Incontro con il Rabbino Kopciovski


Da alcuni mesi l’amministrazione comunale di Macherio ha organizzato un ciclo di incontri intitolato “Venite, discutiamo dice il Signore” rivolto a “credenti, non credenti, dubitanti”.
Tra i relatori troviamo teologi, docenti universitari, giudici, sacerdoti di confessioni cristiane e non...ed anche un rabbino.
Rav Elia Kopciowski, già rabbino capo di Milano ed insegnante nelle scuole ebraiche, è un uomo anziano, vestito con sobria eleganza; si accattiva subito l’attenzione della platea con una battuta.
Infatti a chi elogia gli ebrei perché popolo di intellettuali fin dall’antichità, sommersi da Premi Oscar e Nobel, replica con calma: “ Le assicuro che c’è anche un’elevata percentuale di imbecilli anche tra noi ebrei, bisognerebbe fare uno studio statistico per sapere esattamente quanti...”.
Qualcuno tra il pubblico accenna ad una domanda fatidica: chi è Gesù per voi ebrei?
“Un grande maestro (rabbi) ebreo, che predicava cose giuste e morì da martire, ucciso dai romani perché era contrario al loro intervento in campo religioso e rituale.”
C’è fermento nella sala, forse riguardo all’interpretazione della responsabilità della morte di Cristo, condannato per alcuni dalle autorità giudaiche, per altri dai romani.
I documenti abbondano, i giudizi degli storici sono contrapposti, si sono scritti libri e lanciate accuse da tutte le parti.
La verità è forse molto più semplice: il Messia è morto per i nostri peccati, chi diede l’ordine di ucciderlo non ha poi così tanta importanza di fronte ad un Dio che ama l’uomo al punto da soffrire per lui.

L’ammirazione di rav  Kopciowski per il Papa non riesce a nascondere che l’avere una sola guida per le questioni  religiose sia un bel vantaggio; gli ebrei infatti hanno diversi rabbini, e può capitare che si trovino divisi sugli argomenti della fede ebraica: “Perché gli ebrei abbiano la stessa opinione devono essere in numero dispari; bene, ma tre sono già troppi...”

Proprio questa sera (il 23 marzo 2000) il papa si è recato allo Yad Vashem, il monumento dell’Olocausto, per ricordare tutte le vittime di quell’orrore. Qualcuno chiede: lei vede in questo un evento positivo?
“Certo, ma anche Giovanni XXIII fece un gran passo recandosi alla sinagoga di Roma. Io assistetti in televisione a quell’evento e ne conservo un bellissimo ricordo: molti della mia famiglia piansero lacrime di gioia quel giorno. I rapporti tra cristiani ed ebrei cambiarono molto ed oggi siamo più in sintonia che mai.
Negli ultimi trent’anni c’è stato un progressivo avvicinamento tra i credenti delle due religioni; oggi gli incontri si moltiplicano in progressione geometrica.
Viviamo in un’epoca eccezionale perché ha visto cadere molte divergenze e barriere ideologiche, i nostri nipoti ci ricorderanno per questo.”
Cristiani ed ebrei devono progredire in “parallele convergenti” : i matematici dicono che le parallele si incontrano all’infinito. E cos’è l’Infinito, se non Dio? Allora siamo destinati ad incontrarci in Lui.
Gli ebrei – spiega – attendono ancora il Messia: per noi non è ancora arrivato; anche voi cristiani lo attendete, perché ritornerà nell’ultimo giorno, alla fine dei tempi.
Bisogna pensare secondo "le parallele convergenti" di cui parlava un politico cristiano del passato (si riferisce ad Aldo Moro).
E le sue conclusioni sono ancora più sorprendenti:
“Chissà se quella che per noi è la Venuta e quello che per voi è il Ritorno (il Secondo Avvento) non coincidano...”
Speriamo!
 

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