Leggi la storia dei borghi medievali che incastonano la Val di Cecina

Montescudaio
Casale Marittimo
Guardistallo
Riparbella

 

 

  Il secondo dei "Tre comuni", situato sul crinale di un dorso con andamento parallelo al mare. E' animato da vivace attività paesana e possiede un teatro del secolo scorso. Nella parte più vecchia mostra ancora traccie del terremoto del 1846.

   Il nome Guardistallo, prima Gualdistallo è di indubbia origine longobarda. I primi insediamenti umani, documentati dai reperti archeologici, vengono fatti risalire addirittura al periodo preistorico. Ritrovamenti di asce e pugnali di pietra e di bronzo, sepolture avvenute secondo il rito dell’inumazione in posizione rannicchiata, testimoniano per Guardistallo una presenza umana già 4-5 mila anni prima di Cristo. I reperti si trovano nella sezione preistorica del Museo Archeologico di Firenze.

   Il castello di Guardistallo fu sotto il dominio dei conti Della Gherardesca, ramo di Montescudaio, dall’anno Mille circa fino alla caduta della Repubblica di Pisa sotto Firenze nel 1406, quando si costituì in Comune. Gli statuti furono redatti insieme a quelli di Montescudaio e valsero per tutti e due i paesi; molte magistrature erano uniche. Nel 1447, come tanti altri castelli della Val di Cecina, venne occupato dalle truppe di Alfonso di Aragona, re di Napoli, che distrussero gran parte delle case e dei palazzi. Rimase tuttavia in piedi il cassero della rocca dei conti, che fu abbattuto solo dal terremoto del 1846.

   Mancano le notizie sui secoli XVI e XVII; sappiamo soltanto che nel 1551 Guardistallo aveva 428 abitanti.  

   Nel 1739 il territorio venne incorporato nel feudo del marchese Carlo Ginori composto dai territori di Cecina, Riparbclla, Casale e parte di Bibbona.In quegli anni dalla pianura costiera si diffuse la malaria che fece molte vittime anche nei paesi collinari e le fitte boscaglie che impedivano la ventilazione contribuirono ad aggravare la situazione. Nel 1742 il Targioni Tozzetti visitò il paese e lo descrisse così: “Guardistallo era già grosso castello, ma in oggi ha molto patito e vi sono molte rovine [...]. Ha vicine delle boscaglie e non ha acqua molto buona. Egli è però vero che chi non è obbligato a battere la pianura nell’Estate, vi campa molto e sano.” Dalla pianura costiera infatti si diffuse la malaria che fece molte vittime anche nei paesi collinari e le fitte boscaglie che impedivano la ventilazione erano le aggravanti della malattia. Nel 1745 Guardistallo aveva 415 abitanti e non era quindi cresciuta rispetto a 200 anni prima, ma nemmeno aveva subìto quel forte calo di popolazione che si riscontra in molti degli altri centri della zona in questo periodo.

   Dopo lo scioglimento dei feudi e la ridistribuzione delle terre nell’àmbito della riforma agraria leopoldina si formò anche a Guardistallo, a partire dal 1776, una nuova classe di facoltosi proprietari terrieri che favorì lo sviluppo dell’agricoltura e conseguentemente la crescita del paese: nel 1833 Guardistallo contava 1.140 abitanti. 

   Il 14 agosto 1846  i paesi della costa toscana furono colpiti da un violento terremoto che in pochi attimi abbatté case, palazzi, chiese e torri. Gran parte dei castelli medievali nella zona compresa tra Casale, Volterra e Pisa fu distrutta in quell’occasione. Guardistallo, insieme a Orciano nella VaI di Tora, fu il paese che riportò i danni maggiori. Il 70% delle case fu distrutto e la parte del castello, la più alta del paese, andò completamente in rovina: il cassero della rocca con le abitazioni circostanti, la chiesa con il campanile e il cimitero furono ridotti a un ammasso di macerie. Restarono senza tetto 117 famiglie. 

Nel suo libro Istoria del Tremoto, pubblicato a Pisa nello stesso 1846, Leopoldo Pilla così descrive la situazione del paese: “Quando si dice che il tremuoto del 14 agosto ridusse il paese di Guardistallo in un cumulo di ruine, altro non rimane da aggiungere. Non una casa, non un tetto quasi fu risparmiato dal turbine che l’arte non dovesse demolire. [...) E nondimeno in mezzo a tanto sconquasso, fra tante estese mine quel paese non conta che la morte di un solo bambino. Incredibile cosa! [...] Le casupole mal costrutte erano da cima a fondo nabissate. [...] La (casa Franceschi) presentava tutti i palchi crollati e il muro davanti strapiombato nella sua parte superiore in una maniera spaventevole, ma ritto. [...] Un giovane di Guardistallo diede pruova di grandissimo coraggio nella occasione che si doveva appuntellare quel muro per impedire che la sua ruina finisse di fracassare le case vicine.

   Dopo il terremoto si riscontra una fase di ricostruzione e ampliamento del paese. Nel 1870 venne costruita la nuova chiesa sul lato dell’abitato rivolto verso il mare e quasi contemporanea è la costruzione della Villa Elena, casa residenziale dei Marchionneschi, una delle famiglie più importanti di Guardistallo. Nel 1883 i Marchionneschi fecero costruire addirittura un teatro, luogo di svago per le famiglie ricche del circondario ed espressione della loro agiatezza. E' con riferimento a questi tempi e a testimonianza dell’eleganza della vita dei suoi signori, che Guardistallo venne chiamata anche “la piccola Parigi” e i suoi abitanti presero il nome di “calzelunghe”.

   Alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1944, l’esercito tedesco in ritirata mise in atto una feroce rappresaglia in risposta alle azioni partigiane svoltesi nella zona. Sessantatre persone, tra le quali donne, ragazzi, molti sfollati e anche il sindaco, eletto appena il giorno prima, vennero rastrellate, portate fuori paese e fucilate. Un secondo eccidio di altre 120 persone fu impedito all’ultimo momento solo dal coraggioso intervento del parroco del paese, don Mazzetto Rafanelli. Il luogo dell’eccidio, lungo la strada per Cecina, è segnato da un cippo e il giorno del massacro, il 29 giugno, viene commemorato tutti gli anni con una processione. Sin dal dopoguerra il numero degli abitanti di Guardistallo è in diminuzione e nell’ultimo censimento è sceso sotto la soglia dei 1.000: 936 anime fra paese e campagna contro le 1.002 nel 1981.Oggi il paese si orienta soprattutto verso il turismo.

                Tratto da Guida alla Val di Cecina, a cura di Susanne Mordhorst, Nuova Immagine Editrice

 
   
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