri. Il rum forte, bevuto nel
bicchiere di vetro del Capitano,
invece che nella solita ciotola di legno che ne altera il
sapore la stupisce. Il Capitano che versa in due
bicchieri. Ora Mi chiederà chissà cosa per farmi bere
lì dentro. Il Mozzo è in piedi, attende di sapere se
dovrà stare carponi, seduta per terra o una qualunque
delle sue posizioni umilianti.
No. Siediti sulla poltrona. Il bracere ardente in mezzo.
Non rimanere rigida, mozzo. Siediti come vuoi.
Stai tranquilla.
Ma le parole sembrano non sortire nessun effetto...
Avanti. Parla. Cosa c'è? Qualunque cosa, dilla ora.
Avrai poche occasioni altrimenti.
" Non riesco a stare tranquilla con te. Ho
sempre paura di fare qualcosa che mi farà punire, che mi
farà cacciare da questa stanza"
Ecco che si alza di scatto. Lo sapevo, lo sapevo! Ora
chiamerà quel bastardo del quartiermaestro e mi farà
punire davanti a lui.....oppure mi rimanderà in cabina
fra quelle puttane....chiude gli occhi per un attimo
e quando li riapre... il Capitano le sta porgendo il
bicchiere.
"Tienilo con due mani. Scaldato è ancora più
buono. E così evitiamo che ti possa cadere. Sono rari
questi bicchieri, rubati ad un galeone francese,che li
conservava dentro uno scrigno di velluto...pare che siano
appartenuti ad un Re....che assalto quella
notte. Li inseguivamo al largo del Portogallo. Ci avevano
visti, ma questo legno è fra i più veloci mai costruiti..e
loro erano carichi di pietre e gemme di ritorno dall'Africa..."
Ed il Capitano la inonda di ricordi, di pensieri. Ogni
tanto si alza, cerca un oggetto, per riempire la storia.
Il mozzo, è seduto, le gambe sotto di sè, il bicchiere
pieno del buon rum, la mente piena delle parole, delle
immagini che lui rievoca...non è un
marinaio da sempre. Ha scelto questa vita dopo aver visto
buona parte delle terre emerse a piedi, a cavallo, dove
lo portava la sua sete di conoscere, di toccare, di
sentire la vita di altre persone, così diverse da lui; e
poi il mare. Per portarlo oltre i
confini, per dargli quella certezza di potere sempre,
sempre conoscere luoghi nuovi. Pirata per piacere, per
non dover sottostare a nessuna bandiera, a nessuna
nazionalità. Figlio del mondo, nella sua cabina ha
ricordi dei suoi viaggi...un pugnale berbero,
luccicante alla luce della lanterna, regalatogli da un
capo tribù....in una notte passata nelle loro tende, sui
loro tappeti coloratissimi.
Pietre del deserto del Sinai, il luogo che gli ha portato
via un pezzo di cuore...tramonti infuocati
sulle montagne, la roccia che da incandescente si fa
gelida in un attimo, e le notti....le notti
punteggiate di stelle che non si vedono altrove, nell'aria
tersa e fredda, sotto una coperta.
Il mozzo immagina, vede le scene che lui descrive, la sua
figura si delinea...una statua che nasce dal marmo...corpo
levigato imprigionato dalla pietra. Lo scultore solo il
mezzo per liberarlo. Non lo crea, lo fa uscire.
Viaggiatore solitario, il Capitano. Nessun peso, nessuno
che arranchi dietro di lui, nessuno che gli dica cosa o
dove andare. Donne, per i suoi piaceri, molte, per una
notte, per un mese. Quasi tutte cadute nell'oblio il
giorno dopo essere andato via. Una che gli ha spezzato il
cuore, ma che non capiva il suo animo errante e
cacciatore, affamato di novità e di conoscenza, e che lo
voleva legare con il ricatto.
Il mozzo ascolta, rapita. Il tempo non ha importanza.
Fuori la nave sta manovrando per gettare l'ancora prima
della barriera corallina. Domani il Capitano andrà a
terra per contrattare con la tribù locale partite di
pietre rare.
Si chiede perchè sta parlando con lei, perchè le fa
bere il suo rum, nei suoi bicchieri che le altre
puttane non hanno mai neanche visto....ed ora lo pensa
anche lui. Il viso si rannuvola, ne vede gli gli occhi
distratti.
Vorrebbe chiedere, ma ha paura di osare...con lui si
passa dal mare piatto alla tempesta...e non vuole
rovinare un momento così bello.
