Nel luglio del 1977 un gruppo di credenti in Cristo intraprese una nuova esperienza di ricerca di fede dopo che il Vescovo ebbe rimosso il loro sacerdote, don Mauro, dall'incarico di parroco di Coteto.

I membri della Comunità percepirono quel provvedimento come rivolto a tutto il gruppo che aveva, nel corso di diversi anni, discusso e determinato gli indirizzi pastorali della parrocchia. Erano state compiute scelte diverse, coraggiose e innovative rispetto alle linee di condotta normalmente tenute dalle altre parrocchie: rifiutavamo che la chiesa venisse scambiata per una sorta di distributore automatico di sacramenti e salvezza.

Richiedevamo, a noi stessi per primi, ed a tutti coloro che desideravano un sacramento, un impegno diretto e costante per rivestire il sacramento stesso del reale significato che doveva contenere e non, come purtroppo avveniva con frequenza, un gesto e un simbolo vuoto, fatto per usanza, fascino o, addirittura, paura. Parlare di queste cose nei primi anni '70 era veramente rivoluzionario e non tutti riuscirono ad accettare l'importanza e la profonda verità del cambiamento che proponevamo.


Vivere la propria ricerca di fede all'interno dell'istituzione religiosa, inevitabilmente, portò anche a doverci rapportare con situazioni che a noi risultarono in profondo contrasto con il messaggio di Gesù. Discutevano, Vangelo alla mano, sulla liceità dell'insegnamento religioso cattolico nelle scuole di Stato, insegnamento, allora ed oggi, pagato dallo Stato solo ai docenti di insegnamento cattolico, escludendo, allora ed oggi, tutte le altre minoranze religiose. Non eravamo e non siamo contro l'insegnamento religioso ai nostri bimbi, ma sosteniamo che non è uno Stato a doverlo sovvenzionare anche con i soldi degli italiani che credono in altre religioni e che, comunque, pagano le tasse. Proponemmo l'abolizione di questo insegnamento nelle scuole statali e l'affermazione di un insegnamento religioso, una ricerca di fede, da realizzarsi nella libertà, da parte di ognuna delle varie confessioni religiose esistenti in Italia e dalle singole famiglie. Non più la scuola o lo Stato garante della religiosità, ma la propria Comunità di Fede: cattolica, protestante, buddista, ecc., come unico luogo di ricerca e di espressione religiosa.


Già da allora ed anche prima, pensavamo che non potesse e dovesse esistere un "partito cristiano". Non perché ci fosse da parte nostra qualcosa di personale contro le persone che militavano in quel partito! Assolutamente no! Sostenevamo, anzi, che i cristiani, i credenti, avessero il dovere di fare politica, dovessero militare nella politica portando lo specifico della loro fede nella costruzione di una Italia migliore. Ma un partito sposato e benedetto dalla Chiesa per cui bisognava (ma questa "voglia" ogni tanto riappare anche oggi che la D.C. non esiste più), votare uniti pena la scomunica o il peccato mortale come colpa se si votava a sinistra, per noi non doveva esistere. Per cui quando i notabili democristiani, solo alla vigilia delle elezioni, venivano a "bussare" alla parrocchia, puntualmente, per fare opere di bene (= soldi) in cambio di voti o di propaganda elettorale, puntualmente e gentilmente venivano invitati ad andarsene. E c'era libertà di voto fra noi! Perché i partiti non hanno bisogno di essere cristiani per essere al servizio della gente e per non tosare la gente! I partiti sono l'insieme di uomini e donne che decidono di mettere parte del loro tempo, energia ed intelligenza al servizio della nazione senza interessi personali, volontariamente. Quindi, nei partiti, possono convivere credenti ed atei, cattolici e protestati, buddisti e mussulmani: tutti uniti, non per il proprio tornaconto, ma per quello della collettività. Per chi milita nei partiti ed offre solidarietà vera (... ma quanti ce ne sono?), ciò gli basta ed avanza!

Finalmente, ma c'è voluta "tangentopoli", il nome "cristiano" è stato tolto dalla D.C. E' risultato che la D.C. è stato un partito vergognosamente coinvolto in mafia, camorra , ruberie e diceva di agire in nome di Cristo!. Noi abbiamo avuto ragione. I Vescovi, solo da poco, hanno detto "vergognatevi" ai molti deputati e senatori ladri-cristiani, ma allora ci guardarono male anche i Vescovi. E noi oggi votiamo liberi come allora, presenti nel fare politica solo come cristiani.Annunciavamo, in chiesa e fuori, il nostro assoluto no alla guerra, ad ogni guerra, schierati, Vangelo alla mano, per la pace totale tra i popoli. Per questo i giovani organizzavano volantinaggi, mostre e incontri sugli orrori delle guerre perché eravamo convinti, e siamo ancora oggi convinti, che Cristo non è presente dove i potenti e i signori del mondo vogliono la guerra per interessi di sporco denaro o di stupida supremazia di una nazione sull'altra. Perché, prima ancora, le guerre venivano benedette a due mani, specialmente se si trattava di "guerre sante" che, secondo loro, Dio le voleva! Purtroppo i cappellani militari esistono ancora e noi non siamo "oggi" contro le persone che lo fanno, ma siamo "contro" l'istituzione ecclesiastica che continua ad accettare preti con il grado di tenente, capitano o generale con relative paghe differenziate e nemmeno trascurabili, non gratuitamente, come vorrebbe il Vangelo.


