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AUTOSTRADA PER L'INFERNO

di Marcello Gagliani Caputo

Da qualche minuto il suo cuore aveva accelerato i battiti e dentro l'abitacolo della macchina aveva cominciato a fare un caldo del diavolo.
L'uomo alla guida abbassò il finestrino e respirò profondamente l'aria estiva. Guardò distrattamente l'orologio incassato nel cruscotto dell'auto. Erano lo otto.
Si passò un fazzoletto sulla fronte e si guardò accanto.
L'aria stava cominciando a farsi pesante. Fino a quel momento non gli aveva dato fastidio, ma adesso la puzza stava diventando decisamente troppa. Si sentiva anche col finestrino abbassato e con l'aria condizionata al massimo. Ed era una puzza insopportabile.
Doveva sbrigarsi. E non solo perché lì dentro non si respirava più, ma soprattutto perché ormai erano sulle sue tracce. La radio aveva gracchiato un annuncio importante. Mosse la scatola sul sedile accanto a lui e vide una macchia scura.
“ Cazzo. “ Esclamò innervosito.
La scatola di cartone era ormai zuppa di sangue. Gocciolava dappertutto.
“ Porca puttana. “
Guardò nello specchietto. Non c'era anima viva. Erano le otto del mattino e sembrava che quel giorno nessuno avesse voglia di muoversi. Mise la freccia ed accostò in un piccolo spiazzale. Scese dall'auto ed aprì il portabagagli. Tirò fuori un sacchetto nero e ci infilò la scatola. Qualche goccia finì sull'asfalto.
“ Ecco fatto, amore. Adesso starai più comoda. “
Quando ripartì, una macchina gli sfrecciò accanto. Era una Porsche rossa.
“ Beato te che vai in vacanza. “
Risalì a bordo della sua vecchia Fiat e riprese il viaggio.
La radio continuava a ripetere l'annuncio. Ogni mezz'ora al massimo una voce femminile ripeteva la descrizione dell'auto e dell'uomo in fuga.
Lui sorrise e ripensò alla Porsche rossa.
“ Chissà. “ Disse rivolto alla scatola accanto a lui. “ Ci avrà visto? Avrà avuto la radio accesa? Si sarà accorto di noi? “
Spense la radio ed abbassò il piede sull'acceleratore.
La strada era deserta. Il paesaggio attorno a lui era monocromatico. Verdi pianure perfettamente arate brillavano alla calda luce del sole estivo e qualche albero qua e là era ogni tanto scosso dal mite vento di agosto.
Aumentò ancora la pressione sul pedale dell'acceleratore e guidò dritto fino alla prima pompa di benzina. Il serbatoio era quasi vuoto. Non sarebbe andato ancora troppo lontano senza fare rifornimento.
Mise la freccia e si avvicinò lentamente. Non c'era nessuno tranne un vecchio seduto su una sedia a leggere il giornale. Si avvicinò lento alla pompa e fermò l'auto.
L'uomo gli sorrise e poggiò il giornale sulla sedia.
“ Buongiorno. “ Salutò.
Lui abbassò il finestrino.
“ Il pieno, per favore. “
Il vecchio prese le chiavi e storse il naso.
“ Trasporta un animale morto? “ Chiese indicando il sedile.
L'uomo lanciò un'occhiata alla scatola ed annuì.
“ Il mio cagnolino. Ieri sera è stato investito. Vado a seppellirlo in campagna. “
“ Mmm. “
“ Certo che non si direbbe proprio che siamo in Agosto. “ Disse il vecchio guardandosi attorno. “ Non ho mai visto l'autostrada così deserta in questo periodo. “
“ Forse ancora è un po' presto. “
“ No…di solito già all'alba comincia il traffico. E fino ad ora ho visto passare soltanto un'auto oltre a lei. “
“ Una Porsche rossa? “
“ Sì, una Porsche rossa. L'ha notata pure lei. Gran bella macchina, eh? “
L'uomo fece cenno di sì e guardò nervosamente il contagiri della pompa.
“ Da dove viene? “ Chiese il vecchio.
Lui si voltò e non rispose. Un velo di sudore gli scivolò lungo la fronte.
