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«Ho
perso la fede dopo un grave lutto»
«Non credo più in Dio». Quel «non più» fa capire una fede avuta in passato. Deschamps ha infatti ricevuto una educazione cattolica. Il fattore di rottura, il punto di ‘non ritorno’ è stata la perdita di un fratello, morto in un incidente aereo. «Da allora ho capito», rivela il campione. «Tutto è cambiato nella mia testa. Non credo più in Dio, credo al destino. Ognuno ha la propria strada tracciata». Una perdita affettiva che nessuno potrà colmare. Una giovane vita stroncata senza che tu riesca a fartene una ragione. Ma chi crede proprio dalla fede sembra trarre la forza per superare gli sgambetti del destino. Sarà la speranza della vita eterna, sarà il pensiero dl ricongiungersi, un giorno, ai propri cari perduti. Saranno le parole di conforto nelle pagine della Bibbia. Ma c’è anche chi non accetta che un Dio buono permetta certe tragedie. E allora ecco l’idea dl un destino tracciato, di una strada da cui non si può deviare. L’idea del nulla. L’idea della fede come semplice «accessorio» della nostra esistenza. Con la quale, o senza la quale, niente in fondo cambia. «Una
reazione comprensibile : ce la prendiamo con Dio per non essere distrutti»
«Perdere la fede come conseguenza di un
grande dolore? E’ comprensibile, anche se credo non in presenza di una
vera fede: chi credé veramente è pronto ad accettare qualsiasi
cosa.
D: Quindi le sembra un po’ riduttiva come posizione? R: «E’ una reazione umanamente comprensibile. Ma anche ad una laica come me la fede sembra altro». D: Un dolore molto grande può rovinare anche la fede? R: «Sì, potrebbe però essere una fase transitoria in cui si deve elaborare il lutto. Si arriva a identificare un ‘nemico’, a reagire aggressivamente contro qualcuno o qualcosa perché questo ci aiuta a rimettere in circolo delle energie. Altrimenti la depressione totale ci farebbe cancellare ogni reazione. Così, se ce la prendiamo con Dio piuttosto che con l’automobilista che ha causato l’incidente». D: Insomma, un meccanismo di difesa? R: «Ma dopo un certo periodo uno dovrebbe
tornare come prima. Se aveva una fede dovrebbe tornare a credere.
Vittorio
Messori
«Da sempre l’uomo si è confrontato
con questa sorta di dilemma di fronte al male che colpisce: se Dio c’è
e permette la sofferenza, o è impotente perché vorrebbe evitarla
all’uomo e non ti riesce, o è sadico perché permette la sofferenza
pur potendo evitarla.
D: Ma un cristiano non dovrebbe sfuggire a questo dilemma? R: «Certo, il Dio che è
stato presentato dal Vangelo si è incarnato nella storia umana non
per sopprimere la sofferenza ma per prenderla sulle sue spalle.
D: Chi non riesce ad accettare questa verità non è credente? R: «Se uno si rivolta contro Dio perché
il male l’ha colpito, significa che comunque una fede pensa di averla.
Io non amo quei faciloni che scambiano il dialogo con una sorta di pateracchio:
vogliamoci bene, crediamo tutti in Dio.
Articolo tratto dal quotidiano Il Giorno, tutti i
diritti riservati.
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