VIAGGIO NELLA MEMORIA RITROVATA
Raffaele Leonetti – Storia e Poesia di Castel Morrone.

 

Raffaele Leonetti

Il recupero di una memoria storica, ormai del tutto dimenticata, da parte di Raffaele Leonetti, è stata un'impresa veramente fuori dal comune.

Tuttavia è bene precisare che, almeno per la parte storica, il merito va ascritto anche ad un'Amministrazione comunale illuminata, che al tempo era presieduta dal Dott. Francesco Damiano, la quale si assunse l’onere della pubblicazione di tutti i volumi di storia della Terra di Morrone scritti da Leonetti.

Insomma nacque una specie di sodalizio per il quale Leonetti impiegava il suo talento e la sua perseveranza e l’Amministrazione comunale i fondi necessari per la pubblicazione mentre gli abitanti di Castel Morrone, a partire dai ragazzi delle scuole, ne traevano tutti i benefici perché destinatari dei volumi in modo del tutto gratuito.

Venti anni di ricerche hanno portato alla pubblicazione di ben cinque volumi di storia inframmezzati da altre sei pubblicazioni di poesie ed alcune di altro genere (queste tutte a cura dello stesso autore), che alla fine hanno potuto far asserire che la comunità di Castel Morrone aveva RITROVATO LA SUA MEMORIA STORICA e non solo.

Raffaele Leonetti è nato a Castel Morrone il 3.11.1933.

Ha dedicato gli ultimi vent'anni al recupero della storia e della parlata dell' Antica Terra di Morrone, che si erano praticamente perdute, sicché ha scritto di storia ed ha poetato in vernacolo.

La sua bibliografia è abbastanza vasta ed ha avuto il plauso di recensioni da ogni parte d'Italia, a cominciare dal "Bollettino del Museo del Risorgimento di Trento", a "l'Amministrazione Italiana" di Roma e, per finire, a "Trapani Nuova", giornale di Sicilia.

 



La sua bibliografia storica:

LO SCONTRO DI CASTEL MORRONE

Lo Scontro di Castel Morrone

Una corsa attraverso trent'anni di storie risorgimentali a partire dai primi moti carbonari fino all'epopea garibaldina del Castello di Morrone dove, per l'unità d'Italia, s'immolarono Pilade Bronzetti ed i suoi compagni che, per il valore dimostrato e la caparbietà della difesa ad oltranza, fecero chiamare il luogo, dallo stesso Garibaldi, "Le Termopili d'Italia".  

Pilade Bronzetti (Castelmorrone 1-10-1860)

LA BRIGATA RUIZ

La Brigata Ruiz

Propone lo stesso episodio d'armi, visto dalla parte borbonica, raccontando la vita di soli trenta giorni della Brigata che ebbe tra le mani le sorti della battaglia del Volturno ed il suo comandante non se ne accorse neppure. Oltre un centinaio di documenti, in gran parte riprodotti dagli originali conservati presso l'Archivio di Stato, accompagnano quest'opera che è divenuta fondamentale per lo studio dei fatti militari di Morrone e Caserta, in particolare, dei giorni 1 e 2 ottobre 1860.

La tomba di Pilade Bronzetti sul Monte Castello

LA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE DI PILADE BRONZETTI
- UNA STORIA TUTTA DA SCRIVERE -

Medaglia d'oro al valor militare

Per l'autore, questo scritto è un atto di dolore, di rabbia e di delusione per quello che non è riuscito a realizzare alla fine dei suoi studi poiché, pur essendo giunto sulla soglia della verità, gli è stata negata la soddisfazione di poter garantire la veridicità ai suoi lettori.

L'impossibilità di trovare il fascicolo dell'istruttoria per la concessione della medaglia d'oro al valor militare a Pilade Bronzetti, a causa della manifesta indifferenza delle Istituzioni,  rappresenta una conclusione davvero malinconica di una ricerca storica durata tutta una vita.