“ Da…Da Roma. “ Balbettò in difficoltà.
Il vecchio annuì e finì di riempire il serbatoio.
“ Sono cinquantamila lire. “ Disse.
L'uomo aprì il portafoglio e gli diede un biglietto da cento.
“ Un attimo. Adesso le porto il resto. “
Sorrise e si diresse verso la casetta poco lontano.
Una seconda macchina passò e sparì veloce all'orizzonte.
“ Che cazzo sta facendo? “ Mormorò l'uomo guardandosi attorno.
Aprì il cassettino del cruscotto e prese una pistola.
Pochi minuti dopo il vecchio riapparì in compagnia di un ragazzo. Camminavano vicini e si scambiavano continuamente sguardi preoccupati.
“ Cazzo. “ Pensò l'uomo. Strinse la pistola ed aspettò in silenzio.
I due si avvicinarono e sorrisero a denti stretti.
“ Ecco a lei. “ Il vecchio gli allungò cinque biglietti da dieci.
Il ragazzo sorrise e scrutò l'interno dell'auto.
“ Qualche problema? “
“ No, niente. Potrei sapere cosa trasporta dentro quella scatola? “
“ L'ho già detto a suo… “
“ Padre. “ Rispose il ragazzo.
“ Ecco. L'ho già detto a suo padre. Sto andando a seppellire il mio cane in campagna. “
“ Può scendere, per favore? “
L'uomo guardò il vecchio.
“ E perché mai? “
Il ragazzo tirò fuori un distintivo.
“ Sono un carabiniere. Vorrei dare un'occhiata al suo cane. “
“ Cosa pensa di trovare? “ Strinse la pistola.
“ Non lo so. Vorrei soltanto dare un'occhiata. “
“ Ok. Non ci sono problemi. “
Si chinò verso la maniglia dello sportello e lo aprì lentamente.
“ Cosa diavolo… “
L'arma fece fuoco ed il corpo del carabiniere fu sbalzato a qualche metro di distanza.
L'uomo uscì dalla macchina e fece fuoco anche contro il vecchio. Questi si afflosciò a terra ed una scia di sangue si allungò sulla strada.
Si avvicinò al ragazzo e gli sparò un altro colpo dritto al cuore.
“ Mi dispiace. “ Disse allentando la morsa sulla pistola. “ Volevo soltanto seppellire il mio cagnolino. “
Una macchina sfrecciò veloce.

La radio continuava ininterrottamente a trasmettere radiogiornali. Sempre la stessa stridula voce femminile ripeteva le descrizioni dell'auto e dell'assassino.
“ Hai sentito, amore? Sono pericoloso. “
Una risata amara risuonò nell'abitacolo.
“ Io che non ho mai torto un capello a nessuno. “
Pigiò maggiormente l'acceleratore e spense la radio.
“ Al mondo non c'è più riconoscenza. “ Continuò. “ Nessuno è più in grado di stabilire cosa è male e cosa è bene. Un uomo vive la sua vita facendo mille sacrifici, sputando sangue per anni e anni ed alla fine diventa un ricercato in tutta Italia. Dopo dieci anni di lavoro e centinaia di milioni di tasse pagati un giorno un vecchio stronzo viene a dirti che a tua moglie rimangono 2 mesi di vita e si aspetta che tu sorrida e gli dica grazie. “
Guardò la sacca nera accanto a sé e ne carezzò dolcemente la superficie liscia.
“ Per fortuna, però, ancora qualcuno sa cosa è l'amore. “ Aggiunse. “ Siamo rimasti in pochi, tesoro, ma io sono qui con te e nessuno ci separerà. “
Una lacrima gli scivolò lungo la guancia e si confuse con il sudore.
Superò una moto e proseguì lungo l'autostrada. Non doveva mancare molto. Non conosceva bene la zona dove era diretto, ma era certo di poterci arrivare. Le informazioni che aveva non erano proprio precise, ma sufficienti a portarlo dall'uomo che cercava. E lui era certamente lì. La segretaria dello studio medico gli aveva detto che era in ferie da una settimana.
