Carlos Vitale: Autoritratti (Premio Venafro 2001, edizioni Eva)

 

Carlos Vitale, laureato in filologia spagnola e italiana, di origine molisana, dopo un’intensa attività letteraria pubblica con “Autoritratti” la sua prima silloge in italiano, già insignita del premio “Venafro 2001”. Più che una silloge di poesie sembrerebbe una raccolta di massime o aforismi che trovano alla fine del viaggio cinque liriche, ognuna delle quali esalta un certo Languardia che, come nota Gerardo Vacana nella prefazione «si incarna in cinque personaggi diversi, in qualche modo emblematici del genio delle nazioni che è chiamato a rappresentare, conservando il cognome (omaggio particolare all’Italia) e diventando di volta in volta Johnny, Giovanni, Joâo, Juan». Qui l’opera trova il suo culmine: l’esaltazione di quattro delle arti umane (cinema, architettura, pittura, navigazione) ascende all’amore, «goccia celeste, caduta nel calice della vita per temperarne le amarezze». L’uso frequente di figure retoriche e il linguaggio ermetico rendono la poesia di Vitale interessante e paragonabile ai massimi esponenti della poesia italiana del Novecento come Ungaretti, Quasimodo o Montale, benché l’opera risenti anche della cultura spagnola e argentina. Soprattutto c’è da sottolineare, come scrive con interessante senso critico il Vacana nella prefazione, la tecnica del rovesciamento: «Andare fino in fondo / ma il fondo / non ha fondo» e un uso della metafora dello specchio: «Tutte le donne che ho immaginato avevano il tuo volto. / Tutte erano te a loro modo. / Anch’io ero te a modo mio».                                                

Giuseppe Manitta