"...Chi sono, dunque, io per rammaricarmi di una Nazione che ha perduto il rispetto di se stessa perdendo la parte migliore della sua storia?..."

Chi raccoglierà l'eredità culturale di Raffaele Leonetti dovrà fare i conti con il mistero dell'archivio scomparso e, partendo da qui, continuare e completare la ricerca della verità sugli episodi chiave del risorgimento italiano.

MORRONE IN TERRA DI LAVORO - dalle origini alla fine del Ducato -

Morrone in Terra di Lavoro

Una cavalcata di oltre duemilacinquecento anni. Si inizia dal VII-VI sec. a.C., dalle prime migrazioni dei popoli sanniti e dalle prime espansioni etrusche, per concludere con l'epopea garibaldina e con la morte dell'ultima duchessa di Morrone (1887) che lasciava, per testamento, le sue residue sostanze ai poveri del suo ducato.

IL DUCATO DI MORRONE NELLA META' DEL SETTECENTO
- Studi sul Catasto Onciario -  

Il Ducato di Morrone nella meta' del Settecento

Uno studio severo tratto interamente da un enorme documento del 1754 che, per la sua mole, fu definito il "Documento Monumento" e che ha portato l'autore a tratteggiare una vera e propria "fotografia" della societa' del settecento, producendo uno dei pochissimi volumi di storia demografica esistenti in circolazione che presenta il massimo dell'interesse.

SUCCESSIONE FEUDALE DEI SIGNORI E DEI DUCHI DELLA TERRA DI MORRONE
- con saggi biografici di alcune Famiglie e Personaggi - (1262-1887) - Quaderno n.1 -

Origini di alcune famiglie e biografie di alcuni personaggi che hanno avuto la signoria sul territorio di Morrone in Terra di Lavoro.

DE MAURO

 

CAPECELATRO


 

Saggi biografici:

- FRANCESCO CAPECELATRO (1593-1670) -
Storico Diarista e poeta, Governatore della Real Casa Santa dell'Annunziata di Napoli, Vicere' della Calabria citra e della Terra di Bari. Visse in prima persona, nel 1647, la rivolta di Masaniello e la grande tragedia della peste del 1656.

- GIUSEPPE CAPECELATRO DI MORRONE (1744-1836) -
Arcivescovo di Taranto fu ministro di Gioacchino Murat e anche di Ferdinando I di Borbone. Fu autore di importantissime riforme nel Regno di Napoli ed un autorevole critico dei sistemi dell'organizzazione della Chiesa ed in particolare della "Inquisizione". Istituì la Biblioteca Universitaria di Napoli. Fu allievo del Genovesi ed i suoi scritti furono tacciati spesso di "Giansenismo", ovverosia al limite dell'eresia. La sua grande personalità gli procurò amicizie con i più grandi letterati del tempo e statisti di ogni parte d'Europa. Il suo salotto era tra i più ambiti in assoluto.

- ALFONSO CAPECELATRO (1824-1912) -
Cardinale Arcivescovo Metropolita di Capua, una delle più antiche e prestigiose diocesi per ben due volte sede di Concilio, nel 389 per proclamare il dogma della verginita'di Maria e nel 391 per sanare lo scisma di Antochia. Capua "...primam Metropolim in continenti Italiae factam fuisse post Romam, Mediolanum, Ravennam et Aquilejam...". Alfonso Capecelatro, nel 1903, rischiò seriamente di diventar Papa durante il conclave che elesse, invece, Giuseppe Sarto, poi S. Pio X.

- ALFONSO PISANO (1552-1623) -
Arcivescovo Metropolita di S. Severina, diocesi dipendente dal Patriarcato di Costantinopoli e di doppio rito, cattolico ed ortodosso. Il Pisano nacque a Morrone e arrivo' tardi al sacerdozio dopo essersi laureato in "utroque jure", ossia in diritto civile e canonico.