- Dove posso rintracciarlo? - Aveva chiesto cortesemente.
Dopo un attimo di silenzio la donna gli aveva chiesto se era un caso urgente.
- Purtroppo sì. - Aveva risposto. - Si tratta di mia moglie. -
- Oh, mi dispiace. - Aveva gracchiato visibilmente imbarazzata lei. - Le do subito il numero di telefono. -
- Non penso che per telefono si possa risolvere qualcosa. - L'aveva interrotta. - Potrebbe dirmi dove posso rintracciarlo? -
La segretaria gli aveva detto che il medico aveva una casa sulle montagne umbre e che sarebbe stato lì fino all'inizio di settembre. Gli aveva spiegato per sommi capi la strada e lo aveva salutato augurandogli buona fortuna.
- Grazie mille e buona giornata. -
Non appena aveva poggiato la cornetta, aveva preparato tutto nei minimi dettagli ed era partito quella stessa sera.

Il caldo stava aumentando progressivamente. Il sole andava alzandosi maestoso nel cielo irradiando del suo calore tutto ciò che c'era attorno a lui. Non era difficile prevedere che per mezzogiorno la lancetta avrebbe toccato almeno i 35 gradi.
Nonostante tutto, stava abituandosi al cattivo odore nell'abitacolo. Un po' per l'aria condizionata al massimo e un po' perché il suo naso andava assuefacendosi a quello sgradevole olezzo.
“ Non dovremmo essere lontani, amore. “ Disse. “ Ancora un po' di pazienza. “
Guidò ancora per una decina di chilometri e si fermò in un piazzale all'ombra. Poco lontano c'era un camper ed alcuni bambini giocavano a palla nelle vicinanze.
Posteggiò la macchina proprio sotto un albero e scese a sgranchirsi le gambe.
Aveva voglia di un bel caffè nero ed amaro. In bocca sentiva ancora il sapore della colazione consumata velocemente in una stazione di servizio quella mattina. Guardò verso il camper e vide un uomo seduto ad un tavolino. Ripensò per un attimo alla radio, agli annunci ripetuti. Probabilmente anche quell'uomo aveva sentito la notizia. Se si fosse avvicinato lo avrebbe certamente riconosciuto. Guardò i bambini giocare. Lanciò un'occhiata alla scatola sul sedile.
“ Al diavolo. “ Disse avviandosi.
L'uomo lo guardò sorridendo.
“ Gran caldo, eh? “
“ Eh sì. Davvero insopportabile. Dove andate di bello? “
“ Al mare. Porto i miei bambini a Rimini. Lei? “
“ Io sto andando a trovare un vecchio amico in montagna. Vicino Perugia. “
“ Bello. “ Si alzò ed allungò la mano verso di lui.
“ Giovanni Fabiano. “
L'uomo ebbe un attimo di esitazione e poi ricambiò la stretta sorridendo.
“ Aldo Barrella. Piacere di conoscerla. “
“ Siete anche voi di Roma? “ Chiese Aldo indicando la targa del camper.
L'altro annuì.
“ Le va un caffè? “
Aldo sorrise ed accettò sollevato. Nessun sospetto. Sembrava un papà qualsiasi in viaggio coi suoi figli.
“ La ringrazio molto. “ Disse finendo il piccolo bicchiere di plastica. “ Adesso devo proprio andare. “
L'uomo sorrise e si alzò.
“ Allora buon viaggio e buona estate. “
Aldo gli strinse la mano ed andò via assaporando l'amaro gusto del caffè.
Ripartì mentre le lancette dell'orologio segnavano le 12,24.
Faceva un caldo infernale.
Dopo un paio d'ore la radio gracchiò ancora un annuncio. La voce della donna, era sempre la stessa, era più stridula che mai.
“ La polizia ci ha appena comunicato che l'auto su cui viaggia Aldo Barrella, questo è il nome dell'uomo accusato di aver ucciso sua moglie, un giovane carabiniere e suo padre, è stata segnalata sull'autostrada Roma-Orte in direzione Perugia. Ricordiamo a chiunque si mettesse soltanto in questo momento in ascolto di non fermarsi e di non parlare con lui. L'uomo è armato e pericoloso. Ripetiamo, armato e pericoloso. “
La musica riprese noiosa e Aldo spense la radio.
