Dalla negatività alla positività della vita attraverso i ricordi in Liliana Mamo Ranzino (Briciole di vita, Libroitaliano 1999) 

Accostarsi oggi ad un volume di poesia non è facile, non perché non si trovi il tempo per leggerlo, ma perché spesso prima di leggere ci si pone il quesito: il poeta esprime se stesso o si presenta come alter ego? Cioè, crea un falso? E ancora: il libro che mi accingo a leggere mi soddisferà? Esprimerà anche i miei sentimenti? Queste domande mi sono poste prima della lettura della silloge di poesie di Liliana Mamo Ranzino e, dopo tante titubanze, ho ritrovato me stesso nelle sue liriche, ho scoperto che il processo interiore e la maturazione culturale segue sentieri simili. In effetti nella silloge si nota una dicotomia. Da una parte si ha la descrizione di sentimenti e stati d’animo in positivo: molte poesie sono, infatti, un inno alla gioia, alla vita, all’amore, ai sogni e alle speranze. Emblematica in tal senso è “Speranze” in cui si legge: «La vita è fatta di fulminei / dolci incontri… / La vita, il dono più bello che donarci dovrebbe / serenità, pace, amore». Ma a questa visione della vita si contrappone l’altra faccia della medaglia, quella delle brutte sorprese: «Quanto di più brutto / al mondo ci sia / dolore, tristezza solitudine, abbandono / e l’atroce interrogativo. / Perché siamo nati?». Il rapporto e il contrasto bene-male, luce-tenebre, materia-spirito è antico quanto l’uomo. Gli esseri umani, infatti, si sono sempre chiesti qual è il rapporto tra il bene e la felicità, tra il male e l’infelicità. Liliana Mamo Ranzino sfiora a volte un pessimismo velato. Ma l’espressione «perché siamo nati?» può contenere un pessimismo totale, come in Leopardi? Certamente no. La poetessa supera il suo stato d’animo negativo, attraverso due fasi successive: del ricordo prima e della fede in Dio poi. Il ricordo permette alla poetessa di recuperare a frammenti il passato per ricostruire il presente. Scrive infatti in “Giorni passati”: «Con gli occhi chiusi / leggermente assopita / ora che sono sola e avvilita / ripercorro a ritroso / gli anni trascorsi / i giorni passati della mia vita». Attraverso la fede in Dio recupera anche la pace interiore, riacquista la sua dimensione personale e intima. « Il viandante stanco, sfiduciato / al Tuo cospetto si sente / più sicuro, ristorato». Il cammino dell’essere umano sembra seguire un percorso ben preciso che porta dalla nascita, alla scoperta dei problemi, alla sfiducia e al recupero di se stessi, all’assopimento mistico e religioso. È questo il percorso che porta alla Poesia con la P maiuscola, che sarebbe come dire la divinità che è in noi. Essa è l’espressione «del mio cuore / del mio cuore lieto, triste, solitario». E la Poesia diventa espressione universale di mistero e immaginifiche visioni naturali: la sera, il tramonto, il cielo, la luna. La poesia di Liliana Mamo l’ho sentita vicino a me, forse perché esprime davvero, nel contrasto delle varie situazioni e sentimenti umani, l’universalità del vivere.

               Angelo Manitta