Perchè mi racconto a lei? Si chiede il Capitano.
Una donna che ho comprato per sfizio...altre volte l'ha
fatto, con altre puttane. Ma sono state solo indolenti,
attente solo a mangiare alla sua tavola, annoiate dai
suoi racconti. Il mozzo no. Gli occhi accesi, la voglia
di sapere. Curiosa, intelligente.
Non fa domande. Si cala nel racconto, a volte chiude gli
occhi e pare annusi l'aria alla ricerca di quel profumo
del quale sta raccontando....
Il mercato di Bagdad, i venditori di spezie, il rosso
dello zafferano, gli odori...la
guarda per un attimo, con gli occhi chiusi, a cercare
quel profumo, le mani serrate sul bicchiere, un piccolo
sorriso che le sboccia sulle labbra...
"Finisci il tuo rum, mozzo. Fra tre ore devo
scendere a terra,e voglio riposare. Nulla di questa notte
deve uscire di qui. Se osi vantartene, ti faccio cavare
la pelle dal quartiermaestro."
La nave tranquilla. Le altre puttane già dormono; il
mozzo pensa alla notte precedente, notte di storie e di
parole di quell'uomo che forse così cattivo non è.
Forse ubriaco da volersi raccontare...forse stregato
dalla sua curiosità....
E' un attimo, qualcuno le mette una mano sulla bocca,
sente il freddo di una lama sul collo, braccia forti che
la bloccano e la sollevano di peso dalla branda.
Un colpo sul collo e la notte cala di nuovo, solo per lei.
Sogna. Ricordi di ragazza...davanti ad un fuoco, gitane
che ballano e lei che le guarda affascinata. Nel sogno,
un ceppo verde scoppietta ed un pezzo di
corteccia rovente la colpisce su di un braccio.....brucia,
brucia......
Nella nebbia sente bruciare...sul corpo, sul braccio,
gli occhi si aprono piano...
E' nella stiva. Tenta di muoversi..è legata. Il
quartiermaestro la guarda, ridendo. Uno della ciurma le
sta spegnendo il sigaro sul braccio.
L'uomo che ha graffiato quando l'hanno portata sulla nave.
Ha ancora il segno sotto l'occhio delle sue unghie.
Ma quanti sono? Ruota la testa terrorizzata. Una dozzina,
la guardano con occhi di fiamma. E' nuda, legata ad una
branda. L'odore insopportabile, sudore, merci stivate la
colpisce come una frustata e la sveglia del tutto.
Il quartiermaestro si avvicina a parlarle con il suo
fiato di gin e tabacco, stomachevole.
"Ora la pagherai. Per tutto. Questa volta non ci
sarà pietà per te. Tutti questi uomini....i carcerati
della nave. Non vedono una donna da quando abbiamo
lasciato
le Canarie ed erano marinai liberi. Ci divertiremo. Il
Capitano è a terra. Sei fuggita, gli dirò, insieme ad
uno di questi uomini al quale darò la libertà".
Uno sputo lo colpisce in pieno viso.
Il mozzo è una fiera...si dovrebbe saperlo. Ma è legata,
inerme. Uno schiaffo le fa girare la testa, un'esplosione
di
dolore le buca il cervello. Sente il dolciastro del suo
sangue che cola dal naso...
"Avanti. Ora potete divertirvi con la puttana
del Capitano, l'uomo che da mesi vi tiene ai ceppi.
Cercate di non ucciderla subito però. Vedete di goderne
tutti"
Le sono addosso, uno, due, cinque. Le mani ovunque,
violente, che graffiano, che stringono. Dolore. Su di un
seno. Dolore di un morso.
Sono ormai animali resi pazzi dalla catena. Il mozzo
spera di svenire...il dolore si sente meno...Sangue,
anche sangue dal seno morsicato, uno degli uomini si
sputa sulla mano e le infila tre dita senza pietà...
"Allarghiamola un po' questa puttana, altrimenti,
se è troppo stretta ce ne veniamo subito..." e
la agita, la sfonda con le dita. Sente la mano dentro di
lei che si flette...la stringe, e la scuote, la solleva
dalla branda.
La mano esce di colpo, continuando a stringere...come se
dovesse strapparle il sesso...è tutto un dolore, i seni
morsicati, graffiati, le cosce indolenzite dai due uomini
che le tengono larghe al massimo. Ancora colpi, ancora
battuta. Il dolore è forte, il cervello non le permette
di svenire.