Allora in qualche modo l'uomo che gli aveva offerto il caffè era venuto a sapere di lui. Non aveva incrociato nessun'altra macchina. Soltanto lui poteva aver segnalato il suo passaggio da lì. Forse sarebbe stato più prudente non fermarsi più.
Inserì la quinta marcia ed accelerò. Non doveva mancare molto ormai. Una ventina di chilometri al massimo.
“ Hai sentito, tesoro? “ Disse rivolgendosi alla scatola. “ Pensano che ti abbia ucciso. Io, che ti sono sempre stato vicino amandoti con tutto me stesso. “
Si accese una sigaretta ed aspirò profondamente.
“ La giustizia non esiste. “ Aggiunse amaro. “ Non è mai esistita. “
Un'altra lacrime scivolò lungo la sua guancia e si spense sui suoi pantaloni.
Viaggiò solo sull'autostrada per un'altra ora. Fece un'altra sosta in un'area di parcheggio, questa volta deserta, e cercò di raccogliere un po' le idee. Ormai sapeva che la polizia era al corrente della strada su cui viaggiava, ma ancora non sapevano esattamente dove era diretto. Avrebbe fatto bene a sbrigarsi ad arrivare a Perugia. Lì, lasciata l'autostrada, avrebbe potuto far perdere le sue tracce. Sarebbe stato più prudente cambiare anche auto, ma dove avrebbe potuto trovarne un'altra? L'avrebbe potuta rubare, ma a cosa sarebbe servito? A farsi carico di un altro capo d'accusa ed a lasciare un'altra traccia del suo passaggio. No, non era una buona idea.
Arrivò allo svincolo quando l'orologio segnava le 14,05.
Svoltò e vide immediatamente il blocco stradale. Due auto della polizia erano ferme a circa cento metri da lì.
“ Cazzo. “ Esclamò accostando.
Si guardò in giro. Nessuno. Probabilmente la polizia aveva chiuso tutte le autostrade e le strade che portavano lì. Gli stavano facendo terra bruciata attorno. Era come un topo in trappola.
Il lampeggiante dell'auto si accese.
Aldo prese la pistola e la caricò.
Non poteva fermarsi a quel punto. Era quasi arrivato. Non poteva farsi arrestare e mandare tutto al diavolo. Doveva lottare fino alla fine. E se per portare a termine la sua missione avrebbe dovuto uccidere ancora lo avrebbe fatto. Era intenzionato ad arrivare dal suo uomo. A guardarlo negli occhi ed a parlare con lui. Sua moglie chiedeva disperatamente giustizia ed anche se fosse stata l'ultima cosa della sua vita, l'avrebbe portata a conclusione.
“ Non esca dalla macchina. “ L'aria fu riempita da una voce proveniente da un megafono. “ Rimanga al suo posto e non si muova. “
Aldo guardò la scatola accanto a lui e sorrise.
“ Non preoccuparti, amore. Non ci fermeranno. “
Aprì lo sportello e si asciugò il sudore dalla fronte.
Una delle due auto si avvicinò e si fermò a pochi metri. Due poliziotti scesero dalla macchina. Impugnavano due pistole ed indossavano il giubbetto antiproiettile.
“ Non si muova. “ Disse uno di loro.
Aldo non si mosse.
“ Metta le mani fuori dal finestrino. “
Aldo non si mosse.
“ Le mani! “ Urlò l'altro poliziotto. “ Fuori dal finestrino! “
Niente.
I due agenti si scambiarono un'occhiata.
“ Non ci costringa a sparare. “ Esclamò uno di loro.
Fecero due passi avanti e puntarono la pistola contro di lui.
“ Avanti, metta le mani fuori dal finestrino. “
L'altra auto si avvicinò ed altri due agenti puntarono le loro armi contro Aldo.
Lui accennò un sorriso ed alzò lentamente la mano destra.
“ Su, da bravo. Adesso esca lentamente. ”
Aldo spinse lo sportello e nascose la pistola.
