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LA CONFESSIONE O

RICONCILIAZIONE

(Gv. 20, 21 s.)

"Quando sentiamo nominare il sacramento della Confessione – scrive il celebre moralista Häring – il nostro cuore deve battere più forte. Suonano le campane di Pasqua; Gesù risorto, trionfatore della morte e degli spiriti infernali, ci mostra le sue mani trafitte e il suo cuore aperto per noi... Ci assicura della sua vittoriosa Risurrezione, mentre il suo dono, il sacramento della Penitenza, ci spiana la via alla sua gioia pasquale" (1).

1. "ANDATE A PRESENTARVI AI SACERDOTI".

Dieci lebbrosi andarono incontro a Gesù gridando: "Maestro, abbi pietà di noi!" Gesù disse: "Andate a presentarvi ai Sacerdoti". "E mentre essi andavano, furono sanati" (2).

Spiritualmente siamo tutti poveri lebbrosi, poveri peccatori: il peccato è la lebbra, è il cancro dell’anima. Gesù, nella sua bontà e misericordia senza limiti, ci vuol guarire, perciò ripete pure a noi: "Presentatevi ai Sacerdoti!"

Anche la Madonna, vedendo noi, suoi figli, spiritualmente lebbrosi, incancreniti e sbranati e uccisi dal peccato grave, ci ripete, con il linguaggio usato a Fatima e con le lacrime versate a Siracusa e altrove: andate dai Sacerdoti!

La voce delle tue passioni ti inganna con questa scusa: Non voglio andare dai Sacerdoti che sono uomini come me; non voglio degli intermediari: mi confesso direttamente a Dio. Vuoi fare la fine del Bertoldo della favola? Egli, caduto in un lago, rifiutò i soccorsi dicendo: io mi salvo da solo, e per salvarsi, incominciò a tirarsi su per i capelli; ma annegò.

La voce dello Spirito ti dice: credi di portare una scusa moderna invece è tanto vecchia che S. Agostino già nel V° secolo scriveva: "Nessuno dica: ho peccato in segreto, mi confesso direttamente a Dio! Allora senza ragione è stato detto (agli apostoli, ai Sacerdoti): Ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in Cielo? (3) Senza ragione sono state affidate le chiavi alla chiesa di Dio? Vogliamo annullare il Vangelo, le parole di Cristo?".

Il peccato grave – come dice la Bibbia – ti ha reso criminale contro Dio, crocifissore di Cristo Dio (4), e, come dice il S. Curato d’Ars, "carnefice di Gesù". Ora, anche dal punto di vista legale, nessun criminale può giudicare la sua causa, prendere il posto del giudice, dare a se stesso la sentenza. Solo Gesù, che tu hai tanto offeso con il peccato grave, poteva stabilire le condizioni per il perdono, e Lui ha stabilito di perdonarti soltanto se hai la volontà di confessarti. Sì, il Sacerdote è un uomo come gli altri, lui pure è un povero peccatore e ha bisogno di confessarsi; ma ha ricevuto da Cristo Dio il potere di perdonare i peccati.

2. AI SACERDOTI GESU’ HA DATO IL POTERE DI PERDONARE LE COLPE.

Il poeta e scrittore francese, Francesco Coppè, narra che, educato cristianamente, da ragazzo troncò ogni pratica religiosa. Lui stesso ce ne rivela il motivo: "Avevo ceduto alla tentazione ed ebbi vergogna a dover confessare certe cose. Allora decisi di non confessarmi mai più, e, per uccidere i rimorsi, gettai via la fede e gridai forte che la Confessione era una invenzione dei Preti" (5). Molti nemici della Confessione, se fossero sinceri, dovrebbero riconoscersi in queste parole del Coppè.

La Confessione l’ha inventata il Sacerdote dei Sacerdoti: Cristo Dio. Noi conosciamo perfino il giorno preciso e l’ora approssimativa della istituzione: nel giorno della sua Risurrezione, verso sera, quando, apparendo, a porte chiuse e a finestre serrate nel cenacolo disse agli apostoli e ai loro successori nel Sacerdozio: "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati saranno perdonati, a chi non li perdonerete non saranno perdonati" (6).

