Il recupero di una memoria storica, ormai del tutto dimenticata, da parte di Raffaele Leonetti, è stata un'impresa veramente fuori dal comune.Tuttavia è bene precisare che, almeno per la parte storica, il merito va ascritto anche ad un'Amministrazione comunale illuminata, che al tempo era presieduta dal Dott. Francesco Damiano, la quale si assunse lonere della pubblicazione di tutti i volumi di storia della Terra di Morrone scritti da Leonetti.Insomma nacque una specie di sodalizio per il quale Leonetti impiegava il suo talento e la sua perseveranza e lAmministrazione comunale i fondi necessari per la pubblicazione mentre gli abitanti di Castel Morrone, a partire dai ragazzi delle scuole, ne traevano tutti i benefici perché destinatari dei volumi in modo del tutto gratuito. |
Una corsa attraverso trent'anni di storie risorgimentali a partire dai primi moti carbonari fino all'epopea garibaldina del Castello di Morrone dove, per l'unità d'Italia, s'immolarono Pilade Bronzetti ed i suoi compagni che, per il valore dimostrato e la caparbietà della difesa ad oltranza, fecero chiamare il luogo, dallo stesso Garibaldi, "Le Termopili d'Italia". |
Propone lo stesso episodio d'armi, visto dalla parte borbonica, raccontando la vita di soli trenta giorni della Brigata che ebbe tra le mani le sorti della battaglia del Volturno ed il suo comandante non se ne accorse neppure. Oltre un centinaio di documenti, in gran parte riprodotti dagli originali conservati presso l'Archivio di Stato, accompagnano quest'opera che è divenuta fondamentale per lo studio dei fatti militari di Morrone e Caserta, in particolare, dei giorni 1 e 2 ottobre 1860. |
Per l'autore, questo scritto è un atto di dolore, di rabbia e di delusione per quello che non è riuscito a realizzare alla fine dei suoi studi poiché, pur essendo giunto sulla soglia della verità, gli è stata negata la soddisfazione di poter garantire la veridicità ai suoi lettori.L'impossibilità di trovare il fascicolo dell'istruttoria per la concessione della medaglia d'oro al valor militare a Pilade Bronzetti, a causa della manifesta indifferenza delle Istituzioni, rappresenta una conclusione davvero malinconica di una ricerca storica durata tutta una vita."...Chi sono, dunque, io per rammaricarmi di una Nazione che ha perduto il rispetto di se stessa perdendo la parte migliore della sua storia?..."Chi raccoglierà l'eredità culturale di Raffaele Leonetti dovrà fare i conti con il mistero dell'archivio scomparso e, partendo da qui, continuare e completare la ricerca della verità sugli episodi chiave del risorgimento italiano. |
Una cavalcata di oltre duemilacinquecento anni. Si inizia dal VII-VI sec. a.C., dalle prime migrazioni dei popoli sanniti e dalle prime espansioni etrusche, per concludere con l'epopea garibaldina e con la morte dell'ultima duchessa di Morrone (1887) che lasciava, per testamento, le sue residue sostanze ai poveri del suo ducato. |
Uno studio severo tratto interamente da un enorme documento del 1754 che, per la sua mole, fu definito il "Documento Monumento" e che ha portato l'autore a tratteggiare una vera e propria "fotografia" della societa' del settecento, producendo uno dei pochissimi volumi di storia demografica esistenti in circolazione che presenta il massimo dell'interesse. |
Origini di alcune famiglie e biografie di alcuni personaggi che hanno avuto la signoria sul territorio di Morrone in Terra di Lavoro. |
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DE MAURO |
CAPECELATRO |
Un dibattito appassionante, a distanza, sullo scontro di Castel Morrone tenuto con Don Antonio Iodice, canonico della cattedrale di Capua , studioso di cose risorgimentali e prof. Di Greco e Latino nonché autore di volumi di storia come "La battaglia del Volturno", "Lassedio di Capua" ecc , a seguito di una recensione apparsa sulla rivista culturale "La Gazzetta di Gaeta" che dopo questa pubblicazione ospitò anche questa la replica sotto il titolo "La battaglia di Castel Morrone". |
Il tormento di chi, più che
credere, VUOLE CREDERE con tutti i suoi limiti ed i suoi dubbi.
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In questo volumetto Pilato chiede, invece, che gli sia
riconosciuto il vero suo ruolo nella Divina Passione che fu
necessario quanto fondamentale.
