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LA NONA PORTA di Roman Polanski

di Marcello Gagliani Caputo

 

Johnny DeppAtteso come uno dei possibili film-rivelazione dell’attuale stagione cinematografica, "La nona porta" non ha certamente mantenuto le aspettative. Film scialbo, privo di spessore, lascia in chi lo va a vedere un profondo smarrimento ed un sentimento di delusione-tradimento.
In sé il film ha sicuramente tutte le potenzialità per essere un affascinante ed accattivante thriller "soprannaturale", ma nonostante tutto lascia tanti, troppi dubbi. Seppure tratto dal bellissimo romanzo di Perez-Reverte, "Il club Dumas", il film non ne trasmette assolutamente le forti sensazioni e, soprattutto nella descrizione e nella "visibilità" dei luoghi, non c’è assolutamente nessuna forza attrattiva. Tutto passa senza mai fermarsi, senza riflettere o anche soltanto soffermarsi su un particolare. In fondo il protagonista attraversa buona parte dell’Europa ed invece sembra che non si sia mai mosso, sembra che non sia mai partito dalla sua metropoli americana!
Polanski ha sempre fatto di meglio, ma questa volta sembra proprio che il grande regista-attore polacco abbia preso un abbaglio. Film come "Rosemary’s baby" o "Frantic" o il più recente "La morte e la fanciulla" sembrano davvero lontani anni luce da "La nona porta". Quel pathos, quella sensazione di ansia e di angoscia che accompagnava i suoi film, ne "La nona porta" sembra sparita, scomparsa improvvisamente per lasciare spazio ad un cinema nettamente più commerciale, basato più sugli attori che sulla storia.
Emmanuelle Seigner"La nona porta" si snoda attraverso una misteriosa indagine -la ricerca di un rarissimo testo di demonologia in grado di mettere in contatto la Terra con l’al di là infernale- da parte di un non ben delineato "cacciatore" di testi antichi, Dean Corso. Di questo personaggio, interpretato tra l’altro in maniera ottima da un Johnny Depp un po’ fuori dai suoi normali canoni di recitazione, non si sa nulla. Nessuna notizia del suo passato, nessuna notizia del suo presente. E’ un personaggio che sembra non far parte della Terra, sempre chiuso in qualche vecchia biblioteca in cerca di testi rari ed introvabili con cui arricchirsi. Ed anche quando accetta l’incarico di mettersi alla ricerca degli altri due esemplari del testo di demonologia per provare l’autenticità di quello in mano al suo cliente, rimane sempre "altrove", non partecipa quasi mai attivamente alle vicende, spesso si limita soltanto ad essere uno spettatore guidato da una entità misteriosa interpretata da Emmanuelle Seigner -che Polanski l’abbia messa lì solo perché sua moglie?
Johnny DeppL’errore principale del regista sta soprattutto nell’aver cucito e riattaccato gli eventi senza un ordine preciso, senza un filo di Arianna che possa guidare lo spettatore all’interno del film e fargli vivere in prima persona le vicende del protagonista. Nonostante qualche sprazzo di grande cinema -si veda la scena del recupero di una delle tre copie del libro a casa della vecchia paralitica- non riesce nemmeno a creare quella suspence che sarebbe "normale" in un’indagine di questo tipo e tutto ciò porta inevitabilmente ad un finale incredibilmente affrettato e sbrigativo. Non solo non si capisce bene chi sia questa "donna guida", ma soprattutto non si capisce cosa succede alla fine al protagonista! Varca la nona porta? Impazzisce? Scompare nel nulla?

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