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LE 10 GRANDI LIBERTÀ:

I COMANDAMENTI (Parte 1ª)

(Es. 20,1-11)

Eleviamo il nostro affettuoso pensiero alla "Vergine Santa, costantemente presente in questo cammino di fede del popolo di Dio verso la luce" (1)

A – SOLTANTO NEI COMANDAMENTI V’È LIBERTÀ:

Fulton Sehen, Arcivescovo americano, rinomato scrittore e celebre conferenziere, narra questa parabola: Un gruppo di ragazzi stanno giocando in un cortile circondato da orribili precipizi. Sono timorosi, impauriti, e giocano ammassati al centro temendo di cadere nei burroni. Ma appena il cortile viene recintato con una robusta ringhiera in ferro, quei ragazzi subito depongono ogni paura, ogni angoscia, e giocano, saltano, si rincorrono liberamente, con grande tranquillità.

I Comandamenti, ben osservati sono come una robusta ringhiera, una forte difesa che ci libera da innumerevoli mali fisici e psichici (molto più della psicanalisi di Freud!) e soprattutto ci libera dalla paura e dall’angoscia di cadere per sempre nel bàratro della dannazione donandoci la libertà di rimanere sulla via della salvezza.

Essi rompono le catene delle più grandi schiavitù che sono l’errore e il peccato, e assicurano le supreme libertà che sono la verità, la virtù, la santità.

Essi sono come i binari per il treno, come gli argini per il fiume: ci aiutano a camminare liberamente e con gioia per la strada del Signore fino a raggiungere la stazione della celeste Gerusalemme e a sfociare nel mare della felicità stessa di Cristo Dio.

Gesù, il Liberatore, ammonisce: "Se rimanete fedeli alla mia parola, (ai miei Comandamenti), conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato" (2). "Entrate per la porta stretta, perchè larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e aspra è la via che conduce alla vita, (al Paradiso), e quanto pochi sono quelli che la trovano!" (3).

S. Paolo esclama: "La legge dello Spirito, che dà la vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte" (4). "Dove c’è lo Spirito di Dio ivi c’è la libertà" (5). "Siete stati chiamati alla libertà; non prendete questa libertà come pretesto per la carne" (6). "Cristo ci ha liberati perchè restassimo liberi" (7).

S. Agostino, il grande convertito, in una esplosione di gioia, afferma: "Il darmi a Dio (ossia all’osservanza dei suoi Comandamenti) mi sembrava una catena, invece è libertà, mi sembrava tormento, ed è gaudio, mi sembrava fatica ed è riposo".

B – ECCO LE PRIME TRE LEGGI DELLA LIBERTÀ, i primi tre Comandamenti:

1 – NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME (8)

a) Questo Comandamento ci vuol liberare dal più grande peccato che è l’empietà (o rifiuto di Dio e della Religione). Ci libera dall’apostasìa (o rifiuto di tutto il Cristianesimo), dalla eresìa (o rifiuto di qualche verità cristiana), dallo scisma (o scissione dalla Chiesa cattolica). Ci libera pure dal sacrilegio ( o profanazione di persona o cosa sacra), dallo spiritismo, dall’indifferenza religiosa, dalla superstizione e soprattutto dall’idolatria.

È necessario approfondire il concetto di idolatria:

L’Idolatria (o culto degl’idoli) consiste nel rendere a una creatura o a una sua immagine o a un oggetto il culto di adorazione dovuto soltanto a Dio, oppure nell’attribuire ad essi dei poteri divini.

È vero che Dio ha proibito statue e immagini (9) ma si tratta di "statue e immagini da adorare", poiché nella Bibbia solo questo è il significato del vocabolo ebraico "pesel" che viene tradotto con la parola "idolo". E questa proibizione fu data agli Ebrei, perchè, essendo circondati da popoli idolatri, erano in continuo e grave pericolo di idolatria. Agli stessi Ebrei furono dati molti altri comandi superati e aboliti da Cristo Dio, come la circoncisione, la lapidazione delle adultere e dei bestemmiatori, il sacrificare a Dio agnelli, vitelli, colombi, ecc...

E si noti bene che la proibizione di fare statue e immagini non fu assoluta: infatti Dio comandò di costruire statue di Cherubini e di porle sull’Arca (10), di fare e innalzare un serpente di rame (11); e il Signore lodò Salomone per aver posto nel tempio molte immagini o statue (12).

Noi cristiani siamo sotto la legge perfezionata da Cristo Dio, il Quale non ha mai vietato di fare e usare pitture e sculture sacre.

I Testimoni di Geova non sanno che i loro primi 2 Presidenti vendevano statuette e immagini per la propaganda? (13) e che "molti" adorarono Russell, come risulta dalla loro stampa? leggi in nota (14).