Ora uno degli uomini le porta il membro vicino alla
bocca...
"Succhia, puttana, e non fare scherzi o ti cavo
gli occhi con queste dita!". Odore nauseabondo,
sapore indegno, il mozzo deve reprimere un conato di
vomito...
Il quartiermaestro si gode la scena, in un angolo.
Sadico, gode del sangue che cola, degli spasmi che le
percorrono il corpo. Improvvisamente il mozzo sente un
lampo alla coscia. Il bastardo l'ha tagliata, ed adesso
gioca con la ferita...talmente violento da non sentire
uno dei marinai piantarsi in lei, facendola
annegare nel dolore che già sta provando.
Il suo cervello non le permette di svenire; fra le
lacrime, vede uno degli uomini avvicinarsi al bracere,
estrarre un ferro rosso per il calore e passarlo al
quartiermaestro.
"Bisogna cauterizzare, puttana, altrimenti ci muori
fra dieci minuti".
Il calore. Il calore vicino alla coscia e poi un urlo,
che non sembra neanche uscire da lei le distrugge
la
gola...e l'uomo che la sta scopando viene, preso dalla
morsa dei suoi muscoli stanchi, riempiendola di seme
bastardo...
"Dove sei, Capitano? Se veramente siamo
importanti
l'uno per l'altra dovresti sentirmi....sentire il mio
dolore, ricordare quanto ne ho subito per te..."
Pensa il mozzo, mentre un'altro uomo la sta assaltando
ora, fra le pareti secche del suo sesso stanco. Ora la
fanno voltare,altri uomini si avvicendano in lei, con
furia...ormai spezzata dal dolore ai polsi, dove sente
la carne che brucia per gli strattoni della violenza
subita; non sente neanche che le stanno violando dove
mai ha voluto provare. La sfera del dolore ormai è
unica, come se le stessero scavando nelle ossa, si
sente colare del sangue che le ferite stanno
restituendo generose.
"Sto per morire. Sto per morire. Capitano, i
tuoi
uomini mi stanno uccidendo. Spero tu mi senta, tu mi
percepisca, e mi vendicherai..anche se sarà troppo
tardi.... Addio."
Sono gli ultimi pensieri del mozzo prima che
svenga...che cada per sempre nell'eterno sonno...
Il tonfo dello stivale fa tremare le sottili pareti
della stiva.
E' qui. Il Capitano. Furibondo.
Una rapida occhiata, a contare quanti uomini. Lo
sguardo al mozzo, lacera e sanguinante, priva di
sensi.
Quanti pensieri nella testa del Capitano. Gli occhi
che guardano gli uomini, la spada che li tiene a bada,
una voce che gli dice che l'hanno uccisa, che non
basterà appendere queste bestie per il collo per
vendicarla. Un attimo e due di loro sono a terra,
passati da parte a parte; gli altri si disperdono per
la stiva.
"Quartiermaestro, lo so che è opera tua. Raduna
questi
animali e ti concederò di morire in fretta. Siamo a
tre miglia dalla riva. Non tentate di scappare o vi
rincorrerò fino all'inferno. Fuori di qui adesso".
Gli uomini escono dalla stiva.
Si avvicina al suo mozzo. E' conciata malissimo. E'
morta, si dice, non può essere ancora viva in queste
condizioni.
Le slega i polsi dove la fune ormai ha intaccato
profondamente la carne, la distende sulla branda.
La tocca su di una ferita che sembra la più grave.
"Pregherei, avessi un Dio, che si muova se la
tocco.
Ma non l'ho. E non so cosa fare. Uomo anche io, uomo
debole questa notte... E se è morta, non mi darò pace.
Pace di averla maltrattata sapendo di amarla. "
Un fremito, gli occhi che si aprono piano...e lo
vedono. Un sospiro, esorcista di tutte la paura
provata.
"Stai brava, mozzo. Ora sono qui. Hai delle
brutte
ferite, ma ti rimetterai. Ora fammi controllare. Ti
farò male, ma cerca di sopportare. E' solo per il tuo
bene."
Ed esce. E' di ritorno dopo poco con la sua cassetta
di medicinali.
Le mani sono delicate. Corrono sul corpo del mozzo,
attente al dolore che possono provocare.
"hai dei brutti tagli. Un seno morsicato a fondo.
Dovrò cucire in molti punti."
E le mani corrono, asciugano il sangue che in molti
punti non si ferma.
