Ricordo una pagina di catechismo: vi erano riprodotte numerose immagini
del volto di Gesù.
Dipinti, sculture, film. ..in realtà non
possediamo nessuna immagine di Cristo. Lungo la storia gli uomini hanno
creduto di vederlo nella Sindone, nel Sacro Volto di Lucca, gli artisti
hanno cercato di comporre un’immagine del Messia. Il risultato è
palese: non abbiamo un solo volto, ma infiniti.
Per alcuni era biondo e hippy, per altri era canterino e superstar,
per altri bruno e olivastro per le sue origini ebree.
Per Borges, il volto di Cristo si è perso “perchè sia
in ogni uomo”.
Se tutto questo è accaduto riguardo alle fattezze di Gesù,
possiamo immaginare la diversità di vedute generatesi sulla sua
natura e sulle sue opere.
Nei primi secoli di vita del Cristianesimo molti pensavano di dire
la loro sulla natura del Figlio di Dio: per Ario non era della stessa sostanza
del Padre; per Nestorio la natura umana e quella divina in Lui erano separate;
i Monofisiti credevano che Gesù fosse solo Dio e non anche umano.
Tutte queste teorie furono condannate come eretiche. In tempi più
recenti c’è stato chi ha voluto vedere in Lui “il primo comunista
della storia” sbagliando due volte. Costoro toglievano a Gesù ogni
natura e messaggio divino.
Egli infatti era Dio e uomo allo stesso tempo,
mantenendo però tutte le caratteristiche tipiche della sua natura
umana. Sapeva voler bene agli altri, non nascondeva i suoi sentimenti:
quando vide Maria, sorella di Lazzaro, disperarsi per la morte del
fratello, “si commosse profonda-mente, si turbò.. .e scoppiò
in pianto” (Giovanni 11, 32-36). Era uomo fino in fondo, così “dopo
aver digiunato nel deserto...ebbe fame” (Matteo 4, 1-2), Lui che sedeva
al pozzo dove incontrò la Samaritana “stanco del viaggio” (Giovanni
4,6). Nel giardino degli ulivi, a poche ore dal supplizio, non si dimostrò
né eroe né Dio ma “cominciò a sentire paura e angoscia”
(Marco 14, 33-35).
Sa insegnarci verità profonde anche oggi, Gesù. In questi
tempi in cui la condanna è mezzo molto sfruttato per colpire il
nemico, l’avversario politico, l’eretico religioso, chi non la pensa come
noi. Ci sono uomini che credono di poter aprire a loro piacimento le porte
del Paradiso o dell’Inferno. Quando condussero davanti a Cristo un’ adultera
dicendogli di giudicarla, egli rispose solo “chi di voi è senza
peccato, scagli la prima pietra...” (Giovanni 8, 3-1 1).
Invita a togliere la trave nel proprio occhio prima di preoccuparsi
della pagliuzza nell’occhio del fratello (Luca 6, 39-45).
Di fronte al male, il suo primo atteggiamento non è di condanna,
ma di comprensione.
Gesù fu “primo marito della povertà” come diceva Dante:
non accumulava tesori, proprietà, terreni, conti in Svizzera, ne
condivideva la proverbiale avarizia del suo popolo natio. Evitava gli eccessi
di zelo dei bigotti: non aveva bisogno, Lui, di farsi fotografare sulla
copertina del giornale, per dimostrare la propria fede anzi, condannava
i farisei, “sepolcri imbiancati” che esistevano a quel tempo come al nostro.
Non fu nemmeno un leader politico: la sua rivoluzione non fu violenta
né tanto meno Egli fu “contro” qualcuno, seppe dialogare con tutti,
unire le parti divise. Non cercò di migliorare qualche aspetto,
ma di cambiare tutto il mondo.
Alla fine, il Messia tornò al Padre. Da allora, gli uomini dividono
ciò che Gesù aveva unito, uccidono in Suo nome quando Egli
aveva portato salvezza e guarigione, emarginano coloro che il Cristo frequentava,
si arricchiscono quando invece Egli era povero, si definiscono suoi seguaci
anche coloro che uccidono, rubano, amministrano ingiustamente.
Non abbiamo smarrito solo il volto di Gesù: auguriamoci di non
dimenticare, un giorno, chi fu, cosa predicò, da che cosa ci salvò.