Eppure hanno la spudoratezza di accusare i Cattolici di idolatria. Poveri untarelli! Devono pure persuadersi che i 980 milioni di Cattolici, tra cui vi sono sommi geni e scienziati, non sono scemi, e hanno sufficiente intelligenza per comprendere che le pitture e le statue non sono Dio, bensì un semplice richiamo a Gesù o alla Vergine o ai Santi. Questi eretici sanno di dire il falso quando, con testardaggine, ripetono che noi adoriamo la Madonna e i Santi: invece noi adoriamo soltanto Dio, mentre veneriamo ossia onoriamo Maria e i Santi perchè Dio stesso li onora e vuole che noi li onoriamo concedendoci per loro intercessione moltissime grazie e perfino miracoli.

Non è idolatria il culto delle reliquie (ossia della salma oppure di oggetti che sono stati a contatto di un Santo o di un Martire o dello stesso Gesù). Infatti alle reliquie prestiamo un culto relativo cioè in relazione alla persona cui si riferiscono. E ciò avviene in pieno accordo con la Bibbia, la quale ci ricorda che le reliquie sono state occasione di numerosi miracoli, come quando a Genesaret un grande numero di malati furono condotti a Gesù e tutti coloro che toccavano l’orlo del suo mantello guarivano o come quando perfino l’ombra di S. Pietro, che passava per la strada, guariva molti infermi e scacciava tanti demoni "Dio operava prodigi davvero straordinari per le mani di Paolo fino al punto che si applicavano sui malati fazzoletti e grembiuli che erano stati a contatto con lui, e le malattie si allontanavano da loro e gli spiriti malvagi fuggivano" (15).

È idolatria lo spiritismo, perché le anime dei morti, che sono nelle mani di Dio, è impossibile che siano evocate dai trucchi e dai capricci di una creatura, di un medium. Soltanto il Creatore le può evocare (leggi Deuter. 18,10-12).

È idolatria ogni superstizione: credere al numero 13, al ferro di cavallo o alle gobbe o al gatto nero o al sale rovesciato o ai portafortuna, ecc...: cose ridicole, irrazionali, indegne di uomini seri e intelligenti.

È idolatria la magìa nera e la stregonerìa che consiste nell’entrare in rapporto con gli spiriti infernali per produrre fenomeni di ordine preternaturale.

È idolatria l’astrologia (salvo ciò che si può spiegare scientificamente) poiché gli astri non hanno influssi determinanti sulle nostre azioni, ma soltanto una leggera influenza. Celebri scienziati condannano come antiscientifici e spregievoli certi "oroscopi" che pretendono di determinare pienamente ogni cosa.

La magia, l’astrologia, lo spiritismo, ecc., sono dei miseri surrogati della religione. Meno si è religiosi, più si crede a queste sciocchezze; con ragione Pascal afferma: "Gli increduli sono i più creduloni".

Soprattutto è idolatria mettere al posto di Dio la gola o la materia o la razza o lo sport o il partito o gli affari o il sesso o la violenza o la droga o gli alcoolici o il denaro (ecco il dio quattrino), e, a queste miserabili cose sacrificare la propria coscienza, la grazia santificante, la felicità eterna.

S. Paolo bolla questa idolatria, oggi tanto diffusa, con parole di fuoco: "Molti si comportano da nemici della croce di Cristo; la perdizione però sarà la loro fine, perchè essi, che hanno come Dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. La nostra patria, invece, è nei Cieli" (16).

b) Questo Comandamento ci esorta e dolcemente ci spinge a una permanente e completa istruzione religiosa, a una profonda religiosità, a un fervente amore al Signore, a una continua crescita nella fede, nella speranza, nella carità, e in tutte le altre virtù e a un forte impegno a tendere alla più alta santità.

2 – NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO:

a) È il Comandamento che ci libera dalla mancanza di rispetto al nome di Dio, della Madonna e dei Santi.

Soprattutto ci libera dal peccato della bestemmia, la quale è un pensiero o un gesto o una parola ingiuriosa al Signore o alle persone o alle cose sacre.

S. Girolamo afferma: "Non c’è nulla di più orribile della bestemmia". È una ingratitudine mostruosa verso Dio che ci è Padre infinitamente buono, verso Gesù che per noi è morto in croce, verso la Madonna che è la nostra tenerissima mamma del Cielo. È il peccato eminentemente diabolico. Bestemmiare pubblicamente è la peggiore maleducazione; è segno di incivilità, di bassezza d’animo. È pure segno d’ignoranza: Se non si crede in Dio, perchè imprecare contro il nulla e combattere contro le ombre? Se si crede in Dio, si sa che ci ricolma continuamente di benefici, e allora perchè servirsi dei suoi stessi doni per ingiurarlo? Chi ragiona non bestemmia e chi bestemmia non ragiona! È il peccato che più di ogni altro attira le maledizioni di Dio sulla casa e sulla patria. In nessuna nazione si bestemmia come in Italia: 15 milioni di bestemmiatori! un miliardo di bestemmie ogni giorno!