"Sulla gamba rimarrà la cicatrice, ma se non ti
avessero cauterizzato, saresti morta dissanguata. Ora
brava. Mettiamo un balsamo che lenirà il dolore
dell'ustione..."
Ma il solo tocco la fa impazzire, si agita...
"Mozzo....è per te. Lo so che fa male, lo so
benissimo. Ma devi sopportare."
la mano forte del Capitano la blocca e l'altra spalma
l'unguento sulla coscia che sembra un sacco pieno di
serpenti da quanto si agita...e poi il paradiso. Non
brucia più. Almeno, non lì.
E' vero, è per lei, per il suo bene, pensa. Ora si
abbandona alle sue mani, che le curano il seno, che le
sistemano i tagli, che le accarezzano i capelli per
farla tranquillizzare quando sa che le farà più male.
Il tempo passa, il dolore si attenua. Ancora una
carezza, come si accarezza un cagnolino che deve fare
il bravo....e poi la voce del Capitano, un sussurro
all'orecchio...che le dice che deve fermare
l'emorragia nel sesso. Sarà la più dolorosa, le dice,
devo arrivare al tuo fondo per guarirti.
Inizia a toccarla, piano, piccoli movimenti a
sfiorarle il clitoride dolorante per i colpi. Mano
esperta che vola, che fruga fra le labbra. "Per
rilassarti, mozzo. Ho bisogno che i tuoi muscoli siano
allentati, che la tua testa sia da un'altra parte
quando inserirò l'attrezzo per guarirti. Lasciati
andare. Lo so che ti hanno quasi ucciso. Ma fallo per
me. Lasciati curare. "
La dolcezza della mano, il corpo caldo del Capitano
che la stringe le fanno montare l'eccitazione; lo
sente frugare nella cassetta dei medicinali, la mano
si stacca per spalmare un altro unguento
sull'attrezzo.
Ora ecco di nuovo la mano, che insiste sul clitoride
che lo stuzzica. Sente il suo corpo che inizia a
reagire, il bacino che si muove per rincorrere la
mano...
"Brava. Brava. Così. Dammi modo di curarti. Ho
bisogno
del tuo piacere per farlo"
L'eccitazione aumenta, il sesso reagisce, il mozzo
sente l'orgasmo avvicinarsi. E' così delicato, così
esperto...ora ente la punta dell'attrezzo farsi strada
in lei, portando la guarigione dentro di sè...
"Ora mozzo. Ora voglio il tuo orgasmo. Sarà
dolore per
curarti, ma nell'orgasmo, lo sentirai meno. Godi.
Ora."
Ed eccolo, che arriva dal fondo del corpo, nelle
viscere, sente l'attrezzo che la tocca sul fondo, ma è
tutto mescolato nell'onda dell'orgasmo. Un lampo che
la acceca, il sesso che sembra esplodere....
E poi il corpo esausto che si lascia andare. E'
convinta che ancora le dovrà far male con
quell'attrezzo infernale. Invece lui lo sta già
riponendo nella cassetta.
La sua voce ora, le parla sul collo, le dice che è
stata brava, che si rimetterà presto. E che mai la
lascerà più sola sulla nave. La abbraccia facendo
attenzione alle ferite, la bacia con dolcezza....
"Per ora starai nella mia cabina, fino a quando
non ti
sarai ristabilita. Hai bisogno di cure ancora, e te le
voglio dare solo io. Quegli uomini non vedranno l'alba
di domani, non ti preoccupare...."
Prende la giacca che si era tolto, l'avvolge e la
prende in braccio. La notte è quasi finita, la cabina
del Capitano è calda. La distende sulla sua branda, la
copre con la sua coperta marocchina.
"Dormi ora. Fino a quando vorrai. Deciderò un
altro
ruolo per te. A meno che tu non voglia rimanere la mia
puttana. Non una delle mie puttane. La MIA puttana."
|
|
|
|
La pugnalata
"Strano..." si chiede
il Mozzo, mentre attende gli ordini che il
quartiermaestro le porta ogni giorno. La notte qualcuno
continua ad arrivare alle ore più disparate a
controllare il suo stato, ma da qualche giorno il
Capitano pare aver perso interesse per tutto
ciò che lei fa sulla nave.
"Chissà", si dice, "che il tormento sia
finito?Che abbia deciso di lasciarmi stare, di tenermi
sulla nave perchè comunque mi ha pagato, ma di farmi
vivere la mia vita serenamente?".
