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Uno specialista - Il processo Eichmann - Film-documento sbagliatissimo

Che mi fa nascere UN PENSIERO ERETICO svolto in n considerazioni

Eichmann vi appare come una vittima in un tribunale dell'Inquisizione. Perché:

-La difesa non prende mai la parola.

-Non gli è concessa la facoltà di non rispondere (e questo al limite passi), ma addirittura su idee personali che non hanno niente a che fare con il suo processo: "cosa ne pensa dei suoi superiori" ecc.

-Quello che gli si chiede è l'abiura e la condanna di quelli come lui (cioè autocondannarsi).

-Le domande dell'accusa sono il più delle volte debordanti dalla questione fondamentale: Eichmann ha preso parte o no allo sterminio degli ebrei?

-Eichmann la pone come sua massima discolpa: "Io non ho partecipato fisicamente allo sterminio degli ebrei." Ed è vero (?!).

-Eichmann ha una difesa di ferro: ero semplicemente un esecutore di ordini, uno zelante esecutore (per carattere), ma non avevo scelta, tutto veniva deciso sopra la mia testa, io dovevo solo organizzare al meglio le direttive dei superiori.

-Ha ragione Godard: sono gli esecutori materiali i colpevoli e coloro che vanno puniti: sono loro ad avere le mani sporche di sangue; a seguire il procedimento del mandante solo una persona sarebbe stata colpevole: Hitler.

-Eichmann viene grottescamente descritto attraverso discutibili operazioni di montaggio e sonoro mentre l'accusa procede con domande che vanno sempre nella medesima direzione senza scalfire, a vuoto, con ossessiva acrimonia ma senza costrutto accusativo.

-Eichmann beffardamente dice di avere fatto come Ponzio Pilato, di essersene lavate le mani, richiamando quindi gli ebrei del tribunale ebreo all'accusa che da millenni pesa su di loro, quella addirittura di deicidio!

-Solo poche deposizioni accusano direttamente Eichmann, la maggior parte non fanno che descrivere le condizioni dei campi e dei viaggi verso di essi, gestite nei fatti dalla polizia militare, come Eichmann continua a ripetere.

-Le indicazioni ragionieristiche di Eichmann non fanno una piega: se si viaggia senza bagaglio si occupa meno spazio. Al di là del grottesco (ancora) che si poteva evitare senza nascondere i fatti, si ribadiscono le capacità economiche di Eichmann, non si aggiunge nulla alla questione.

-Solo in un punto (due) il film 'serve': è quando Eichmann conferma con la sua testimonianza lo sterminio in atto attraverso l'immagine della 'fontana di sangue' da lui stesso veduta durante una delle sue visite ai campi per farne rapporto ai superiori: 'probabilmente la pressione era cosi alta sul terreno che dalla terra zampillava il sangue come da una fontana…' Qui la lezione è diretta: dalle sue parole -dalla sua descrizione- la verità dello sterminio vien fuori in tutta la sua drammaticità. E ancora 'serve' quando Eichmann dice di sentirsi, sull'incalzare delle domande dell'accusa, tutte dello stesso tono (e con lo stesso tono insofferente e minaccioso: da inquisitore, appunto, non da pubblico ministero), di sentirsi come una bistecca rivoltata sulla griglia. E' la dimestichezza con la tortura che glielo fa dire: la tortura che ha fatto subire e la tortura che sta subendo. "Il dio degli ebrei è sempre dunque il Dio dell'Antico Testamento, il dio vendicativo, il dio del 'occhio per occhio - dente per dente"? Ancora beffardo il sottinteso del demoniaco Eichmann, a un passo dal proprio dio, quello delle Tenebre.

-Non dico la figura morale, ci mancherebbe altro, ma la figura civile di questo specialista esce da questo brutto collage quasi riabilitata, mentre il tribunale tutto di Gerusalemme appare volto tutto al linciaggio del capro espiatorio, con tutto il sapore di un processo-farsa di stampo haimè staliniano.

-Probabilmente esagero, ma proprio questa esagerazione, questa esagerata sensazione di farsa messa in atto per rassicurarmi delle mie convinzioni dà la misura di quanto maldestra sia stata l'operazione di questo film. Per un'ora e quaranta minuti mi è stata descritta la solerzia di un funzionario che qualsiasi azienda vorrebbe fra il proprio personale, e per soli 40'' -troppo pochi- la visione agghiacciante di una atrocità che ancora non trova spiegazioni ma che solo nella sua resa all'evidenza può servire (vd. Ombre e nebbie di Resnais): quel terreno talmente intriso di sangue di innocenti da sprizzarne fuori a fontane, a trasudarne: una valle di lacrime, una visione da Apocalisse.

Manlio Piva, 30.03.2000 (dopo aver assistito alla proiezione del film al Torresino - PD)

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