Castello di Porciano
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Porciano, sullo sfondo il Casentino con i
castelli di Romena e Poppi e visto dal fondo valle.
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Il castello di Porciano domina una collina posta sulla sinistra dell'Arno a circa un
chilometro e mezzo di distanza dal paese di Stia. Stia è raggiungibile percorrendo la
SS.70 Umbro-Casentinese seguendo le indicazioni.
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La torre palazzo con un tratto superstite della
cinta muraria.
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Le memorie storiche riguardanti Porciano risalgono al mille, viene infatti nominato in
uno scritto dell'anno 1017 come residenza del Conte Guido di Teudegrimo, fondatore del
ramo dei Conti Guidi da Porciano, quindi possiamo considerare il castello come una delle
prime sedi della potente famiglia Casentinese. Più di due secoli dopo, dal 1288, fu del
famoso Conte Tegrimo che, qui ritiratosi dopo la battaglia di Campaldino, assaliva e
derubava i malcapitati viandanti e mercanti che passavano nelle vicinanze del castello. Di
questa suo 'nobile mestiere' esiste testimonianza in una condanna del 1291 a pagare 10.000
fiorini d'oro al Podestà di Firenze per aver derubato un mercante di Ancona. Il
successore di Tegrimo fu il Conte Guido Alberto di Porciano, anch'esso condannato dalla
Signoria Fiorentina per aver tramato in una congiura per rovesciare la stessa. Il 20 marzo
1349 il castello passò sotto il dominio del Comune di Firenze avendo l'ultimo Conte di
Porciano, Ludovico, vestito l'abito del monaco abbandonando tutti i suoi beni terreni.
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La Torre palazzo, la più grande rimasta in tutto
il Casentino.
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Come a molti altri luoghi casentinesi anche a Porciano esistono molte memorie legate,
anche se non provate storicamente, a Dante Alighieri. Si narra che nel 1311 il poeta si
recò per la prima volta a Porciano per convincere i Conti Guidi, che da sempre
osteggiavano i guelfi Fiorentini, ad appoggiare l'appena incoronato Imperatore
Arrigo VII e convincerlo a schierarsi apertamente dalla parte ghibellina. Da Porciano
partirono due famose lettere di Dante. La prima, il 31 marzo 1311, destinata ai
Fiorentini, piena di astio e risentimento dopo l'esilio a cui era stato condannato, per
invitarli a sottomettersi all'Imperatore. La seconda, il 16 aprile dello stesso anno,
all'Imperatore per spingerlo a schiacciare con le armi la stessa Firenze. Le cose non
andarono a buon fine, i Conti Guidi non mantennero le promesse di fedeltà fatte
all'Imperatore, e il poeta immortalò il suo disprezzo per i traditori nel XIV° canto del
Purgatorio della Divina Commedia. Questo causò la vendetta dei Guidi che imprigionarono
l'Alighieri proprio in una delle stanze di Porciano. Un'altra leggenda che riguarda il
castello è quella relativa alla presenza fra le sue mura di un tesoro, una campana tutta
d'oro che 'vale quanto tutto il Casentino'.
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La torre orientale.
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La possente Torre Palazzo di Porciano ancora dotata di merlatura guelfa, la più grande
del Casentino con i suoi 35 metri e sei piani di altezza, si innalza fra i resti della
cinta muraria, due torri, quella occidentale trasformata in campanile della chiesa del
paese, e due porte, una a nord e una a sud. La rovina del castello iniziò nel XVI°
secolo in contemporanea con la crescita del paese di Stia, posto a valle, molto più
comodo per il commercio. I ruderi della fortificazione conobbero anche l'onta di essere
destinati ad uso agricolo. Come il vicino castello di Romena,
anche Porciano divenne nell'800 proprietà dei conti Goretti dè Flamini che ne curarono
il restauro. Sul sito furono portate avanti anche ricerche archeologiche che hanno
permesso il recupero di reperti atti a ricostruire le fasi di sviluppo del castello. E'
stato possibile anche ricostruire il complesso sistema di canalizzazione delle acque che
dal tetto della torre venivano fatte affluire sia alla cisterna principale nella corte del
castello sia in una più piccola all'interno della torre stessa per uso potabile. Dopo gli
ultimi interventi, terminati nel 1978, i ruderi risultano ben tenuti e sono oggi
aperti al pubblico, la torre ospita anche un appartamento residenza dei proprietari e un
piccolo museo dei reperti rinvenuti nella zona.
Guardando questo maniero di non grandi dimensioni oggi può addirittura sembrare
impossibile che nel medioevo la sua importanza fosse notevole. Eppure la 'corte' di
Porciano era frequentata da cavalieri, nobili e ambasciatori, i mercanti provenienti
dall'est dovevano passare sotto le sue mura per recarsi a Firenze e un'Imperatore
confidava nella sua alleanza per sottomettere la potente Signoria Fiorentina.
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Il tratto meglio conservato della cinta muraria
con la porta nord.
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La porta sud.
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