Ebbene, questo gruppo di persone estromesse dalla parrocchia per autorità del Vescovo si ritirarono a pregare ed a stare insieme nelle case, varie case di ognuno. Poi in una stalla affittata nella casa colonica in fondo a via dei Pelaghi. Estromessi, per differenza di idee e di vedute, sentendo anche sulla nostra pelle il bruciore dell'emarginazione, ma godendo comunque del sapore della libertà, , abbiamo avvertito ancora di più il bisogno di accogliere chi è sempre stato, più di noi, emarginato e rifiutato. Nella stalla di via dei pelaghi, come per incanto, per un misterioso richiamo, cominciarono ad affluire personaggi nuovi, diversi, indicati a dito. Stavano con noi, cenavano con noi: ci abituavamo a crescere in sensibilità e solidarietà.

In quella stalla, disadorna e con pancacce fatte da noi, un giorno venne, invitato, anche il Vescovo Ablondi in un tentativo di mediazione, incontro e di dialogo, non del tutto riuscito, anche se voluto comunque. Finì male perché ad un certo punto del discorso, forse non sentendosi accettato come maestro e padre, ci disse di "...diventare protestanti... ci avrebbe incontrati... come fratelli"! Non seguimmo il suo consiglio: siamo rimasti cattolici, anche se critici, anche se non "perfetti", anche perché quel discorso sapeva di emarginazione verso i nostri fratelli protestanti che rispettiamo e stimiamo non inferiori ai cattolici.

Intanto cresceva il bisogno di fare qualcosa di più, organizzato per chi stava peggio di noi: la preghiera, lo spezzare il pane senza "dividere" anche la nostra vita per gli altri ci tormentava ed era una sferzata continua alla nostra coscienza di gente che in fondo aveva quasi tutto, mentre di fronte spesso avevamo persone che non avevano niente!

Nasce da Don Mauro l'idea di una casa, della casa che abbiamo oggi. Era il 1983. Frugandosi e guardando la cassa comunitaria, avevamo 2 milioni... Il terreno lo concesse in uso il Comune nel dicembre di quell'anno e, anche se alcuni fratelli della comunità guardavano spaventati a questo progetto chiamando paternamente "matto" il loro prete, i due milioni, tutto il nostro avere, passarono alla nata cooperativa per iniziare i lavori. Ecco la casa, la nostra casa "grande", voluta, costruita , pagata e inaugurata il 12 Aprile 1987! I miracoli sono possibili, se esiste l'amore!


Ed eccoci ad oggi. Dopo questo tentativo (non sappiamo fino a che punto riuscito) di fare un po' di storia di questo nostro cammino. Storia e cammino che non ha la pretesa di essere perfetto e senza limiti, che rimane, nonostante tutto, una storia di ricerca e di solidarietà. Di ricerca perché la Comunità Cristiana di Base, che tradotto significa "gruppo di gente proteso in un tentativo di comunione che si riferisce a Cristo partendo dalla base, cioè dal basso, cioè dalla gente", è in continua ricerca. Ricerca fatta laboriosamente, individualmente ed insieme, sulla parola di Dio che troviamo nella Bibbia e nel Vangelo: parola che ci stimola, ci graffia, ci mette in crisi per quello che viene dal Padre, nonostante tutto da lui accettati, nonostante le diversità. Atteggiamento critico anche verso un tipo di chiesa che alcune volte abbiamo visto legata al potere politico, disposta a concordati per sopravvivere meglio, senza la spinta e la libertà profetica del vero credente. Questa chiesa per noi non appartiene a chi non ha potere come Cristo, che non avendo mai avuto potere, dal potere del tempo è stato irrimediabilmente eliminato. Preghiera, linfa vitale che ci proponiamo diventi il pane quotidiano della nostra vita. Non solo una preghiera vocale o di contemplazione, ma preghiera di "vita" che come la vita è fatta di lavoro, svago, di riposo, di impegno che fa sudore, di gioia e di dolore, di preoccupazioni e serenità. Nostalgia infine che un giorno non lontano si avveri con i compagni di viaggio di fede cristiana e cattolica, non l'unità della uniformità (che è troppo facile e poco libera), ma l'unità nella diversità, che è il massimo della vera unità. Voglia assoluta poi di non essere più "etichettati", come ribelli o settari, perché parlare di ribellione per chi non la pensa come noi, o definire settari chi cammina nella fede in modo diverso, è antiumano ed antievangelico.Ebbene, questa CdB. e la Coop. Accoglienza, al "servizio della gente", di chi la pensa come noi, ma soprattutto di la chi non la pensa come noi , non chiede nuovi associati e non plagia chi fa parte del nostro gruppo: arrivo e partenza, fra noi e da noi, è assolutamente libera! Infatti la Coop. Accoglienza, fondata dalla CdB, è assolutamente laica, cioè libera da ogni legame religioso, dalla Comunità, non dipendente dalla Comunità, per cui l'unica "religione" della Cooperativa è l'uomo con i suoi bisogni, il suo dramma, le sue attese, le sue speranze.

LA LOTTA AL CONCORDATO DI MUSSOLINI TRA STATO E CHIESA

NON PUO' ESISTERE IL PARTITO CRISTIANO

NO ALLA GUERRA E ALLE ARMI

NASCE LA COOPERATIVA ACCOGLIENZA