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Guitton: su Gesù  l'unica ipotesi coerente è quella della fede

JEAN GUITTON ci parla dell'opinione atea verso l'uomo - Gesù di Nazareth: come ha confutato le opinioni della scuola critica e di quella mitica.

" Si sa come Guitton ha lavorato, instancabilmente, per più di sessant’anni: con le arti e le armi della logica e della ragione ha stretto sempre più da vicino il problema della nascita della fede in Gesù, dell’origine storica del cristianesimo, arrivando alla conclusione che (malgrado in apparenza le “ipotesi” possibili siano infinite), in realtà sono riducibili a tre fondamentali.
La ragione umana, cioè, davanti all’enigma posto dall’oscuro predicatore chiamato Gesù di Nazareth, che si trasforma inspiegabilmente e di colpo nel Cristo da adorare, è prigioniera di due sole risposte.
O si sceglie l' "ipotesi critica” (Gesù è un uomo come noi che l’equivoco o l’inganno dei discepoli hanno divinizzato); o si opta per l' "ipotesi mitica” (Gesù non è che il mito di un dio salvatore che la fede ha creato e ha detto poi realmente esistente, un fantasma per il quale la fantasia o l’alienazione religiosa hanno inventato un nome e una storia).
Nessuna altra ipotesi, dimostra Guitton, è concessa alla ragione che rifiuti la sola restante alternativa possibile, l”’ipotesi di fede”: quella, cioè, che scandalosamente afferma che Gesù è il punto misterioso nel quale l’Eterno irrompe nel tempo storico dell’uomo, sotto le vesti di un ebreo del tempo di Augusto e di Tiberio.
«Ho tentato», mi conferma il filosofo, «di applicare al problema di Gesù lo stesso tipo di logica, classica ma eterna, che Aristotele impiegò per affrontare il problema di Dio. Ho cercato di non mettermi sullo stesso piano degli esegeti, dei biblisti, dei critici, ma di salire al di sopra della mischia, di fare la “critica della critica". 

Ho esaminato le ragioni dei sostenitori dell’ipotesi “storica” (= Gesù è un semplice uomo) e quelle dei sostenitori dell’ipotesi “mitica” (= Gesù non è mai esistito, è un personaggio mitico) e ho constatato che non solo sfociavano in un enigma maggiore dì quello che volevano risolvere, ma si contraddicevano a vicenda. Ho messo gli uni contro gli altri, ho fatto battagliare Loisy e Renan da una parte e Couchoud o anche Bultmann dall’altra e ho visto che le ragioni degli uni annullavano quelle degli altri

A questo punto, tra le rovine di ogni tentativo “razionale” di chiarire il mistero di Gesù, ho visto aprirsi un passaggio verso l’ipotesi di fede; ho scoperto una breccia ragionevole verso il mistero sconvolgente di un Dio che si fa uomo». 

Riflette, e poi: «Ho cercato di mostrare, insomma, che, se la “critica” può allontanare dalla fede, la “critica della critica” può ricondurvi.
O, come diceva il card. Newman: “Se un po’ di cultura allontana da Dio, molta cultura lo fa riscoprire”».
Un lavoro, dunque, che presuppone al contempo conoscenze storiche e metodologie filosofiche: «Si, nella mia critica della critica ho esaminato i dati del problema storico costituito dalle origini cristiane. Forse, soltanto in questo nostro secolo abbiamo in mano notizie sufficienti per tentare un bilancio dei dati storici su Gesù, grazie anche alle molte scoperte archeologiche di nuovi documenti e reperti. "

Dal libro Inchiesta sul Cristianesimo, SEI, Torino, 1990 di Vittorio Messori. 

Copyright 1999 Vittorio Messori