Un piccolo sorriso le si dipinge sul volto...oh, se non
arrivassero più neanche quelle mani che la notte la
frugano, tanto sgraziate che non prova il minimo piacere,
che bello sarebbe...
Poi di colpo, un pensiero, un lampo le attraversa il
cervello, il sorriso le muore, la paura, fugace, si
insinua, d'un tratto il gonfiore che porta perennemente
fra le gambe scompare...
"E fosse venuto a noia di me? Se avesse trovato un'altra
puttana, un'altra schiava ribelle da domare? E' sceso in
porto l'altra sera...non l'ho visto rientrare, e se
avesse comprato una donna nuova? No, non è possibile...però
l'ultima sera che l'ho visto mi ha dato un po' questa
sensazione..."
E la mente vaga, si rende conto che la mancanza di
controllo, di punizioni, di umiliazioni è trascuratezza.
Ora ne sente forse il bisogno? No, ma sono un contatto
con lui, se spreca il suo tempo a correggerla, significa
che gli interessa ancora. Ed invece sono giorni che o lo
fa più. Lei ha trasgredito, l'altro ieri non ha finito
nanche il suo lavoro nella stiva, l'ha ripreso in segreto
il giorno dopo e lui non si è neanche fatto vedere.
Non ci vuole pensare. Ora attende gli ordini della
giornata. E magari sbaglierà. Tanto. Per vedere se
arriva la punizione. Magari il Capitano le manca...ma no,
cosa vai a pensare...lavoro, mangio e dormo così bene
ora...
Ma la curiosità è forte, e lei vince il suo orgoglio e
scende nella cabina delle puttane,
a chiedere se il Capitano ha comprato una donna nuova, se
continua a scegliere una di loro tutte le notti.
"Certo", risponde la preferita, prende una di
noi tutte le notti. Però ha comprato una donna nuova, al
porto, l'ultima volta che è sceso a terra. Ed adesso
questa passa buona parte del suo tempo con lui. Se la
tiene in cabina, e questa sgualdrina mangia tutte le sere.
E il bastardo continua a sfogarsi con noi...
No, devo vedere, si dice il Mozzo. Il mio angolo, quello
dove tante volte mi sono nascosta per vederlo montare le
sue sgualdrine; non si accorgerà di me, impegnato come
è con il suo nuovo acquisto...
Ed eccola, a spostare alcune assi dalla cabina a fianco,
un ripostiglio, dove un tempo l'aveva rinchiusa per
punizione e lei si era accorta che comunicava con la
cabina del Capitano, esattamente dietro l'armadio dei
liquori... eccola infilarsi di soppiatto, farsi piccola e
silenziosa..e lo vede. E' in piedi, una donna è seduta
sulla branda, la branda dove a volte ha dormito lei! Lui
le sta parlando piano, ed il Mozzo non riesce a sentire.
D'un tratto il Capitano si volta, pare fiutare l'aria,
guarda nella sua direzione; ma continua il discorso con
la donna che pare spaventata ed atterrita. Ancora poche
frasi, e lei si alza e si avvia verso la porta. Ora è
solo. Il Mozzo ha visto abbastanza. Ha deciso di
abbandonarla al suo destino. Il suo interesse ora è per
questa donna, si capisce. Di nuovo si fa piccola piccola
per tornare indietro....
"Vieni fuori, Mozzo. Lo so che sei nascosta lì
dietro. Avanti, poche storie."
No, non esco. Scappo. Dio, ora mi farà così tanto male
che mi ucciderà,perchè ora non gliene importa più
niente di me... Mi ha sorpreso di nuovo a spiare, non
dovevo, me l'ha detto mille volte...
"Avanti, vieni fuori, su. Non ti faccio nulla. Non
avere paura..."
Ora il Capitano ne vede gli occhi. Il mozzo ha sporto la
testa, come farebbe un animale predato, per controllare
le reazioni, pronta a ritirarsi al minimo movimento. Ma
lui si è versato un bicchiere di vino, ed ora si è
seduto con i piedi sul tavolo. Non riuscirebbe a
prenderla neanche se volesse. Sarebbe più veloce lei a
scappare, a buttarsi in mare, viaggiamo vicino alla costa....
Il mozzo si avvicina, tesa come una corda di violino,
sino ad arrivare vicino a lui, che non posa neanche il
bicchiere, continua a far ruotare il vino con tranquillità,
senza guardarla..