 

Saggi di varia umanita':

REPLICA AD UNA RECENSIONE

REPLICA AD UNA RECENSIONE

Un dibattito appassionante, a distanza, sullo scontro di Castel Morrone tenuto con Don Antonio Iodice, canonico della cattedrale di Capua , studioso di cose risorgimentali e prof. Di Greco e Latino nonché autore di volumi di storia come "La battaglia del Volturno", "L’assedio di Capua" ecc…, a seguito di una recensione apparsa sulla rivista culturale "La Gazzetta di Gaeta" che dopo questa pubblicazione ospitò anche questa la replica sotto il titolo "La battaglia di Castel Morrone".

PONZIO PILATO: LETTERA A GESU’

PONZIO PILATO: LETTERA A GESU’

Il tormento di chi, più che credere, VUOLE CREDERE con tutti i suoi limiti ed i suoi dubbi.
Quando la Chiesa Cattolica licenzierà il nuovo Padre Nostro che i teologi stanno preparando ci si accorgerà che vi saranno frasi che in questo volumetto sono già state dette fin dal 1992, ma pensate molto tempo prima.
Quando gli studiosi, filosofi e teologi, cattolici completeranno ufficialmente la rivalutazione di Giuda, bisognerà ricordare che ben ventidue anni fa, nel 1978 Giuseppe Berto scrisse un romanzo dal titolo "LA GLORIA" nel quale fece la stessa cosa.

Quando si riparlerà di Ponzio Pilato sotto una diversa prospettiva ci si accorgerà che sarà tutto un altro personaggio e si dovrà ammettere che la famosa lavanda delle mani non fu un plateale disinteressamento dalle vicende del martirio di Gesù, ma una resa alla Volontà Divina perché così DOVEVA ESSERE dopo essersi scoperto una semplice pedina.

In questo volumetto Pilato chiede, invece, che gli sia riconosciuto il vero suo ruolo nella Divina Passione che fu necessario quanto fondamentale.
In questa vicenda Fede e Ragione appaiono antitetiche , ma è necessario armonizzarle.
C’è un Pilato in ciascuno di noi col quale siamo costretti a convivere.


La sua bibliografia poetica:

Per quanto riguarda le poesie, Raffaele Leonetti ha avuto la fortuna di frequentare ed avere per amici numerosi poeti napoletani che oggi fanno parte delle migliori antologie, come Alfredo De Lucia, Antonio Del Deo, Lello Lupoli, Ugo Izzolino, Salvatore Tolino e tanti altri, tutti degni eredi dei grandi del passato.

Sopra tutti, Leonetti era legato da una grande amicizia a Giuseppe Cangiano, critico culturale, paroliere con centinaia di testi di canzoni napoletane oltre che tra i più squisiti e maggiori poeti del nostro tempo, con il quale la frequentazione era frequentissima perché soci della stessa associazione culturale e frequentatori delle stesse manifestazioni artistiche. Quale meraviglia, dunque, se, durante i ciclici simposi, a furia di sentir declamare versi, non sia venuta pure a lui la voglia di poetare?

E’ chiara l’influenza di tanti personaggi sulle sue prime poesie, ma poi pian piano Leonetti ha avuto il merito di staccarsi sia dagli stereotipi sia dal dialetto napoletano, per approdare finalmente alla sua Terra e alla sua gente per cantarne vizi e virtù, ma soprattutto per recuperare una parlata che andava scomparendo.

La prima raccolta di poesie ha per titolo :

"VRENZULE"

VRENZULE

Sono trenta componimenti che risentano completamente l’influenza dei suoi amici poeti.

Leonetti sa di non essere al loro livello, ne è pienamente consapevole e mette, come si suol dire, le mani avanti in una prefazione fatta da se stesso in poesia dove riconosce che i versi che seguono non sono un granché, perciò dopo una speranza fa un invito esplicito al lettore:

I’ spero che overamente vi divertono;

Si po’, che v’aggia di', nun ve piacene,

Facite ‘na cosa semplice: jettatele !

Chi se n’accorge? Non songhe filosofici

Messaggi da lanciare nun ne tenene,

‘e posteri, sicuro, se ne fottene

e l’umanità, so’ certo, nun se strazia:

Pecchè so’ sule ‘na trentina ‘e stroppole

Senza capa, né coda, né criterio.