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Sono trenta componimenti che risentano completamente linfluenza dei suoi amici poeti.Leonetti sa di non essere al loro livello, ne è pienamente consapevole e mette, come si suol dire, le mani avanti in una prefazione fatta da se stesso in poesia dove riconosce che i versi che seguono non sono un granché, perciò dopo una speranza fa un invito esplicito al lettore:I spero che overamente vi divertono;Si po, che vaggia di', nun ve piacene,Facite na cosa semplice: jettatele !Chi se naccorge? Non songhe filosoficiMessaggi da lanciare nun ne tenene,e posteri, sicuro, se ne fottenee lumanità, so certo, nun se strazia:Pecchè so sule na trentina e stroppoleSenza capa, né coda, né criterio.Scritte, accussì, sultante pe nu sfizio.So cose senza valore: songhe VRENZULE.
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Questa raccolta è caratterizzata da trenta disegnini di Claudia Mattioli apparentemente elementari, ma che rendono perfettamente lidea del testo. |
Questa parola , praticamente, è sinonimo di Vrenzule che vuol dire "briciole"," cose da nulla". Sono cinquanta conponimenti che continuano lindirizzo della prima raccolta, ma già si avverte un distacco dalla impostazione meramente napoletana e con la differenza che qui, per la prima volta, esiste una sezione dedicata specificamente al proprio paese.Una poesia rivelazione ha per titolo: CASTEL MORRONE: NU PAESE PUVERIELLO dove lautore si lamenta per la mancanza di tradizione storica:Ogne paese te po mustrà nu cientecose antiche o, almeno, o stemmachi cu ddoie, chi cu diece palleSulo paese mio nun tene niente. |
Pure nuie simme state assai importante,Avimme visto tanta gente e nascere,e guerre,a gloria, a miseria, e lacremeComme va che nisciuno sape niente? |
è composta da
altre sessanta poesie, tutte dedicate alla sua Terra ed alla sua
Gente, come del resto lo stesso volumetto, e per meglio
sottolineare questa sua intenzione volle per questa pubblicazione,
la prefazione dellallora Sindaco di Castel Morrone Dott.
Francesco Damiano col quale si iniziava quel sodalizio di cui si
parlava prima.
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E un omaggio alla generazione che lo ha preceduto la quale patì il peggio della prima tragica metà del XX secolo: le sofferenze di guerre continue a cominciare dalla prima grande guerra mondiale alla cosiddetta conquista dellimpero, alla guerra di Spagna dove il bisogno e non lideologia spinse molti di loro come volontari, fino alla grande tragedia della seconda guerra mondiale.Mai nella storia dellumanità tante tragedie si erano accanite su di una sola generazione; sicché la povertà, la paura, gli stenti e la fame furono i compagni della loro intera esistenza.A queste persone Raffaele Leonetti volle fare omaggio per il coraggio e la dignità dimostrata nel sopportare tante privazioni a volte anche con spirito ironico, immaginando un paradiso tutto per loro e così nacque NU PARAVISO PE MORRONE. |
"Quanne laria se refrescaroppo chè calato u sole,papà tuoie e mamma toiase ne vanno sule sule,mane n mane comma spuse,sa passeane pe stelle,na guardata e nu surriso,comme fossene nuvielle". |
"E accussì cu na resella,po se ranne nu vasilloannascuse n mieze stelle,comme fanne e piccirilli". |
Il poemetto è strutturato sui sette vizi capitali, dove lautore, questa volta rimarca i vizi dei suoi compaesani spesso con bonomia, qualche volta con ironia prendendo in giro anche se stesso ed i suoi amici più cari, tutti scaraventati nel girone dei golosi.Ma contro gli ignavi , coloro che, pur potendo, niente fanno per la propria Terra si scatena lira dellautore che diventa addirittura crudele:Si nun tiene nidealePe campa' o pe murì;Tu che vita e mmerda fai?Rimme a mme: che campa ffa'?Pecchè a vita n tene sensoSi nun tene nu "pecchè"Si nun pienze pure allate,Ma che senso po tene'? |
E cercanno ri fa uommeneFaccio ancora u pennarulo;Ma che pagine che scrivoCe se nettano lu culo !!! |
Sono gli ultimi
componimenti di Leonetti accompagnati da alcuni pensieri e
considerazioni tra i quali spiccano due poesie che denotano la
maturità del poeta:
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