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La strada è vita

Sulla strada di Jack Kerouac

di Michele Zanchetta

 

Sal e Dean (Jack Kerouac e Neal Cassady) percorrono un'infinità di miglia da una costa all'altra degli Stati Uniti, un "COAST TO COAST"- come si dice nello slang americano - fitto d'avvenimenti più o meno piacevoli, che continuamente spezzano e legano l'amicizia tra i due.
"Sulla strada" si può definire il diario estivo di Salvatore Paradiso, un italoamericano che vive con l'amata zia a New York. Sal, così lo chiamano tutti, frequenta l'università e scrive libri nel tempo libero.
Il romanzo racconta le avventure di Sal, Dean, Old Bull Lee (William Burroughs, autore de "Il pasto nudo"), Carlo Marx (Allen Ginsberg, autore di "Urlo") e tanti altri beat che tra il 1947 ed il 1950 hanno attraversato la terra a stelle e strisce da est ad ovest, da nord a sud, selvaggiamente, rubando auto,Jack Kerouac facendo il pieno di notte mentre il benzinaio dorme in ufficio, con il pollice alzato supplicando un passaggio sotto la pioggia incessante e molto spesso vagabondando come barboni per le strade americane.
Le amicizie non si contano, gli amori sono innumerevoli come i continui guai con la giustizia e le folli corse lungo le interminabili highway. Il fulcro di questo peregrinare, il luogo d'incontro-scontro per tutti è Denver, nel cuore pulsante del Colorado; di qui passano tutti i viaggi per San Francisco, Los Angeles, New York, New Orleans e Città del Messico.
Molto significativi sono i percorsi, che attraversano il paese andando verso qualsiasi direzione, verso qualsiasi luogo dove regna la libertà: eccoli.

1947: New York, Newburgh, New York, Cleveland, Chicago, Omaha, Cheyenne, Salt Lake City, San Francisco, Fresno, Los Angeles, Blythe, Prescott, Flagstaff, Albuquerque, Guymon, Ponca City, Vigita, St. Louis, Indianapolis, Pittsburgh, New York.

1948: New York, Baltimora, Washington, Richmond, Columbia, Macon, Mobile, New Orleans, Beaumont, Houston, Austin, Sonora, El Paso, Las Cruces, Tucson, Phoenix, Los Angeles, Fresno, San Francisco.

1949: Denver, Craig, Salt Lake City, Reno San Francisco, Reno, Salt Lake City, Craig, Denver, North Platte, Omaha, Des Moines, Davenport, Chicago, Detroit, Cleveland, Brookville, New York.

1950: New York, Baltimora, Washington, Cincinnati, St. Louis, Kansas City, Topeka, Salina, Goodland, Limon, Denver, Pueblo, Clayton, Dalhart, Amarillo, Childress, Abilene, Mason, San Antonio, Laredo, Sabinas Hidalgo, Monterrey, Gregoria, Città del Messico.

I protagonisti del romanzo sono stati trasportati direttamente dalla realtà, e di conseguenza anche il loro passato - ma soprattutto il loro presente - ha profonde radici nella realtà americana.
Sal vive molto staccato dalle tipiche tradizioni italiane ed il suo comportamento appare più quello di un americano "purosangue". Gli studi universitari gli hanno permesso di praticare il football, la sua grande passione, anche se le citazioni a riguardo sono sparse e disordinatamente nominate all'interno del libro.
Dean Moriarty è esattamente l'opposto di Sal: nato in auto nei pressi di Denver, figlio di uno sbandato ubriacone, ha vissuto l'adolescenza Neal Cassady seguendo il padre da una parte all'altra del paese e facendo i lavori più disparati per avere di che mangiare almeno una volta al giorno.
Old Bull Lee è uno dei personaggi più atipici del romanzo, così lo descrive Kerouac: "Diciamo soltanto che era un maestro, e si può affermare che aveva tutti i diritti di insegnare perché aveva passato tutta la sua vita ad imparare". Più avanti dice di lui: "A Chicago faceva il sicario, a New York il barista…Adesso lo studio decisivo era sul vizio degli stupefacenti". Old Bull Lee è un personaggio dalle molte sfaccettature: vive con continui eccessi la vita, usa periodicamente la morfina a fine pasto, quasi da digestivo, ed ha relazioni omosessuali con amici, musicisti, scrittori, con una naturalezza che non può non stupire se pensiamo agli Stati Uniti del primo dopoguerra.
Attorno a queste tre figure - e specialmente le prime due - ruotano un'infinità di personaggi che popolano le strade americane: disadattati, vagabondi, orfani, ribelli, ricercati, alcolizzati, morfinomani ed infine amanti della libertà, alla ricerca di quello che la vita piena di sofferenze non gli ha mai dato.