Uno dei quattro poliziotti gli andò incontro con le manette.
“ Adesso si appoggi alla macchina. “
Si avvicinò e lo prese per un braccio.
Aldo accennò un sorriso e con un gesto felino afferrò per il collo l'uomo e gli puntò la pistola alla testa.
“ Non vi muovete! “
L'agente fece cadere la pistola e guardò i colleghi.
“ Lo lasci andare. “ Gridò uno dei poliziotti. “ Non ha alcuna possibilità... “
La sua voce fu improvvisamente coperta da un forte rumore. Un elicottero sorvolò il cielo sopra di loro.
“ Liberi quell'agente e si arrenda. “
Un uomo in borghese con un megafono in mano era apparso dal velivolo.
Aldo alzò la testa e aumentò la stretta al collo.
“ Avanti, non peggiori la sua situazione. “ Disse uno dei poliziotti. “ Lasci andare quell'agente e butti quell'arma. Ormai è finita. “
“ Non voglio uccidere nessuno. “ Ribatté Aldo. “ Voglio soltanto raggiungere un amico. “
“ Già, “ pensò triste, “ bell'amico… “
Gli agenti si scambiarono un'occhiata ed uno dei tre prese a parlare alla trasmittente a bordo dell'auto.
“ Ok, “ disse poco dopo, “ la scorteremo fino lassù, ma lei dovrà liberare l'ostaggio e consegnarci quella pistola. “
“ Lo libererò una volta arrivati lassù. “ Lo spinse dentro l'auto e chiuse lo sportello.
“ Sta facendo una pazzia. “ Disse l'ostaggio. “ Sa bene che non ne uscirà vivo. “
Aldo si voltò e sorrise. Prese il sacco nero e lo poggiò sul sedile posteriore.
“ Non mi interessa. Quello che voglio è dare giustizia a mia moglie. Tutto qui. Non me ne frega niente di morire. “
Lo ammanettò allo sportello e mise in moto l'auto.
L'agente rimase in silenzio e guardò l'elicottero sorvolare il cielo.
“ Cosa significa dare giustizia a sua moglie? “ Chiese.
La vecchia Fiat si mise in movimento e partì scortata dalle due auto della Polizia.
“ Significa farsi una ragione della sua morte. Significa dare un senso alla mia vita ed a tutti gli anni passati accanto a lei. “
L'uomo scosse leggermente la testa.

Arrivarono alla casa dopo essersi arrampicati per una buona mezz'ora attraverso la montagne. Era una bella casa. Tutta costruita in legno e pietra. Attorno un bosco fitto ed intricato nascondeva la luce del giorno.
Aldo fermò l'auto a pochi metri e puntò la pistola contro l'agente.
“ Non fare scherzi. Adesso ti libero, ma dovrai venire dentro con me. “
Il poliziotto annuì e guardò le due auto fermarsi poco lontano. Il rombo dell'elicottero era vicino ma la sagoma del velivolo era nascosta dalla fitta vegetazione.
L'aria era fresca. Niente a che fare con la calura insopportabile dell'autostrada. Aldo liberò l'agente e scese dall'auto.
Un fuoristrada era parcheggiato al lato della casa. Una “Mountain Bike” era poggiata accanto alla porta d'ingresso.
Aldo sbirciò dalla finestra, ma non vide nessuno.
Arrivò alla porta e suonò il campanello.
Dei passi si avvicinarono e la maniglia girò.
“ Buongiorno, dottore. “
L'uomo lo guardò sorpreso.
“ Cosa sta succedendo? “ Lanciò un'occhiata alle due auto della polizia.
“ Andiamo dentro. “ Puntò la pistola sulla schiena del poliziotto.
“ Cosa diavolo… “
“ Avanti, andiamo dentro. “ Lo minacciò Aldo.
“ Cosa…Cosa vuole da me? “ Balbettò indietreggiando.
“ Mia moglie voleva ringraziarla per l'aiuto che le ha dato…e così gliel'ho portata. “
Lo spinse dentro e poggiò il sacco nero su di un tavolo. Una scia di sangue colò sul pavimento.