"Perchè mi spiavi? Non stavo montando nessuna
puttana...cosa volevi vedere?"
<Volevo....volevo vedere......il tuo nuovo acquisto....il
tuo balocco nuovo...è bella...>, e poi, a mezze
parole, quasi certa che lui non la senta....<Forse è
per questo...>
"E da quando ti preoccupi dei miei acquisti? Mi pare
che le puttane non ti siano molto simpatiche...."
E di scatto posa il bicchiere, si alza e la guarda fissa
negli occhi...come tutte le sere deve sfogare i suoi
istinti... ed il mozzo reagisce alla paura con la
sfrontatezza, come suo solito, risponde allo sguardo...
<Vuoi che vada a chiamarti una delle tue puttane? vuoi
che vada a chiamarti di nuovo lei? Sei eccitato, e si
vede...>
"Non mi interessa lei ora, anzi, forse non mi
interessa proprio..."
<Vuoi la tua preferita, Capitano? Vado a chiamarti lei?
"Quanta premura, Mozzo? Hai forse paura che decida
di montare te invece che una delle mie puttane che ti
premuri così di correre a chiamarne una?"
E di colpo il Mozzo perde tutta la sua alterigia, il
pensiero corre alle scene che ha sempre visto, i colpi,
gli affondi violenti, le puttane che mordono le lenzuola
per resistere alle spinte..E' tutto un mescolarsi di
sentimenti, di orgoglio, di paura a farle dire che
potrebbe anche resistergli, che potrebbe non essere così
incapace...
"Potrei prendere te, questa sera, invece che una
delle altre. Ma sai come mi piace, e potrei farti male."
Ed eccola a rispondere che se ha resistito alla violenza
dei suoi uomini...
"D'accordo. Sul tavolo, chinati, ed alzati la gonna.
Ora proverai cosa significa sentirsi nel sesso quello che
fino ad ora hai solo visto."
<Forse è meglio.....forse è meglio che vada a
chiamarti una delle tue puttane...io...non sono convinta
di essere capace...>
"Sul tavolo, poche storie. E solleva la gonna."
<Si....scusa Capitano. Subito.>
Ora è stesa, il petto sul tavolo, ed aspetta. Ha
sollevato la gonna quel tanto da scoprire appena le cosce,
e lui si avvicina. Le prende la gonna, e la solleva fino
a coprirle la testa.
Si appoggia appena a lei, a farle sentire sulle natiche
la sua erezione, poi si scosta, la apre con le due mani,
osserva, guarda. Infila un dito, e lo ritrae.
"Non sei molto bagnata oggi..."
E mentre con una mano continua a tenerla aperta, si sputa
sull'altra e gliela passa sul sesso...
"Ora dovrebbe bastare, quel tanto da non farsi male..."
Ora il mozzo sente la punta del membro che si fa strada,
appena sull'imbocco, sente le sue mani che la tengono
larga, non per farle male, ma solo per la sua comodità...
Lo sente entrare appena e poi fermarsi...
E poi è dentro. Tutto. Di colpo. E sta fermo, piantato
fino alla radice, ora tenendola per i fianchi, perchè
lei tenta di agitarsi, di sottrarsi a questa spada che le
sembra rovente e che la pugnala nel ventre....
E poi inizia, ritmico e lento, lo sente uscire tutto, poi
di nuovo sfondare,senza fretta, sente una mano che si
stacca da lei mentre l'altra torna ad aprire, lo immagina
a guardargliela così esposta, lo immagina impugnarselo e
dirigerlo dentro di lei, i gemiti di dolore ormai le
sfuggono senza controllo....
E lo sente, sente quel verso gutturale, che precede la
tempesta, quello che conoscono le sue puttane e che
significa che ora la spaccherà, la userà senza pietà,
fino a spossarsi, e la aprirà ancora ed ancora senza
preoccuparsi di lei....
Ed invece lo sente uscire, staccare le mani da lei,
spostarsi e lasciarla.....
"Vai via ora, Mozzo. Vai via. E non chiamare nessuno...."
<Io...sono...così...così incapace, Capitano? Non
vado bene neanche a fare la puttana...non ti sono
piaciuta....lo so...ecco perchè non mi hai mai preso e
non mi prenderai più...>
"Stavo per farti male, Mozzo, molto male. Più male
di quello che faccio alle altre, che sono abituate ai
miei assalti. E non voglio fartene. Vai a dormire ora.
Domani sarà una giornata impegnativa. Buonanotte."
|
|
continua... |
|