Italiano, perchè bestemmi? Cristiano, perchè taci quando odi l’urlo satanico della bestemmia? S. Giovanni Crisostomo esclama: "Chiudiamo la bocca dei bestemmiatori come si chiudono le fonti avvelenate e presto spariranno tanti mali".

S. Girolamo, Dottore della Chiesa, grida: "I cani abbaiano in difesa del padrone e io dovrei essere muto quando si maltratta il nome di Dio? Morire piuttosto, ma non tacere!" Ad ogni bestemmia, una giaculatoria di riparazione e una parola di ammonizione.

b) È il Comandamento che apre il cuore alla gioiosa libertà di usare le labbra per lodare e ringraziare il Signore e per immergersi nella preghiera la quale costituisce il più grande bisogno dell’uomo e deve essere il nostro massimo impegno. (Puoi leggere, più avanti, le tre catechesi sulla preghiera).

3 – RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE: Per noi cristiani il giorno da santificare è la domenica perchè in domenica è risuscitato Gesù dalla morte: è il giorno della vittoria della vita, è il giorno della nostra liberazione, è il giorno del Sole perchè Cristo risorto è la Luce di tutta l’umanità.

Non ripetere quelle parole stolte: "Non andando a Messa non faccio male a nessuno e sono ugualmente religioso".

No! Commetti la più grave disobbedienza oltraggiando Dio nel più importante dei suoi Comandamenti; procuri a te stesso il più grande male e ti privi di un bene spirituale infinito; inoltre arrechi a familiari e conoscenti il più dannoso malesempio o scandalo di cui dovrai rendere terribile conto al tribunale di Cristo Dio.

I cristiani dei primi secoli ripetevano con i Martiri di Abitene: "Senza partecipare alla S. Messa e alla Comunione almeno ogni domenica, noi non possiamo vivere su questa terra" ("Sine dominico esse non possumus").

Ritorni la domenica ad essere il giorno del Signore, senza il quale gli altri giorni non hanno né luce né gioia. Ritorni quindi ad essere il giorno del riposo dai lavori fisici e servili perchè si attenda al lavoro spirituale ed eterno. Ritorni ad essere il giorno della famiglia che si riunisce nell’amore. Ritorni ad essere il giorno dell’anima che ritrova ristoro e conforto in Gesù. Ritorni ad essere il giorno dell’Eucarestia, cuore del cristianesimo, mediante la devota partecipazione alla S. Messa, ai Sacramenti, all’istruzione religiosa. La frequenza all’Eucarestia ci darà la forza per essere uomini nuovi, coraggiosi testimoni di Cristo, lievito di luce evangelica, fermento di bontà e di santità.

L’intensa santificazione di ogni domenica santificherà ogni nostra settimana e, così, consacrerà a Dio tutto il tempo della nostra vita.

In tutto l’universo non esiste nulla di più bello, di più grande e di più vantaggioso di ciò che raccomanda il Vaticano II: "Nel giorno del Signore i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all’Eucarestia, e così far memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio che ci ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (17).

La S. Messa, in tutti i millenni della storia, rimane il momento più importante dell’incontro di Dio con gli uomini, degli uomini con Dio, degli uomini tra loro e con tutti gli Angeli e i Santi e le anime del purgatorio.

La S. Messa nel "settimo giorno" o giorno del Signore è il momento che meglio prepara e arricchisce l’anima per l’"ottavo giorno" ossia per il giorno intramontabile della "beata speranza" (Tito 2,13), quando incontreremo Cristo Signore nella gioia della Pasqua eterna del Cielo.

Dunque facciamo ogni sacrificio per recarci tutte le domeniche, insieme a Maria Vergine, sul Calvario e nel Cenacolo per incontrarci, cuore a cuore, con Gesù, morto e risorto. Ricaricati dalla forza dello Spirito S., vivremo decisamente in pienezza, giorno dopo giorno, quella S. Messa, trasmettendo agli altri, con le parole e con la vita, i tesori spirituali ricevuti. Infatti a Messa si va per ricolmarci di amore a Gesù e dalla chiesa si deve ripartire per riversare questo amore sui fratelli e per fare conoscere a tutti che la vita con Gesù è vita di letizia poiché noi siamo il popolo della gioia.