“ Ma… “
Aldo lo spinse e l'uomo finì per terra.
“ Lei è impazzito. “ Protestò il medico. Del sangue gli colava dal naso.
“ Si sbaglia. “ Rispose ammanettando l'agente ad una sedia. “ Non sono io quello che è impazzito perché un tumore gli consumava il cervello. Non sono io quello che la notte si svegliava ed urlava per ore senza mai riuscire a trovare un minimo sollievo. “
“ Mi dispiace. “ Si difese il medico. “ Io ho fatto il possibile. Non è colpa mia se sua moglie è morta. “
Aldo lo guardò e gli puntò la pistola contro.
“ Lei non ha fatto un cazzo per salvare mia moglie. E' stato lì a guardarla morire. A guardarla consumarsi ogni giorno di più mentre quel tumore la faceva impazzire. Ecco.“
Aprì il sacchetto nero e tirò fuori la testa di sua moglie.
Il medico spostò il capo e chiuse gli occhi. L'agente ebbe un sussulto e spostò lo sguardo verso fuori.
Aldo si avvicinò al dottore e lo prese per i capelli.
“ Deve guardarla invece. “ Lo costrinse a girarsi.
“ Mi dispiace. “ Piagnucolò lui. “ Non è stata colpa mia. Ho fatto il possibile. “
Lo lasciò e si sedette accanto al tavolo. Poggiò la pistola e sospirò.
“ Lei non ha idea di cosa abbiamo passato, io e mia moglie in questi due mesi. “
Il medico alzò il capo e lo fissò.
“ Le giuro che ho fatto tutto quello che potevo. Glielo giuro sulla mia stessa vita. “
“ Ne ho abbastanza delle sue cazzate. Adesso parlerò io. “
Si voltò verso il poliziotto.
“ Ha mai vissuto con una persona malata di cancro al cervello? “
L'agente abbassò gli occhi e scosse la testa.
Aldo accese una sigaretta e guardò la testa di sua moglie.
“ Io l'amavo. “ Disse. “ L'amavo tantissimo e nessuno potrà mai capire cosa sia significato per me vederla morire giorno dopo giorno, ora dopo ora senza poter fare nulla. Senza riuscire neppure per un attimo ad alleviare il suo dolore. “
“ Lo so. “ Mormorò il medico.
“ Lei non sa un cazzo. Lei non è mai entrato a casa mia. Non ha mai visto come passavano le mie giornate. ”
Aspirò una profonda boccata e toccò la pistola. Tornò a rivolgersi al poliziotto.
“ Di notte si svegliava in preda al dolore. Urlava, mi scongiurava di aiutarla, di ucciderla pur di non soffrire più. Ed io lì senza potere fare niente. Senza neppure avere la possibilità di stringerla. In due mesi mi è scivolata via come sabbia tra le dita. Forse non lo sa, ma vedere, sentire scivolarti via così la persona che ami è come morire, come essere schiacciato da un camion che ti trascina per centinaia di metri su una strada piena di chiodi. Metro dopo metro, giorno dopo giorno vai morendo. Senti la tua vita scorrere via lenta ed inesorabile. E tu lì che non puoi fare nulla. L'autista non sa che ti sta trascinando e così va avanti, accelera, frena, continua a camminare senza darti la minima possibilità di salvarti, di smettere di soffrire. “
Una lacrima gli scivolò sulla guancia. Poi un'altra, un'altra ed un'altra ancora.
“ Mia moglie era la persona più bella, più intelligente, più simpatica, più dolce che abbia mia conosciuto. E tutto questo non è giusto. Niente e nessuno può decidere di portarmela via così, senza nemmeno darmi, darci la possibilità di una via di fuga. Pensavamo di avere una vita davanti. Di potere avere dei figli, di crescerli e vederli felici. Ed invece non succederà mai. Io non vedrò mai il volto di mio figlio… “
Il medico sbarrò gli occhi.
“ Sì, era incinta. Quattro mesi. “
Aldo abbassò il capo e si asciugò le lacrime.
“ Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. Non lo sapevo. “
Tornò a guardare l'agente.