S. Pietro davanti alla porta del tempio scorge un paralitico che chiede l’elemosina. Gli dice: "Non possiedo né oro, né argento, ma quello che ho te lo do: Nel nome di Gesù Cristo il Nazzareno, cammina. Balzato in piedi camminava ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio" (7). Ogni Sacerdote, davanti al povero peccatore, è un po’ come Pietro di fronte al paralitico; e ha la gioia di potergli dire: io non ho nulla: non ho denaro, non ho gioielli, non ho virtù, non ho santità, ma possiedo quello che ti occorre in questo momento: il potere di rialzarti dall’abisso del peccato che ti avvilisce e ti degrada, il potere di cancellare ogni tua colpa: ti perdono, ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: riacquista la vita divina che avevi perduto, alzati e cammina nello Spirito! Ti ripeterò con S. Agostino: "Canta e cammina!" Canta di gioia e cammina per la strada del Cielo!

3. LE CONDIZIONI PER FAR BENE LA CONFESSIONE: sono cinque:

a) Esame di coscienza, che consiste nel richiamare alla mente i peccati commessi dopo l’ultima confessione ben fatta (perché le confessioni fatte male è necessario rifarle).

b) Dolore o pentimento: è la condizione più importante (unitamente al proposito) perchè la Confessione sia efficace e santificante.

I Teologi, pur oggi, distinguono: "Il dolore imperfetto o attrizione (che è dato da un motivo soprannaturale non perfetto, come il timore dei castighi nell’al di là), non giustifica fuori della Confessione, ma è sufficiente per ottenere il perdono nella Confessione. Il dolore perfetto o contrizione (che scaturisce dall’amore verso Dio con l’intenzione almeno implicita di confessarsi) libera dal peccato ancor prima della Confessione, pur rimanendo l’obbligo di accostarsi alla Penitenza. Quanto più perfetto sarà il dolore nel motivo e nell’intensità, tanto più efficace sarà la Confessione" (8). Questi stessi pensieri del Teologo Gesuita De Bernardi sono condivisi, oggi dalla Conferenza Episcopale italiana (9), e da altri Teologi, come Carlo Molari che afferma: "È comune la dottrina secondo cui la contrizione è sufficiente per la giustificazione anche prima di ricevere il sacramento, mentre l’attrizione è sufficiente per la giustificazione o il perdono dei peccati solo attraverso il sacramento della Riconciliazione" (10).

Attenzione: È di estrema importanza che i Sacerdoti (e i genitori) istruiscano i fedeli sul dolore perfetto o contrizione: per moltissimi Cattolici, nella impossibilità della Confessione – si pensi a tanti casi di morte improvvisa – costituisce l’unico mezzo di giustificazione e di salvezza. Il Ven Card. Newman ripeteva: "Molti vanno dannati perchè i Sacerdoti non insegnano il valore del dolore perfetto".

c) Il proposito: Deve essere sincero e fermo, e deve estendersi a tutti i peccati gravi e alle rispettive occasioni prossime. La confessione senza forte proposito è una burla e un sacrilegio. S. Alfonso afferma: "Dio non perdonerà mai la volontà di peccare" ossia la mancanza di proposito.

d) Accusa dei peccati: è consigliabile confessare i peccati veniali; è obbligatorio accusare tutti i peccati mortali commessi dopo l’ultima confessione ben fatta.

In molte parrocchie di tutta Italia (lo so per esperienza) non ci si preoccupa affatto dell’integrità dell’accusa. Perciò Giovanni Paolo II ha raccomandato vivamente: "Desidero dire ai Padri penitenzieri e altresì a tutti i Sacerdoti che vige ancora e vigerà per sempre nella Chiesa l’insegnamento del Concilio Tridentino circa la necessità della confessione integra – nella specie e nel numero – dei peccati mortali" (11). Il nuovo Codice di Diritto Canonico conferma: "Il fedele è tenuto all’obbligo di confessare secondo la specie e il numero tutti i peccati gravi" (can. 988). Quando non si ricorda il numero preciso, si dice il numero più approssimativo.

e) Soddisfazione o penitenza: è la preghiera o l’opera buona che il confessore prescrive, la quale – dice Paolo VI – "viene resa partecipe in modo speciale dell’infinita espiazione di Cristo. Il penitente poi, per una disposizione generale della chiesa, può intimamente unire alla soddisfazione sacramentale tutto ciò che fa e che soffre e sopporta".

Confessiamoci frequentemente! Confessiamoci bene! "È urgente la Confessione dopo la caduta in peccato grave perchè questo spinge a nuove cadute: il peccato che non è subito tolto dalla Confessione – dice S. Gregorio Magno – con lo stesso suo peso trascina ad altri peccati. È vero che il peccato si può togliere subito con un atto di dolore perfetto, ma questo non dà la grazia sacramentale propria della Confessione" (12) per evitare altri peccati.