ESEMPIO. La "città senza Dio" di Nova Huta, sconfitta dalla vicina "città di Maria" di Iasna Gora, a Czestochowa, in Polonia.

I marxisti nel loro pazzo furore contro Dio, avevano costruito Nova Huta (200 mila abitanti) quale città modello di ateismo: molte industrie e nessuna chiesa, nessun segno di religione. Ma avevano sbagliato i conti, poiché il popolo polacco, per la sua grande devozione alla Madonna, alimentata specialmente al santuario mariano di Iasna Gora, è un popolo di una fede incrollabile e invincibile. Annualmente, da trecento anni, una fiumana di gente percorre a piedi 250 Km. per recarsi al santuario, coinvolgendo l’intera nazione.

Chi non ricorda la folla dei 400 mila giovani che accorsero a salutare Giovanni Paolo II nella vasta Piazza della Vittoria a Varsavia? Tutti avevano in mano un crocifisso e lo alzavano gridando la loro fede e ripetendo che erano pronti a morir martiri per Cristo Dio.

Gli operai occupano, ai confini di Nova Huta, un vasto terreno, e ivi innalzano una grande croce: è il luogo in cui vogliono che si costruisca una immensa chiesa. Molte volte il governo marxista fa intervenire la polizia armata e perfino carri armati e buldozer per abbattere quella croce; ma gli operai vi si oppongono decisamente con un coraggio da leoni. Il governo è costretto a concedere i richiesti permessi; ma per annullare quanto aveva promesso e impedire i lavori, proibisce che nella costruzione si usino mezzi meccanici e frappone innumerevoli altri ostacoli.

L’ardente devozione alla Madonna e l’intrepida fede ottengono vittoria: il Card. Woitila, nel 1977, consacra quella vastissima chiesa, la quale, da allora, ogni giorno è frequentata da tanta gente e tutte le domeniche è sempre gremitissima di migliaia e migliaia di fedeli alle Sante Messe che vi si celebrano ad ogni ora; e il fervore di tutti è altissimo.

Noi italiani, che abbiamo il privilegio e l’onore di avere il centro del Cristianesimo nella nostra patria, dimostriamo altrettanta devozione alla Madonna e altrettanta fervida fede nel praticare la religione, e, sopra tutto, nel santificare sempre il giorno del Signore?

PROPOSITO. La Polonia insegna (Polonia docet): impariamo dai Polacchi ad avere una tenerissima devozione alla Madonna, da cui infallibilmente scaturirà, anche per noi, un tale amore a Gesù Sacramentato da non poter fare a meno di incontrarci con Lui ogni domenica attorno all’altare in gioioso fervore di spirito. In tale maniera, come dice S. Giovanni Crisostomo, partiremo dall’altare come leoni che sprizzeranno fiamme di fuoco (spirantes flammas) contro tutti i nemici dell’anima nostra: demoni, passioni disordinate, dottrine antievangeliche e tentazioni. E la forte carica domenicale di luce, amore, fortezza, serenità, letizia, la doneremo a piene mani ai fratelli e alle sorelle per le strade, nelle case, nei luoghi di lavoro, ogni settimana, glorificando, così, il Signore per tutta la nostra vita.

(1) Giovanni Paolo II, (7) Gal. 5, 1

"Redemptoris Mater, 35" (8) Cfr. Es. 20, 2–6

(2) Gv. 8, 31.34 (9) Cfr. Es. 20, 3s.

(3) Mt. 7, 13s. (10) Es. 25, 18

(4) Rom. 8, 2 (11) Num. 21, 8

(5) 2 Cor. 3, 17 (12) Cfr. 1 Re 7, 25–29

(6) Gal. 5, 13

(7) Gal. 5, 1 "Redemptoris Mater, 35"

(8) Cfr. Es. 20, 2-6

(9) Cfr. Es. 20, 3s.

(10) Es. 25, 18

(11) Num. 21, 8

(12) Cfr. 1 Re 7, 25-29

(13) Cfr. Annuario dei TdG. 1975 pag. 107.

(14) "La Torre di Guardia" 1 dic. 1916: Russel sarai adorato! "Tu sei stato incoronato re dal Signore, e nei secoli futuri il tuo nome sarà conosciuto fra il popolo e i tuoi nemici verranno ad adorarti ai tuoi piedi" (pag. 377).

Nel libro geovista "I testimoni di Geova nella divina Intenzione", pag. 69, si legge: "L’insistenza che Russell era stato "quel servo fedele" (di Mt. 24,45) portò molti a ciò che in realtà era l’adorazione della creatura".

(15) Cfr. Mc. 6,53–56; At. 5,15s; At. 19, 11.

(16) Fil. 3, 18ss.

(17) "La Sacra Liturgia", 106; 1 Pietro 1, 3.