“ Negli ultimi due mesi avrò dormito sì e no dieci ore. Non volevo lasciarla mai da sola ed aspettavo sempre che si addormentasse lei prima di riposarmi. Le ho tenuto la mano fino alla fine. Una mano ridotta ad un mucchio d'ossa. Ho visto la sua bellezza sfiorire come neve al sole. I suoi occhi, le sua labbra, i suoi capelli. Tutto quello che resta lo vede anche lei. “
Il medico lanciò un'occhiata alla testa mozzata e tremò.
“ Ma perché? “ Mormorò.
Aldo lo guardò e indicò ciò che rimaneva di sua moglie.
“ Perché anche lei deve sapere. Anche lei deve vedere come una persona muore. Come una persona soffre. “
“ Io ho sempre fatto il possibile per i miei pazienti. “ Si difese il medico. “ Da sempre, fin da quando ero soltanto uno studente in medicina. Ed anche per sua moglie ho fatto tutto quanto era nelle mie capacità. “
“ Non l'ha salvata. “ Mormorò Aldo.
“ Lo so. Non l'ho salvata, ma ho provato. Ce l'ho messa tutta. Non pensi che per me sia così facile accettare la morte di un mio paziente. Nel momento in cui cominciamo a curarli entriamo a far parte della loro vita, anche se come dice lei non sono mai entrato a casa sua e non ho mai visto come passavate le vostre giornate. Quando muore un paziente anche un piccolo pezzetto della nostra vita va con lui. Ho cominciato questo lavoro perché volevo aiutare il prossimo. Perché volevo curare il prossimo, aiutarlo a tornare ad una vita nuova…e le giuro che ogni volta che qualcuno muore anche una parte del mio cuore muore insieme a lui. “
Aldo si asciugò distrattamente le lacrime ed allentò la presa sulla pistola.
“ Non credo serva a nulla prendersela con lui. “ Intervenne il poliziotto.
Lui prese la pistola ed andò alla finestra. Un numero indefinito di uomini erano schierati tutto attorno alla casa. Impugnavano fucili al alta precisione.
“ Ormai è finita. “ Aggiunse l'agente. “ L'unica cosa sensata che può fare adesso è liberarci. “
Aldo si avvicinò al medico e lo prese per il collo. Lo trascinò alla finestra e gli puntò l'arma alla tempia.
“ Non faccia altre pazzie. “ Esclamò il poliziotto tentando di liberarsi.
“ L'hai detto tu che ormai per me è finita. Non ho altre pazzie da fare. “
“ La casa è circondata. “ Chiamò da fuori un uomo col megafono. “ Liberi gli ostaggi ed esca con la mani alzate. “
Aldo spaccò il vetro con il calcio della pistola e guardò fuori.
“ Non vi avvicinate o li ucciderò! “
“ Li lasci andare! “ Urlò il commissario. “ Getti quella pistola ed esca a mani alzate! “
Attorno a lui i fucili erano spianati e pronti a sparare.
“ Non vi lascerò mai mia moglie! “ Gridò.
Il commissario abbassò il megafono e si rivolse ad un altro uomo accanto a lui.
“ Signor Barrella, per l'amore di Dio, non faccia pazzie. “ Implorò il poliziotto.
Aldo affondò la pistola sulla tempia del medico e si guardò alle spalle. La testa della moglie era lì. Immobile con gli occhi aperti rivolti a lui. Sembrava fissarlo teneramente.
Le lacrime ripresero a scendere copiose lungo il suo viso stanco e sudato.
“ Perché? “ Mormorò. “ Perché me l'avete portata via? “
Allentò la presa sul collo del dottore e lo lasciò andare.
Il medico cadde a terra e prese a respirare affannosamente.
Aldo si avvicinò al tavolo e prese la testa della moglie. Le carezzò il viso ormai duro come il legno e si puntò la pistola alla testa.
“ Non lo faccia. “ Mormorò l'agente.
“ Ti amo. “
Un colpo risuonò nel bosco ed uno stormo di uccelli volò alto nel cielo azzurro di quella torrida estate.

Tratto da "Finestra segreta vita segreta" - Ripostes
Disponibile sulla raccolta una recensione

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