Scritte, accussì, sultante pe’ nu sfizio.

So’ cose senza valore: songhe VRENZULE.

 

Questa raccolta è caratterizzata da trenta disegnini di Claudia Mattioli apparentemente elementari, ma che rendono perfettamente l’idea del testo.

La seconda raccolta di poesie ha per titolo :

"FRECULE"

FRECULE

Questa parola , praticamente, è sinonimo di Vrenzule che vuol dire "briciole"," cose da nulla". Sono cinquanta conponimenti che continuano l’indirizzo della prima raccolta, ma già si avverte un distacco dalla impostazione meramente napoletana e con la differenza che qui, per la prima volta, esiste una sezione dedicata specificamente al proprio paese.

Una poesia rivelazione ha per titolo: CASTEL MORRONE: NU PAESE PUVERIELLO dove l’autore si lamenta per la mancanza di tradizione storica:

Ogne paese te po’ mustrà nu ciente

cose antiche o, almeno, ‘o stemma

chi cu’ ddoie, chi cu’ diece palle…

Sul’’o paese mio nun tene niente.

Poi, però, l’autore, guardando le rovine dell’antico paese sul cocuzzolo di Monte Castello, fa parlare le stesse pietre:

 

Pure nuie simme state assai importante,

Avimme visto tanta gente ‘e nascere,

‘e guerre,’a gloria, ‘a miseria, ‘e lacreme…

Comme va che nisciuno sape niente?

Prendendo a pretesto questo interrogativo, Giuseppe Cangiano ,in uno affettuoso scritto dichiarò che con quella poesia Castel Morrone aveva perduto un poeta per guadagnare uno storico.

Infatti dopo questa raccolta di poesie iniziò la prima ricerca che portò poi alla pubblicazione de LO SCONTRO DI CASTEL MORRONE, ma Cangiano non fu profeta del tutto perché Leonetti continuòà a scrivere di storia e come poeta doveva dare ancora il meglio di se.

La terza pubblicazione in versi:

"ARIA ‘E MORRONE"

ARIA ‘E MORRONE

è composta da altre sessanta poesie, tutte dedicate alla sua Terra ed alla sua Gente, come del resto lo stesso volumetto, e per meglio sottolineare questa sua intenzione volle per questa pubblicazione, la prefazione dell’allora Sindaco di Castel Morrone Dott. Francesco Damiano col quale si iniziava quel sodalizio di cui si parlava prima.
La parlata è ancora napoletana, ma quella morronese è già in vista.
In questo volume sono passate in rassegna tutte le situazioni e i personaggi del paese ma le poesie più belle sono quelle dedicate alle persone più anziane.

La quarta pubblicazione :

"NU PARAVISO PE' MORRONE"

Fu un poemetto che, per unanime convinzione, è considerato la sua migliore opera poetica.

NU PARAVISO PE’ MORRONE

E’ un omaggio alla generazione che lo ha preceduto la quale patì il peggio della prima tragica metà del XX secolo: le sofferenze di guerre continue a cominciare dalla prima grande guerra mondiale alla cosiddetta conquista dell’impero, alla guerra di Spagna dove il bisogno e non l’ideologia spinse molti di loro come volontari, fino alla grande tragedia della seconda guerra mondiale.

Mai nella storia dell’umanità tante tragedie si erano accanite su di una sola generazione; sicché la povertà, la paura, gli stenti e la fame furono i compagni della loro intera esistenza.

A queste persone Raffaele Leonetti volle fare omaggio per il coraggio e la dignità dimostrata nel sopportare tante privazioni a volte anche con spirito ironico, immaginando un paradiso tutto per loro e così nacque NU PARAVISO PE’ MORRONE.

La trama racconta di una "Zì Zia", naturalmente trapassata, di quelle che raccontavano sempre "Li cunti", che anche questa volta si fa portatrice di notizie su tutti i trapassati.