Il libro presenta un lessico molto vario, anche se vocaboli come libertà, ribelle, diavolo, jazz ed auto ricorrono con una certa frequenza: non bisogna stupirsene in quanto servono a rendere il libro più incentrato sulle tematiche affrontate.
Gli aggettivi usati hanno la stessa funzione, e non sono da meno i verbi, tutti tesi ad enfatizzare ogni singolo momento. Sui verbi bisogna dire che molte volte sembrano usati erroneamente o perlomeno incongruentemente: niente di più sbagliato, il loro uso così forzato rende molto l'idea delle situazioni ed aiuta a vivere in prima persona i dialoghi.
La lingua, semplice e diretta, colpisce per la sua funzione connotativa. L'uso di determinati termini invece di altri, in apparenza più precisi, è un'operazione riuscitissima ed è ricollegabile al lessico. Leggendo tra le righe, riusciamo a comprendere meglio il disagio di questa generazione vissuta tra la grande depressione del '29 e la Seconda Guerra Mondiale.
Molti di loro hanno pure combattuto e ne sono rimasti profondamente colpiti, se non addirittura feriti. Dinanzi a questi grandi dolori può capitare che ad uno, due, dieci, cento, mille di loro sorga il pensiero che è nato in Kerouac, e che è di matrice buddista: "La vita è essenzialmente dolore".
La narrazione è estremamente realistica, e si basa su fatti realmente accaduti. I continui spostamenti in auto, corriera, treno ed a piedi ci trasmettono in prima persona gli avvenimenti ed i precisi riferimenti a città, vie, negozi e paesaggi ci comunicano quanto tutto sia disperatamente reale.
Il libro è stato scritto con irruenza, senza punteggiatura, precisamente in 21 giorni di febbrile lavoro.
I redattori che pubblicano libri di Kerouac sono pregati di "lasciare la prosa esattamente così come è stata scritta", eppure un certo Malcolm CowleyJack Kerouac fa diverse revisioni di "Sulla strada".
Come già detto in precedenza, il libro narra le avventure dei beat nelle estati americane del '47, '48, '49 e '50. Kerouac utilizza una strategia narrativa che assomiglia molto al diario, e molto spesso si dilunga in lunghe descrizioni di struggenti tramonti o di scalcinati alberghi. La continua contrapposizione tra il bello ed il brutto sostiene l'ossatura del libro, e catapulta il lettore in una realtà ormai passata, inghiottita dal tempo e molto spesso opposta alla nostra. La possibilità di avere ogni cosa quando lo vogliamo ci ha tolto il gusto dell'attesa, e probabilmente il lettore cerca di capire cosa ha spinto questi giovani a spostarsi da est ad ovest senza un'apparente meta, spinti solo dalla forza della disperazione.