Gesù, con la Confessione compie un miracolo più grande che se risuscitasse tutti i morti di un cimitero o se creasse un altro universo!

Gesù, con la Confessione ci ridona la fanciullezza e la giovinezza dello spirito: il celebre Chesterton dice: "Io dall’Anglicanesimo mi sono convertito al Cattolicesimo per liberarmi dai miei peccati; perchè non vi è altra religione che sostenga con verità di rimettere i peccati degli uomini. Un Cattolico che va alla Confessione, rientra, nel vero senso della parola, nel chiaro mattino della sua giovinezza".

La Confessione inonda il nostro cuore della più grande gioia possibile sulla terra, e procura la più grande festa nel paradiso, come dice Gesù: "Si fa più festa in Cielo per un solo peccatore che si converte" (13).

ESEMPIO. Nella vita del P. Pio, un miracolo strabiliante a conferma della Confessione come istituzione di Cristo Dio: prodigio clamoroso, avvenuto durante la Confessione, nel 1948, del miracolato Giuseppe Canaponi di Sarteano (Siena). Egli racconta: "In un incidente automobilistico la mia gamba sinistra fu tutta fratturata al ginocchio. Per tre anni fui ricoverato in cinque attrezzatissimi ospedali, ma invano. Era impossibile che il ginocchio si piegasse: si trattava di una anchilosi fibrosa che bloccava per sempre il ginocchio. Mi trascinavo a stento con un bastone e una stampella e spesso cadevo a terra. Ero un gran bestemmiatore, un marxista acceso e un ateo pratico. Mia moglie, molto religiosa, tanto insisteva per condurmi da P. Pio a S. Giovanni Rotondo, che mi lasciai convincere. Andai. Mio figlio mi accompagnò al confessionale. Il P. Pio mi disse tutti i miei peccati, dei quali io ero molto pentito. Ricevetti l’assoluzione. All’inizio della confessione – cosa incredibile! – senza che me ne accorgessi, mi ero inginocchiato piegando perfettamente il ginocchio sinistro anchilosato! Da quel momento l’ho sempre piegato alla perfezione, camminando speditamente, senza zoppicare (ancorché la gamba sinistra fosse più corta dell’altra di due centimetri e mezzo).

Qui si tratta di un miracolo eccezionale, permanente, continuo. La causa che mi impediva di piegare il ginocchio, prima di quella benedetta confessione presso P. Pio, è rimasta e rimane nella sua assoluta totalità, come è accertato da 25 radiografie e da molti esami di celebri scienziati medici e di un intero Congresso mondiale di 800 medici tenuto a Siena. La causa rimane; secondo la scienza non potrei piegare il ginocchio. Eppure lo piego normalmente. C’è la certezza assoluta, senza il minimo dubbio, che si tratta di un enorme miracolo che si compie continuamente".

Il miracolo si è rinnovato, giorno dopo giorno, passo dopo passo, per quasi 30 anni, fino al giorno del pio transito del sig. Canaponi (1984).

Con questo miracolo stupefacente Gesù vuol confermare, di fronte al cieco laicismo e al folle materialismo del mondo di oggi, che c’è davvero un sacramento, il sacramento della misericordia, a disposizione di tutte le anime per risuscitarle, per risanarle, per santificarle, donando grazia, pace, gioia, salvezza.

PROPOSITO. Farò spesso degli atti di "dolore perfetto" per purificare sempre meglio l’anima mia. E nella confessione mi preoccuperò specialmente di avere grande pentimento e fermissimi propositi di vivere in grazia e di tendere alla santità.

N.B. Lutero ammise la Confessione e poi la cancellò: "La Confessione auricolare come è ora in uso, è utile, anzi necessaria: né io vorrei che fosse abolita, poiché è il rimedio della coscienza afflitta" (Lutero, De captivitate Babyl, cap. de poenitentia).

(1) P. Haring, "Confessione e gioia"

(2) Lc. 17, 12–14.

(3) Mt. 18, 18

(4) Ebr. 6, 6

(5) F. Coppè, "Saper soffrire"

(6) Gv. 20, 21 ss.

(7) At. 3, 1–8

(8) Cfr. Vittorio De Bernardi, "Il sacramento della penitenza"

(9) CEI, "Evang. e Sacram. della Penitenza... n. 56–57

(10) Carlo Molari, in Fam. Crist. 7.8.83

(11) Giovanni Paolo II, Discorso ai Penitenzieri (30.1.81)

(12) De Bernardi, o.c.

(13) Cfr. Lc. 15, 7