La dolcezza del racconto e degli stessi ricordi ha fatto piangere di commozione tutti quelli che nel poemetto vi hanno trovato un parente.

Il luogo di questo strano Paradiso è naturalmente il Monte Castello, luogo sacro ai morronesi, vicino alla loro Madonna protettrice che da sempre vigila su di loro.

Dopo aver ascoltato di tutti l’autore chiede notizie dei suoi genitori e la "Zia":

 

"Quanne l’aria se refresca

roppo ch’è calato ‘u sole,

papà tuoie e mamma toia

se ne vanno sule sule,

mane ‘n mane comm’a spuse,…

s’’a passeane p’’e stelle,

‘na guardata e nu surriso,

comme fossene nuvielle".

e naturalmente parlano del figlio che pur avendo avuto "chella capa scumbinata" alla fine la Provvidenza ha provveduto a normalizzarlo.

Tutto sommato sono contenti e traspare perfino un pizzico di orgoglio

 

"E accussì cu’ ‘na resella,

po’ se ranne nu vasillo

annascuse ‘n miez’’e stelle,

comme fanne ‘e piccirilli".

Dopo il Paradiso non poteva mancare:

"L'INFERNO 'E MORRONE"

L'INFERNO 'E MORRONE

Il poemetto è strutturato sui sette vizi capitali, dove l’autore, questa volta rimarca i vizi dei suoi compaesani spesso con bonomia, qualche volta con ironia prendendo in giro anche se stesso ed i suoi amici più cari, tutti scaraventati nel girone dei golosi.

Ma contro gli ignavi , coloro che, pur potendo, niente fanno per la propria Terra si scatena l’ira dell’autore che diventa addirittura crudele:

Si nun tiene ‘n’ideale

Pe’ campa' o pe’ murì;

Tu che vita ‘e mmerda fai?

Rimme a mme: che camp’a ffa'?

Pecchè ‘a vita ‘n tene senso

Si nun tene nu "pecchè"

Si nun pienze pure all’ate,

Ma che senso po’ tene'?

E, alla fine disperato si arrende:

 

E cercanno r’’i fa uommene

Faccio ancora ‘u pennarulo;

Ma ch’’e pagine che scrivo…

Ce se nettano lu culo !!!

E per finire :

"VERSI E DIVERSI"

Versi e Diversi

Sono gli ultimi componimenti di Leonetti accompagnati da alcuni pensieri e considerazioni tra i quali spiccano due poesie che denotano la maturità del poeta:
MALIA in vernacolo e TENERI CIELI D’INFANZIA in lingua.

Questo volumetto inizia con una prefazione mai scritta: una pagina bianca firmata Giuseppe Cangiano.
E’ stato un omaggio che Leonetti ha voluto fare a chi considerava suo maestro il quale gli aveva promesso una prefazione che non ebbe tempo di scrivere perché la morte lo tolse ai familiari ed agli amici che ancora lo rimpiangono sinceramente.

 

Da allora Leonetti non ha scritto più poesie perché aveva perduto il maestro che le leggeva e le giudicava degne di pubblicazione.

Vale la pena sottolineare, come più volte lo stesso autore ha scritto, che le sue poesie erano il frutto di un riposo mentale dalle fatiche della ricerca storica che lo ha tenuto impegnato per una ventina d’anni con una passione senza uguali, spendendo ogni minuto del suo tempo libero e che gli ha permesso, alla fine, di poter ripresentare ai suoi concittadini, quasi per intera, "LA MEMORIA RITROVATA."

INDICE

VIAGGIO NELLA STORIA VIAGGIO NELLA MEMORIA RITROVATA

VIAGGIO NELLA TRADIZIONE E NEL FOLKLORE

VIAGGIO NELLE VISCERE DELLA TERRA

VIAGGIO NELLA CULTURA

VIAGGIO NEL TRAPASSATO REMOTO

VIAGGIO NEL MEDIOEVO VIAGGIO NEL RISORGIMENTO ITALIANO

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