Castelvecchio

Notizie Storiche  e Foto fornite da  Marco Ramerini

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La torre del Mastio, che difendeva la porta principale al castello, con resti della cinta muraria.

L'insediamento di Castelvecchio si trova presso la cima del monte Cornocchio raggiungibile grazie ad una deviazione di circa 2 chilometri a ovest della strada che da Castel Fiorentino porta al Castagno del Cornocchio e da li a Volterra. Sotto le rovine si arriva attraverso un sentiero nel bosco.


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Definire solo Castello l'area dove sorge Castelvecchio è alquanto restrittivo. L'insediamento è in pratica una piccola città fortificata con strutture difensive al cui interno sorgono ancora i ruderi di abitazioni di vari livelli sociali e notevoli resti della chiesa parrocchiale di S.Frediano.

L'origine di Castelvecchio è da ricercarsi nella sua collocazione, era infatti una 'rupe sacra' degli Etruschi che furono i primi ad edificare nella zona. Con il declino della civiltà Etrusca il successivo periodo Romano portò all'abbandono della città, troppo isolata dalle vie consolari. Fra la fine del VI°secolo e l'inizio del successivo, dopo l'invasione Longobarda dell'Italia, il poggio fu riscoperto e fortificato nell'ambito delle operazioni di nuovo ordinamento sociale e controllo del territorio realizzate dagli invasori. Da notizie storiche apprendiamo che nel 1100 Castelvecchio aveva praticamente già l'aspetto attuale e si era costituito in libero comune. Dai resti delle abitazioni giunti fino a noi si deduce che l'insediamento potesse dare ospitalità a circa cinquecento persone, anche se gli abitanti all'epoca dovevano essere solo un centinaio, dediti principalmente all'agricoltura. Forse è tra questi ruderi più che in altri luoghi che ci possiamo rendere conto di come si svolgeva la vita dei castelli fortificati della campagna Toscana: le sentinelle dai camminamenti di ronda e dalle torri vigilavano sulla gente al lavoro nei campi dando l'allarme che faceva rientrare in fretta tutti al riparo delle mura in caso di pericolo.

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La Torre del Mastio con i resti della porta principale.

Castelvecchio, pur essendo sotto il protettorato di S.Gimignano, per mantenere rapporti di buon vicinato pagava all'epoca un tributo al vescovo della potente Volterra. Non era una sudditanza ma solo un calcolo, forzato, di interessi: nel caso il 'castrum' venisse attaccato anche l'autorità volterrana si sarebbe sentita in dovere di intervenire in sua difesa. Questa situazione durò fino al 1227. Castelvecchio aveva comunque la facoltà di autogovernarsi sulla base degli ordinamenti tipici dei liberi comuni. La sua posizione, a metà strada fra  S.Gimignano e Volterra, lo rese ago della bilancia, sia difensivo che offensivo, delle guerre fra queste due grandi potenze medievali. Per questo nel 1208 furono rinforzate le fortificazioni e ricostruite le mura. Castelvecchio divenne così una antesignana cittadella fortificata, gruppo di edifici militari, religiosi e civili racchiusi dentro una cinta muraria a forma di ellisse con un perimetro di circa 600 metri.

Nonostante tutto la cittadella non fu mai espugnata in guerra, ma due volte fu occupata a seguito di tradimenti. La prima volta nel 1250, quando gli abitanti di Camporbiano, per motivi di confine, riuscirono una notte ad entrare e a mettere tutto a ferro e fuoco e nel 1268, quando alcuni ghibellini con false insegne guelfe si fecero aprire le porte ed occuparono il castello. Nel 1308 scoppiò la guerra fra Volterra e S.Gimignano e Castelvecchio, per la sua posizione strategica, fu l'obbiettivo principale dell'esercito vescovile. Cinta d'assedio la città resistette e diventò prima il simbolo della resistenza e poi della vittoria sangimignanese, che avvenne in una battaglia in campo aperto combattuta poco lontano. Fra le città rivali fu concordata una linea di confine a tre chilometri dal colle.

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Le mura del Mastio.

Qui inizia il declino di Castelvecchio, infatti non essendo più in posizione di frontiera fu presto soppiantata nell'importanza strategica dalla nuova fortezza costruita dal 1310 al 1320 sul nuovo confine, l'attuale Castel S.Gimignano. Negli anni successivi quello che non fece la guerra fece la peste: già nel 1353 il glorioso castello è ridotto a un povero villaggio dove vivevano poche famiglie di pastori e boscaioli. Finite le epidemie di peste si cercò di far rinascere il borgo e nel 1450 fu ricostruita addirittura la torre del mastio, ma ormai il treno della storia era perso. A peggiorare la situazione giunse il terremoto del 1452 che danneggiò anche Firenze, distante 40 chilometri in linea d'aria. La rupe sacra degli Etruschi fu definitivamente abbandonata agli inizi del XVII° secolo.

Ancora oggi i resti delle mura hanno lo stesso perimetro del 1208 e, tranne per il citato intervento alla torre del mastio, la cittadella è come era nel XIII° secolo. Qui si possono rilevare le caratteristiche del castello longobardo o feudale: un potente mastio quadrato con torre a difesa della porta principale, la chiesa, della quale permangono ampi resti (addirittura nell'abside sono riconoscibili tracce degli antichi affreschi datati 1275), le case sparse fra i due centri del potere (feudale e spirituale), due mulini e una grande cisterna per l'acqua piovana capace di contenere 60.000 litri. Il tutto rinchiuso da alte mura intervallate da torri quadrate costruite con la caratteristica 'Pietra di Castelvecchio' che dalla vicina cava veniva esportata anche nei centri vicini. Di queste torri La Nord e la Sud sono state squarciate dai fulmini mentre quella di Sud-Ovest, praticamente al vertice opposto rispetto alla porta principale, è ancora oggi quasi intatta. Chi oggi riesce a raggiungere la zona, invasa dalla vegetazione e a perenne rischio di ulteriori crolli, cammina sulla terra consacrata da un popolo misterioso dove la storia ha rinchiuso i suoi fantasmi.

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