Fin dall'adolescenza Kerouac conobbe la tragedia della morte, che nel '26 lo privò del fratello maggiore Gerard, suo primo compagno di giochi nonché eroe delle avventure nei dintorni di casa. La tragica crisi economica del '29 e la visione di un uomo che gli morì davanti agli occhi alimentò la paura e la sua frustrazione per l'incapacità di spiegarsi tali eventi. Per fuggire dai drammi il bambino si rifugiò in un suo mondo immaginario, pieno di corse di cavalli, fumetti e racconti fantastici che allargò quando fu iscritto alla scuola elementare di Lowell.
La passione per i fumetti e gli eroi senzamacchia, "The Shadow" prima di tutti, lo spinsero a ricreare insieme agli amici delle avventure in cui lui compariva come eroe votato all'annientamento del crimine, e da queste avventure nacque il Dr. Sax, personificazione delle sue difficoltà nella comprensione della morte e della religione.
La guerra lo portò ad arruolarsi nella marina mercantile, a bordo della S.S. Dorchester, e la morte gli si presentò di nuovo, infatti la nave gemella fu silurata e nel viaggio successivo anche la sua fu affondata e perirono più di 1000 persone, ma fortunatamente Jack aveva già ripreso gli studi alla Columbia University.
L'identità cattolica dell'adolescenza stava scemando e Jack, senza stimoli, cominciò a bere dissennatamente, tanto che lasciò di nuovo la Columbia dopo uno scontro verbale con il suo allenatore di football e si arruolò in marina. Questa volta arrivò in Inghilterra e questa esperienza lo caricò di nuove forze che lo spinsero a scrivere "The sea is my brother".
A New York nel giro di poco tempo conobbe Cassady, Cru, Ginsberg, Burroughs e gli altri Beat, con i quali passò uno dei periodi più felici della vita, anche se nel '46 il padre gli morì tra le braccia in seguito ad un cancro alla milza e Jack cadde di nuovo in profonda depressione.
La pubblicazione di "The Town and the City", nel '50, lo aiutò a ricordare la sua famiglia e quei sentimenti che per un po' aveva dimenticato, ma allo stesso tempo anche a riaprire vecchie ferite, mai guarite nel suo inconscio, il fratello, il padre, il football.
Molto più tardi Jack fu iniziato da Philip Lamantia al peyote e, ben più degno di nota, al buddismo. Philip infatti in quel periodo si era da poco interessato alla lettura de "Il libro tibetano dei morti", un libro sacro che parlava di morte e rinascita che colpì profondamente Jack e lo spinse di nuovo ad aver fede, anche se in qualcosa di diverso rispetto al cattolicesimo della sua infanzia.
Con il passare del tempo il suo credo fu sempre più influenzato dai principi zen ed uno in particolare segnò la restante esistenza dello scrittore:"La vita è essenzialmente dolore".
.La strada è vita, lo spostarsi ininterrottamente da un luogo all'altro placava l'irrequietezza figlia del dolore continuo dell'esistenza. Neal Cassady impersonava il bisogno di spostarsi, ma non era un esploratore e non voleva rinverdire il mito americano della frontiera aperta.

Jack KerouacL'opera di Kerouac apparì alla critica mondiale come un qualcosa di nuovo, un filone letterario nato dalle ceneri della Lost Generation e dalle esperienze dell'eccesso. Il libro emanava una forza di vita ed una capacità di coinvolgimento che indicavano la rinascita della letteratura americana, infatti ai critici piaceva la crudezza delle situazioni, la scorrevolezza del discorso e le tematiche trattate con tanta dimestichezza.
I lettori si infiammavano leggendo le gesta dei beat, e si impersonificavano a tal punto da lanciarsi a capofitto in avventure simili, molto spesso senza capire quale era il filo conduttore che portava Kerouac e compagni a San Francisco e Denver. San Francisco in quel periodo rappresentava la rinascita culturale della sopita identità americana: qui i poeti scrivevano ispirati dalla luna e dalle acque del Pacifico, qui Charlie Parker, Count Basie e Thelonious Monk suonavano ininterrottamente tutta la notte, molto spesso accompagnati dalla voce di Billie Holiday, qui i pittori ricoprivano le loro tele di innovative colorazioni. Come Los Angeles nei '60, New York nei '70, e di nuovo Los Angeles con Miami negli '80 ed ora Seattle nei '90, i '50 furono segnati dalle note dei musicisti della costa occidentale.
Jack Kerouac La critica americana apprezzava il connubio tra la Beat Generation ed il Jazz, e sempre più frequenti diventarono le serate a base di poesia e musica - i noti reading - nei locali di San Francisco: El Matador, Jazz Workshop e The Cellar.

 

Titolo originale:

On the road

Autore:

Jack Kerouac

Anno di pubblicazione della prima versione in lingua italiana e casa editrice:

1959 Mondadori

Anno di pubblicazione nella versione in lingua originale e casa editrice:

1957 Viking Press

 

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